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_ I'm not that beam of light _



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25 ore dal crollo


Namjoon aveva scosso e chiamato Gaia per un tempo che gli era sembrato infinito, ma la ragazza, nel pieno dei suoi deliri febbrili, era scivolata in un profondo sonno tormentato da brividi e sussurri sconnessi.

La sua pelle era gelata e pallida, coperta da un sottile strato di sudore che le aveva inzaccherato il colletto della maglia che indossava.

Ogni tanto, mentre il ragazzo la chiamava, le sue palpebre si aprivano per qualche istante, ma i suoi chiari occhi azzurri rimanevano persi nel vuoto.

Ad un certo punto Namjoon ci aveva rinunciato e, stringendole una mano ghiacciata, aveva ricominciato ad utilizzare il fischietto, sperando che qualcuno lo sentisse.

Nella sua mente si affollavano migliaia di pensieri sempre più cupi e ormai le speranza che qualcuno li trovasse prima che fosse troppo tardi, si assottigliava di ora in ora.

Rimase al buio a pensare a tutti gli orribili scenari che presto gli riempirono la testa, come sciacalli in attesa della morte della loro preda.

 Nel suo delirio personale, arrivò perfino ad immaginare il proprio funerale, con i Bangtan che trasportavano la sua bara al cimitero.

Non li avrebbe più rivisti.

Non avrebbe più ascoltato la risata particolare di Seokjin riverberare per la stanza, non avrebbe più condiviso conversazioni profonde con Yoongi, non avrebbe più abbracciato Hoseok, non avrebbe più potuto vedere Jiminie ballare, Taehyungie non avrebbe più fatto smorfie divertenti nella sua direzione per farlo ridere e il piccolo Jungkookie, cucciolo di casa, non si sarebbe più rivolto a lui per dei consigli.

Li avrebbe delusi.

Li avrebbe persi.

Li avrebbe abbandonati morendo sotto delle dannate rovine e nessuno avrebbe potuto farci niente.

Tutti quegli anni a correre dietro ad un sogno quasi impossibile, per poi morire a pochi passi dalla sua realizzazione.

E i suoi genitori.

La sua dolce mamma comprensiva che lo aveva sempre sostenuto nel suo percorso di vita, si sarebbe spezzata alla notizia della sua morte e avrebbe pianto tra le braccia di suo padre per mesi e mesi avvenire.

Suo padre, stoico e divertente, avrebbe stretto i denti mostrandosi forte davanti alle difficoltà, per poi piangere da solo in bagno, davanti ad uno specchio che rifletteva un uomo spezzato e triste.

E infine la sua piccola sorellina, Kyung Min, si sarebbe sentita tradita dal suo fratellone che, dopo aver promesso di proteggerla per sempre, l'aveva abbandonata senza nemmeno un addio.

Fu una fitta di dolore alla gamba  a riportarlo alla realtà e a soffocare quei pensieri nefasti.

Da quando Gaia aveva perso conoscenza poi, sembrava che il suo corpo avesse deciso di tormentarlo sempre di più.

La gola gli si era seccata irrimediabilmente, rendendogli difficile deglutire, il braccio ferito pulsava terribilmente, la sua testa faticava a rimanere concentrata su un solo pensiero e lo stomaco, tra paura e morsi della fame, si contorceva senza pietà.

Fu così che, dopo una particolare fitta alla testa che lo fece piangere dal dolore, decise di chiudere gli occhi e scivolare anche lui in un sonno senza sogni.


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26 ore dal crollo


Un boato enorme sopra le loro teste destò il giovane rapper di soprassalto.

Namjoon rimase confuso per qualche attimo, sbattendo le palpebre impiastricciate da calce e sonno, poi, quando il boato di ripeté, il suo cuore iniziò a palpitare velocemente.

"Ci hanno trovati" pensò il suo cervello in un attimo di lucidità, probabilmente causato da un'ondata di adrenalina nel sangue.

Rimase comunque in silenzio, per cercare di capire se ci fosse davvero qualcuno vicino a loro e nel frattempo si voltò a guardare Gaia, per accertarsi che stesse ancora respirando.

Rincuorato dal leggero espandersi della cassa toracica della ragazza e dal tremolio delle sue palpebre chiuse, Namjoon affilò l'udito e si concentrò su quel forte suono ritmico sopra le loro teste.

"Sembra che qualcuno stia scavando con qualcosa di meccanico" pensò, cercano di mantenere la calma.

"Qualcuno mi sente?!" urlò una voce ovattata e lontana.

"Se qualcuno è ancora vivo lì sotto urlate o fate rumore e noi vi troveremo!" continuò dopo poco.

Poi calò un silenzio inquietante e Namjoon, con il cuore che palpitava come un pazzo, portò il fischietto alle labbra e soffiò più forte che poteva.

Il suono stridulò e squillante di quel piccolo oggetto riverberò nell'aria con forza, seguitò dalla roca voce del rapper che, sforzando le sue corde vocali secche, urlò a squarciagola.

"Siamo qui! Aiutateci! Siamo in due!"

Senza rendersene conto i suoi occhi avevano iniziato a bruciare come se fosse in procinto di piangere, ma la disidratazione del suo corpo malridotto gli impedì di produrre lacrime.

Iniziò poi a singhiozzare con forza, cercando la mano di Gaia e ricominciando a chiamarla con forza ma senza risultato.

La ragazza continuò a dormire imperterrita.

"Vi prego aiutateci! La ragazza qui con me non risponde! Pensò sia svenuta! C'è anche un uomo morto sotto le macerie! Tirateci fuori!" urlò di nuovo e, finalmente, dopo qualche attimo, la voce del suo salvatore gli rispose.

"Ok, ok! Stai tranquillo! Vi tireremo fuori. Ora cerca di rimanere sveglio e continua a fischiare. Ti sento lontano, dobbiamo capire dove sei."

Namjoon non perse nemmeno un secondo e ricominciò a soffiare con forza nel piccolo oggetto di metallo tra le sue mani, mentre la sua testa si faceva un po' leggera per lo sforzo.

Per un tempo indefinito l'uomo fuori dalle macerie continuò a parlargli e a fargli domande per tenerlo sveglio e partecipe, fino a quando Namjoon sentì la sua voce molto vicina.

"Sei vicino! Ti sento! Aigoo! Sei vicino!" urlò, singhiozzando stremato.

All'improvviso forti rumori metallici sopra la sua testa furono seguiti dalla caduta di piccoli calcinacci e polvere su di lui e su Gaia.

Namjoon allungò il braccio sano per proteggere il viso martoriato della giovane, mentre con fatica usò quello dolorante per proteggere il proprio.

"Piano piano! Ci sta cadendo roba addosso! La ragazza con me ha una gamba bloccata sotto un masso, non posso spostarla!" urlò disperato, mentre altri calcinacci più grossi li colpivano.

"Stiamo cercando di aprire un varco per potervi vedere. Se stanno cadendo oggetti vuol dire che siamo nel punto giusto. Non preoccuparti, non cadranno pezzi grossi!" lo rassicurò la voce, prima che i suoni metallici ripartissero.

Sembrava che qualcuno stesse tagliando delle barre di metallo con una sega o qualcosa del genere, perché all'improvviso, nel loro piccolo spazio, caddero tante scintille rossastre.

"Scintille! Ci sono delle scintille!" urlò nuovamente, facendo smettere i rumori per un attimo.

"Sono sotto la scala mobile! Il ragazzo vede le scintille! Dobbiamo sollevare questo pezzo." Esclamò una nuova voce più profonda.

Un forte boato, chiaramente proveniente da un grosso macchinario – probabilmente un'escavatrice – riempì l'aria intorno a loro e poi, all'improvviso, un raggio di sole colpì il viso di Namjoon.

I suoi occhi si strinsero di riflesso e le sue mani gli coprirono il viso, cercando di schermare la forte luce.

Il grosso pezzo di calcestruzzo sopra la sua testa venne sollevato dal braccio meccanico di quella che sembrava essere una gru e una testa con elmetto sbucò da un lato del buco creatosi.

L'uomo, chiaramente vestito da paramedico, sorrise felice quando il rapper, spostate le mani dal viso, posò il suo sguardo stanco su di lui.

Namjoon temette di morire di felicità e si portò una mano sul cuore, cercando di calmare il battito accelerato, respirando profondamente.

"Ciao! Io sono Minjoon. Qual è il tuo nome?" disse l'uomo, con la sua voce confortante.

"N-Namjoon" rispose il rapper incerto, ancora scosso dai singhiozzi.

"E il nome della tua amica qual è?" chiese poi, sporgendosi per scorgere la figura immobile di Gaia.

"G-Gaia".

Minjoon annuì sorridendo.

"Ok Namjoon. I miei colleghi stanno arrivando. Riesci ad alzarti?"

"Riesco a mettermi seduto, ma la mia gamba sinistra fa molto male, penso sia rotta." Rispose il ragazzo, cercando di sedersi.

In poco tempo il piccolo buco sopra la sua testa fu circondato da personale medico vestito di rosso, che iniziò a fargli domande sul suo stato di salute e su quello di Gaia.

"Da quanto tempo ha perso conoscenza?" le chiese una donna con lunghi capelli neri.

"Non lo so con precisione. Abbiamo perso la cognizione del tempo quando il suo telefono si è spento e poi ci siamo addormentati entrambi, quindi non glielo so dire. Però respira, anche se ha ancora la febbre." Rispose Namjoon, guardando la donna annuire concentrata.

"Ok Namjoon" continuò poi, guardandolo "Adesso ti tireremo fuori di lì e poi penseremo alla tua amica, ok? Però devi stare tranquillo e tutto andrà bene."

In pochi minuti, uno dei medici venne calato nel piccolo anfratto dove si trovava il ragazzo e si mise subito al lavoro.

Si concentrò completamente su di lui, valutando le sue ferite e facendo un veloce controllo delle sue pupille, poi, una volta terminato, si voltò verso l'alto e cominciò a sbraitare ordini.

"Mi serve un tutore per la gamba, una tavola spinale e un collare cervicale."Avvisate l'ambulanza che avrà bisogno di una mascherina di ossigeno, i suoi polmoni sono probabilmente pieni di polvere." Urlò a quelli fuori che, in pochi istanti, iniziarono a calare nel buco gli oggetti richiesti.

"Ok, adesso, dopo aver sistemato la tua gamba e il tuo collo, ti farò sdraiare su una tavola, e i miei colleghi ti tireranno fuori di qui, va bene?" gli disse l'uomo lentamente, mentre si piegava su di lui per avvolgergli un collarino intorno al collo.

Poco tempo dopo, Namjoon si ritrovò scomodamente supino su una piccola barella di plastica, che venne sollevata con fatica verso il cielo.

Il rapper cercò di voltarsi un'ultima volta verso Gaia, così da controllare come stesse, ma il medico glielo impedì, dicendogli che sarebbe stato pericoloso per i suoi muscoli cervicali.

Namjoon non potè che sperare che anche la giovane sopravvivesse ai soccorsi.

Dopo essere stato tirato fuori, una fila di persone interminabile lo spostò a braccio verso l'ambulanza, mentre tutti si complimentavano con lui per essere sopravvissuto e cercavano di rincuorarlo con parole dolci.

Namjoon rimase in silenzio, ringraziando ed annuendo leggermente ogni volta che incrociava lo sguardo stanco dei suoi salvatori coperti di polvere.

Infondo, cos'altro si può dire alle persone che hanno rischiato la propria vita per salvarne altre?

"Niente. Ma gli sarò eternamente grato." pensò, mentre rivolgeva un sorriso stanco ad un uomo alla sua sinistra.

Ancora non poteva credere di essere sopravvissuto al crollo di un centro commerciale e la sua testa continuava a domandarsi se tutto questo non fosse semplicemente un sogno indotto dalla febbre o da uno stato comatoso.

Era terrorizzato dall'idea di svegliarsi e ritrovarsi ancora intrappolato sotto le macerie, con una ragazza svenuta e il cadavere del suo bodyguard a pochi centimetri da sé.

Quando giunse all'ambulanza, una ragazza gli posò una mascherina sul viso e lo avvisò che l'avrebbero portato in ospedale.

"Cosa succederà a Gaia?" fu l'ultima cosa che riuscì a pensare, prima che la stanchezza lo raggiungesse e gli facesse perdere i sensi.

Kim Namjoon era salvo, ma cosa sarebbe successo alla giovane dagli occhi cerulei?


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Buenas tardes!

Un nuovo aggiornamento per voi, my lovely readers!

Spero che vi piaccia, soprattutto perchè è stato il primo passo verso la libertà dei nostri amati protagonisti.

Ma ora cosa succederà a Gaia??

Stay tuned!

VVB,

C.

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