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Capitolo 8

Siccome ho un piccolo break tra la seconda prova e la terza d'esame, ho pensato di approfittarne per scrivere qualcosa, spero apprezziate, un bacio 😘❤

'Baciami, baciami, baciami.' avevo passato tutta la sera con quella parola a ripetizione nella testa, eppure non ero così sicuro di volerlo e lui sembrò capirlo, perché ci fu un attimo in cui si avvicinò a me, alternando lo sguardo tra i miei occhi e le mie labbra, per poi bloccarsi e baciarmi una guancia, cosa che apprezzai ugualmente, eh. Le sue labbra sulla mia pelle... Qualcosa di unico, per non parlare di quando poi ha detto che le mie guance erano morbide e soffici come zucchero filato, finalmente qualcuno che dava ragione alla mia teoria, lo sapevo!

Ma tralasciando ciò... Era stava una serata oserei dire magica, il modo in cui parlava, ciò che diceva, il modo in cui mi capiva, in cui mi guardava, in cui mi sorrideva... Il modo in cui lui faceva sorridere me. Mi sentivo improvvisamente diverso, in senso buono però, e la cosa mi piaceva.
"Terra chiama Fede, ci sei?"
La voce di mia sorella mi richiamò.
"Hai detto qualcosa?"
Chiesi appena sceso dalle nuvole.
"Ti ho appena raccontato di com'è andata con quel ragazzo e tu non hai sentito neanche una parola."
La guardai confuso.
"Ma perché, ieri sei uscita con quel tipo?"
Lei alzò gli occhi al cielo, sbuffando esasperata.
"Sì, Rossi."
Feci un'espressione sorpresa che la fece sbuffare esasperata ancora una volta.
"Senti se non ho delle sorelle non è colpa mia, quindi è compito tuo sopportare i miei drammi, perciò abbi la decenza di ascoltarmi!"
Alzai gli occhi al cielo io stavolta. Tirava fuori quella storia ogni volta che non le prestavo attenzione... Come se fosse colpa mia che fossimo solo in due e fossimo un maschio e una femmina e io non fossi quel tipo di gay effeminato! Comunque...
"Scusa, ma anch'io ho i miei drammi."
Il suo nervosismo si placò e mi si lanciò davanti al viso.
"E non dici niente alla tua sorellona?! Parla! Cosa stai aspettando?!"
Scoppiai a ridere.
"Calma ragazza, ora ti dico tutto."
Lanciò un urletto, entusiasta, trascinandomi sul divano.
"Avanti, parla."
Sorrisi, abbassando lo sguardo al pensiero di quel dannato ragazzo che nel giro di neanche una settimana mi aveva conquistato, azione che fece lanciare un altro urletto eccitato a mia sorella.
"Si chiama Noah, è un anno più grande di me, frequenta la mia scuola ed ha dovuto saltare un anno a causa del suo trasferimento dall'Inghilterra e sì, è inglese."
Confermai, prima che lei potesse interrompermi con i suoi scleri.
"Ed è assolutamente fantastico, mi somiglia così tanto, abbiamo gli stessi gusti, lo stesso modo di pensare, dovresti sentire alcuni dei suoi ragionamenti, è come se ci leggessimo nella mente a vicenda, è impressionante!"
Dissi entusiasta, con un sorrisone che mai mia sorella mi aveva visto.
"Mi ha praticamente mandato in pappa il cervello nel giro di pochi giorni e questa cosa un po' mi spaventa."
Il mio sorriso si affievolì.
"Ho paura dell'influenza che lui ha su di me, ho paura che potrebbe usarla contro di me."
Ammisi. Sì, avevo paura che questo suo riuscire a cambiarmi, a fare di me ciò che voleva, sarebbe potuto essere un punto a mio sfavore.
"Non ti fidi?"
Mi chiese. Annuii.
"Mi fido... Ma ho paura, insomma è la prima volta che mi succede."
Le confidai e lei mi sorrise materna.
"Lasciatelo dire da una che ha più esperienza: fregatene delle paranoie, delle paure, viviti la cosa, specialmente tu che è la prima volta, se ti rende felice, perché mai dovrebbe essere sbagliata?"
Le sorrisi, aveva ragione, dovevo vivermi questa cosa con Noah, lui mi faceva stare bene, mi rendeva felice, mi faceva sentire capito, ascoltato, per cui perché preoccuparmi? Sarebbe andato tutto bene, vero? Sentii il cellulare vibrare, lo afferrai e lessi il suo nome. Il mio sorriso si ingrandì.
"È lui?"
Mi chiese la ragazza ed io annuii.
"Che dice? Che dice?"
Mi chiese più volte, cercando di sbirciare, ma io glielo impedii.
"Mi ha invitato a fare colazione insieme."
Le dissi, con gli occhi che probabilmente mi brillavano. Mi alzai e digitando una risposta di consenso veloce, corsi di sopra a prepararmi, senza aspettare reazioni da Valentina.

"Cos'hai intenzione di metterti?"
Mi chiese la mora sulla soglia della porta.
"Non ne ho la minima idea, magari qualcosa tipo pinocchietti di jeans, data la giornata, una maglia e un gilet sempre di jeans."
Proposi e lei borbottò.
"Come fa ad essere così semplice per voi?"
Risi nervosamente.
"Credimi, non lo è."
La informai, prendendo il tutto e correndo in bagno.

"Pronto nel giro di venti minuti, dovremmo fare una tabella dei tuoi record."
Disse alla fine delle scale con me davanti, appena sceso, con il fiatone. Quando mi fui ripreso, le lasciai un bacio e corsi al luogo dell'appuntamento, convinto di essere in mega ritardo, mentre invece mi ritrovai ad aspettare mezz'ora per il suo arrivo. Quando arrivò, mi chiese anche se era da molto che lo stessi aspettando ed io risposi con molta naturalezza che ero arrivato poco prima... Certo... Ero totalmente fottuto per questo ragazzo, conferma fu quando lui mi sorrise e mi disse testuali parole...
"Non sorrido quasi mai, mentre con te mi viene così naturale essere felice."
Beh, che dire, il mio cuore era andato in arresto cardiaco solo con quella frase, detta da quelle dannate labbra, con tale sentimento.

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