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6. Sorridere - Anei

«Stai imbrogliando di nuovo» sbuffò Saoirse, arricciando il piccolo naso tondo in una smorfia.

Persino con le sopracciglia aggrottate e le mani ai fianchi, il busto dritto per farsi quanto più alta possibile – si era anche alzata sulle punte nel vano tentativo di raggiungere la sua altezza – sua sorella non riusciva a sembrare minacciosa. Aveva un viso troppo tenero, dalla forma a cuore, con grandi occhi verde smeraldo che possedevano ancora la scintilla dell'innocenza, a differenza dei suoi.

Anei sospirò, il calore del suo stesso fiato che gli solleticava il viso coperto dalla maschera. «Ho poco tempo.»

«Allora sbrigati» si lamentò lei. «Conosci le regole. La mia stanza è consacrata a Hayrenuh, non è ammesso nulla che sia portatore di morte.»

«Io sono portatore di morte, Saoirse. Con o senza le mie armi.»

«È diverso: tu non segui la tua volontà, ma la giustizia di Veeladet. Si può usare un coltello da cucina per uccidere, ma il suo scopo non è quello di togliere la vita, ecco perché può entrare. Tu sei un coltello da cucina, ma quelli non lo sono: quelle sono armi, forgiate con il preciso scopo di uccidere, perciò restano fuori.»

Saoirse indicò i coltelli da lancio che teneva attorno alle cosce e al busto. Anei aveva già abbandonato le sue lame gemelle sul tavolo appena fuori l'ingresso, ma sua sorella gli aveva subito scostato il mantello per controllare se avesse altre lame. Grazie agli Dèi non aveva con sé il suo arsenale completo, ma i foderi dei coltelli erano cuciti alle vesti scure che indossava, perciò sfilarli e riporli sul tavolo impiegò due minuti buoni. Si tolse il mantello e lo sfruttò come base per sistemarli, ben ordinati uno accanto all'altro, lucidi e affilati di recente. Nessuno dei suoi compagni avrebbe osato prenderli, eppure lasciarle le sue armi incustodite rosicchiava ogni volta il fondo del suo stomaco – il che era un bene, probabilmente. Si sarebbe preoccupato quando avrebbe smesso di provare anche quello.

Sua sorella disegnò un ampio sorriso quand'ebbe finito, e si fece indietro per consentirgli di entrare in camera. Sembrava infinita quando vi avevano portato Saoirse la prima volta, ma lei l'aveva riempita al punto che gli sembrava di soffocare. Libri e racconti illustrati occupavano il più dello spazio, stipati un po' ovunque – sulle mensole, sulla scrivania, sulla poltrona, ammucchiati a terra – ma vi erano anche innumerevoli oggetti, dagli strumenti musicali all'attrezzatura da disegno, cucito e quant'altro, e nulla di tutto ciò aveva una qualsivoglia parvenza di ordine. Nessuno aveva davvero consacrato quella stanza, ma Saoirse vestiva comunque il rosso della Dea Hayrenuh, divinità della vita, e ne seguiva i precetti come una Mistica. Una scelta insolita all'interno di un clan che aveva come patrono Zenştiet, Dio del commercio e del denaro, ma Saoirse era libera di votarsi alla divinità che preferiva – era libera di fare ciò che voleva in quella stanza. Le condizioni del contratto la tenevano al sicuro, fintanto che Anei svolgeva i suoi doveri: Vlakil le aveva concesso di arredare quello spazio secondo il suo gradimento, le permetteva di scegliere cosa mangiare a ogni pasto, si premurava di portarle qualunque oggetto desiderasse ricevere. Non poteva abbandonare quelle mura, ma era viva. Quello sarebbe bastato Dalla prigionia era possibile scappare, e la chiave di quella gabbia era tatuata attorno ai loro polsi, un marchio di Sihir visibile solo a chi aveva stretto il patto da cui svaniva una linea con ogni omicidio portato a termine. Anei non si fidava ancora di Vlakil, ma l'aveva visto usare il suo Naru altre volte: i suoi giuramenti a Veeladet erano indissolubili, quando usava il Sihir per un contratto era vincolato tanto quanto chi lo accettava. Lui e sua sorella sarebbero stati liberi, doveva solo concentrarsi nel suo lavoro.

«Ho finito di leggere il libro!» trillò Saoirse, con la voce leggera da ragazzina.

Saltellò verso il letto, a piedi scalzi come sempre, i lunghi capelli bianchi che svolazzavano alle sue piroette. Era incredibile come riuscisse a sembrare talvolta cinque anni più grande e talvolta più piccola; a volte Anei dimenticava che ne aveva già sedici.

Chiuse la porta e solo allora abbassò la maschera di stoffa, liberando le labbra sfregiate dalla cicatrice. «Quale dei tanti?»

«Il candido volo dell'airone.» Si lasciò cadere seduta sul materasso e ritirò le gambe esili sotto di sé, facendo cenno ad Anei di raggiungerla. «Quello della figlia del panettiere e il nobile in fuga, ricordi? Lei si offre di aiutarlo per denaro, ma si innamorano mentre viaggiano insieme. Riescono a smascherare il cugino di lui – era un impostore che aveva tramato per ucciderlo, te l'avevo detto? – e alla fine si sposano! La famiglia di lei va a vivere insieme ai parenti di lui, nella loro immensa magione, e il panificio che stava per fallire non viene chiuso, anzi! Diventano persino i panettieri reali!»

«Mhn» mugolò Anei. L'istinto di storcere le labbra in una smorfia giunse così leggero che non dovette faticare per trattenerlo. Oramai non aveva più bisogno di usare Avoidance per annullare le sue emozioni. «E ti è piaciuto?»

«L'ho adorato! Era il finale perfetto per loro, e la famiglia di lei si meritava un'occasione simile. Lo sapevo che i genitori di lui erano brave persone, chiarito il fraintendimento hanno perdonato tutto! Mi è piaciuto moltissimo.»

«Bene. Ma tieni sempre a mente ciò che ti ho detto.»

Saoirse gettò fuori l'aria in un sospiro pesante, facendo ciondolare la testa. «Non sono una bambina, lo so che è solo un romanzo.»

«Qui dentro è facile dimenticare com'è la realtà. Non è colpa tua. Non la conosci.»

«E tu la conosci, invece?» Il naso di Saoirse si arricciò di nuovo mentre aggrottava la fronte. «Scommetto che sei tu a non tenere a mente ciò che ti ho detto io. C'è qualcosa che fai quando esci di qui, oltre a essere Lo Spettro? Pensi soltanto al lavoro, non hai una vita al di fuori di questa stanza più di quanto l'abbia io.»

«È diverso» obiettò Anei, guardando sua sorella roteare gli occhi in uno schiocco di labbra. «Io lo vedo, Saoirse. Anche se non ne faccio parte. So come funziona il mondo, come funzionano le persone. Nutri troppa fiducia in loro e può essere pericoloso. Vorrei solo che lo tenessi a mente, mentre leggi.»

«O magari sei tu che non nutri abbastanza fiducia» replicò lei, puntellandogli una spalla con l'indice. «Quello che c'è scritto nei romanzi non è sempre reale, ma chi li scrive sì. C'è così tanto amore, gioia, speranza... Sono sicura che gli autori siano delle persone buone, come lo sono i personaggi che raccontano.»

«Non è così semplice. Non è sempre vero.»

«Ma non è neanche sempre falso. Parli sempre come se fossero tutti marci, ma io non credo che il mondo sia fatto solo da opportunisti crudeli e insensibili, e ho la prova proprio davanti ai miei occhi.» Saoirse gli sfiorò il viso, liberando la fronte dai corti capelli neri. «Non hai lasciato che Lo Spettro corrompesse la tua anima. Sei ancora mio fratello, nonostante tutto. Sei ancora una persona buona.»

«Per questo mi preoccupo tanto, Saoirse. Io non sono una persona buona.»

Saoirse lo fulminò con lo sguardo. Incroció le braccia al petto, la pelle marroncina ancora priva di tatuaggi. Aveva il simbolo di Hayrenuh tra le clavicole e nient'altro, nulla che indicasse la sua famiglia, il suo ruolo, un talento, neppure il simbolo del clan. Anei non era ancora riuscita a convincerla, ma c'era ancora tempo prima che potesse portarla fuori dalla stanza, e avrebbe potuto coprirla o usare Avoidance perché nessuno notasse che non aveva marchi. O magari l'avrebbe condotta al più vicino altare di Hayrenuh, se era ciò che desiderava; se fosse diventata davvero una Mistica, nessuno avrebbe avuto da ridire sulla mancanza di altri tatuaggi.

Avrebbe dovuto pensarci a dovere. Prepararla meglio per ciò che avrebbe trovato una volta fuori dalla sua prigione, prima che l'idilliaca illusione che stava costruendo nella sua mente si radicasse troppo a fondo.

«E io?» disse a un tratto, sbattendo le palpebre. «Credi che io sia buona?»

«Sì» disse, trattenendo un persino troppo tra le labbra serrate.

Lei distese l'espressione, gli occhi carichi di gioia mentre sorrideva. «Allora ho ragione. Se io esisto, vuol dire che non tutte le persone sono egoiste e cattive, e come me potrebbero essercene altre.»

«Stai fraintendendo il mio discorso. Di nuovo.»

«Ho comunque ragione.» Saoirse si mosse di nuovo per sedersi accanto a lui, si avvinghiò al suo braccio e si accoccolò sulla sua spalla. «E ho ragione anche su di te, prima o poi avrò una prova inconfutabile per dimostrarlo.»

Anei mugugnò di nuovo, inspirando a fondo. Era colpa sua: non voleva illuderla ma neanche deluderla, ed era evidente che non era riuscito a trovare un equilibrio nell'educarla. Ci aveva provato, ma la volontà di Saoirse era così forte da vanificare ogni suo sforzo e una parte di sé, da qualche parte in fondo al suo petto, ne era orgoglioso. La speranza che leggeva nei suoi occhi era pericolosa, ancora troppo ingenua, ma così calda. Non voleva che si esaurisse. Sarebbe successo, prima o poi, la realtà fuori da quella stanza l'avrebbe divorata, ma c'era ancora tempo. C'era tempo. Poteva ancora concederle di sorridere come se fosse sufficiente a purificare ogni male.

«Parlami di quel libro» disse, distendendo le labbra. Non sembrava giusto, forse non era neppure un sorriso, ma il viso di sua sorella si illuminò e cominciò a narrare le vicende di quei personaggi con tanto trasporto che non riusciva a stare ferma.

Andava bene così. C'era ancora tempo, e Anei avrebbe fatto il possibile per proteggere quel sorriso il più a lungo possibile.



Ci spostiamo a May Yava, con un personaggio nuovo... Almeno per voi :P 

Come ho accennato, Anei è stato creato molti anni fa e ho scritto un paio di cosette su di lui e sul suo legamecon Tipee (lei ve la ricordate? :P), purtroppo nulla di questo è attualmente pubblicabile sia perché sono scene randomiche e sia perché molti dettagli di ambientazione sono cambiati da allora xD

Mi rendo conto che sia un po' buffo introdurre così un personaggio nuovo, specie perché di May Yava ho solo accennato qualcosa ogni tanto ed è un territorio ancora inesplorato, però mi sentivo ispirata ♥

Che impressione vi ha fatto? Cosa ne pensate di lui e Saoirse, o di May Yava, per quanto al momento abbiamo solo un vibe molto superficiale? Let me know~

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