epilogue
Marie stava mettendo le ultime cose in valigia.
Quel giorno sarebbe partita per Parigi. Aveva terminato i suoi studi ed era estate: una calda e soleggiata giornata di inizio Luglio.
Controllò la sveglia. Erano le 9 del mattino e come al solito era in ritardo. Il suo volo sarebbe partito a mezzogiorno ma doveva trovarsi lì almeno due ore prima.
Marie, però, quasi non voleva essere più veloce: la sua vita le sarebbe mancata come le sarebbero mancati chi le stava attorno, la Francia non sta certo dietro l'angolo.
Aveva trascorso tutto Giugno a Sioux Falls, con Ashton, nella casa che il Signor Timothy aveva deciso di lasciare a loro nel suo testamento. Dopo l'avrebbero venduta perché nessuno dei due voleva rimanere a Sioux Falls senza l'altro.
La casa era davvero enorme. Avevano scoperto che il tranquillo Signor Timothy era stato un imprenditore edile e riuscì a ricavare una fortuna con la quale comprò tre ville: una a Sioux Falls, una a Boston e una ad Orange County. Ciò nonostante aveva deciso di passare la sua vecchiaia nella sua casa, dove aveva vissuto con la sua amata Sarah fino alla sua morte.
Sul suo testamento c'era scritto sotto il nome Marie Foster ed Ashton Irwin, oltre al 50% della casa sia per lei che per lui, anche 50% di amore eterno, per entrambi.
A Marie quasi dispiaceva deludere in quel modo il suo nonno acquisito, ma doveva anche pensare al suo futuro. Aveva una vita davanti ed una carriera che prometteva splendidamente, come poteva rinunciare a tutto per fare la fine di una casalinga chiusa in casa che con i soldi dello stipendio del marito a stento riesce ad arrivare a fine mese?
Marie voleva qualcosa di più e Parigi glielo stava offrendo. Poi non capiva perché avrebbe dovuto rinunciare lei ai suoi sogni e non Ashton. Non riusciva a concepire quanto maschilismo ci fosse in quel punto di vista e lei non lo accettava per niente.
Chiuse finalmente la valigia e, a passo lento, portò le sue valigie giù nel salotto, dove la stava aspettando Ashton sul divano, mentre vedeva l'ultima puntata de "Le regole del delitto perfetto".
"Possiamo andare." Annunciò lei, circondata dai bagagli. Ashton spense la televisione e poi si girò verso Marie. Era incredibile che dopo anni ogni volta che la vedeva provava sempre le stesse emozioni.
"Certo." Si alzò dal divano e prese due bagagli. Marie lo seguì a ruota e dopo dieci minuti avevano preso tutti i bagagli e li avevano caricati in auto.
Il viaggio era stato pagato dalla società che l'aveva assunta e a Parigi avrebbe vissuto in un appartamento di fronte alla Torre Effeil, insieme ad altre due ragazze.
Quando entrambi furono in auto, finalmente partirono raggiungendo l'aeroporto che distava circa un mezz'ora d'auto.
Entrambi rimasero in silenzio, ascoltando le dolci note del disco di Michael Bublè.
"Io voglio che tu sia felice." Disse Marie, guardandolo.
"Lo sono." Ashton le sorrise amaramente. Non stava bene, affatto, stava soffrendo.
"Non sono la donna che fa per te Ashton." Annunciò Marie, con il fiato spezzato in gola.
"Cosa te lo fa pensare?" Ashton non si alterò anche se era visibilmente triste.
"Ashton, io non potrò mai sposarti e non potrò mai darti dei figli perché la mia vita comprende tutto tranne che occuparmi di altre persone.
E tu Ashton... Saresti un padre perfetto ed io voglio che tu sia felice quindi è meglio se mettiamo fine a tutto questo. Tu meriti di meglio." Marie giocherellava con il bordo della sua maglietta con fare agitato.
"Ti aspetterò sempre Marie e sai perché?
Perché diavolo, io non butto tutto ciò a cui tengo solo perché non sei disposta a fare ciò che voglio io!
Non vuoi dei figli? Allora non avremo figli!
Non vuoi sposarmi? Non ci sposeremo ma Marie, tu non puoi venire da me e dirmi 'Non sono la donna giusta per te' perché tu non sei me e non puoi sapere cosa è giusto o cosa è sbagliato per me. Io ti amo e no, non ti lascio andare così facilmente, con un 'meriti di meglio' forzato.
Perché io non merito di meglio, perché il mio meglio sei tu." Ashton alzò la voce. Marie lo fissò.
"Ritorniamo indietro." Ordinò lei, decisa.
"Che cosa?"
"Ho detto che dobbiamo tornare indietro." Nella voce di Marie c'era un pizzico di rabbia.
"Perché?" Domandò il ragazzo.
"Perché sono la tua donna e tu il mio uomo ed è impensabile per me che non sia così." Ashton fece inversione ad U e ritornarono indietro.
Era impossibile vedere Marie Foster ed Ashton Irwin lontani per un secondo, figuriamoci per una vita.
The End.
ODDIO IO NON CI CREDO CHE L'HO FATTA FINIRE BENE!
Amatemi.
Ed è finita anche quest'altra avventura che, personalmente, ho amato. La storia può far anche schifo ma mi sono affezionata ad Ashton, a Marie ed ai miei amati lettori che non smetterò MAI di ringraziare.
Siete tutto per me, davvero.
Senza di voi non sarei qui a scrivervi queste parole.
Grazie mille di avermi accompagnata in questa magnifica avventura.
Con amore,
ClaviaButera
P.s ah, a breve pubblicherò un #ask sui personaggi del secondo libro e, se volete, potrei pensare di fare uno special bonus in cui ci sarà una sorpresa.
E niente, vi voglio bene💓
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