Capitolo 7
'Okay, Federico, calmati, in fondo ti ha solo chiesto di uscire, sarà giusto per conoscervi meglio, un'uscita tra amici, mica un appuntamento.' Era quello che mi ripetevo nella testa e anche ad alta voce da tutto il giorno, anche poco prima dell'ora X, mentre facevo avanti e indietro per la mia stanza, indeciso su cosa indossare. Davo come causa della mia ansia il fatto che non avevo mai avuto un amico, quindi non ero abituato a fare conoscenze, specialmente con persone così simili a me, anche perché francamente non ne avevo mai incontrate, ma questi sono dettagli.
"Che cazzo mi metto?!"
Sbottai ancora, dopo aver svuotato il mio armadio.
"Che sta succedendo qua dentro?"
Chiese mia madre entrando, stando attenta a non inciampare in qualche mio indumento.
"Niente mamma, sta tranquilla."
La rassicurai senza nemmeno guardarla.
"Non mi sembra..."
Disse, quasi timorosa, notando il mio evidente nervosismo e irritamento. Sospirai.
"È che... Devo uscire... Con un ragazzo..."
Le confessai, torturandomi con i denti il labbro inferiore.
"Oh..."
Disse semplicemente, per poi sorridermi raggiante.
"E... Questo ragazzo..."
Iniziò, sedendosi ai piedi del mio letto, cercando di contenere il suo entusiasmo.
"Ti piace?"
Arrivò dritta al punto, facendomi avvampare.
"No!"
Perché non ci credetti nemmeno io?
"Beh, ecco... È un bel ragazzo e..."
Mi interruppe.
"Come si chiama?"
Chiese curiosa.
"Noah."
Sembrò pensarci su.
"Bel nome, mi piace."
'A me piace lui.', scossi ritmicamente la testa. Ma cosa stavo andando a pensare? Sbuffai, rovistando ancora fra i miei vestiti.
"Secondo me dovresti indossare qualcosa di bianco, ti sta così bene."
Mi fece notare con aria sognante. Beh, in effetti non aveva tutti i torti, il bianco mi donava un aspetto angelico.
"D'accordo mamma, grazie."
Le sorrisi.
"Figurati piccolo."
Si alzò, mi baciò una guancia e si avviò alla porta.
"Divertiti."
Detto ciò, sparì dalla mia visuale. Guardai l'orario e notai di essere in netto ritardo, cosa che solitamente mi importava ben poco, ma quella volta, stranamente, andai nel panico più totale, motivo per cui iniziai a correre in tutte le direzioni per sbrigarmi.
"Ciao."
Disse solo, squadrandomi, con uno strano luccichio negli occhi.
"C-ciao."
Balbettai, rifiutandomi di guardarlo ancora negli occhi, appena rosso in viso. Odiavo essere così diverso con lui, comportarmi così stranamente, ma non riuscivo a fare altrimenti. Mi faceva battere forte il cuore, le mani mi sudavano, gli occhi probabilmente mi brillavano e sorridevo, sorridevo come un perfetto idiota. Mi ero innamorato per caso? Basta davvero così poco per innamorarsi di qualcuno? Sono sempre stato scettico nei confronti dell'amore, eppure ci credevo, credevo nell'amore, semplicemente credevo anche che nessun essere umano poteva essere in grado di provare un sentimento di quella portata, nemmeno io, io che mi ritenevo superiore.
"Andiamo?"
Mi chiese, richiamandomi dai miei pensieri. Annuii, incamminandomi al suo fianco.
"Cosa pensi dell'amore?"
Gli chiesi istintivamente, pentendomene quasi subito.
"Credo che sia qualcosa di simile all'universo, all'infinito, ovvero qualcosa che affascina, ma al contempo fa paura, qualcosa che non è alla portata dell'essere umano, troppo insignificante davanti all'immensità di un sentimento come l'amore."
Il mio cuore perse un battito.
"È quello che penso anch'io."
Lui alzò un angolo della bocca.
"Non avevo dubbi."
Commentò.
"Ma... Con questo, credi che non proverai mai amore?"
Azzardai.
"Semmai dovessi provare amore, sarà devastante, spero solo 'devastante' in senso buono."
Ridacchiò, contagiandomi. 'Lo spero anch'io per me...' pensai.
"Ho pensato fosse meglio un posto tranquillo, perché la gente mi irrita e non vorrei che fosse la causa del mio rovinare questa serata."
Disse, mentre prendeva posto a sedere su un telo da spiaggia, con due cartoni di pizza in una mano e due lattine di birra nell'altra.
"Va benissimo, non preoccuparti."
Sorrisi, sedendomi poco distante da lui.
"Una panna e funghi per te e una per me."
Anche gli stessi gusti in fatto di cibo? Dio, eravamo così uguali. Ma... Quand'è che gli avevo detto che tipo di pizza mi piacesse?
"Come facevi a sapere che mi piace la pizza panna e funghi?"
Chiesi curioso. Lo vidi irrigidirsi un attimo.
"Tu... La prima volta che ci siamo incontrati."
Ci riflettei su. No, io non glielo avevo detto, mi sarei ricordato dell'ennesima cosa in comune con lui.
"No, ti sbagli..."
Ero certo di non averglielo detto...
"Okay, lo ammetto... Ho tirato ad indovinare."
Ammise e il mio scetticismo si placò appena.
"Ho notato che abbiamo così tante cose in comune che ho ipotizzato che la pizza fosse una di quelle."
Il mio cuore perse un altro battito. Allora anche lui l'aveva notato, non ero l'unico cretino tra i due a notare certe cose. Improvvisamente mi sentii sollevato, sì, sollevato nel sapere che non ero cretino da solo, ma eravamo cretini in due.
"Okay, ti credo."
Ammisi. Lui mi sorrise ed iniziò a mangiare la sua.
"Ti va di parlarmi un po' di te?"
Chiesi iniziando a mangiare anch'io.
"Cosa vuoi sapere?"
Mi chiese di rimando.
"Tu cosa mi vuoi dire?"
Lo provocai. Sorrise divertito.
"Vengo da una famiglia normale, sono figlio unico, ho un cane di nome Spike..."
Lo interruppi.
"Hai un cane?"
Chiesi conferma con, sicuramente, occhi a cuoricino.
"Sì, un amante dei cani non può non averne uno."
Disse con fare ovvio. Un'altra cosa in comune.
"Anch'io ho un cane, è una femminuccia, si chiama Pinky."
Lo informai.
"Magari un giorno possiamo fare un'uscita a quattro."
Ridacchiò. Lo imitai.
"Perché no, basta che il tuo amico si comporti bene con la mia piccolina."
Dissi protettivo.
"Tranquillo, è un santo... Proprio come il padrone."
E potei giurare di aver visto una scintilla di malizia attraversare quegli occhi che mi avevano oramai stregato.
"Dovrei crederti?"
Alzò le spalle.
"Questa scelta spetta a te."
Vero... Eppure sapevo già che quella non sarebbe stata l'unica scelta che mi si sarebbe presentata.
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