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_ They're my family _



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27 ore dal crollo


"Signorina... signorina mi sente?" disse una voce lontana che Gaia fece fatica a distinguere.

Tutto le pareva ovattato e confuso e nessuna parte del suo corpo sembrava in grado di rispondere ai suoi comandi.

La testa continuava a pulsarle senza sosta, a dimostrazione che la febbre, sfortunatamente, non aveva accennato a diminuire, continuando a torturarla.

Alzare le palpebre le costò una fatica immensa, ma la donna accanto a lei, vestita di rosso e con guanti di plastica blu, notò il movimento e le sorrise incoraggiante.

"È cosciente! La ragazza è cosciente!" esclamò poi, avvicinandosi ancora di più al viso di Gaia.

"Il mio nome è Sohyun, sono un paramedico. Con me c'è il dottor Minjoon e siamo qui per tirarti fuori, ok?" le spiegò dolcemente la donna, mantenendo il tono della voce pacato.

La ragazza, nonostante la confusione dovuta alla febbre e a tutte le fratture riportate, sentì un peso sollevarsi dal petto e qualche lacrima sottile, le scivolò sulle guance.

Annuì stremata e, con voce riarsa, sussurrò un grazie strascicato.

In quel momento un uomo si chinò su di lei e le tastò la coscia destra, valutando la situazione.

"Il mio nome è Minjoon, sono un chirurgo traumatologico e ti aiuterò ad uscire da qui, ok?" disse con voce grave e poi attese un cenno di assenso da parte della ragazza, che non tardò ad arrivare.

"Il tuo amico Namjoon mi ha detto che ti chiami Gaia, vero?" continuò quindi, incoraggiato dalle risposte celeri della giovane.

"N-namjoon" sussurrò Gaia, sforzando le corde vocali.

"Si, Namjoon. Lo abbiamo già salvato e sta bene. Ora siamo qui per aiutare te. Senti qualche dolore alla gamba destra?" la incalzò Minjoon, sfruttando il fatto che fosse cosciente.

Gaia si concentrò con tutta sé stessa sugli arti inferiori, cercando di capire se sentisse ancora qualcosa nella parte destra.

In tutte quelle ore incastrata sotto le macerie non ci aveva mai provato, perché la sola idea di non sentire niente la terrorizzava nel profondo e la sua mente vagava verso scenari futuri poco piacevoli.

Si concentrò prima sul tocco leggero del medico, che le stava tastando la coscia con mani esperte e poi si spostò più giù, sotto il ginocchio e lungo la tibia, fino ad arrivare al piede.

Con sua sorpresa, però, lo sentì muoversi dall'altra parte del grosso pezzo di cemento pressato sulla sua gamba.

"S-sì" disse con voce tremolante "I-il mio p-piede!"

"Senti il tuo piede? Lo riesci a muovere?" le chiese l'uomo, avvicinandosi con le mani alla parte superiore del ginocchio.

Gaia annuì commossa e poi si portò le mani al viso, come per nascondere le sue lacrime disperate.

"Molto bene Gaia! Adesso ti tiriamo fuori. Andrà tutto bene" La incoraggiò Sohyun, stringendole un polso.

"Ok. Ho bisogno di una flebo di isotonica da 500 ed un laccio emostatico." Esclamò Minjoon, sporgendosi verso il buco sopra le loro teste.

In pochi minuti Gaia si ritrovò con un ago nel braccio ed un laccio stretto intorno alla gamba schiacciata, che le bloccava definitivamente il flusso sanguigno.

"Va bene Gaia, adesso solleveranno le macerie che bloccano la tua gamba e poi potremo tirarti fuori, ok?" le spiegò l'uomo, chinandosi su di lei con un sorriso incoraggiante.

La giovane annuì nuovamente, stringendo con forza la mano della paramedica accanto a lei.

Guardò Minjoon fare un cenno ad un uomo con il caschetto giallo fuori dal buco e, poco dopo, un suono metallico riempi l'aria intorno a loro.

Il dottore si girò ad osservare la gamba della ragazza che, nel frattempo, iniziò a percepire la pressione diminuire sull'arto martoriato.

All'improvviso però, poco prima che arrivasse il sollievo di essere libera, un dolore lancinante si espanse dalla coscia fino al centro della schiena, facendo urlare la ragazza disperatamente.

Sohyun cercò di calmarla, regalandole parole di conforto e leggere carezze sulla testa, ma Gaia era troppo confusa e distratta dal dolore per accorgersene.

Le fitte, irrefrenabili, aumentarono di intensità, mandando a fuoco il corpicino della giovane e, inevitabilmente, facendole perdere i sensi.

Mentre i suoi occhi si chiudevano stanchi, in lontananza, come ovattata, sentì la voce di Minjoon.

Il suo corpo venne scosso da forti convulsioni, che le fecero inarcare la schiena e volgere gli occhi all'indietro, mentre un po' di saliva le sgorgava dalle labbra secche.

"La stiamo perdendo! È entrata in shock! Dobbiamo tirarla fuori."

E poi il nero la colse di sorpresa, inghiottendola senza pietà.


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"Rap-monie hyung!" urlò Jungkook, aprendo la porta di scatto.

Per poco Namjoon non cadde dal letto spaventato, mentre il piccolo di casa Bangtan si precipitava di corsa verso il letto del suo leader.

"Beh... non è più tanto piccolo" pensò la sua mente stanca, mentre "Kookie" gli afferrava la mano sana tra le sue, flettendo involontariamente i bicipiti.

"Namjoon-ah!" urlò Jin, seguendo a ruota Jungkook e sedendosi sul letto accanto al maknae.

Jin, il più grande tra di loro, aveva le lacrime agli occhi, mentre osservava il volto stanco e martoriato del suo migliore amico, che qualche ora prima aveva creduto morto.

Uno ad uno i Bangtan entrarono nella stanza d'ospedale del loro leader, cercando di nascondere la commozione nel vederlo ancora vivo e sorridente.

Un silenzio pieno di emozioni si impadronì dell'atmosfera e Namjoon si prese del tempo per osservarli tutti ad uno ad uno.

Taehyung se ne stava con il capo abbassato vicino alla porta, i capelli neri a coprirgli lo sguardo preoccupato, mentre si intravedevano sulle guance strisce bagnate di lacrime.

Jimin, accanto a lui, aveva una mano sul viso, gli occhi arrossati dal pianto e le spalle scosse da singulti silenziosi.

Hoseok si era seduto sulla sedia vicino alla finestra, i gomiti sulle ginocchia e le mani nei capelli scompigliati, mentre cercava di massaggiarsi le tempie.

Jungkook era in uno stato di shock, con gli occhi spalancati e con la mano sana di Namjoon vicino alle labbra, come se volesse assicurarsi che fosse veramente lì.

Jin invece aveva delle occhiaie viola sotto gli occhi scuri e lo sguardo sconquassato di chi ha appena vissuto una tragedia.

E infine lo stoico Yoongi, il suo compagno di sempre, che in questo momento sembrava appena uscito da una guerra.

La camicia sgualcita aperta sulle clavicole, i capelli scombinati che sparavano in ogni direzione, la testa chinata verso il petto e le braccia tese a sorreggerlo sulla pediera del letto.

Fu proprio quest'ultimo a rompere il silenzio teso e a risvegliare tutti i Bangtan dalla loro trance.

"Dio Namjoon! Ci hai fatti quasi morire..." esclamò distrutto il rapper, incrociando lo sguardo esausto del suo leader.

Il giovane in questione sentì un groppo stringergli la gola, mentre lacrime calde iniziarono a sgorgargli dalle palpebre strette.

Gli aveva fatti preoccupare.

"Tutto per uno stupido libro e delle casse nuove!" pensò, rammentando il perchè di quella visita al centro commerciale.

"M-mi d-dispiace io..." sussurrò, ma non riuscì a terminare la frase, perché Taehyung, rimasto in disparte fino a quel momento, gli si era gettato tra le braccia, stringendogli la vita.

"H-hyung è c-osì bello sentirti parlare..." sussurrò il ragazzo dai capelli verdi slavati, con la voce spezzata dalla commozione.

"E-ehi Taehyungie, s-sto bene, t-tranquillo." Cercò di tranquillizzarlo Namjoon, baciandogli la testa spettinata.

"I tuoi genitori stanno arrivando da Ilsan, li abbiamo avvisati che non sei grave e che sei sveglio" gli spiegò Jin, attirando la sua attenzione.

Namjoon sorrise grato al suo hyung e gli fece un cenno con la testa, consapevole che la sua voce si sarebbe spezzata se avesse provato a parlare.

"Abbiamo cercato di contattarti in tutti i modi nelle ultime trenta ore" spiegò Hoseok, sollevando la testa per osservare il suo leader.

"Abbiamo chiamato anche Seojun, ma neppure lui ci ha risposto" concluse poi, facendo stringere il cuore di Namjoon, al ricordo della sua seria guardia del corpo.

"L-lui... I-io... è m-morto" spiegò con voce rotta dal pianto e sentendo le braccia di Tae stringersi ancora di più attorno a lui.

"Lo hanno schiacciato le m-macerie. Era seppellito accanto a me. L-a sua m-mano e-era..."

"Basta Namjoon! Non ti torturare. Abbiamo capito" lo fermò Yoongi, stringendogli la caviglia non ingessata.

Con la coda dell'occhio, il giovane rapper vide avvicinarsi Jimin, che, chiaramente, voleva dire qualcosa, ma prima che potesse avvicinarsi, la porta della stanza si aprì nuovamente.

"Buongiorno, sono il dottor Min, il suo medico curante qui al Seoul General" esclamò un uomo dalle folte sopracciglia nere.

Era chiaramente un uomo di mezza età, con alcuni problemi di calvizie ed una leggera barba curata sulle guance.

Il dottore gli rivolse un sorriso gentile e poi si posizionò ai piedi del letto, proprio accanto a Yoongi, che si era spostato leggermente.

"Le vorrei parlare della sua situazione. Posso parlare liberamente?" chiese accennando al resto dei Bangtan, che volsero contemporaneamente lo sguardo sul loro leader, aspettando istruzioni.

"Parli tranquillamente" rispose il giovane con voce stanca "loro sono la mia famiglia".

I ragazzi sorrisero leggermente, contenti delle parole di Namjoon e fieri del loro legame.

"Bene." Rispose risoluto il medico, aprendo la cartellina che teneva in mano "È giunto in ospedale in un forte stato di disidratazione e con forti livelli di cortisolo nel sangue. La sua gamba sinistra presentava una frattura composta in due punti e quindi necessitava ingessatura, mentre per il braccio destro la situazione è un po' più complessa. La frattura di radio e ulna è scomposta in più punti e avrà bisogno di un intervento chirurgico per sistemarla. Al momento l'abbiamo semplicemente immobilizzata, ma dovremo agire in fretta. In ogni caso, la situazione non è gravissima e ci aspettiamo un recupero totale dell'arto con un percorso preciso e rigoroso di riabilitazione." Spiegò conciso, per poi fermarsi qualche secondo ad osservare il suo paziente, che ora guardava preoccupato l'arto legato al suo petto.

"Davvero, non si spaventi." Cercò di confortarlo il dottore "Il braccio si riprenderà. Infine, per quanto riguarda la sua testa, dall'analisi dei riflessi che gli è stata praticata in ambulanza, sembrerebbe ci sia un piccolo trauma cranico, che andrà analizzato con una risonanza magnetica il prima possibile."

"Quindi il collarino serve a questo?" domandò Jin, anticipando i pensieri del suo leader.

"No, il collarino è precauzionale perché non sapremo qual è la condizione delle vertebre del collo fino alla risonanza. Il dottor Minjoon, che l'ha assistita nell'estrazione, ha riferito che al tatto non sembravano danneggiate, ma è sempre meglio essere prevenuti in questi casi." Spiegò il medico, facendo tranquillizzare tutti nella stanza.

"Signor Kim, in generale il suo quadro clinico è buono, considerando quello che ha passato nelle ultime trenta ore della sua vita. Ora cerchi di riposarsi finché non verranno a prenderla per gli accertamenti del caso e cerchi di non muoversi più di tanto. Le è stato applicato un catetere quindi non è necessario che vada in bagno e se ha bisogno di qualsiasi cosa, accanto a lei c'è un campanello per chiamare le infermiere. Per il momento non mangi e si limiti a bere acqua naturale, quando sarà il momento le infermiere le porteranno il pasto. Ha qualche domanda?" gli chiese infine, guardadandolo con sguardo pacato.

Namjoon scosse la testa e regalò un sorriso gentile al medico, che in risposta annuì leggermente.

 Poi si inchinò in avanti e fece per uscire dalla stanza.

"Aspetti dottore!" esclamò il giovane rapper, facendo voltare il dottor Min e sussultare i suoi compagni.

 "C'era una ragazza con me. Occidentale. Il suo nome è Gaia. Posso sapere se è qui?"

Min aggrottò le sopracciglia confuso e poi parlò con voce piatta:"Si, è arrivata due ore dopo di lei".

"C-come sta?" chiese Namjoon, percependo la tensione nella voce dell'uomo.

"Non bene. È in sala operatoria al momento, ma il quadro clinico non è per niente positivo."


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Hola Chiquitos!

Spero stiate tutti bene, considerando la strana situazione in cui ci troviamo qui in Italia...

Cercate di stare in casa il più possibile e godetevi un po' di riposo.

Ecco a voi un piccolo capitolo di conforto!

Prometto che il prossimo sarà molto più lungo e complesso.

VVB,

C.

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