Capitolo 39
Love me like you do.
Ellie Goulding
"Ricordati che io sarò sempre vicino a te" sono le otto parole che ha sussurrato vicino al mio orecchio, prima di lasciarmi un piccolo bacio sul collo e sedersi nell'ultimo banco.
Non riesco a non sorridere come una stupida, e sopratutto non mi capacito di come riesca a trasmettermi così tanta sicurezza con una semplice frase, con la sua unica presenza. Lui è una delle poche persone su cui posso contare davvero, e sapere che non ha neanche bisogno di spiegazioni per capire cosa mi succede, mi rendo sempre conto di quanto ne è valsa la pena trasferirmi in questa città. Nonostante le stranezze, le paure e le instabilità che ho riscontrato da quando sono qui, la mia relazione con lui ne varrà sempre la pena.
Sempre un po' stordita mi siedo davanti al suo banco, visto che accanto al suo è già occupato e con un piccolo rossore sul viso, sussurro un 'grazie'.
Dicembre è il mese più caldo per quanto possa sembrare uno strano paradosso. Siamo tutti più caldi, tutti più coperti, tutti più abbracciati e con la magia che le feste ci regala, stiamo così bene davanti ad un caminetto con una bella cioccolata calda e la giusta compagnia.
Non ho sentito il natale come una festa che si passa in famiglia, e neanche Dylan se è per questo. Ha assolutamente chiuso le porte in faccia sia a suo padre che la moglie. Ricordo ancora i due piccoli bambini, e mi sono sentita così in pena quando ripenso alle bugie che hanno snocciolato quella famiglia. È strano anche non rincontrare più Denise e nemmeno Jessica in queste vacanze, non che ci tenessi a dire il vero, ma ero così abituata ad averle fra le scatole che mi fa quasi strano non doverle incrociare più. Ashley, beh.. ci sono state molteplici volte in cui ha provato a parlarmi ma, o glielo vietava Dylan oppure di mio innato istinto mi allontanavo da lei. Non riuscivo più a vedere i miei stessi occhi nei suoi, non riuscivo più a nascondere i miei sentimenti quando guardavo la stessa bocca di mio padre muoversi come la sua. Sentimenti, si. Ammettere che mi sentivo lontanamente legata a lei voleva proprio dire mettere in discussione lo scudo che mi sono creata davanti. Sono debole, molto fragile di come ho sempre pensato. Queste sono le parole che la psicologa mi ha riferito. Strano a dirsi, no?
Ero fermamente rigida sulla mia posizione finché un'altra piccola scommessa non mi ha fatto cambiare idea. Non so se è per amore delle sfide o per amore suo, o addirittura per entrambe le cose, ma mi sono fatta abbindolare dal possente carisma che possiede il mio fidanzato. Io vado dalla psicologa se lui prova a fare amicizia con il mio migliore amico. Non potevo crederci quando me lo ha proposto, ma ero così tanto entusiasta dell'idea che ho accettato quasi subito la sfida. Non è male devo dire, faccio le sedute con Melany, la giovane psicologa, molto più che volentieri. Non me lo aspettavo sinceramente, e devo dire che mi sento molto meglio. Pensavo di trovarmi subito a disagio, invece, è come parlarne con un' amica che non hai mai avuto, con la piccola differenza che non è pronta a giudicarmi.
Dylan, dal canto suo, ci prova. Lo vedo nei suoi occhi, ma rimane comunque infastidito quando Kyle mi regala uno dei suoi abbracci. Una volta ha pure minacciato di spaccargli il muso se avesse superato un tot di secondi ad abbracciarmi, quando ha visto la mia occhiataccia ha subito detto 'Stavo scherzando, ma non superare comunque massimo quattro secondi'. Per fortuna Kyle è un tipo molto aperto, ed ha subito capito che Dylan è molto geloso.
È la prima volta in cui sono in un periodo dove la stanchezza e pianti non hanno fatto parte della mia piccola e momentanea libertà. Vorrei vivere così per il resto della mia vita, esattamente così: il vento che mi scompiglia i capelli e l'amore che mi è sempre stato negato.
Los Angeles è una di quelle città che ti fa sognare, le luci, le persone così indaffarate, l'aria costantemente calda con soli pochi periodi come questi, freddi. Non sono mai uscita come oggi a godermi ogni singolo dettaglio, e farlo mi fa sentire come se finalmente potessi riuscire finalmente a spiccare il mio primo volo.
Sento come se stessi riuscendo a vivere, come se fossi in una nuova vita: una più tranquilla e libera. Non so se perché domani è capodanno, ma questa leggerezza mi fa sentire benissimo.
"Hai qualcosa in mente?" Il naso rossiccio nascosto sotto la sciarpa è decisamente troppo adorabile.
"Per cosa?" Chiedo mettendo le mie mani dentro le sue tasche del giubbotto.
"Capodanno. Senti, il nostro natale è stato veramente triste" si lamenta.
Il ricordo di lui ai fornelli che cercava disperatamente qualche ricetta su internet su come far arrostire bene il pollo, mi fa ridere. Eravamo solo noi due, col camino acceso, un albero di natale preso gli ultimi giorni, e una disorganizzazione totale su come preparare una piccola e decente cenetta di natale. Abbiamo bruciato tutto, alla fine ci siamo ridotti ad un take away giapponese scovato per caso durante la giornata del 25 dicembre. Non poteva andarci peggio, ma in compenso abbiamo riso un sacco e forse, è stato il natale più bello che abbia mai trascorso.
"Non dire così, è stato il più bello di tutti" mi alzo sulle punte dei piedi e bacio la punta del suo naso. Non potevo non farlo.
Arriccia il naso poi si abbassa per connettere le nostre labbra. Piccolo e dolce, insieme al vento che scompiglia il mio ammasso di capelli e il tutto, sotto uno scatto di luce troppo accecante per essere quello dei lampioni.
Dylan si stacca immediatamente e guarda il tizio con la macchina fotografica. Ci ha fotografati?
"Scusami? Ma chi cazzo ti ha dato il consenso di farci una foto a nostra insaputa?" Dylan scatta verso il tizio random che rimane subito impaurito dalla sua reazione.
"Io- scusate è che l'atmosfera e le giuste luci messe insieme al vostro bacio, mi è quasi venuto naturale farlo. Sono un fotografo" si giustifica, e so che è sincero.
"Cancellala immediatamente" sbraita contro l'uomo.
"Dylan... non fare lo stronzo, non pensava ci fosse niente di male, e sinceramente la penso come lui." Lo Avverto e lui mi lancia un'occhiataccia.
"Non me ne fotte un cazzo. Chissà dove andrà a finire questa foto, non voglio essere in nessun social network." Si arrabbia, e per una cosa da nulla.
"Mamma mia che lagnoso che sei. Mi puoi fare vedere la foto?" Chiedo al signore con un sorriso.
Lui annuisce e smanetta con la sua grande macchinetta fotografica fino a mostrarmi la foto.
Sembra una di quelle foto che trovi a giro su tumblr per le coppie perfette e cose così, dietro si vedono le luci offuscate e proprio noi in mezzo a due lampioni ci baciamo. È bellissima, e aveva ragione.
"Wow, mi piace tanto, complimenti" dico al signore e lui mi sorride trovando finalmente un briciolo di gentilezza.
"Ma complimenti cosa?" Interviene Dylan infastidito "fammi vedere" Chiede comunque incuriosito.
Lui la guarda, però non riesce ad ammettere che gli piace. Lo vedo nei suoi occhi.
"Non deve comunque scattare foto così come gli pare e piace a gente che non conosce" torna in se.
"Si, e mi scusi ancora.." prova a scusarsi il signore ma lo interrompo.
"Lo lasci perdere, può inviarmela oppure stamparla in uno di questi negozi vicini?" Chiedo, non vedendo l'ora di appendere quella foto in camera nostra.
"Certo! Qui vicino c'è un posto apposta per stampare le foto in qualsiasi formato vuole, dalle macchine fotografiche." Mi rivolge un sorriso.
"Perfetto, non le dispiace allora se la accompagniamo?" Chiedo e lui scuote la testa.
Dylan alza gli occhi al cielo ma non commenta. So che adora quella foto per questo non ribatte più.
"Mi ha anche interrotto sul più bello" si lamenta durante il tragitto.
"Lo dici come se non avessimo altre mille occasioni per farlo" Faccio l'occhiolino.
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LA la la la la
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Siamo così vicini alla fineeee
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