Just Give Me A Reason
Un invito ad una festa. Aveva ricevuto un invito ad una festa da Chloé in persona.
Chloé.
Va bene, era cambiata e il loro vecchio odio era stato messo da parte con il raggiungimento di una maggiore maturità da parte di entrambe, ma non avevano mai legato così tanto da giustificare un invito ad un party esclusivo per 'festeggiare l'ultimo anno di liceo'.
Quando organizzava una cosa del genere, la bionda ci teneva particolarmente ad avere tra gli invitati solo le personalità più importanti e la cerchia di amici più stretta, della quale Marinette non faceva affatto parte. In certe occasioni nemmeno a Sabrina, rimasta sempre fedele a Chloé nonostante tutto, era concesso di partecipare a questi eventi.
Solo una persona era un elemento fisso della sua lista degli invitati: Adrien Agreste, e forse era stato proprio lui a spingerla ad invitarla.
Stava per mandare un messaggio per rifiutare l'offerta con una scusa qualsiasi quando il suo telefono squillò, e il nome di Alya comparve illuminando lo schermo. Con un sospiro, accettò la chiamata, intuendo cosa avrebbe sentito già prima che una voce squillante e tremendamente familiare rimbombasse nelle sue orecchie.
"Marinette hai visto il messaggio? Chloé ha invitato TUTTI ad una festa!"
"Sì, l'ho visto, non c'è bisogno di forarmi un timpano. Comunque sia, non ci andrò, non sono in vena, e non mi piacciono quegli ambienti esclusivi"
Dall'altro capo del telefono, Alya si schiaffò una mano in faccia. Quella scema della sua migliore amica era sempre stata testarda, ma lei ce l'avrebbe portata, a costo di trascinarcela di peso ed in pigiama.
"Suvvia, quando mai ci capiterà un'occasione simile? Devi rimetterti in gioco, non puoi rinchiuderti in casa per il resto dei tuoi giorni, può essere divertente!"
"Pensi che io sia scema?"
"Sì, Mari, soprattutto quando fai la drammatica, ma cosa c'entra con l'invito?"
"Ci sarà Adrien, vero?"
"Beh, è un nostro compagno di classe, quindi presumo di sì"
"Ecco", puntualizzò Marinette, "Guarda caso Chloé, migliore amica del suddetto Adrien, organizza una festa proprio quando noi due litighiamo. Coincidenze?"
Alya imprecò mentalmente, preparandosi alla difficile resistenza che avrebbe affrontato per smuoverla dalla sua posizione, ma non poteva dare bandiera bianca.
"Ma da quando vedi tutti questi complotti? Per quanto ne sappiamo, Chloé non sa niente di voi due, e magari Adrien nemmeno ci sarà, quindi perché negarti una serata con i tuoi amici?"
"Alya non mi sembra il-"
"Perfetto, così si fa, ragazza! Il pomeriggio verrai da me per prepararci insieme, e ti giuro che sarai da urlo, poi puoi rimanere a dormire da me, i miei non ci saranno. Alcool obbligatorio senza discussioni, ovviamente, discuteremo i dettagli a scuola"
"Ma-"
"A domani!"
Senza dare la possibilità all'amica di replicare, Alya chiuse la telefonata, fiera del suo lavoro mentre, al suo fianco, Nino si asciugava le lacrime dovute allo sforzo di trattenere le risate per tutta la chiamata.
"Amore, sei una forza della natura", si complimentò, ricompensandola un bacio sulla fronte, affondando una mano nei suoi soffici capelli. "Lo so, Nino, modestamente sono la migliore", si pavoneggiò la ragazza, accoccolandosi tra le braccia del suo fidanzato mentre scoppiavano entrambi a ridere.
Nello stesso momento, il cellulare di Chloé vibrò, segnalando l'arrivo di un messaggio. Sorrise soddisfatta, il piano stava funzionando, e lei adorava unire l'utile al dilettevole.
Se avesse parlato con la sé stessa quattordicenne, dicendole che stava aiutando Adrien con Marinette Dupain-Cheng, era sicura che le avrebbe riso in faccia, aggiungendoci anche qualche insulto. Il destino può essere davvero curioso, ma se quella sciagurata farà soffrire il suo migliore amico passerà guai molto seri.
Posò il cellulare, mettendolo in carica. Il lavoro l'attendeva.
Nei giorni seguenti, tra i compagni di classe, che erano stati tutti invitati senza alcuna eccezione, non si fece altro che parlare di quell'evento speciale. L'ultima volta che Chloé Bourgeois aveva organizzato una festa del genere era stata per farsi perdonare per aver fatto mettere in punizione la sua intera classe ai tempi delle medie.
Di pari passo crebbero le voci riguardanti Adrien e Marinette e la brusca fine della loro amicizia, e gli altri non ci misero molto ad ipotizzare che i due eventi fossero collegati. Tutti erano consapevoli della palese cotta della ragazza per il biondino, ma ognuno aveva una versione diversa di cosa era successo tra di loro: alcuni ritenevano che lei si fosse dichiarata ottenendo un rifiuto, altri dicevano che avevano semplicemente litigato per un non meglio precisato motivo, infine c'era un discreto numero di persone che erano convinte che Adrien l'avesse sfruttata, sedotta e abbandonata.
Quando sentì quest'ultima teoria, Marinette scoppiò in una risata isterica, soprattutto quando Rose, Juleka, Alix e Myléne l'accerchiarono e glielo chiesero senza troppi giri di parole, minacciando di far passare un brutto quarto d'ora al ragazzo se la voce si fosse rivelata vera. Non poteva farne a meno, come poteva non ridere quando in realtà era accaduto l'esatto contrario, anche se in un contesto che i compagni non potevano nemmeno immaginare.
La situazione si era fatta insostenibile per la ragazza, voleva solo essere lasciata in pace e dimenticare tutto. Alya e Nino le assicuravano che era solo questione di tempo, che presto si sarebbero annoiati di fare congetture, di distrarsi buttandosi nella creazione del vestito che avrebbe indossato alla festa di Chloé, ma a Marinette la voglia di parteciparvi diminuiva con ogni giorno che passava, anche se era consapevole che Alya, come continuava a ripetere, sarebbe morta dannata prima di farle mancare quell'occasione.
Passava le giornate alternando a ritmo serrato lo studio, il disegno e il cucito e, soprattutto, l'accurata operazione di sviamento per evitare ogni interazione possibile con Adrien, e ci stava riuscendo alla grande.
La cosa positiva era che i suoi voti erano migliorati, e non era mai stata così veloce e produttiva a confezionare un capo d'abbigliamento. Certo, una magra consolazione, ma almeno una cosa girava nel verso giusto.
Riuscì persino a disegnare ed ultimare un abito per Alya, una sorta di ricompensa per esserle stata accanto, con tanto di approvazione più che entusiasta di Nino. La sua ragazza sarebbe stata stupenda, e lui si sarebbe potuto vantare di avere un'accompagnatrice così bella.
Finalmente, o a suo malgrado, arrivò la sera della festa. Alya saltellava da una parte all'altra della camera, trafficando tra la sua immensa scorta di trucchi. Si sarebbe assicurata che l'amica avrebbe fatto sfigurare chiunque, la padrona di casa compresa. Ogni ragazzo non avrebbe fatto a meno di ammirarla, e Adrien sarebbe caduto ai suoi piedi, lo giurava sul suo onore.
Acconciò con cura i suoi capelli, sorridendo soddisfatta mentre fissava l'ultima forcina tra la folta chioma scura della ragazza. Ritoccò il trucco, applicando un velo di rossetto color porpora sulle labbra rosee, ammirando con orgoglio il proprio lavoro.
Avvolta in un candido vestito corto che avvolgeva il suo corpo e ne risaltava le forme, Marinette non poteva che ammettere l'abilità della sua migliore amica con il trucco e le acconciature. I capelli, raccolti in uno chignon, erano decorati con delle perline fissate da un non meglio specificato numero di forcine, e il leggero trucco rendeva la sua pelle più lucente.
Si alzò per indossare le scarpe, rigorosamente con tacco alto, per poi rimirare il risultato definitivo. Tutto sommato non stava male.
La ragazza, elettrizzata, l'abbracciò strillando, rischiando di far cadere entrambe. "Mari sei meravigliosa! Nessun uomo sarà in grado di staccarti gli occhi di dosso!"
Marinette sorrise, ricambiando l'abbraccio, lasciando perdere la polemica, che ripeteva da giorni come un mantra, che non aveva alcuna intenzione di attirare nessun tipo di attenzioni. Nemmeno ci voleva andare a quella dannata festa, lo faceva solo per accontentarla. Sapeva che, se non fosse andata, non ci sarebbe andata nemmeno Alya. Piuttosto sarebbe rimasta a casa con lei a deprimersi pur di non lasciarla da sola.
L'abbraccio fu interrotto dallo squillare del telefono di Alya, segno che il suo ragazzo era arrivato a prenderle. Indossarono in fretta il giubbotto, uscendo nel giro di due minuti per ritrovarsi davanti Nino appoggiato sulla portiera dell'auto, aprendo le braccia per accogliere la sua fidanzata, che gli corse incontro.
"Piccola, sei meravigliosa!", esclamò, stringendola forte. "Hai fatto un ottimo lavoro, Marinette, e anche te stai molto bene"
La ragazza sorrise, fiera di sé, salendo in macchina a sua volta, accomodandosi sui sedili posteriori.
Il viaggio non fu particolarmente lungo, ma Marinette sentiva un peso insopportabile sullo stomaco che le provocava una forte nausea, le mani tramavano per il nervosismo. Cercava di convincersi che sarebbe andato tutto per il meglio, ma non ci riusciva.
Quando arrivarono, prese un profondo sospiro, sentendo il cuore che continuava a battere all'impazzata mentre l'ansia che aveva accumulato in quei giorni le scuoteva le membra. Alya, mano nella mano con Nino, le strinse leggermente la spalla, facendole sentire la sua presenza e il suo supporto all'amica.
Con un sorriso, il trio fece il suo ingresso nell'immensa hall dell'albero di proprietà dell'ex sindaco, padre di Chloé.
La padrona di casa aveva fatto le cose in grande, e risplendeva nel suo vestito azzurro che si intonava perfettamente con i suoi occhi, i lunghi capelli biondi raccolti in una crocchia alta che faceva risaltare il suo lungo collo pallido, osservando soddisfatta i suoi primi ospiti.
Tutto sarebbe stato perfetto, e sarebbe andata come aveva pianificato.
Ancora non vi era quasi nessuno essendo arrivati in anticipo di proposito in quanto Nino doveva sistemare l'impianto audio prima che la festa iniziasse ufficialmente. Alya e Marinette furono ben contente di dare una mano, soprattutto quest'ultima quando una familiare testa bionda fece il suo trionfale ingresso.
Prendeva ogni scusa per essere dall'altra parte del salone, vagando come un'anima in pena. Adrien era sicuro che gli sarebbe venuto il torcicollo per lo sforzo di non perderla di vista, ma quella sera non avrebbe perso la sua occasione, a qualsiasi costo.
Nel giro di una decina minuti tutti gli invitati arrivarono, attoniti dalla magnificenza del posto, dando finalmente inizio alla festa.
La musica trascinante di Nino convinse anche il più restio dei presenti a scatenarsi sulla pista. Marinette venne trascinata in pista da Alix, e straordinariamente riuscì a lasciarsi un po' andare e a divertirsi con le sue amiche, senza potere, però, rilassarsi del tutto, continuava insistentemente a guardarsi intorno per assicurarsi di non essere avvicinata da nessuno che lei non gradisse.
Dopo aver ballato ininterrottamente per quasi due ore, i tacchi cominciarono a farle male ai piedi, costringendola a prendersi una pausa. Si accomodò su una poltroncina, concedendosi un gemito di dolore quando allentò le scarpe, belle quanto scomode.
Si massaggiò distrattamente la caviglia, cercando di sciogliere i muscoli, mentre finì in un solo sorso il terzo drink che Alya le aveva messo in mano da quando era iniziata la serata. Solitamente non beveva, e la testa le girava sgradevolmente, anche se era ben lontana dall'essere ubriaca, ma forse quel goccio di alcool di troppo sarebbe riuscito ad allentare la tensione che sentiva nel petto.
Si incantò a guardare i suoi compagni ballare, bere, saltare da una parte all'altra ridendo tra di loro, invidiandoli per la loro spensieratezza. Sospirò, scivolando leggermente sulla morbida pelle, quando sentì il divano inclinarsi sotto il peso di una persona che si era appena seduta al suo fianco. Improvvisamente, il suo corpo di irrigidì.
"Vuoi un po' di compagnia?"
Marinette chiuse gli occhi, cercando di mantenere la calma.
Inspira. Espira. Inspira. Espira. Controllati.
Riaprì lentamente gli occhi, incontrando quelli smeraldini di Adrien, che brillavano sotto la luce sfavillante sopra di loro.
"No, grazie, sto bene così"
"Sicura? Mi sembri pallida, M'Lady"
"Non chiamarmi così", sibilò, stringendo i pugni sulla gonna del vestito, fissando un punto indeterminato sul pavimento. Non sopportava più quel nomignolo mieloso al quale si era persino abituata da anni.
"Come vuoi che ti chiami? Mari? Insettina? Decidi tu, a me va bene qualsiasi cosa", la schernì, quel sorrisetto strafottente che caratterizzava il suo alter ego dipinto sulle labbra rosee.
"Non me ne frega un cazzo dei tuoi nomignoli, voglio solo essere lasciata in pace almeno per stasera", sbottò, esasperata, passandosi una mano tra i capelli nel tentativo di non usarla per prendere il tacco e usarlo contro quel ghignetto odioso, nonostante avesse il sentore che sarebbe stato estremamente soddisfacente.
"Temo di non poterti accontentare a riguardo, Marinette", sentenziò Adrien, improvvisamente serio, gli occhi verdi divenuti di ghiaccio. "Per quanto tempo hai intenzione di evitarmi? Non puoi scappare per sempre"
La mora si morse il labbro tremolante, portando via ciò che era rimasto del rossetto. Ne era consapevole, diamine se lo era.
Posò il bicchiere a terra, dando ascolto all'istinto che gli diceva di allontanarsi da lui il più velocemente possibile, ma una mano la bloccò prontamente, tirandola leggermente per il polso, costringendola a voltarsi verso di lui.
Prendendo tutto il coraggio che le era rimasto, si decise ad alzare lo sguardo, guardandolo dritto negli occhi per la prima volta da settimane. Non riusciva a decifrare l'espressione di Adrien, ma quella luce determinata la spaventava a morte.
"Cosa vuoi da me?", sospirò, ormai rassegnata ad affrontare il suo incubo peggiore.
Esultando mentalmente, lasciò scendere la mano in quella della ragazza. Si alzò, tirandola a sè con un sorriso verso la pista. "Prima balliamo, sei stata abbastanza in disparte per stasera"
Marinette lo seguì senza opporre resistenza, consapevole di non avere più le redini del gioco. Se dovevano dirsi addio, voleva dare a lui questo onore, lei non ne aveva la forza e la volontà di farlo.
Mentre si avvicinavano al centro della sala, la musica cambiò, passando ad un lento che alla ragazza risultava molto familiare. Come conferma, vide Adrien cercare di sopprimere un ghigno compiaciuto, e seppe che né lui, né Alya e Nino avrebbero visto il sole il giorno dopo.
Sentì le sue forti mani avvolgersi intorno alla sua vita, spingendola verso sè, e senza rendersene conto le sue si allacciarono al suo collo ricambiando la stretta, affondando il viso contro il suo petto. Sì, decisamente non avrebbe dovuto bere, anche perché il suo profumo era più inebriante di qualsiasi alcoolico, rendendo difficile trattenersi dal fare qualcosa di cui si sarebbe pentita.
Dondolarono sul posto per una quantità indefinita di minuti, perdendosi l'uno tra le braccia dell'altro, incuranti degli sguardi curiosi che li osservavano, beandosi di quel limbo in cui erano caduti. Esistevano solo loro due, e la musica.
"Ti ricordi questa canzone", chiese Adrien con voce bassa, sussurrando direttamente nel suo orecchio.
"Certo", rispose contro la camicia, "È la stessa di cinque anni fa, sempre alla festa di Chloé. L'abbiamo ballata insieme anche quella volta"
"Sono felice che te ne ricordi. Fu una bella serata"
Marinette si lasciò sfuggire una risatina mentre ogni singolo dettaglio di quel meraviglioso momento le tornava alla memoria. "Sì, magnifica direi, finché non si intromise l'akuma"
"Già", concordò il modello, ridacchiando a sua volta, "Fu un vero peccato, ci stavamo divertendo molto"
Improvvisamente Adrien si scurì in volto, e Marinette provò un forte senso di colpa. Che schiocca, ovviamente non gli faceva piacere parlarne, le azioni di suo padre avevano causato una ferita che probabilmente non si sarebbe mai rimarginata del tutto.
"Scusami", mugugnò, passando una mano tra i capelli dorati in un goffo tentativo di confortarlo.
"Perché? Non hai motivo di scusarti"
"Invece sì, sono stata insensibile", ribatté, prendendo poi un profondo sospiro. "E mi devo scusare per quella sera, la mia reazione è stata esagerata... E per come mi sono comportata con te anche prima"
"No, sono io a doverti chiedere perdono! Sono stato così stupido e cieco, avrei-"
"I-Io sono stata egoista, la c-co-colpa è mia", lo interruppe, sbottando e iniziando a singhiozzare. "T-ti ho usato e-e ti fatto soffrire e-" Si fissarono negli occhi per molto tempo prima che il biondo la prendesse per mano, trascinandola via dalla pista. Marinette faticava a stargli dietro per colpa dei tacchi, seguendolo attraverso la hall per poi virare bruscamente verso un angolo appartato.
Senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò con le spalle contro il muro e con la bocca di Adrien sulla sua che le toglieva il respiro. Per un momento sentì le gambe cederle, e non per colpa dell'alcool ingerito, mentre cercava di ricambiare tale ardore con il quale la stava baciando con tutta sè stessa.
Il ragazzo le mordicchiò il labbro inferiore, invitandola a schiuderle, venendo accontentato immediatamente. L'afferrò da dietro le cosce, sollevandola il necessario per eliminare quei centimetri d'altezza che li divideva, guadagnando spazio per portarla più vicino. La sentiva tremare tra le sue braccia mentre affondavano una mano tra i suoi capelli biondi, trattenendolo, le lacrime salate si mischiavano con il sapore di alcool. Quel piccolo corpo caldo l'attraeva come una calamita.
"Non osare più dire una cosa del genere", sussurrò con voce roca, spezzata dal desiderio. "Rifarei tutto, ogni singola cosa, capito?", ribadì mentre strofinava la punta del suo naso contro il suo collo pallido, regalandogli un piccolo bacio che la fece fremere.
"Perché non hai detto che ero io quel ragazzo?", chiese lapidario vedendo le sue gote, già molto rosse, incendiarsi.
"C-co-come lo sai?", sussurrò, non potendo più negare l'evidenza.
"Quando ho chiesto aiuto ad Alya non è stata tanto tenera con me, anzi, temevo che mi avrebbe riso in faccia", ridacchiò mentre la rimetteva con i piedi per terra, cercando di sdrammatizzare. "Continuava a sbraitare su quanto fossi stupido e più cieco di lei senza occhiali, non che avesse torto, e ha aggiunto che sono anni che ti sbava dietro. Comunque non mi aspettavo che gli avessi detto proprio tutto, comprese le nostre identità"
Marinette chiuse gli occhi, imprecando mentalmente, prendendo un profondo respiro per calmarsi. Oltre ad ucciderla, si sarebbe assicurata di fargliela pagare prima, quella traditrice, cosa gli era saltato in mente quando le aveva confessato tutto nei minimi dettagli.
"Lei è Volpe Rossa, sono stata io stessa a darle il Miraculous anni fa", sibilò, "Pensavo di poter confidare nella sua discrezione"
Adrien scoppiò a ridere, accarezzandole una guancia per rassicurarla, schioccandole un bacio sulla fronte. "Alya ti vuole bene, lo sai, non ti arrabbiare con lei, vuole solo vederti felice", affermò, prima che un sorrisetto preoccupante comparisse sulle sue labbra. "Comunque non hai risposto alla mia domanda"
Marinette, convinta di star per morire dall'imbarazzo, abbassò lo sguardo, posando le mani sul petto del giovane per mettere distanza tra di loro. "N-non te l'ho detto perché avevo paura", confessò tutto d'un fiato, "Quando ho visto che tu eri... sei il mio Chaton, per un attimo sono stato felice, ma temevo di essere una delusione. Tu ami Ladybug, dell'eroina di Parigi, e io non sono affatto all'altezza delle tue aspettative"
Adrien osservò il suo viso arrossato, le guance sporche di mascara, quei bellissimi occhi azzurri pieni di lacrime, le labbra tremolanti gonfie per i baci di prima, e seppe di non poter desiderare di meglio. Le sollevò il mento, facendo scontrare i loro sguardi prima di rubarle un altro bacio, più puro e casto, cercando di trasmetterle tutto il suo amore.
L'abbracciò forte, accarezzandole i capelli scuri, affondando il viso in essi. "Ascoltami bene, Marinette. Io ti amo, ti amo non per la maschera che indossi, ma per colei che si cela dietro ad essa, cioè una meravigliosa giovane donna, coraggiosa, forte, altruista ed un'ottima amica e partner. Perché non dovrei amarti? Chi altro potrei volere se non te?"
La ragazza sgranò leggermente gli occhi, ricambiando la stretta con la stessa forza. Il cuore le scoppiava dalla felicità, una felicità che non aveva mai provato prima di allora.
"Potresti ripeterlo?"
"Cosa?"
"Lo sai"
Adrien sorrise dolcemente, posando le labbra sulle sue.
"Ti amo"
Un altro bacio sulle labbra.
"Ti amo"
Un bacio sulla punta del naso.
"Ti amo"
Un bacio sulla fronte.
"E te lo ripeterò tutte le volte che vorrai, My Lady"
Marinette ridacchiò, asciugando una lacrima che le era sfuggita. "Allora preparati, perché te lo chiederò molte volte, micetto", affermò, per poi afferrarlo per il bavero, alzandosi sulla punta dei piedi per baciarlo di nuovo.
"Come la mia signora desidera", sussurrò infine.
Rimasero lì, abbracciati, senza dire niente, finché non si resero conto di essere spariti per decisamente troppo tempo.
"Dovremmo andare, Mari"
"Ma io non voglio tornare di là", piagnucolò la ragazza, "Sono sporca di trucco e i miei capelli fanno schifo. Voglio rimanere qui con te"
"Sei bellissima, ma io non intendevo andare dagli altri", spiegò. "Andiamocene da qui, abbiamo ancora una cosa da sistemare.... Hai ancora il tuo Miraculous, vero?", chiese, provando un brivido freddo lungo la schiena, temendo la risposta.
Mordendosi il labbro, annuì. "Sì, nella mia borsa"
"Sarà meglio!" esclamò una voce da una fonte non meglio precisata, facendo sussultare la ragazza, che si tranquillizzò quando vide un piccolo Kwami nero spuntare dalla giacca di Adrien. "Ciao, sono Plagg!"
"Sì, credo di conoscerti", affermò la ragazza, ricordandosi di averlo sentito nominare da Tikki, imputandolo come colpevole di tutto quel caos.
"Modestamente, sono molto famoso", si pavoneggiò il Gatto Nero. "A proposito, congratulazioni voi due, finalmente avete smesso di farmi perdere peli dal nervoso. Le smancerie mi disgustano, ma sono abituato a peggio, e preferisco gli sbaciucchiamenti ai vostri drammi adolescenziali"
I due eroi arrossirono violentemente. "Plagg, smettila o niente Camembert" esclamò il suo portatore, imbarazzato.
"Ehi, crudeltà su animali!", protesto il Kwami, "Tutto questo stress mi ha messo fame, mentre recuperiamo Tikki vorrei un po' di formaggio, Adrien"
Il ragazzo sospirò, esasperato dall'inestinguibile fame del suo compagno di avventure che aveva scelto come suo cibo preferito uno dei formaggi più puzzolenti di tutta Francia. "Plagg, secondo te ho del cibo con me?"
"Beh, non qui, ma a casa sì", puntualizzò l'animaletto con tono saccente. "Marinette torna ad essere Ladybug, io mangio, e poi potete continuare a fare i disgustosi"
"M-ma io ho un accordo con Alya", si intromise la ragazza. "Le avevo promesso che sarei rimasta a dormire con lei"
Adrien le sorrise mestamente, lo stesso sorriso di scuse che faceva quando aveva combinato qualcosa che non avrebbe dovuto. "Beh, non credo che tu abbia voglia di fare il terzo incomodo con Alya e Nino. Ho già tutto in macchina"
Marinette chiuse gli occhi, trattenendo per l'ennesima volta nel giro di poche ore l'istinto omicida nei confronti dell'amica. Ovvio, Alya aveva già programmato tutto, e se la sarebbe spassata con il fidanzato lasciandola andare nella tana del leone.
"Certo, me lo dovevo aspettare", borbottò la ragazza rimuginando tra sé e sé seguendo il giovane Agreste, che la prese per mano, conducendola verso il guardaroba.
Nel mentre, incrociarono Chloé, che li squadrò da capo a piedi, soffermandosi sulle loro mani allacciate.
"Finalmente vi siete decisi ad andarvene", affermò la bionda con un'espressione soddisfatta che preoccupò non poco Marinette. "Buon proseguimento di serata"
Ancora sotto shock per lo strano atteggiamento di Chloé, la mora si infilò il cappotto, assicurandosi di non dimenticarsi della borsa, rabbrividendo per il freddo quando uscirono nella fredda notte invernale.
Gelo sembrava entrarle nelle ossa, facendola tremare con un rametto esposto al vento, finché delle braccia l'avvolsero da dietro, cercando di scaldarla.
"Non ti preoccupare, la macchina non è lontana", la rassicurò Adrien, stringendola più forte.
Camminarono così abbracciati, prendendo l'uno il calore dell'altra, fino alla vettura. Adrien ancora non credeva di aver avuto davvero la possibilità di prendere la macchina da solo, senza nessun autista a sorvegliarlo.
Una volta allacciate le cinture, partirono velocemente verso Villa Agreste, ansiosi di arrivare alla meta.
Durante il tragitto, Marinette sentì il cellulare vibrare. Un messaggio di Alya.
'Buon divertimento 😉'
La ragazza si infiammò, decidendo si spegnere il cellulare per evitare di fare gesti inconsulti, come rispondere a tono.
Appoggiò il capo contro il finestrino, osservando gli scorci parigini scorrerle davanti agli occhi finché un leggero tocco sulla coscia non la fece sussultare.
"Tutto bene?", le chiese preoccupato il biondo, vedendola persa nei suoi pensieri. Marinette annuì, cercando di concentrarsi sul rassicurante tocco del ragazzo, che continuo ad accarezzarla per tutto il tempo.
Quando arrivarono, Adrien pregò silenziosamente che suo padre non avesse ordinato a Nathalie di aspettarlo sveglio, ma le sue speranze andarono in fumo quando, appena entrati, notarono l'altera segretaria attenderlo che, sorprendentemente, li liquidò con un'occhiata assonnata e un freddo "Bentornato, signore".
Non sapeva dire se stava chiudendo un occhio o era semplicemente troppo stanca per ribattere. Conoscendola, molto probabilmente una combinazione delle due, ma era sicuro che il giorno dopo si sarebbe beccato un bel sermone.
Marinette era già stata diverse volte a Villa Agreste, e puntualmente rimaneva senza parole per la magnificenza della magione, in particolare la stanza di Adrien, grande quanto casa sua da sola.
Il ragazzo la fece accomodare, occupandosi di sistemare il suo cappotto, e conducendola verso il proprio letto. Mentre si occupava di sfamare il suo Kwami, lei sistemò la borsetta sulle ginocchia, frugando per qualche secondo prima di estrarre una familiare custodia.
Si bloccò nel guardarla, quasi spaventata da essa.
Come ogni volta, tenere tra le mani quella scatoletta le facevano venire i sudori freddi, aveva il timore che Tikki fosse arrabbiata e che non volesse più avere niente a che fare con lei.
"Ehi, tranquilla", le sussurrò Adrien, sedutosi accanto a lei, avvolgendole le spalle, stringendola ed accarezzandole il braccio. "Avanti, aprilo"
Con un sospiro per prendere coraggio, aprì la custodia, venendo investita da una luce rossa che li costrinse a socchiudere gli occhi. Quando li riaprì, comparve la Coccinella, che imbastì un'espressione imbronciata e delusa che la fece rabbrividire.
"Tikki, io-"
"Puzzi di alcool, Marinette", esordì il piccolo Kwami con tono di rimprovero. "Non dovresti ubriacarti, non si addice ad un'eroina"
Dopo un momento di gelo, la ragazza scoppiò a ridere mentre una lacrima le rigava la guancia, aprendo le mani per accogliere la Coccinella, che ci volò sopra senza esitazione per abbracciare la sua portatrice, appoggiandosi contro la sua guancia umida.
"Scusami Tikki, mi dispiace tanto", singhiozzò, accarezzando con il dito la testolina dell'amica.
"Non piangere Marinette, va tutto bene", la rassicurò. "E tu!", esclamò voltandosi verso Plagg, cambiando immediatamente tono, "quante volte ti devo ripetere che non dobbiamo interferire con le loro vite!"
Nascostosi dietro Adrien, che osservava la scena con un sorriso intenerito e divertito, Plagg non riuscì a fare a meno di lasciarsi sfuggire uno sbuffo annoiato. "Oh andiamo, a me sembra che le cose non sia andate così male!", cercò di difendersi, indicando il ragazzo.
Tikki sospirò, ormai rassegnatasi al carattere imprevedibile del compagno. Adesso aveva altre cose da sistemare.
Nel frattempo, Marinette indossò nuovamente gli orecchini, sentendo l'ultimo pezzo del puzzle mettersi al proprio posto, lasciandosi sfuggire un sospiro sollevato. Adesso stava decisamente meglio.
Infilò la mano nella borsa, tirando fuori un pacchetto di biscotti con gocce di cioccolato fatte in casa, spegnendo subito il malumore di Tikki, che si gustò il suo cibo preferito.
Dopo averla fatta saziare, Plagg tossì per attirare l'attenzione, facendo cenno alla compagna di seguirlo. "Andiamo Tikki, prima ho promesso a quei due che dopo avrebbero potuto continuare a fare i fatti loro"
La Coccinella ridacchiò, lasciando i due eroi da soli dopo aver fatto loro un occhiolino.
Tra i due calò un silenzio imbarazzante, non sapendo nessuno dei due cosa dire senza risultare inopportuni.
"V-vu-vuoi metterti comoda? S-se vuoi lì c'è il bagno", azzardò il ragazzo, balbettando come uno scolaretto. Dio, si sentiva uno stupido, ormai era adulto, sarebbe dovuto essere più a suo agio con lei, eppure non riusciva a non balbettare.
Marinette sorrise dolcemente, rivedendosi in quella insicurezza, in quel senso di inadeguatezza di fronte alla persona che ti fa battere il cuore, posando la mano sulla sua, stringendola delicatamente.
Si alzò, recuperando il pigiama, cambiandosi velocemente in bagno per poi ritornare in camera, dove Adrien l'aspettava già pronto, con indosso solo dei pantaloni larghi e una maglietta che lasciava ben poco spazio all'immaginazione. Sembrava una statua greca che aveva preso vita.
Arrossì ferocemente sotto il suo sguardo bramoso, maledicendosi per aver avuto la malsana idea di aver dare ascolto ad Alya portando una camicia da notte decisamente troppo corta. Si sentiva nuda dinanzi a quegli occhi smeraldini.
Ingoiò l'imbarazzo, sedendosi sull'enorme materasso al suo fianco, stendendosi solo quando Adrien le fece un chiaro cenno di sistemarsi al suo fianco sotto le lenzuola.
Si persero l'uno negli occhi dell'altra per un tempo che parve ad entrambi infinito, la mano del ragazzo che affondava dolcemente tra i suoi capelli scuri, scendendo sul suo braccio e poi intorno alla sua schiena, stringendola a sé promettendosi di non lasciarla più. Non avrebbe più compiuto lo stesso errore.
Baciò la sua fronte, il suo naso, le sue labbra fino a far mancare il respiro ad entrambi, rabbrividendo quando sentì la piccola mano fredda di lei infilarsi sotto la maglietta, si spostandosi sempre di più verso il basso, avvicinandosi pericolosamente al bordo dei suoi pantaloni.
Capendo dove Marinette voleva andare a parare, la fermò, intrecciando le loro dita.
"No, Mari, non possiamo. Sei ubriaca", spiegò il ragazzo, spostandole una ciocca di capelli dalla fronte, affrontando il viso deluso della compagna.
"Non sono così ubriaca" si lamentò Marinette, poggiando la testa appesantita dalla stanchezza e dall'alcool sul petto di Adrien. "Ho bevuto solo tre cocktail. Li reggo bene", ribadì, lasciandosi sfuggire uno sbadiglio.
Adrien ridacchiò, occupandosi subito di far sparire quel tenero broncio con un bacio. "Abbiamo tutto il tempo che vogliamo, amore mio", la tranquillizzò, "adesso dormi"
"Domani riprendiamo dove ci siamo interrotti?", domandò speranzosa, guardandolo con quegli occhioni pieni d'amore e desiderio che gli fecero sciogliere il cuore.
Le posò un bacio sulla fronte, accarezzandole la schiena. "Quando tu sarai pronta, piccola. Non c'è alcuna fretta"
Marinette annuì, poco convinta. Avevano aspettato così tanto per averlo tutto per sé, ed era così impaziente che attendere una notte intera le sembrava un'eternità, ma la stanchezza e il sonno arretrato cominciavano a pesare sulla sua lucidità, e forse doveva ammettere che tutto sommato Adrien aveva ragione.
Più velocemente di quanto desiderava, cadde addormentata, cullata dalle sue braccia muscolose.
Adrien sorrise, lasciandosi andare a sua volta al sonno, con il suo Amore tornato al suo fianco.
Spazio dell'autrice
Gente, scusate tanto, so di averci messo decisamente troppo a scrivere l'epilogo, ma ci tenevo a farlo per bene e il tempo per lavorarci su è stato davvero troppo poco, qualunque studente fuori sede sa di cosa sto parlando.
Alla fine questo benedetto capitolo mi è venuto un mattone di quasi 5000 parole. All'inizio la storia era nata come one-shot. Già.
Stopopomale.
Ovviamente non potevo non dare ai nostri piccioncini innamorati un lieto fine al miele, con tanto di Kwami, Alya e Nino che ballano la lambada per aver finalmente finito di penare con i prosciuttoni di questi due adorabili gonzi. Anche Chloé, dai. E' un tipino per niente facile da gestire e sa cosa vuole e come ottenerlo, ma non è cattiva.
Spero davvero che la storia vi sia piaciuta, e grazie mille per il meraviglioso supporto che ho ricevuto <3
Per fare due chiacchere insieme, potete contattarmi sulla mia pagina fb, e su efp troverete questa storia.
Alla prossima!
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