Lui era li, sempre un passo avanti al mio. Non importa quanto tentassi di raggiungerlo, lui era sempre davanti a me.
Io ormai ero sempre oscurato dalla sua ombra e l'unica cosa che potevo e riuscivo a fare, era guardarlo in silenzio da lontano. E così feci, per 17 anni non feci altro che osservarlo e proteggerlo, ma volevo che il mio dolce riccio rimanesse puro, lui non doveva essere toccato, guardato e neanche pensato da nessun altro. Solo io ne avevo il diritto, solo io sapevo come rendere felici quegli occhi color verde smeraldo.
Quel riccio,color azzurro come il mare e col sorriso più dolce e contagioso che mai...era soltanto mio.

Era una mattina d'inverno, i raggi del sole illuminavano la candida neve bianca, che ricopriva la città di Mobius, e oltrepassavano le finestre di casa mia, illuminandomi il volto.
A causa della forte luce, mi svegliai svogliatamente e a stento mi alzai dal mio morbido letto.
Non ero per niente entusiasto di affrontare quel nuovo giorno, poiché si prospettava un'altra noiosa giornata di università.
Mi lavai la faccia e mi vestì con i miei vestiti abituali: giacca di pelle nera, jeans chiari, che mi ricoprivano una piccola parte delle scarpe jet che indossavo, e guanti con polsini inibitori.
Dopo ciò uscì di casa e mi diressi all'università. Appena entrai, in classe tutti mi guardarono con delle faccie stranite,probabilmente per la mia espressione sempre seria e il mio atteggiamento schivo,li guardai con indifferenza come sempre e andai a sedermi al mio solito posto in fondo alla classe.
A causa del bullismo che ho sempre subito fin da piccolo, non mi sono mai aperto o relazionato con le altre persone. Tutt'ora non permetto a nessuno di essere confidente nei miei confronti o guardare dentro di me, attraverso i miei occhi rosso sangue. Nessuno, tranne una persona.
La lezione non era ancora cominciata, e il mio primo pensiero fu di guardare in direzione dell'unica persona in questo mondo della quale mi importava davvero.
I miei occhi puntarono dalla parte opposta della classe, vicino alla cattedra, per inquadrare lui, il riccio con gli aculei rivolti verso il basso del colore del mare.
I miei occhi erano letteralmente incollati su di lui, non riuscivo a guardare altrove. Mi perdevo nei suoi occhi color smeraldo e nel suo caldo e dolce sorriso quando si girava.
Era come se in quella stanza ci fossimo solo io e lui.
Ma purtroppo la mia, era solo la stupida immaginazione di un riccio innamorato, perché la mia celestiale visione venne interrotta dalla frase di una impertinente riccia.
"Sonic!! Come stai?. Come sei bello e che sorriso radioso che hai anche oggi!"
Dopo quella frase, quella stupida riccia rosa non esitò ad circondargli il braccio con le sue braccia e stringerlo a sé.
Il mio amato non sembrava troppo a suo agio in quel momento. Aveva un imbarazzato e forzato sorriso sul volto ed era leggermente rosso sulle guance. Lei al contrario, sembrava molto felice e non intenzionata a staccarsi da lui.
Io non riuscivo a sopportare quell'orrenda visione, mi dava un tale nervosismo per cui sarei stato capace di strapparla letteralmente da lui. Come osava una stupida mocciosetta, abbracciare il mio amato? Non ne aveva il diritto.
In quel momento avrei soltanto voluto alzarmi e scaricare tutta la rabbia che provavo, contro quella smorfiosa riccia. Fortunatamente ci pensò Sonic a spostarla e rimetterla al suo posto.
Al termine di quella scena mi calmai, ma ero più che determinato a non farla passare liscia a quella riccia.
Fin da piccolo ho molto sofferto a causa sua, perché anche lei come me, è sempre stata innamorata di Sonic. La differenza tra noi è che io in 17 anni non ho mai rivelato i miei veri sentimenti a Sonic, mentre la riccia rosa, di nome "Amy Rose", lo ha fatto di continuo tutti'oggi.
Non ne potevo più, giurai di mettere la parola "fine" a questa storia.