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Capitolo 35

Cause I got a jet black heart.

Five seconds of summer

Mi gira un po' la testa ma sicuramente mi sento meglio. Sono scossa un po' dai brividi e cerco di dimenticare tutto ciò che è successo nell'ultima ora. Il medico mi ha detto che posso tranquillamente andarmene oggi a patto che rimanga a letto tutto il tempo. In ogni caso non ho le forze per fare niente quindi suona anche molto bene. La porta si apre immediatamente e il cuore inizia a palpitare forte alla vista dell'unica persona della quale ho bisogno in questo momento.

"Ehi" fa un piccolo sorriso avvicinandosi a me.
"Ti senti meglio?" Mi sposta una ciocca dal viso.

Annuisco e osservo i suoi bellissimi occhi azzurri, pieni di compassione, forse. Ho bisogno di lui e si trova proprio davanti a me. È stato così forte, tanto forte che credevo di non uscirne facilmente. Non mi importa in ogni caso, è già passata. Passerà sempre.

"Il medico ha detto che posso tornare subito a casa" lo informo.

"Si, lo so. Vuoi andare subito via?" Chiede con tono accondiscendente.

Annuisco. Odio da morire gli ospedali, tutto questo odore strano che sa di malaticcio mi fa sentire come se mi mancasse l'aria.

Prende le mie cose in una mano e con l'altra mi prende la mano trasmettendomi la sicurezza della quale ho ardentemente bisogno. Lui ci riesce, sempre.

Arriviamo davanti al bancone per firmare e usciamo immediatamente dall'edificio.
Fa freddo, troppo freddo. Dylan nota come mi rannicchio su me stessa per i brividi, così fa per stringermi vicino fino ad accompagnarmi in auto.
Da quanto tempo non ci entro dentro..

"Mi è mancata questa macchina" commento quando lui entra dalla parte del conducente.

"Peccato.. a lei no, non sei mancata" fa la battuta.

"Davvero simpatico" ricordo quando mi fece guidare e minacciai di rompergliela.
Sorrido al pensiero.

"Vuoi che ti porto a casa mia?" Fa la domanda fatidica.

Non voglio, a dire la verità, non voglio essere a pochi metri di distanza da Denise.
Sono costretta a rivelargli dove abito..

"No."

Fa un piccolo sorrisetto "Sei costretta a dirmi dove abiti, allora"

Sospiro e provo imbarazzo prima di ammettere "tutto questo tempo sono stata alla casa del sesso" fa sempre strano chiamarla così, ma ormai è diventata un abitudine.

Si gira immediatamente verso di me scioccato e poi torna a guardare la strada per il bene delle nostre vite. "Perché non mi è mai venuto in mente? Dovevo immaginarmelo" scuote la testa.

"Sei così innamorata di quella casa nonostante la sua storia" sorride.

"Si, è un po' strano ricordare come è nata.. ma l'adoro" Prendo l'elastico dal mio polso e cerco di farmi una coda. Ho un aspetto talmente orrendo e c'è lo specchietto davanti a confermarmelo.

Restiamo in silenzio per il resto del tragitto e scendiamo dalla macchina dirigendoci verso la casa. Mi prende nuovamente la mano ed entra dopo di me.

"Non me la ricordavo così" commenta buttando il mio giubbotto e la borsa sul divano.

"Per forza... ci sei stato poche volte" mi siedo e lui fa lo stesso.

"Vuoi andare di sopra? Sai.. devi riposarti" propone.

"Sto bene così" Faccio un piccolo sorriso che dopo poco si spenge quando nella mia mente passa la figura di Ashley.

"Dov'è lei?" Chiedo deglutendo.

Lui si acciglia ma poi forza un sorriso"è casa sua. Cosa vuoi fare? Guardare un film?" Propone in un vano tentativo di far spostare l'argomento altrove.
Lo amo per questo.

So che è un argomento che mi tormenterà tutta la vita finché non sarò costretta ad affrontarlo, ma ehi, lui è con me. Sto bene, e mi sento al sicuro. Devo solo passare del tempo con lui e andrà tutto bene, almeno per ora.

"Fifa?" Chiedo e lui fa un sorriso larghissimo. È decisamente adorabile.

"Sono fortunato ad averti come ragazza." Si complimenta.

"Lo so" mi vanto.

Alza gli occhi al cielo ma mi da ugualmente un piccolo bacio sulla tempia per poi alzarsi a sistemare i fili della play station 4.

Approfitto del tempo e salgo su per indossare vestiti comodi: ovvero un fantastico pigiama con le stampe di Pikachu. Mi sciolgo i capelli facendo un crocchia disordinatissima, e tanto per completare il mio aspetto decisamente sexy, infilo il pigiama dentro i calzini. Fa troppo freddo, mi dispiace.

Quasi cado saltando l'ultimo gradino sotto le risate di Dylan.
"Wow" Commenta.

"Ce l'ho messa tutta per rendermi anti scopabile" saltello dal retro del divano fino a finirgli sopra.

"Credimi, piccola, ti scoperei molto volentieri anche adesso" mi tocca il sedere dando una palpata che mi fa sobbalzare.

Alza gli occhi al cielo "dimenticavo la tua pelle sensibile, hai almeno una piccola parte del corpo dove non soffri il solletico?" Mi alza dal suo corpo rimanendo a cavalcioni su di lui.

"Non credo" Ridacchio. Ho davvero questo serio problema.

"Sei adorabile con questi Pikachu addosso" mi da un bacio a stampo che subito si anima in un vero e proprio bacio.
Adoro come la sua lingua cerca la mia e adoro la nostra connessione che ritroviamo solo quando siamo solo io e lui.

"Basta" mi stacco ridacchiando. "Voglio giocare, e voglio stracciarti" sorrido beffarda.

"Ah si?" Alza un sopracciglio.

" Si si" affermo avviando il videogioco.

Adoro questo momento, non lo cambierei per niente al mondo. Sto ridendo, e amo ridere anche se succede veramente poche volte. Lui mi fa sentire cosi: libera, frivola e non si sforza nemmeno perché succeda.

"Stai palesemente barando" commenta dopo la sesta partita che ho ovviamente vinto.

"Non accetti la sconfitta" mi vanto.

"Amore mio, non sono io quello che tocca il cazzo all'altro a metà partita per distrarre l'attenzione dal gioco" Spiega.

Il mio cuore sta già svolazzando per quelle due piccole e sdolcinate parole che hanno effetto come la droga su di me.

"Non è vero" sbatto le ciglia. Forse l'ho fatto una o due volte, in ogni caso non ha importanza perché avrei ugualmente vinto.

"Come no" mi circonda la vita per farmi avvicinare a lui. "Posso rimanere qui?"

Alzo la testa "Perché me lo chiedi? È casa tua." Alzo le spalle.

"Si ma.. ti va bene?"

"No. Non ti voglio" mento ridacchiando.
Non c'era nemmeno bisogno di chiederlo fra l'altro, è palese che sarebbe rimasto qui.

"Mi fa piacere perché sarei rimasto comunque." Sorride.

Mi sposto più vicina a lui e chiudo gli occhi per godermi questo momento. Quanto vorrei vivere così per il resto della mia vita.. penso di non essere mai felice.

"Ti devo chiedere una cosa.." dice passando le dita nella mia schiena.

"Smettila.." storco il naso.

Mi guarda con le sopracciglia aggrottate "di fare cosa?"

"Sei un po' strano.. sei troppo accondiscendente, non devi star attento a quello che dici o cose del genere, mi fa sentire come se mi trattassi da bambina speciale"

Si rilassa visibilmente "Bambina speciale? Come ti è venuto in mente?"

"Non lo so" picchietto le dita sul suo petto.

Sospira.
"Comunque, bimba speciale, mi sto solo assicurando che tu stia bene" Spiega.

"Si, ti ringrazio per questo, ma puoi anche tranquillamente essere te stesso" gli bacio il mento, un gesto così semplice che lo fa sorridere.

"Me stesso?" Cerca di trovare strada fra l'elastico dei miei pantaloni giallo canarino.

"Non troppo te stesso, pervertito! Cosa mi volevi chiedere?"

Fa un piccolo sospiro prima di iniziare a parlare "sai, non so quante volte è successo quando io non c'ero.. è difficile suppongo, uscirne da soli" divaga e non riesco a capire dove vuole andare a parare "forse, non pensi che dovresti, non so.. provare ad andare da qualche psicologo" appena pronuncia le ultime parole mi stacco da lui.

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