Capitolo 43
Il suono della sveglia rimbomba nelle mie orecchie e il solito fastidio si impossessa del mio corpo, provo ad allungarmi per spegnerla ma un braccio mi tira indietro spingendomi verso di lui, Trevor.
Sorrido e mi allungo di nuovo per spegnerla, fortunatamente me lo lascia fare, mi giro verso di lui che intanto ha la faccia schiacciata contro il mio seno- "Buongiorno amore"- sussurro appoggiando la testa sulla sua e sorridendo- "Niente buongiorno, lasciami dormire"- lamenta stringendomi più forte- "Forza dobbiamo andare a scuola"- ridacchio lasciandogli un bacio sulla testa- "Le tue tette sono più belle"- mormora contro esse iniziando a baciarle- "Palese, però dobbiamo assolutamente andare ora"- affermo ridacchiando, egli sbuffa.
Gli alzo la testa baciandogli il naso e poi le labbra- "Buongiorno"- mormora sorridendo giocando con i miei capelli- "Vai a casa, ti prepari e poi torni?"- gli chiedo allacciando le braccia dietro il suo collo- "Palese- mi copia- andiamo a scuola in moto"- conclude sorridendo ma senza staccarsi- "Quindi ora mi lasci andare?"- domando- "Abbiamo tempo per un altro round?"- mi chiede in modo malizioso, gli tiro uno schiaffo sulla nuca per poi attirarlo verso di me e baciarlo senza una fine- "No, ora vai"- sussurro solamente.
Egli mi lascia un altro bacio prima di alzarsi, raccogliere le sue cose, vestirsi e andare via- "Chiudi la porta a chiave"- urlo quando sento la porta aprirsi- "Ti amo anch'io"- urla lui di rimando prima di uscire e chiudere la porta.
Resto un attimo imbambolata nel pensare a tutto ciò che é successo in solo giorno, Trevor é stato semplicemente fantastico, eppure qualcosa mi dice che non andrà bene a lungo, come una specie di brutta sensazione.
Sospiro frustrata prima di alzarmi dal letto e dirigermi in bagno per una doccia veloce. Non appena esco il mio telefono segna l'arrivo di due messaggi
Da Trevor
Ti aspetto giù
Da Cody
Oggi non siamo a scuola, tu invece ci vai. Buona giornata Sorellina
Sbuffo al messaggio di mio fratello prima di rispondergli
A Cody
Anche a voi
Poi rispondo a quello di Trevor
Puoi venire dentro, non ti mangio
Sorrido divertita prima di andare in camera per vestirmi e truccarmi.
Opto per una tuta e una felpa di Trevor, mentre per il trucco un leggero rossetto bordeaux, eyeliner e mascara, dopodiché vado in cucina.
"Santa Madre, ma perché compari sempre cosi all'improvviso?"- domando- "Tu mi hai detto che potevo venire dentro, quindi sono entrato"- risponde ovvio, scuoto la testa- "Perché tu sei con me? Che cosa ho fatto io di male per meritarti?"- affermo sconvolta scendendo gli ultimi gradini per raggiungerlo in cucina.
Egli dice qualcosa ma la mia concentrazione e fissata sul suo abbigliamento: indossa una maglietta nera a maniche corte con una giacca bianca sopra essa, una tuta grigia e le sue Jordan nere e bianche. Semplicemente perfetto.
"Piccola tutto ok?"- mi chiede confuso- "Certo! Perché non dovrebbe?"- balbetto senza staccare gli occhi dalla sua figura, lo distolgo solo quando lo avverto fin troppo vicino a me- "So che non vedi l'ora di spogliarmi nudo, ma dobbiamo andare birbantella"- sussurra al mio orecchio con voce roca prima di morderlo e lasciarci un bacio, sento immediatamente un forte calore nel basso ventre, mentre una scarica di piacere attraversa il mio corpo, lo spintono via da me dandogli un leggero schiaffo sulla nuca.
"Dai scherzavo amore lo sai"- ridacchia tornando da me, posa le mani sui mie fianchi attirandomi a lui- "Ti amo"- sussurra sulle mie labbra, alzo gli occhi al cielo- "Non puoi rimediare dicendomi sempre che mi ami"- mi fingo offesa cercando di sdeviare il suo sguardo- "Non é vero, volevo solo dirti che ti amo"- ribatte furbo baciandomi la gola- "Non ci credo"- sussurro- "Non credi al fatto che ti amo?"- domanda continuando a baciarmi- "Non credo al fatto che tu lo abbia detto solo perché volevi dirmelo"- rispondo posando le mani sul suo viso e inclinando la testa per far si che si muova meglio.
Egli continua a baciarmi per un po, poi mi abbraccia stringendomi forte, come a volermi proteggere da qualcosa, mi da un bacio sulla testa prima di prendermi il viso tra le mani- "Ti amo amore mio, ti amo tanto"- sussurra prima di baciarmi con dolcezza e con trasporto- "Ti amo anche io"- sussurro a mia volta prima di intrecciare le nostre dita e uscire da li.
Come detto da lui fuori da casa é parcheggiata la sua bellissima moto nera e bianca- "Forza andiamo!"- mi incita egli porgendomi il casco nero- "Non farmi cadere"- affermo sicura di me, egli scoppia a ridere- "Non lo farò, dai siamo in ritardo"- ridacchia lui salendo in sella, lo copio stringendolo forte per la vita- "Sei pronta?"- chiede mettendo in moto- "Sono pronta"- esulto appoggiandomi alla sua schiena, lo sento ridere, poi il vento e l'unica cosa che arriva alle mie orecchie.
Arriviamo a scuola fin troppo velocemente per i miei gusti- "Dopo ti porto da una parte"- ridacchiando lui togliendomi il casco e baciando il mio broncio- "Ho capito, che lezione hai?"- gli chiedo accollandomi al suo braccio e intrecciare poi le nostre dita, egli sorride- "Storia e poi matematica, tu?"- mi chiede- "Letteratura e matematica"- rispondo quasi seccata- "Fantastico abbiamo lo stesso corso"- esulta contento- "No in realtà, cioè si dovremmo avere lo stesso corso ma ci hanno divisi in due gruppi perché Jhonson e Hyres non facevano che litigare"- spiego velocemente mentre varchiamo la soglia della scuola- "E immagino che siamo in gruppi diversi"- ribatte seccato, annuisco.
Appena in tempo per il suono della campanella, Trevor si gira verso di me avvertendo già i vari chiaccherici e sguardi su di noi- "Non fare caso a loro, io non li ascolteró"- lo rassicuro chiudendo gli occhi e respirando pesantemente- "Mi dispiace che debba sorbirti tutto questo, davvero"- sussurra dispiaciuto appoggiando la fronte alle mia e chiudendo a sua volta gli occhi- "Non importa amore, va tutto bene"- lo rassicuro di nuovo posandogli un bacio a fior di labbra- "A dopo amore"- sussurra- "A dopo"- sussurro a mia volta.
Egli si stacca e mi saluta con un cenno del capo prima di girarsi e andarsene, lo imito e in fretta mi dirigo in aula, fortunatamente il prof non é ancora arrivato, a differenza di qualcun altro.
In fondo alla classe noto Kate, Erick, Jade, Khaterine e Jake, Paul non c'é.
Non appena mi vedono Erick e Jade mi vengono in contro- "Ehy ciao"- afferma il primo- "Ciao ragazzi"- mormoro senza enfasi, Erick si gratta la nuca mentre Jade si tortura le mani- "Noi volevamo chiederti scusa, ci dispiace molto per ciò che hai subito, mi vergogno tanto"- sussurra Jade senza guardarmi- "Esatto, ci dispiace, non sai quanto"- afferma anche l'altro ma guardandomi, guardo entrambi e penso che forse sono sinceri, esito un attimo prima di dire qualsiasi cosa- "Non importa, non più"- sussurro solamente superando entrambi.
Mi siedo al primo banco libero che trovo e in quel momento il professore entra in classe- "Buongiorno ragazzi, oggi parliamo di Letteratura italiana, prendendo in causa il poeta più celebre di essa: Dante Alighieri. Il poeta é considerato il padre della lingua italiana; conosciuto grazie alla 'Divina Commedia', la più grande opera scritta in lingua italiana, e uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale, Dante fu un importante linguista, teorico, politico e filosofo, egli spaziò all'interno dello scibile umano, segnando profondamente la letteratura italiana dei secoli successivi e la stessa cultura occidentale, tanto da essere soprannominato il "Sommo Poeta" o, per antonomasia, il "Poeta".
Diventando uno dei simboli dell'Italia nel mondo.
La Commedia è anche veicolo allegorico della salvezza umana, che si concreta nel toccare i drammi dei dannati, le pene purgatoriali e le glorie celesti, permettendo a Dante di offrire al lettore uno spaccato di morale ed etica. Nel primo canto il poeta si trova nella selva oscura, dove vi incontra il famosissimo Virgilio, che lo accompagnerà nelle sue avventure nell'Inferno, con Caronte, mangiatore di anime, purgatorio e infine nel paradiso.
É sbagliato però riconoscere Alighieri solo ed esclusivamente per la 'Divina Commedia', egli, infatti, scrisse anche una raccolta di novelle, tra cui una per la sua amata Beatrice. La poesia racconta di quanto sia casta la sua amata, di quanto sia gentile e onesta, nonostante il nostro Dante non l'avesse mai parlata.
Quello che Dante provava per Beatrice era un amore Platonico, dettato solo dalla sua immagine riflessa nei suoi pensieri. La povera Beatrice però non visse molto lungo, fu infatti soggetta a una malattia morendo prematuramente; Alighieri finì per sposarsi con Gemma Donati, da cui ebbe anche dei figli, il loro matrimonio però non fu cosa felice.
Poco dopo il matrimonio, Dante cominciò a partecipare come cavaliere ad alcune campagne militari che Firenze stava conducendo contro i suoi nemici esterni, tra cui Arezzo e Pisa. Successivamente, nel 1294, avrebbe fatto parte della delegazione di cavalieri che scortò Carlo Martello d'Angiò che nel frattempo si trovava a Firenze.
L'attività politica prese Dante a partire dai primi anni 1290, in un periodo quanto mai convulso per la Repubblica. Nel 1293 entrarono in vigore gli Ordinamenti di Giustizia di Giano Della Bella, che escludevano l'antica nobiltà dalla politica e permettevano al ceto borghese di ottenere ruoli nella Repubblica, purché iscritti a un'Arte.
Dante, in quanto nobile, fu escluso dalla politica cittadina fino al 6 luglio del 1295, quando furono promulgati i Temperamenti, leggi che ridiedero diritto ai nobili di rivestire ruoli istituzionali, purché si immatricolassero alle Arti. Dante, pertanto, si iscrisse all'Arte dei Medici e Speziali.
L'esatta serie dei suoi incarichi politici non è conosciuta, poiché i verbali delle assemblee sono andati perduti. Comunque, attraverso altre fonti, si è potuta ricostruire buona parte della sua attività: fu nel Consiglio del popolo dal novembre 1295 all'aprile 1296; fu nel gruppo dei "Savi", che nel dicembre 1296 rinnovarono le norme per l'elezione dei priori, i massimi rappresentanti di ciascuna Arte che avrebbero occupato, per un bimestre, il ruolo istituzionale più importante della Repubblica;
dal maggio al dicembre del 1296 fece parte del Consiglio dei Cento. Fu inviato talvolta nella veste di ambasciatore, come nel maggio del 1300 a San Gimignano. Nel frattempo, all'interno del partito guelfo fiorentino si produsse una frattura gravissima tra il gruppo capeggiato dai Donati, fautori di una politica conservatrice e aristocratica i guelfi neri, e quello invece fautore di una politica moderatamente popolare i guelfi bianchi, capeggiato dalla famiglia Cerchi.
La scissione, dovuta anche a motivi di carattere politico ed economico, i Donati, esponenti dell'antica nobiltà, erano stati surclassati in potenza dai Cerchi, considerati dai primi dei parvenu, generò una guerra intestina cui Dante non si sottrasse schierandosi, moderatamente, dalla parte dei guelfi bianchi. Dante finì poi in esilio nel 1304 'visitando' varie tappe, morì poi nel 1321. Questa ragazzi é parte della storia del 'Sommo Poeta' "- conclude egli rimettendosi gli occhiali e appoggiandosi alla scrivania.
Mi giro per vedere la condizione del resto della classe e non mi sorprendo quando noto mezza classe morente, sbuffo e alzo gli occhi al cielo; letteratura é una delle mie materie preferite e ogni volta é sempre più interessante, piena di intrighi e sfaccettature, semplicemente fantastica.
Proprio in quel momento suona la campanella- "Bene ragazzi, la prossima settimana ci sarà un test"- esulta il professore sotto i lamenti della classe- "Oh si invece, su tutta, e sottolineo tutta, la storia di Dante. Dovete imparare ragazzi che io non insegno solo per la signorina Anderson. Arrivederci e buona giornata"- continua sorridendo per poi uscire dalla classe. Sento lo sguardo di tutti bruciare sulla mia schiena, non mi piace esser sotto i riflettori ma quando ci vuole, ci vuole.
Mi alzo dalla sedia ed esco fuori della classe sotto lo sguardo attento del resto degli alunni, velocemente mi dirigo all'interno della classe di matematica sedendomi all'ultimo banco, mi giro verso la finestra respirando a fondo.
Mi vengono in mente i momenti passati con Trevor in questi giorni e immediatamente mi viene da sorridere. Qualche minuto dopo sento delle morbide e calde labbra posarsi sul mio collo in un bacio dolce e casto- "Ehy"- sussurra al mio orecchio- "Ehy come mai qui?"- domando sorpresa nel vederlo- "Ho combinato un casino"- dice con tono furbo, mi giro di scatto verso di lui- "Cosa vuol dire?"- chiedo- "Può essere che abbia litigato con uno dell'altro gruppo per essere spostato in questo"- afferma grattandosi la nuca- "Sei uno stupido, devi smetterla con i casini. Devi passare la quarta per superare anche la quinta, quindi per favore basta casini"- affermo seria, egli annuisce, sorride e si siede affianco a me.
Mi circonda le spalle con le sua braccia abbracciandomi forte- "Ho capito, hai ragione"- sussurra solamente lasciandomi un bacio a fior di labbra- "Ho sentito che ci sarà una nuova alunna"- affermo stringendomi di più sul suo posto- "Aspetta- inizia alzandomi dalla sedia per farmi sedere sulle sue gambe- ecco adesso puoi parlare"- conclude strofinando il suo naso contro il mio collo facendomi il solletico- "Sciocco, dicevo che ho sentito vari chiacchiericci sul fatto che ci sarà una nuova studentessa, speriamo in bene"- ridacchio- "Sciocca tu"- ribatte egli ridendo.
Mi nascondo nell'incavo del suo collo lasciandogli numerosi baci, lo sento ridere, abbraciarmi e accarezarmi la schiena e i capelli, poi si irrigidisce- "Buongiorno ragazzi, ecco la nuova studentessa Emma Stones"- annuncia la professoressa di matematica, immediatamente mi irrigidisco anche io, che cosa ci faceva lei qua?
"Giuro che non ne sapevo nulla"- mi avverte Trevor con voce profonda- "Lo so, non ti preoccupare"- dico solamente tornando sulla sedia, appena alzo la testa noto la bionda fissarci senza ritegno. Trevor intreccia le nostre portandosi alla bocca la mia e baciando le mie nocche, tutto sotto lo sguardo attento della signorina che non osa, nemmeno per un secondo, toglierci lo sguardo di dosso- "Bene Emma puoi sederti vicino Joe, cominciano la lezione"- la avverte la professoressa appoggiando i suoi libri sulla cattedra, sfortunatamente il banco di Joe é proprio davanti al nostro, non capisco se é pura coincidenza o se é fatto apposta.
Ella porta una gonna striminzita, un top, una giacchetta e un paio di zeppe, senza dimentica il trucco piu che pesante addosso. Quando arriva davanti a noi ci sorride con un ghigno prima di sedersi e fare la gatta morta con il compagno di banco. Sospiro frustrata- "Non ti preoccupare, le staró il più lontano possibile"- sussurra Trevor al mio orecchio prima di prendere il mio mento tra le mani e baciarmi dolcemente, annuisco iniziando poi a prendere appunti.
Ci mancava solo lei.
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