Capitolo 32
Ma so che quando troveranno il centro dell'universo, rimarrai delusa a scoprire che non sei tu.
Fedez
"Ashley non puoi nasconderti per sempre.. andiamo apri!" Busso alla porta più forte.
È pazza se pensa veramente di scappare per sempre. Non si rende proprio conto che la sua lingua la frega da sola. Se proprio voleva nascondermi questa cosa non doveva proprio accennare a parlarne.
"Ashley!" Calcio la porta col piede ormai al limite della pazienza.
Un uomo sulla quarantina vestito in giacca e cravatta viene ad aprirmi con un cipiglio sul viso. Ha i capelli e gli occhi scuri e con la sua altezza mi fissa severamente.
Provo imbarazzo improvvisamente, solo perché questo uomo mi terrorizza leggermente.
"Ehm salve" Faccio un sorriso di scuse.
Mi squadra da testa a piedi analazizzandomi perfettamente.
"Sono fermamente cattolico, mi dispiace ma non mi interessa." Taglia corto e fa per chiudere la porta.
Eh? Che diavolo sta dicendo?
"Aspetti.." cerco di fermarlo e lui sospira guardandomi scocciato.
"Io non so perché voi testimoni di Geova perdiate il vostro prezioso tempo a suonare nelle case.." dice spazientito. [NON È IN ALCUN MODO OFFENSIVO NEI RIGUARDO DEI TESTIMONI DI GEOVA, È SOLO PER FAR RIFERIMENTO A COSA SUCCEDE NELLA REALTÀ]
Lo guardo allibita. "Io non sono testimone di Geova" quasi mi scappa da ridere e poi inizio a domandarmi cosa abbia mai potuto fargli pensare una cosa del genere.
Perché?
"In realtà stavo cercando Ashley." Affermo e il suo viso si fa sospettoso.
"Io conosco tutte le amiche di mia figlia e sono sicuro di non averti mai vista o conosciuta."
Che palle.
"In realtà si.. ci siamo conosciute ultimamente a scuola" invento.
Lui fa un sorriso e mi fa spazio per entrare. È così strano come il suo comportamento sia nettamente cambiato da un momento all'altro.
A parte per il caratteraccio non somiglia per niente al padre. Esteticamente sono due poli opposti.
Mi indica la porta di camera sua e faccio finta di ascoltarlo dato che so perfettamente dove si trova. Salgo le infinite scale e busso prima di entrare velocemente.
Lei scaccia un urletto fracassandomi letteralmente i timpani. Perché la sua voce è così fastidiosa?
"Sono io..calmati" Alzo gli occhi al cielo poi butto sul letto rosa sotto il suo sguardo assassino.
"Sei tu che entri come una ladra, e poi togliti dal mio letto mi rovini la fodera nuova." Si lamenta.
"Davvero? Ma se il colore è lo stesso." Le faccio notare.
"Infatti"
Ho la strana sensazione che spende palate di soldi per comprarsi più cose di uno stesso modello. Non voglio saperlo davvero.
"Ho incontrato tuo padre all'entrata. Simpatico!" Ironizzo facendo un sorriso falso.
"Hey Cos'hai contro papi? È solo iper protettivo con me." Si vanta.
"Mi stava letteralmente per cacciare perché credeva fossi una testimone di Geova" la guardo seriamente.
Alza le spalle "lo fa con tutti." Afferma come se fosse la cosa più normale da dire ad una persona che ti bussa in casa.
Voglio piangere.
"Sai perché sono venuta, vero?" Cerco di arrivare al sodo.
Non ne posso più di questi rimandi.
"No." Gira la testa.
"Certo che lo sai. Lo sai benissimo e adesso sputi il rospo."
Noto il nervosismo nei suoi occhi e dal modo in cui si gratta con un tacco la caviglia minacciando di conficcarla nella sua pelle.
"Muoviti non aspetterò in eterno" quella nervosa dovrei essere io ma non ce la faccio più. Ho pieno diritto a sapere cosa mi nasconde dal momento che si tratta di mio padre e di me.
Sono cambiata moltissimo da quando sono andata via da Seattle. Ricordo ancora quando non potevano neanche menzionare mio padre che sentivo le forti fitte al petto fino a farmi perdere nei fortissimi attacchi di panico. Forse la sua lontananza mi fa bene anche se lo sento costantemente come una spina sul fianco. Ho sempre paura che faccia apparizione o che si faccia sentire da un momento all'altro.
"Ho solo fatto delle ricerche su internet per poterti dare fastidio e farti passare male con Dylan" mente.
"E mio padre chi sarebbe? Obama? Mio padre non è nessuno per essere trovato su internet, non ha nemmeno un fottuto social network. Almeno inventati una scusa migliore"
È più stupida di quanto pensassi.
Lei si guarda intorno e vedo le menzogne dominare i suoi occhi azzurri.
"Non posso dirtelo, punto." Afferma rimanendo al suo posto.
Sto impazzendo "Invece me lo dirai."
"Ti ho detto che non posso" quasi urla.
"Perché no?"
"Perché perché.." Si guarda intorno in cerca di un miracolo per uscirne fuori. "Io non sapevo che avessi gli attacchi di panico" se ne esce.
La guardo sotto shock "e questo cosa c'entra, scusa?"
"C'entra!" Si alza.
Diventa arrabbiata, disperata, e sta quasi per piangere. Cosa le succede? Non deve far altro che raccontarmi su come ha avuto informazioni su di me e su mio padre. Non mi sembra così difficile.
"All'inizio credevo fosse una cosa divertente dal momento che i miei genitori mi hanno mentito per circa dodici anni."
Non sto capendo niente..
"Mentito? Mentito su cosa?" Mi alzo anch'io mettendomi di fronte a lei.
"Lasciala star-" dice ma la interrompo subito.
"No adesso me lo dici, cazzo" ho già perso la pazienza. Non può fare così.
"A dodici anni mia mamma ha finalmente avuto il coraggio di dirmi la mia vera identità" sorride all'aria, con le lacrime agli occhi come se non potesse ancora crederci.
"Ashley.."
"Io-io non capisco solo perché mi hanno abbandonata? Perché hanno preferito te a me?" Sta piangendo e io sono ancora più confusa. Perché piange? Cosa diavolo sta dicendo?
"Non pensavo che i bambini si potessero vendere. Non credevo, anzi ne sono fermamente convinta!" Continua a sfogarsi.
"Ashley!" La prendo per le spalle e la scuoto perché si fermi e mi guardi negli occhi.
"Non sto minimamente capendo cosa stai dicendo e cosa c'entro io? Parlami." La fisso in cerca di una frase di senso compiuto.
Il suo viso rosso e i suoi occhi azzurri iniettati di sangue mi entrano in profondo. Ho una stranissima sensazione.
"Sei mia sorella. Mia sorella gemella Ally." Sospira buttando la bomba.
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Boooom
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