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Capitolo 20


You got me looking so crazy right now.

Beyoncé.

Scendo al piano terra ma non lo trovo.
È davvero fastidioso quando si arrabbia: urla e scappa via d me.

Non so esattamente cosa fare, ma le mie dita stanno già cliccando sul nome di Hardin. Il cellulare sta già squillando e prima che possa riattaccare sento la sua voce dall'altro capo del telefono.

"Ally!" Dice con un po' troppo entusiasmo.

"Oh ciao Hardin."

"Hai letto il messaggio?" Chiede.

"Si, volevo parlartene. Senti possiamo vederci?" Chiedo e spero di non pentirmene.

"Certo." Accetta subito.

"Vuoi che venga lì da te?" Chiede e io vado nel panico.

"NO. Cioe.. voglio dire è meglio se ci vediamo fuori, ti va bene?" Mi mangio l'unghia del pollice.

"Va bene. Venice Beach?"

Dico di sì e salgo su a cambiarmi. Prendo le chiavi di casa e rimango a interdetta se lasciare a Dylan un biglietto o no. Decido di farne a meno, tanto è già incazzato con me e in ogni caso mi può chiamare al cellulare.

Prendo l'ennesimo taxi da quando sono atterrata a Los Angeles e ripenso alle dure parole di Dylan.

Il ragazzo dolce che conosco io non farebbe mai una cosa del genere. Eppure lo ha ammesso senza esserne minimamente toccato. So che non è così. Quindi scoprirò cosa lo turba, e così riuscirò finalmente a capirlo.

Non so mai come prenderlo quando l'argomento si sposta alla sua famiglia. É arrabbiato, successivamente insensibile e tante volte incontrollabile. Dice tante di quelle cattiverie che non si rende nemmeno conto.

"Signorina? Siamo già arrivati." La voce del tassista mi risveglia dai miei pensieri.

"Oh mi scusi. " gli porgo i suoi soldi e aspetto sul muretto vicino alla spiaggia dove abbiamo fissato.

"Ciao bellissima, spero di non averti fatto aspettare molto." La voce di Hardin mi fa sobbalzare.

"Ciao" Balbetto.

Ha il solito ciuffo tirato all'indietro perfettamente, indossa un paio di skinny e una giacca sopra una semplice t-shirt bianca. È semplice, ma come sempre perfetto.

"Come stai?"

"Bene, tu?"

Si gratta il mento "Normale."

"Cioè?" Alzo un sopracciglio.

"Le solite cose.." resta sul vago e non sono sicura di volerlo sapere.

"Comunque.. perché mi hai chiesto di venire qui? Immagino che il tuo ragazzo non lo sappia."

Infatti.

"No, non lo sa." Ammetto.

"Sai.. non dovresti farti comandare tanto da lui."

Cosa? "Io non mi faccio comandare da nessuno." Suono più brusca di quanto volessi.

"Scusa" abbasso il tono.

"Tranquilla." Fa un sorriso accondiscendente.

"Possiamo camminare un po'?" Chiedo per cambiare argomento.

Annuisce e mi tolgo le scarpe per camminare sulla spiaggia, così fa anche lui e camminiamo con un silenzio imbarazzante.
Una coppia passa accanto a noi mentre si rincorre ridendo: il ragazzo la prende per la vita e la bacia mentre sorride sulle labbra. Trovo quel gesto così intimo nonostante siano in pubblico e mi trovo a guardare Hardin per distogliere lo sguardo.

Mi guarda e mi sorride.

"Ti volevo parlare di Dylan." Sputo il rospo dopo un lungo silenzio tra occhiate imbarazzanti e sorrisi falsi.

Mi guarda, un po' deluso forse e annuisce.

"Non sei tenuto a farlo, ma vorrei che tu mi raccontassi la sua storia."

"La sua storia?" Chiede confuso.

Annuisco.

"Il fatto che tu lo stia chiedendo a me significa che non ti racconta molto della sua vita." Inizia ad irritarmi. So dove vuole arrivare.

"Lo so, ma forse ha i suoi motivi per non farlo. Per questo lo devo sapere per vedere se posso capirlo."

Annuisce.
"Beh se la metti così va bene. Ma non ti aiuterà molto, credo. Dylan e io siamo fratellastri da non più di cinque.
Sai.. dopo la morte di sua sorella, è iniziato a diventare violento fino a quando mio patrigno non ha deciso di farlo vivere da solo."

Sono sgomenta da ciò che ha appena detto. "Non ha pensato che magari questo avrebbe peggiorato le cose?" Sono infastidita dalla strafottenza di quella famiglia.

"Fammi finire. . Ha chiesto lo stesso Dylan di chiedere di andare a vivere da solo. Non ci ha mai sopportati né a me né a mia madre, e odiava suo padre. Lo ha sempre ritenuto colpevole di ciò che è successo a Margaret." Nomina la sorella di Dylan e io rabbrividisco.

"Perché? Come ha avuto anche il solo coraggio di far vivere da solo un adolescente che ha subito una perdita importante. Sua madre dov'è?" Mi ritrovo ad indagare in profondo ciò che è successo e so dannatamente bene che è sbagliatissimo.

"È ricoverata in manicomio a San Antonio credo. Ha letteralmente perso il controllo di sé stessa dopo la morte di Margaret e Dylan non l'ha resa facile." Le lacrime solcano il mio viso e il mio cuore si spezza in frantumi.

Pensavo di essere l'unica a subire la più grande delle disgrazie, credevo che nessuno potesse provare dolore più di quanto ne abbia provato io, credevo di essere l'unica senza speranze. Non provo compassione, provo dolore perché lo amo. Perché cerca sempre di aiutarmi, cerca sempre di trovare un modo per salvarmi dalla brutta persona che sono, e non mi sono mai accorta che dentro ha sempre avuto questo. Sono stata così egoista che ho pensato soltanto al mio dolore, e lui mi sorrideva cercando di rassicurarmi.

"Cazzo non dovevo dirti niente" mi tocca la spalla mentre singhiozzo.

"No, grazie per avermelo detto. Devo andare." dico asciugandomi le guance per fare spazio ad altre lacrime.

"Posso accompagnarti a casa?" Chiede preoccupato.

Scuoto la testa. "Non preoccuparti. Di' a tua madre che non posso lavorare per lei." Dico e lui non aggiunge altro vedendomi nel mio stato pietoso.

Senza salutarlo corro a prendere un taxi e ci entro dentro scoppiando in lacrime. Il tassista mi guarda nello specchietto retrovisore ma non commenta.

Dylan ha una vita molto incasinata e io non ho mai fatto niente per aiutarlo. Mi sento così in colpa e così in pena per non averlo guardato in profondo.
Sapevo di Margaret, ma non ho mai saputo di sua madre e di suo padre. Non ho mai saputo cosa ha dovuto affrontare da solo.

Arrivo davanti a casa e il mio sguardo si sposta subito alla casa accanto dove provengono schiamazzi e risate.
La porta è semi aperta e la mia curiosità è alle stelle, così decido di andare a curiosare.

Mi avvicino e sento una voce molto familiare.

Dylan è dentro. Perché Dylan è dentro?

Spalanco la porta istintivamente ed umpulsivamente e trovo Denise a sedere sul divano con le stampelle appoggiate accanto a lei, mentre Dylan sta tingendo una parete di bordeaux.

Che diavolo ci fa qui? Perché gli sta tingendo la parete e perché ridono insieme?

I miei neuroni cominciano a funzionare e mi rendo subito conto che la scenata delle stampelle è stata appositamente fatta apposta per passare del tempo con il mio ragazzo.

"Che problemi avete voi due?" Urlo facendo sobbalzare entrambi.

//////
SONO MOLTO IRRITATA DA ALCUNI COMMENTI CHE CONTINUANO AD ARRIVARMI RIGUARDO AL PERSONAGGIO DI HARDIN. VI SPIEGO: ALCUNE PERSONE SOSTENGONO CHE QUESTA STORIA SIA LA FOTOCOPIA DI AFTER SOLTANTO PERCHÉ C'È IL NOME HARDIN ALL'INTERNO DELLA STORIA -.-

NON SO CHE DIRE. PERCHÉ IO HO LETTO AFTER E NON MI SEMBRA UGUALE A QUESTA.

COSA DEVO FARE PER CAMBIARE QUESTO VOSTRO PENSIERO? CAMBIARE NOME? ELIMINARE LA STORIA?

NON LO SO. DITEMELO VOI, IO SONO GIÀ SFINITA.

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