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I can't stand anymore. I'll fall in the sin

You are My apple sinCapitolo 10 "I can't stand anymore. I'll fall in the sin"


Amo sbagliare,amo farmi del male,ogni pezzo di pelle ti vorrei toccare.

Un lacrima scende non sa dove andare,come la pioggia improvvisa in un giorno di sole. 

- Emma, Resta ancora un po' PoV Jeremy


Sentivo un enorme peso sullo stomaco; era un po' come quando prima di salire sul palco di teatro mi sentivo morire, terrorizzato all'idea di dimenticare i passi, ma questa volta era peggio perché non avevo alcuna coreografia, non avevo neppure la minima idea di cosa fare.
Mi morsi il labbro inferiore mentre aspettavo nell'atrio di quell'enorme ed elegante edificio pieno di persone, arredato con i più fini tessuti, quadri firmati da autisti in voga e soprattutto ghermito da facce che conoscevo grazie ad alcune riviste che in quei giorni mi ero procurato.
Mi portai una mano libera allo stomaco e lo massaggiai cercando di rilassarmi, senza riuscirci.
Il nervosismo mi stava divorando da dentro, sembrava un enorme verme che mi stava strisciando nelle interiora e voleva risalire in alto, sempre più in alto e più saliva, più avrei solo voluto scappare.
-Scusa il ritardo! - mi salutò Conrad venendomi di fronte e abbracciandomi, baciandomi sulle guance come se fossi un amico di vecchia data e non il quasi figlio di Dominic e futuro fidanzato di questo.
Lo avevo capito che lui era diverso, ma come poteva supportare una relazione del genere? Anzi, come poteva anche solo appoggiarla e darle una mano a sbocciare?
-Non è niente. Siete il presidente qui, è normale che foste impegnato. - mi costrinsi a sorridere, mentre le mie gambe volevano solo muoversi da sole e andarsene.
Non ero mai stato un vigliacco, ma in quel frangente non riuscivo a capire davvero cosa mi stesse prendendo.
Era forse per Dominic? In quei giorni mi era sembrato strano, ma probabilmente erano solo le mie paranoie.
-Non darmi del voi, suvvia Jeremy. - mi diede delle pacche dietro la schiena un po' troppo violente, che mi fecero quasi cadere in avanti.
Ci sarebbe mancata solo una figuraccia proprio al centro dell'atrio davanti a tutti quegli occhi che mi stavano già abbastanza osservando; mi mettevano in soggezione, anche se in fondo, molto in fondo, lo apprezzavo.
Avevo sempre adorato essere osservato e al centro della scena.
-Forza andiamo, Dominic è già di sopra e ormai sarà pronto. - ecco l'agitazione tornare, non facendomi quasi respirare.
-Conrad...- strinsi la spallina della mia borsa con forza, mentre le goti mi si imporporavano leggermente.
-Agitato? - chiese come leggendomi nel pensiero ed io annuii, mentre anche la mia voce sembrava aver dato ascolto a quella parte razionale che ancora possedevo e se ne era andata al posto delle mie gambe.
Lui mi sorrise comprensivo e mi scompigliò i capelli con quel gesto caldo, paterno che mi fece sorgere di nuovo dentro quella nostalgia che ormai credevo non se ne sarebbe mai andata via e avrebbe per sempre fatto parte di me.
Lo guardai con i miei brillanti occhi verdi, pieni di tristezza, sconsolati, ma lui non perse il sorriso, ma anzi mi abbracciò.
-Andrà tutto bene Jeremy. - mi consolò, sussurrando nel mio orecchio e poi lasciandomi dolcemente, iniziando a condurmi là dove dovevo andare.

Mi portò nel camerino che mi era stato riservato; spazioso, con un enorme vetro e al di sotto un tavolo pieno di trucchi e altri strani oggetti di cui non riuscivo a comprendere l'utilizzo.
-Siediti, Natalia sarà qui tra poco. - disse accomodandosi anche lui su una delle sedie libere.
Mi tolsi la tracolla e la appoggiai in un angolo prima di andarmi a collocare davanti a lui.
-Natalia? - chiesi mentre mi torturavo le mani.
Lui ghignò, mentre quegli occhi azzurri luccicavano intensamente.
-Ti aiuterà coi vestiti, il trucco e i capelli. Anche lei contribuirà alla missione "far addentare a Dominic la mela". - quasi scoppiai a ridere, mentre stranamente il nervosismo per una volta mi scivolava via, volando via.
-Forse è questo che mi preoccupa. - dissi, incurvando le labbra in un sorriso sincero e divertito, mentre facevo di tutto per non esternare quella situazione che trovavo ilare. Aveva davvero dato un nome a una "missione" del genere?
-Pensi che i miei metodi siano invasivi? Aspetta di sentire le canzoni che ho scelto in sottofondo. - poi mi fece segno di rimanere in silenzio, mentre si alzava e la porta si apriva proprio in quel momento mostrando una bellissima donna dai capelli corti e scalati in modo irregolare, una ciocca nera, viola, rosa e rossa che gli copriva proprio uno dei bellissimi occhi color del cioccolato.
-E' lui? - chiese questa a Conrad che annuì.
Lei schioccò le dita e sei ragazzi entrarono in quel camerino e per un momento mi sentii come se fossi caduto in trappola. Credetti davvero di essere stato rapito, o peggio avevo pensato potessero anche uccidermi.
Mi ritrovai circondato da quei ragazzi che iniziarono immediatamente a toccarmi mani, capelli, labbra, occhi e praticamente da tutte le altre parti.
-Non agitarti. - disse Natalia mettendosi dietro di me e prendendo agile la sua forbice dal marsupio che indossava; sembrava fosse appena arrivata dal vecchio West talmente era stata agile a tirarla fuori; forse era la sua pistola.
Rise nervoso; stavo impazzendo.
-Ti daremo una spuntatina, ti tingeremo i capelli di rosso; risalterà i tuoi occhi oltre che rimanere in tema con il servizio richiesto. Il trucco sarà molto leggero, nulla di elaborato, mentre per i vestiti saranno completamente neri; una camicia in pelle senza maniche, mentre i pantaloni saranno tutti stracciati. - mi illustrò, iniziando poi a lavorare senza lasciarmi il tempo di rispondere.
Non so quanto rimasi sotto le loro mani, ma grazie a loro, dopo aver superato l'iniziale terrore che provavo iniziai a rilassarmi.
-Fatto. - disse poi la voce decisa della mora e io aprii gli occhi che inconsciamente avevo chiuso e mi guardai allo specchio.
Ero davvero io? I capelli erano diventati rosso fuoco, sembravano perfino più lunghi ed erano leggermente sconvolti e ondulati, leggermente più lunghi verso il lato destro. La matita leggera sottolineava di più i miei occhi e il lucidalabbra, che pizzicava appena, rendeva le mie labbra più lucide, brillanti e peccaminose.
-Ora muoviti a indossare i vestiti. Sei in ritardo. - mi ordinò Natalia facendomi alzare e buttandomi dietro il separé sul quale i vestiti erano già stati appoggiati.

Pov Dominic

Guardai l'orologio da polso e storsi il naso. Il secondo modello era dannatamente in ritardo, ma tutti erano apparentemente tranquilli e per niente urtati. Che mi avessero detto l'orario sbagliato e io fossi arrivato in anticipo?
Mi avvicinai al fotografo che stava ancora finendo di dare gli ultimi ordini per quanto riguardava le luci su quel set dallo sfondo verde dove vi era solo una sedia.
Forse avrei fatto bene a rifiutare quell'incarico, il tema di quel giorno mi ricordava così tanto Jeremy; come non portarlo alla mente quando avrei dovuto interpretare l'angelo che si sarebbe innamorato della mela del peccato?
Lo avevo letto il libro per cui stavo per posare per la copertina. La storia di un angelo che tentava in ogni modo di rinnegare quell'amore che stava iniziando a provare, che faceva di tutto per allontanare da lui la mela del peccato che suadente lo invitava a cadere ad amarlo e alla fine lo seguiva sino all'inferno.
Mentre mi perdevo tra quelle righe, tra quei sentimenti così veri, mi chiesi se l'autrice non fosse stata dietro l'angolo per tutto il tempo per spiare la mia vita, i miei contorti sentimenti che erano molti simili a quelli dell'angelo.
Sospirai, mentre finalmente la porta si spalancò, ma a differenza delle mie aspettative era solo mio padre.
Appena mi vide mi sorrise strano, era uno di quei sorrisi di cui non ci si poteva spiegare, che avevano qualcosa che presagivano sempre una delle sue idee folli, ma per lui magnifiche. Era uguale allo stregatto in quei momenti.
Solo quando dietro di lui fece capolino una figura che riconobbi all'istante capii.
Non importava se i suoi capelli erano stati tinti di rosso, se il suo viso era stato leggermente truccato o se era vestito a quel modo che a mio parere poteva essere considerato indecente, almeno ai miei occhi. Avrei riconosciuto Jeremy anche se avesse avuto i capelli color dell'arcobaleno e al posto di quegli occhi verdi due occhiali enormi da Clown.
Sì, stavo delirando mentre il fiato mi si era mozzato. Era così bello, così dannatamente magnifico.
Forse stavo avendo un'allucinazione, forse era solo un brutto scherzo della mia mente, ma sapevo che non era così.
Con passo felpato, dopo lunghi attimi in cui entrambi ci scrutammo, lui mi si avvicinò, sorridendo sicuro di sé, mentre in quelle iridi brillava un mondo fatto di stelle.
-Ti ho lasciato senza fiato vero? - chiese incrociando le mani dietro la schiena e piegandosi appena con la schiena per guardarmi meglio, forse, o solo per farmi impazzire ancora di più.
Non risposi immediatamente, poiché era vero. Mi era mancato il respiro.
-No, mi sto chiedendo perché sei vestito a questo modo e sei qui. - dissi, schiarendomi la gola. Non che ne avessi bisogno di spiegazioni; il viso soddisfatto di Conrad già diceva tutto.
-Sono qui per il tuo stesso motivo. - mi rispose umettandosi le labbra e tornando in posizione eretta e guardandosi affascinato intorno. Probabilmente era la prima volta che vedeva un set fotografico.
In quel momento il presidente si avvicinò e io lo fulminai con lo sguardo.
Mi salutò incurante della mia rabbia salutandomi con un cenno di mano. -Il tuo partner è Jeremy. Non te lo avevo detto? - se non fosse stato perché eravamo in un luogo pubblico e sotto lo sguardo attento di molte persone lo avrei ucciso.
-Non ti fa piacere Dominic? - chiese sporgendo il labbro inferiore il rosso, mentre mio padre posava una mano sulla sua spalla e gli ammiccava.
Sapevo che dal momento in cui si sarebbero conosciuti sarebbe stata la mia rovina!
-Assolutamente no. - mi imposi, serrando le braccia al petto -E' ancora minorenne e io non ho firmato alcun consenso. - anche se qualcosa mi disse che quella volpe aveva pensato già anche a ciò.
Infatti, il sorriso non si spense dalle sue labbra, ma anzi, si accentuò ancora di più.
-In realtà lo hai fatto. - rivelò schioccando le dita, richiamando il suo segretario che si avvicinò subito porgendogli il contratto, che presi io immediatamente, iniziando a leggerlo.
-Inoltre- continuò -Serviva un ballerino per questo servizio, poi non puoi negare che Jeremy sia perfetto per la parte della mela del peccato. Anche l'autrice vedendolo è rimasta sorpresa ed entusiasta ed ha insistito perché fosse lui a comparire con te. -
Aveva fatto bene i suoi calcoli, ma che mi aspettavo? Era il presidente di una delle più rinomate compagnie per modelli e sapeva bene come ottenere ciò e chi voleva.
Era anche ovvio che l'autrice avesse voluto il mio My per questa copertina. Ci aveva spiati! Ormai non avevo dubbi, le coincidenze non esistevano minimamente.
-Hai le mani legate. - mi canzonò la mia mela del peccato sogghignando. Avrei voluto prenderlo e morderlo per punizione; sì, ero diventato debole davanti al suo fascino.
Quei capelli rossi, che intensificavano quello sguardo di smeraldo, li trovavo molto più azzeccati rispetto al suo colore naturale e questo lo rendeva ancora più pericoloso.
Non trovando alcuna via d'uscita sospirai.
-Non ho scelta vero? - chiesi retorico, mentre il fotografo ci annunciava che tutto era pronto e che si poteva iniziare.
-No, e non mi spiace affatto. - sogghignò prendendomi per un polso e trascinandomi davanti alla fotocamera -Ora lasciati tentare angioletto. - sorrise umettandosi le labbra mentre la musica partiva e io mi maledii chiunque l'avesse scelta.
Il fotografo iniziò a scattare, mentre io accarezzai il volto di Jeremy, scostandogli una piccola ciocca ribelle -Tu e mio padre ve la siete giostrata per bene. - non provavo nemmeno rabbia, in realtà non avrei voluto accanto a me nessun altro che non fosse lui per quel servizio. -I capelli rossi ti stanno bene. - gli rivelai poi.
Lui ghignò, schiaffeggiandomi la mano e poi prendendomi la camicia per attirarmi verso di sé. Non era forte, ma io mi lasciai guidare.
-Grazie. - disse solo, leccandomi il contorno delle labbra, mentre i suoi occhi verdi e magnetici mi ipnotizzarono -Sai ballare? - chiese all'improvviso.
Istintivamente, come una donzella alle prima armi, mi morsi il labbro inferiore, mentre sentivo le farfalle nello stomaco. Solo lui avrebbe potuto dare a un uomo bello che fatto una sensazione così pudica e puerile.
-Sinceramente? No.- risposi sincero.
Lui mi scoppiò a ridere in faccia, per poi mordersi anche lui il labbro inferiore, ma molto più provocante, sensuale di me. -Ti odio quando ti mordi le labbra. - esalò a pochi millimetri dalle mie per poi soffiare, facendomi rabbrividire.
Tentai di scostarmi, non potevo cedere; non davanti a tutti, non per lui che non era più che un ragazzino ancora.
Dovevo resistere, contenere i miei istinti, le mie passioni e tutto sarebbe andato bene.
-Io ti odio ancora di più per essere qui. - mentii, mentre lui non mi lasciava andare, ma anzi mi accarezzava il collo con la punta del naso, mentre le sue mani dolcemente mi andavano a sbottonare i bottini della camicia e larga che indossavo. -Cosa ti è saltato in mente? Ti vedranno tutti. - gli feci presente, mentre non potevo fare altro che rimanere immobile, con gli occhi chiusi e il volto livido di tutte quelle emozioni contrastanti che provavo dentro.
Lo volevo, ma allo stesso tempo sapevo di non potere.
Bramavo mordere la mela e contemporaneamente non desideravo altro che sfuggirle, tappandomi le orecchie per non udirne il canto 'si dolce e cucirmi la bocca per non saggiare il suo dolce e frugale sapore.
-Mi stai vedendo tu adesso. - mi fece notare, sussurrando contro il mio pomo d'Adamo su cui posò un bacio, mentre le sue mani dopo essere arrivate a metà camicia risalivano sino alle mie spalle, accarezzando la mia pelle, bruciandola sotto la sua. -Poi se non ci fossi stato io ora qui, chissà chi avrebbe potuto mettere le sue mani su di te, che sei mio. - rabbrividii di fronte a quella possessività che solo io credevo di provare nei suoi confronti, che era malsana, empia e accecante al tempo stesso.
Cercai di distogliere lo sguardo, puntandolo verso la macchina fotografica che a ripetizione stava scattando foto mentre tutti ci guardavano con il fiato mozzato, sospeso.
-Di certo qualcuno che non mi avrebbe fatto perdere la testa. - sussurrai e lo sentii ridacchiare, prima che i suoi denti si serrassero gentili sulla mia guancia per mordicchiarmi e farmi riportare la mia attenzione su di lui, sulla mia luce che oscurava il mondo.

Pov Jeremy
Finalmente riebbi la sua attenzione e questo insieme a quella musica vibrante e sensuale, martellante, mi diede la carica per continuare. La tensione come la nausea non se ne erano andate, in un angolo della mia testa continuavo a dirmi che non eravamo soli in quel luogo, che c'era gente che silenziosa ci osservava, che seguiva ogni nostra mossa, ogni nostra parola sussurrata, ma all'altra parte di me non importava.
Ero su un palco, puro e semplice, solo a fare da pubblico un ristretto circolo di persone ed io interpretavo solo il ruolo di me stesso.
Mentre mi guardava negli occhi, mi sorrise e poi a un soffio dal mio orecchio, con quello sguardo che per un momento divenne peccaminoso, mi sussurrò:
-Oh mia dolce mela del peccato, perché non balli per me? – si scostò poi, guardandomi implorante, posando la sua fronte sulla mia. Come poteva celare le sue emozioni così facilmente? Come potevano quegli occhi neri calmarsi e diventare un mare di quiete, quando ero sicuro che dietro ad essi vi fosse un mare in tempesta?
-Sai cosa accadrebbe se ti amassi davvero Jeremy? – mi chiese –Se ti amassi per davvero, se mi comportassi come un vero innamorato? –
-Lasciami ballare per te ora. – dissi solo, ignorando quelle domande; allontanandomi da lui di qualche passo ghignando.
Io volevo che mi amasse, volevo che fosse solo mio, che il suo mondo roteasse solo intorno a me. Se lo avesse fatto, se il suo cuore si fosse arreso quanto il mio allora niente avrebbe potuto fermarci.
Ci saremmo amati, voluti, avremmo lasciato i nostri relativi compagni e avremmo vissuto la vita nel nostro bene più grande, litigando di giorno, facendo pace la notte, vivendo con i più sinceri e dolci sorrisi. Al diavolo Dylan, al diavolo mia madre! Loro non erano nulla in confronto all'amore che serbavo per lui.
Dominic era il mio mare, le mie onde serene colpite dai raggi del sole. Lui era ciò che di più bello al mondo poteva esistere, dopo le stelle, dopo il fuoco della passione e del profumo dei fiori che si spandeva la primavera. La sorte ci aveva ingenerato, ci aveva anche messi insieme per un motivo e la mia speme era che lui la vedesse allo stesso modo, che presto, sarebbe caduto insieme a me nel turbinio di quel sentimento che eravamo consci entrambi, non potevamo ignorare.
Lo spinsi su quella sedia che era stata dietro di noi per tutto il tempo, mi umettai le labbra, alzai le braccia, mentre sinuoso muovevo il corpo a ritmo di musica.
Mi passai la mano tra i capelli, li scompigliai appena, mentre lui mi guardava con rassegnazione, un mesto sorriso sulle sue labbra, mentre allungò una mano verso di me, ma poi subito la ritrasse, stringendola a pugno, per farsi forza per non cadere nella mia rete, nella mia tentazione.
-Balla per me, fammi impazzire. - mi ordinò -Se io ora ti toccassi scapperesti. - e io risi di gusto, mentre ferino mi avvicinavo a lui, muovendo il bacino, sorpassandolo, accarezzandogli un braccio e poi le spalle, mi chinai verso di lui, gli morsi l'estremità del padiglione auricolare e poi inserii la mia lingua all'interno del suo orecchi.
-Con immenso piacere. - soffiai, facendolo rabbrividire -E prova a toccarmi Dominic, toccami o non lo saprai mai. - non mi sarei mai ritratto, mai sarei sfuggito al suo tocco qualunque esso fosse.
Volevo essere toccato da quelle mani, bramavo essere accarezzato fin all'interno della mia anima che ormai ero più sicuro che mai: era solo sua.
Nessun altro avrebbe mai potuto amarmi come lui, nessuno avrebbe mai potuto vedermi come una persona e non un misero oggetto da scoparsi e poi gettare via e nessuno tranne lui, avrebbe potuto portarmi all'appuntamento perfetto fatto di abbracci, coccole, patatine e videogiochi.
Lui si voltò appena verso di me, rassegnato e io con le mie labbra gli accarezzai la tempia, mentre le mie mani dalle sue spalle strisciarono di nuovo verso l'asola della sua camicia, per sbottonargli quegli ultimi bottoni che non avevo liberato.
-Io sono proprio vicino a te. Ti basta allunare una mano. - gli dissi dolce e seducente.
-E il mio amore ti travolgerebbe, My. - rabbrividii mentre una sua mano mi accarezzò i capelli e le sue labbra posarono un casto bacio sulla mia gola. -Un amore che farebbe paura a te che hai solo iniziato ad assaggiarlo. -.
Chiusi istintivamente gli occhi, mentre quelle parole mi scivolavano dentro come quando si beve il latte freddo dopo un bagno.
Mi fecero tremare, mi saziarono e mi aprirono una nuova porta verso l'infinito.
Mi staccai da lui, arretrando di qualche passo, mentre sul mio viso si dipingeva un magnifico sorriso.
Riaprii lentamente i miei lumi verdi, gli girai di nuovo attorno seguendo la musica, lasciandomi guidare da essa, permettendole di scorrermi nelle vene.
-Mettimi alla prova angelo. - sussurrai sorridente, mentre ballavo selvaggio, spogliandomi di quegli indumenti che mi facevano sentire solo più caldo.
Anche se non potevo vederlo chiaramente, lo sentivo quello sguardo che scivolava sul mio corpo, che si faceva sempre più intenso, che mi trapassava da parte a parte e che diventava sempre più bollente, che mi fece bruciare.
Quando il ritmò della musica cambiò, poiché era iniziato un altro pezzo, mi azzardai a voltarmi verso di lui.
Mi guardava sconfitto, le sue braccia lasciate molli e pendenti lungo i suoi fianchi.
-La mela è qui per te Dom. Mordila. - allungai una mano verso di lui, col palmo rivolto verso l'alto.
Desideravo che mi raggiungesse, che venisse da me.
Lui sorrise quasi follemente, mentre si passava una mano tra i capelli, nascondendosi per un momento ai miei occhi e poi guardandomi deciso, con quegli occhi neri in cui divampava un fuoco che sapevo sarebbe stato nutrito da me, dal peccato che era come ossigeno per noi.
Allungò una mano verso di me, come a cogliermi e io sorridente andai da lui.
-Sei la mia morte. - sentenziò, mentre io afferravo la sua mano prima che potesse anche solo ritirare e la posai sul mio petto, là dove il mio cuore batteva martellante, ma allo stesso tempo quasi quieto.
-Devo essere il solo. - quasi lo minacciai, sedendomi sulle sue gambe.
-Non ci sarà mai nessuno oltre a te. - portò le nostre mani intrecciate alla sua bocca e iniziò a baciarla, mentre i "click" della macchina fotografica e la musica si fecero distanti quasi inesistenti.
Solo noi in quel momento eravamo in quel luogo, al di fuori del tempo e dello spazio, pieni solo di quel nostro amore che si stava per toccare, dei nostri pianeti che stavano per collidere e la linea di confine dei nostri cuori coincidere.
-Allora perché continui a sfuggirmi? - chi chiesi triste, mentre con la mano libera andavo ad accarezzargli le labbra.
A quella domanda mi allontanò in malo modo e si alzò, scappando di nuovo da me, dalla nostra unione ormai inevitabile.
Non lo avrei lasciato scappare, non questa volta.
-Cosa accadrebbe se cadessi? - chiese atono, mentre mi dava le spalle.
-Hai le ali. - dissi con fare ovvio -Usale cretino. - mi avvicinai a lui e gli tolsi la camicia che gli era rimasta addosso; scoprendogli così finalmente totalmente il suo petto e la sua schiena.
Inaspettatamente in quel momento, mentre quell'indumento cadeva a terra in sordo tonfo, lui mi afferrò repentino i polsi e portò le mie mani sul suo petto, mentre reclinava la testa indietro, scoprendo così il suo collo niveo, bellissimo, invitante.
-Non è per me che mi preoccupo. - rivelò, guardandomi intensamente con quegli neri in cui affogai.
Lampi, fulmini, tempesta; stavo naufragando, affondando in quel dolce mare.
Mi alzai sulle punte, per raggiungere quel collo che come una sirena stava cantando per me, povero marinaio. -Hai le braccia... sorreggimi. - gli suggerii mordendogli il collo.
Mi allontanò e si voltò verso di me, riprendendomi con impeto, facendo cozzare i nostri corpi che ormai non riuscivano più a stare lontani come i nostri cuori, troppo ricolmi di quei sentimenti che stavano straripando, che non era più possibile rinchiudere da qualche parte per poi buttare la chiave.
-Le mie braccia ti sorreggeranno per sempre, ma tu, tu sopporterai il peso delle conseguenze? - mi chiese affondando il volto tra i miei vermigli capelli e annusandone il profumo di mela.
-Se mi sei vicino ci posso riuscire. - sussurrai con emozione.
Lui in quel momento mi prese per un polso e mi costrinse a sedermi.
-Lo sai perché ti prendo sempre per il polso? - mi chiese mentre si inginocchiava ai miei piedi, senza lasciarmi.
-Me lo chiedo spesso. - mentii, in realtà non ci avevo mai dato peso.
La sua mano scivolò, prendendomi così per mano.
-Perché così posso sentire il battito del tuo cuore. - mi rivelò, posando un bacio sul dorso del mio arto, come un cavaliere che giurava eterna fedeltà alla sua regina.
-Così posso star vicino ad esso. - posò un secondo bacio sul mio polso. -Perché so che solo sentendolo posso sentirmi vivo. - aggiunse, guardandomi per la prima volta con quell'amore profondo e completo che provava per me.
Non resistetti, come fare quando l'amore della tua vita, la tua metà ti guardava a quel modo?
Non mi importava cosa avrebbero detto gli altri, non mi importava più di nulla. Volevo solo lui.
-Vaffanculo ai tuoi dannati propositi e baciami. - imprecai, facendolo io per lui.
-Quelli sono andati a farsi benedire appena sei entrato. - sottolineò, approfondendo il bacio, intrecciando le dita della nostra mano e tendendosi di più verso di me, passando la gemella libera tra i miei capelli.
In quel momento dei leggeri colpi di tosse giunsero alle nostre orecchie, ma noi gli ignorammo.
Eravamo caduti, finalmente ci eravamo uniti, anche mentre Dominic interrompeva il nostro bacio e come un bambino bisognoso di affetto posava il suo capo sulle mie gambe e io sorridendo dolcemente, gli pettinavo quei fili corvini.
In quel momento mi arrivò alle orecchie una risatina e una battuta del fotografo quale: -Credo che il servizio sia tutto da rifare... questa volta con un po' meno di feromoni nell'aria! Non voglio ancora uccidere qualche debole di cuore. - e tutti risero, ma io non me ne curai.
Ero con Dominic, ero suo e lui ormai era mio e ciò mi sarebbe bastato per l'eternità anche se non sapevo cosa il futuro mi avrebbe serbato.

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