Capitolo 2
Nuovo noioso giorno di lezione. Sì, per me lo erano tutti. Non ero un ragazzo che si entusiasmava facilmente e bisognava sapermi prendere, cosa che nessuno era mai riuscito a fare... 'Apparte Yuri' pensai. Sorrisi divertito da solo per il doppio senso da me stesso trovato.
"Rossi, svegliati!"
Mi ripresi dai miei pensieri. Ero nel bel mezzo di una partita di pallavolo. Già, ora di educazione fisica, ahimè. Mi diedi da fare finendo 18-10. Praticamente almeno dieci di quei punti erano stati fatti grazie a me.
"Bella partita."
Commentò uno dei ragazzi, dirigendosi negli spogliatoi con gli altri, mentre io mi presi qualche minuto per starmene seduto sulla panchina a riprendere fiato e bere metà della mia bottiglietta d'acqua.
Una volta che mi fui ripreso, mi diressi negli spogliatoi ormai vuoti... O almeno così credevo. Vidi uscire da lì il ragazzo del giorno prima, ancora più bello del giorno precedente, se possibile. La bellezza non gli mancava affatto, dovevo riconoscerlo. I nostri sguardi si incontrarono di nuovo e nel momento in cui ci stavamo incrociando per prendere direzioni opposte, lui riportò lo sguardo davanti a sé, camminando a passo sicuro, senza guardarsi indietro, cosa che io invece feci. Seguii attentamente la sua figura, per poi vederla scomparire. Perché mi sembrò ancora più figo del giorno prima? Mentre entravo negli spogliatoi, riflettei sul fatto di non averlo mai visto prima, forse era un nuovo studente, chissà.
Ero sul mio letto, distrutto, le ore di educazione fisica mi stremavano ogni volta. Sbuffai al pensiero. Ero di nuovo solo in casa e sì, era una cosa che capitava spesso. Chiamare di nuovo Yuri? No, il mio fondoschiena faceva ancora male per il giorno prima. Guardare la TV? Noioso. Studiare? Anch'esso noioso, ma almeno potevo ingannare il tempo. Non ero una cima a scuola, ma non perché non fossi intelligente, assolutamente, semplicemente perché la cosa non mi importava, trovavo la scuola una cosa inutile, studiavo o appunto perché non avevo nulla da fare o per evitarmi ramanzine da parte della mia famiglia. Mi alzai per prendere i libri ed iniziai con latino, per poi passare a biologia e finire con inglese. Ci misi sì e no tre ore.
"E ora?"
Sbuffai, ributtandomi sul letto. L'immagine di quel ragazzo mi ripassò nella mente. Quegli occhi, cazzo quant'erano belli, avrei voluto davvero guardarli da più vicino e per ore. Magari l'indomani avrei potuto cercarlo e provare a... Ma che diamine mi stava passando per la testa?! No, no e no! Io non mi avvicinavo mai a nessuno, erano gli altri a venire da me. Però... Quel ragazzo... Anche se l'avevo visto solo due volte, sembrava indifferente davanti alla mia persona e la cosa mi innervosiva e mi intrigava al contempo. Okay, non sempre attiravo l'attenzione al livello di essere osservato per tutto il tempo, ma almeno da catturare uno sguardo che mi seguiva fino alla mia scomparsa, mentre stavolta fu il contrario. Forse per una volta potevo fare un'eccezione, giusto per combattere la solito routine, il solito rito di "conoscenza", per movimentare un po' le cose. Sorrisi tra me e me. Ma sì, perché non provarci con il ragazzo nuovo?
Era sera ormai, ora di cena con mia madre e mia sorella, le uniche, insieme a mia nonna e a mio padre, che erano in grado di suscitare in me qualche tipo di emozione e di strapparmi sorrisi veri. Sì, ero uno stronzo, un cinico, un presuntuoso, un orgoglioso, un menefreghista, un altezzoso e tanto altro, ma la mia famiglia era la mia famiglia, loro erano la cosa più importante per me, la cosa a cui tenevo di più e le uniche persone a conoscere un altro lato di me, forse il migliore, ma a quel tempo non l'avrei mai definito tale.
"Fé, com'è andata oggi a scuola?"
Mi chiese mia sorella maggiore.
"Normale."
Risposi con un'alzata di spalle.
"Hai studiato per domani?"
Mi chiese invece mia madre, con tono speranzoso.
"Per la tua gioia, sì."
Le sorrisi divertito. Ricambiò il sorriso. Ogni tanto mi concedevo qualche minuto per osservarla, eravamo così simili, stessi occhi, stesso sorriso, ma caratteri totalmente diversi, eppure anche lei dava l'impressione di una donna un po' altezzosa e presuntuosa, ma non lo era affatto. Si può dire che era più una donna che comunque teneva alla sua immagine, data la sua bellezza naturale che non passava inosservata. Mi venne spontaneo sorridere osservando entrambe. Parlavano tranquillamente del prossimo esame universitario di mia sorella che frequentava la facoltà di psicologia, cosa che alle volte odiavo, perché mi usava come cavia per capire i suoi progressi. Cercava in tutti i modi di analizzarmi, era convinta che se fosse riuscita a capire ed aiutare me, sarebbe riuscita a farlo con chiunque. Non sapevo mai se prenderlo come un complimento, ma dubitavo fortemente che lo fosse. Comunque non ci riusciva mai, ma pensavo fosse dato dal fatto che non ci fosse molto da capire, ero fatto così, nessun trauma infantile o situazione difficile, solo questione di genetica, probabilmente residuo di qualche lontano parente.
"Letto dolce letto."
Dissi buttandomi su di esso. Non avevo fatto nulla quel giorno, eppure mi sentivo davvero stanco. Le mie costatazioni furono interrotte da dei colpetti dati contro la porta della mia stanza.
"Avanti."
Dissi semplicemente. La figura di mia sorella fece il suo ingresso.
"Ehi... Senti... Ecco..."
Iniziò a balbettare, con lo sguardo basso, evidentemente a disagio. Mi misi seduto e la guardai confuso.
"Dimmi pure."
Dissi con tono abbastanza dolce, facendole alzare lo sguardo per incontrare il mio.
"Posso dormire con te?"
Chiese timidamente. Sì, era la più grande, ma non dava l'impressione di esserlo. Capelli castani, occhi pure, viso angelico, ma allo stesso tempo sicuro, più bassa di me di almeno cinque o dieci centimetri, minuta, ma comunque bellissima, come il fratello d'altronde.
"Vieni qui, nana."
La incoraggiai. Si aprì in un sorriso e si catapultò sul mio letto, sistemandosi contro il mio petto. Spensi la luce della lampada, coprii entrambi e la strinsi a me.
"Buonanotte Vale."
Le dissi accarezzandole i capelli.
"Buonanotte fratellino."
Sussurrò appena, cadendo immediatamente in un sonno profondo, mentre io rimasi sveglio ancora per qualche ora, o almeno così mi sembrò, con l'immagine di quel dannato ragazzo che attanagliava la mia mente.
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