Capitolo 12
"Basta, stavolta si fa come dico io."
Dissi convinto, guardandomi allo specchio. Oramai ero deciso a portare Noah in un ristorante, fregandomene delle sue proteste. In quel momento ero a casa, intento a scegliere cosa mettere, probabilmente una camicia bianca ed un jeans, semplice ma elegante. Ero piuttosto nervoso, nonostante la mia decisione, temevo la sua reazione. Se si fosse arrabbiato? O infastidito? O se fosse scoppiato a piangere? O se avesse messo fine alla nostra conoscenza? Respirai profondamente, dovevo decisamente calmarmi. Una camomilla, ecco cosa mi serviva.
"Ehi, Fé."
Mi irrigidii. 'Eccolo.' pensai iniziando a sudare freddo.
"Ciao."
Dissi solo, cercando di apparire calmo. Lui mi sorrise e mi baciò le labbra, cosa che mi fece sciogliere e sorridere come un idiota.
"Hai detto che volevi portarmi in un posto."
Esordì. Già... In un ristorante.
"Sì, in effetti avevo una mezza idea..."
Distolsi lo sguardo.
"Ehi."
Mi si avvicinò e mi prese il viso fra le mani.
"Che ti prende piccolo?"
I nostri occhi si incontrarono ed io scossi la testa sorridendo.
"Nulla, sono solo un po' nervoso, ecco."
Sorrise intenerito.
"Non devi esserlo, qualunque cosa sia, mi piacerà da matti."
Annuii, anche se poco convinto. Infatti...
Eravamo lì da neanche cinque minuti e già percepivo il suo disagio, era anche visibile, si muoveva sulla sedia, sembrava volersi chiudere a riccio, non mi guardava.
"Noah..."
Sussurrai. Probabilmente non mi sentì o probabilmente era troppo a disagio per sentirmi.
"Vuole ordinare qualcosa nel frattempo o preferisce aspettare ancora?"
Un uomo sulla cinquantina, con un po' di panza e la sua calvizia coperta da una specie di bandana/cuffietta ci si avvicinò. Lo guardai confuso.
"Aspettare cosa, scu-"
Noah mi interruppe.
"Ordina e basta."
Annuii poco convinto.
"Allora per me lasagna e per secondo cotoletta con insalata brasiliana e per lui lo stesso."
Dissi indicando alla fine verso Noah. L'uomo guardò verso di lui e poi guardò me.
"Sì, lui... D'accordo... Ho capito."
Prese i menù.
"Le vostre ordinazioni arrivano subito."
Disse calcando la parola 'vostre'. Gli sorrisi ed andò via.
Il locale iniziò a riempirsi appena ci portarono i primi.
"Non mangi?"
Gli chiesi, mentre lui era intento a guardare verso di me.
"Va tutto bene."
Dissi con tono calmò, dolce e tranquillo, accarezzandogli la mano.
"Mamma ma perché quel ragazzo parla da solo?"
Sentii dire da una bambina lì vicino. Mi voltai per risponderle, ma la madre l'aveva già allontanata.
"Ma perché tutti si comportano così o mi guardano in modo strano?! Manco tu fossi invisibile!"
Sbraitai e qualcuno probabilmente mi sentì. Lo vidi sbiancare e raggelare.
"Tutto okay?"
Chiesi preoccupato.
"Voglio andare via."
Disse.
"Ma siamo appena arrivati."
Ribattei.
"Voglio andare via."
Ribatté a sua volta, con tono di voce più alto. Sospirai.
"D'accordo."
Misi i soldi sul tavolo, ma lui si era già alzato ed era andato via. Lo inseguii.
"Noah, aspetta."
Iniziò a correre ed iniziai a correre a mia volta.
"Noah."
Urlai ancora.
"Noah, ti prego."
Solo quando arrivammo in un posto lontano da occhi indiscreti si fermò. Avevamo entrambi l'affanno.
"Mi dispiace, io..."
Iniziai, ma lui mi interruppe.
"Tu cosa Federico?! Volevi farmi stare male? Bene, ci sei riuscito!"
Mi urlò contro.
"Non volevo quello, io volevo solo stare insieme come una coppia normale."
Ammisi.
"Non ti basta essere noi? Solo noi due. Non ti basta essere una coppia per noi?"
Sì che mi bastava, però...
"Perché dobbiamo includere il resto del mondo?"
Già, per me era lui il mio mondo, perché includere gli altri? In quel momento, probabilmente il più sbagliato, mi venne naturale dirglielo.
"Ho fatto sesso con Yuri."
Sputai fuori. Sì, gli avevo parlato di Yuri, del rapporto che c'era fra noi, ma probabilmente lui come me credeva che quel rapporto fosse finito dopo il nostro primo bacio. Lui mi guardò, quasi privo di emozioni.
"Perché me lo stai dicendo adesso? Vuoi proprio farmi incazzare, Federico?"
Mi chiese, alzando il tono della voce verso la fine.
"È che avevo bevuto e avevo così bisogno di averti vicino che l'ho fatto con lui, ma tutto il tempo ho visto te."
Gli confessai.
"Io ci sono sempre quando tu hai bisogno di me, sempre, sarei potuto esserci anche in quel momento."
Replicò. Sorrisi amaramente, come avrebbe potuto esserci?
"Ma non c'eri."
Gli feci appunto notare.
"Già, non c'ero... Perché non c'ero Federico?"
Non capii bene la sua domanda.
"Non lo so, non posso sapere dove sei quando non sei con me."
Dissi ovvio.
"Io sono sempre con te."
Lo guardai confuso.
"Noah, mi stai confondendo, non sto capendo quello che stai dicendo."
Mi guardò come a dire 'a quanto pare non sempre ci capiamo'.
"Nulla, lascia perdere..."
Disse semplicemente, distogliendo lo sguardo.
"Noah..."
Mi avvicinai piano a lui che non si mosse.
"Mi dispiace, non prenderò più certe iniziative."
Lo rassicurai, prendendogli la mano.
"Non voglio che la gente ti allontani da me..."
Ammise, con voce tremante, come fosse sul punto di piangere. Portai una mano sulla sua guancia, costringendolo a guardarmi negli occhi.
"Nessuno mi allontanerà da te."
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