Capitolo 3
Sguardo perso verso la finestra. Era l'ora di matematica. Non avevo la testa per concentrarmi anche solo un minimo su limiti e asintoti. Più guardavo il cielo, più vedevo gli occhi di quel ragazzo. Cosa mi stava succedendo? Mi ero innamorato a prima vista? Non ho mai creduto di essere il tipo, dato il mio lato esigente. Diciamo che lui mi ispirava, sembrava il tipo di ragazzo che avrebbe rispecchiato il mio canone di "persona speciale", così definiva mia nonna colui che mi sarebbe stato accanto e avrebbe sciolto il mio apparente cuore di ghiaccio.
"Rossi!"
Venni richiamato dalla per niente soave voce della mia professoressa.
"Visto che è stato così attento..."
Iniziò ironica.
"Mi dica qual è il dominio di questa funzione."
Mi interrogò, così spostai il mio sguardo sulla lavagna, iniziando a fare i calcoli a mente.
"X diverso da più o meno sette."
Risposi poco dopo.
"Senta Rossi, solo perché hai un'intelligenza sopra la media, non vuol dire che tu possa fare quello che ti pare, non prestando neanche un minimo di attenzione alle lezioni, è chiaro?"
Mi rimproverò. Sbuffai, lasciandomi andare contro lo schienale della sedia.
"Dovresti sfruttarla, piuttosto, per garantirti un futuro migliore. Dove credi di arrivare così?"
Solite ramanzine che ricevevo almeno due o tre volte a settimana da professori diversi.
"Grazie del consiglio prof, ma io so come sfruttare le mie doti, non si preoccupi."
Le risposi.
"Se non mi impegno nello studio, evidentemente non lo vedo come un qualcosa di importante, altri proverei a sforzarmi e comunque non davo fastidio a nessuno, non interferivo con la sua lezione e con lei ho una buona media, non vedo cos'abbia da lamentarsi."
Continuai educatamente, ma con l'intento di provocarla e, quindi, innervosirla. Fortunatamente riuscii a zittirla, lasciandola spazientita ed irritata.
Ero nei corridoio quando mi sentii chiamare e, di conseguenza, mi voltai, ritrovandomi una ragazza probabilmente del quarto, bassina, bionda, con occhi castani, che mi guardò con un sorriso.
"Tu sei Federico Rossi del quinto?"
Inarcai un sopracciglio ed annuii.
"Volevo chiederti se potevi darmi ripetizioni di latino e matematica."
Disse speranzosa.
"Perché lo chiedi proprio a me?"
Chiesi voltandomi totalmente verso di lei e mettendomi a braccia conserte.
"Mi hanno detto che sei molto intelligente e hai buoni voti."
Rispose. Sorrisi fiero.
"Posso pagarti, se vuoi."
Mi informò. 'Beh, perché no?' pensai, sarebbe stato un modo come un altro per passare il tempo e guadagnare qualcosina.
"D'accordo, quattro ore, cinquanta a lezione, il martedì e il giovedì."
La istruii.
"Perfetto, grazie mille."
Ci scambiammo il numero e le diedi il mio indirizzo.
"Comunque il mio nome è Giulia."
Ci credereste se vi dicessi che ho cercato quel ragazzo tutta la mattina, ma di lui nessuna traccia? Non sapevo nemmeno il suo nome da poter chiedere informazioni. Sbuffai, buttandomi sul divano. Quel giorno non avevo voglia di starmene a casa, volevo uscire, magari non il pomeriggio, ma la sera. Estrassi il telefono dalla tasca e composi il numero di Yuri.
"Ti sei già ripreso?"
Mi chiese subito.
"Non è per quello che ti ho chiamato."
Dissi sbuffando.
"E per cosa allora?"
Mi chiese con tono confuso. Quella domanda dimostrò quanto non contassimo nulla l'uno per l'altro, perché ci incontravamo praticamente solo per fare del sano e buon sesso.
"Ho voglia di andare in discoteca stasera."
Risposi.
"Mh, sì, perché no."
Acconsentì.
"Avevi già pensato dove?"
Mi chiese.
"In realtà no, mi va bene qualsiasi posto, è indifferente."
L'importante era la presenza di alcool per me.
"Okay, vedo io... Vuoi che siamo solo noi due o posso invitare gli altri?"
Sorrisi a quella domanda. Col tempo avevamo imparato a conoscerci un po', tipo aveva compreso che nei miei momenti 'no', avevo bisogno di bere, ma non totalmente solo, perciò tollerabile la presenza di Yuri, anche perché sarebbe stato l'unico a rispettare il mio volere, ovvero niente domande, niente parole, solo alcool, musica a tutto volume e silenzio fra di noi, cosa che altre persone non avrebbero mai fatto, stressandomi ed irritandomi.
"Invita chi ti pare."
Dissi con un'alzata di spalle.
"D'accordo biondo... Fatti trovare pronto per le undici, ti passo a prendere io."
Detto ciò, chiuse.
Avevo passato tutto il pomeriggio a dormire, un po' come sempre. Erano le dieci e decisi di iniziare a prepararmi data la mia velocità in modalità bradipo. Mi lavai con tutta la calma del mondo, forse più perché stavo dormendo in piedi, piuttosto che per rilassarmi. Una volta uscito, mi asciugai e mi vestii con una semplice maglia nera, jeans chiari e scarpe da ginnastica, nulla di ché, ma che su di me, ovviamente, stava da Dio. Presi chiavi, telefono e, dopo aver salutato mia madre, mia nonna e mia sorella prese a guardare la tv, uscii di casa, trovando già la macchina di Yuri con lui dentro che mi aspettava, intento a canticchiare qualcosa, cosa che dedussi dal fatto che dava colpetti sullo sterzo secondo un ritmo preciso e dal movimento delle sue labbra. Entrai in auto, costringendolo a voltarsi verso di me.
"Buonasera splendore."
Mi salutò con un sorriso.
"Muoviti."
Dissi secco.
"Acidone."
Commentò, facendomi la linguaccia e facendomi alzare gli occhi al cielo.
La musica era già alta quando arrivammo e l'odore di alcool, fumo e quant'altro era abbastanza forte, in contrasto con il mio piuttosto dolce.
"Vieni."
Mi richiamò Yuri, tirandomi per un braccio verso il bancone.
"I tuoi amici?"
Chiesi urlando per sovrastare la musica.
"Stanno arrivando."
Annuii soltanto.
"Ah, dovrebbe venire un altro ragazzo..."
Mi informò, ricevendo la mia attenzione.
"Non lo conosco, ma mi hanno detto che è un tipo particolare, in senso buono, e che si chiama Benjamin."
Continuò.
"È bello?"
Chiesi.
"Così mi hanno detto."
Rispose.
"È gay?"
Chiesi ancora, facendolo sorridere divertito e scuotere la testa come a dire 'Sempre il solito.'.
"Non ha preferenze, per lui è indifferente."
Annuii.
"Mi piace già."
Dissi, facendolo ridere.
Avevamo iniziato a bere qualche drink e già avevo il viso rilassato e un sorriso divertito stampato sulle labbra a causa delle continue cadute di Yuri dallo sgabello e della sua forte risata, data dall'alcool in circolo.
"Avete già iniziato senza di noi?"
Fece la sua comparsa uno degli amici di Yuri, avvicinatosi a noi con gli altri.
"Colpa mia."
Risposi, facendoli sorridere. Poco dopo notai che erano visi a me già noti.
"E quello nuovo?"
Chiesi, attirando l'attenzione su di me.
"Benjamin?"
Yuri annuì per me.
"Non è potuto venire..."
Si morse il labbro il ragazzo, abbassando lo sguardo, quasi... Triste?
"Lui... Non si è sentito bene..."
Aggiunse soltanto. Non dissi nulla, finii semplicemente il mio drink e mi buttai in pista. Avevo bisogno di sentirmi libero per qualche istante, di sentirmi vivo, di non pensare a niente... Eppure c'era qualcosa a cui non riuscivo davvero a smettere di pensare e la cosa mi infastidiva parecchio. Serrai la mascella, mordendomi forte il labbro inferiore, maledicendo la mia mente e non solo.
"Maledetti occhi..."
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