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Capitolo 15

Scusate la lunga attesa, ma non sto molto bene e sto cercando di riprendermi, spero questo capitolo sia comunque all'altezza delle vostre aspettative, buona lettura ❤

Cinque giorni dopo...

"Ti amo."
Gli sussurrai, baciandolo. Sorrise.
"Dimmelo ancora."
Sorrisi.
"Ti amo."
Ripetei ed era dannatamente vero, quanto lo amavo, solo Dio poteva saperlo, era tanto, tantissimo, forse troppo.
"Non permetterai mai a nessuno di dividerci, vero?"
Mi chiese. Sentivo un pizzico di nervosismo e paura nel suo tono.
"Verissimo."
Mi voltai del tutto tra le sue braccia.
"Non permetterò a nessuno di separarci."
Lo rassicurai, per poi baciargli le labbra. Mi sentivo così bene, ero così felice, finalmente avevo trovato qualcuno come me, qualcuno che mi amasse, qualcuno da amare, qualcuno che mi facesse essere e sentire bene con me stesso, che mi facesse sentire bene e felice. Ma dentro di me sentivo un'angoscia, uno strano peso sul cuore, come se dovesse andare storto qualcosa da un momento all'altro e non riuscivo proprio a liberarmi di questa sensazione.
"Che ne dici se ce ne andiamo un po' a casa tua?"
Propose baciandomi il collo.
"Mi hai detto che non c'è nessuno."
Era vero. Mia madre aveva accompagnato mia nonna ad una visita medica, mentre mia sorella avrebbe passato tutto il pomeriggio nella biblioteca dell'università per un imminente esame.
"D'accordo."
Sorrisi e lui ricambiò.
"Ti va sushi?"
Annuì.
"Perché no?"
Riprese a baciarmi il collo.
"Però mi va anche altro."
Sussurrò facendomi rabbrividire.
"Avrai anche quello."
Lo rassicurai con un sorrisetto. Mi strinse più forte... Almeno credo.

"Sto morendo di fame."
Disse seguendomi e chiudendo la porta.
"Puoi iniziare a mangiare me, se vuoi."
Proposi, dirigendomi in cucina.
"Tu sarai il dessert."
Mi circondò i fianchi con le braccia, baciandomi la guancia.
"Ah ecco."
Sorrisi ed improvvisai una tavola apparecchiata, con due piatti e due forchette, ma la maggior parte del cibo finimmo per lanciarcelo addosso.
"Guarda che disastro!"
Esclamai ridendo.
"Ops."
Disse con fare da bimbo appena colto sul fatto.
"Dobbiamo riordinare subito."
Lo sentii sbuffare e lo vidi avvicinarsi a me e posizionarsi dietro di me.
"Possiamo farlo dopo."
Mi circondò la vita con le braccia e mi baciò il collo. Mugugnai in apprezzamento, voltandomi lentamente ed unendo le nostre labbra. Le nostre lingue si incontrarono ed accarezzarono dolcemente, mentre le sue mani mi accarezzavano con desiderio.
"Andiamo di sopra?"
Proposi in un sussurro. Lui mostrò il suo consenso prendendomi per il polso e conducendomi di sopra frettolosamente.
"Di fretta oggi?"
Chiesi divertito.
"Colpa tua che mi fai aver così tanta voglia di te."
Si difese, mentre entravamo nella mia stanza, incuranti di chiudere la porta. Camminò all'indietro verso i piedi del letto ed io che lo seguivo come fossimo calamite, fino a che le nostre mani non s'intrecciarono e le nostre labbra non si unirono ancora. Era strano, ma mi mancano quando erano distanti, seppur io le avessi assaporate un secondo prima, le sue labbra erano come droga, ne sentivo il costante bisogno.
"Ti voglio."
Mi sussurrò sulla pelle del collo. Sorrisi, amavo sentirglielo dire.
"Prendimi, sono qui."
Sussurrai di rimando. Mi sorrise, sfilandomi la felpa per lanciarla da qualche parte nella stanza e portare le mani alla mia cintura. Svanirono anche i miei pantaloni e prima che potesse fare altro, mi preoccupai di svestirlo, così da poter baciare ed accarezzare quella sua pelle fredda a cui oramai mi ero abituato. Eravamo entrambi in intimo, desiderosi di averci, di essere un tutt'uno, l'atmosfera era perfetta nonostante un rumore che non seppi identificare da dove provenisse e a cui diedi poco valore. Si chinò a baciare la mia pelle, sfilandomi piano i boxer, per poi sfilarsi i propri, mi preparò accuratamente con due dita, entrando successivamente in me con una spinta decisa, provocandomi un gemito più forte degli altri. Sentii la sua mano muoversi fluidamente sulla mia erezione pulsante, mentre continuava a sussurrarmi frasi d'amore sulla pelle accaldata.
"Federico, cos'è quel casino in cuci- oh cazzo!"
Ci bloccammo immediatamente. Mia sorella. Guardai verso la porta e la vidi con le mani a coprirsi gli occhi. Spinsi Noah istintivamente lontano dal mio corpo.
"Potresti almeno chiudere la porta!"
Esclamò ancora scandalizzata. Mi rivestii in fretta, seguito dal ragazzo presente.
"Tu non dovevi essere in facoltà?"
Chiesi in mia difesa.
"Sono tornata prima."
Questo era evidente.
"Abbiamo fatto."
Dissi e lei piano si scoprì gli occhi.
"Senti Federico non dico che tu non ti debba masturbare, ma pensa se al mio posto ci fosse stata la nonna, le sarebbe preso un infarto."
Mi fece constatare. Ma... Masturbare? Di che parlava?
"Non mi stavo masturbando, noi stavamo facendo sesso."
Dissi senza inibizioni, guardando verso Noah che divenne improvvisamente nervoso.
"Noi chi?"
Mi chiese mia sorella.
"Io e Noah, il ragazzo di cui ti ho parlato."
Dissi.
"Federico..."
Pronunciò cautamente mia sorella.
"È qui, non lo vedi?"
Chiesi divertito dalla strana situazione, indicando insistentemente Noah che se ne stava in disparte, in silenzio, ad osservare la scena, mentre il mio cuore prese stranamente a martellare nel petto.
"Federico... Lì non c'è nessuno, siamo solo io e te qui."
E sentii quel martellamento cessare, qualcosa dentro di me spezzarsi, cadere e frantumarsi. Probabilmente il mio cuore.

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