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24. Ragnatela - Maeriyel

«State zitti! È qua vicino, dietro quei cespugli, ora vi faccio vedere.»

Boyaque si spinse in avanti, superando una radice sporgente con un salto. Scostò il fogliame con le braccia coperte dal giaccone e Maeiryel avrebbe potuto giurare di averlo visto tendere di proposito un ramo perché si schiantasse contro la spalla di Hervé, il cui gemito di dolore fece ridere il bambino in testa al gruppo.

Si erano riuniti tutti per giocare alla mietitura, ma come spesso accadeva la loro attenzione era stata dirottata su qualcos'altro. Quel giorno il loro interesse era stato stuzzicato da Boyaque, che aveva detto di aver visto una ragnatela tanto grande da rivestire alberi interi, così si erano precipitati nella foresta in un miscuglio di curiosità e disgusto che serpeggiava in diversa misura tra ognuno di loro.

In Maeriyel era solo la prima a dominare, perfetto contrappeso per Eliette che non faceva altro che lamentarsi da quando avevano messo piede nel sottobosco. Se ti fa così schifo vattene a casa, continuava a pensare Maeriyel, ma non lo disse ad alta voce: l'aveva fatto una volta e i suoi amici le si erano schierati contro, anche se non le sembrava affatto di aver detto qualcosa di cattivo. Paver insistette che sarebbero andati insieme e il battibecco era stato interrotto sul nascere, eppure Maeriyel era finita comunque in coda.

Osservò i suoi amici attraversare uno per uno il passaggio nel grosso arbusto in cui Boyaque li aveva guidati, e i loro versi di stupore la raggiunsero prima che potesse insinuarsi tra i rami del— dei cespugli. Erano due adiacenti, non uno, ecco perché si riusciva a camminare in mezzo, più o meno agilmente: Paver si era dovuto accartocciare su se stesso e strisciare a terra, però a Maeriyel bastò chinarsi sulle ginocchia e spingersi oltre.

Quando sollevò gli occhi, il suo sussulto si unì ai versi di stupore, ribrezzo ed entusiasmo dei suoi amici. Una distesa di sottili fili bianchi si adagiava sul terreno come un tappeto, un reticolo così fitto che era difficile scorgere cosa c'era al di sotto. Una tela simile pendeva dai remi spogli per l'inverno, un morbido velo adagiato sulle fronde così esteso che per scorgerne la fine avrebbe dovuto inoltrarsi tra i tronchi. La luce pallida che filtrava dalle nubi le dava un'aura spettrale, come se nebbia e gelo avessero assunto forma fisica, trattenendo le anime urlanti dei malcapitati che erano rimasti intrappolati.

Maeriyel si strinse nelle spalle, il cappotto improvvisamente troppo leggero. Il freddo le mordeva le dita e si insinuava nelle ossa, e persino con gli schiamazzi dei suoi amici, i loro passi fruscianti e il canto distante degli uccelli, quel luogo era troppo silenzioso. Non le piacevano i sussurri che il vento scriveva tra gli alberi, rantoli di morte in cerca di un aiuto che nessuno poteva offrire.

«Che vi avevo detto? È gigantesca!» Esclamò Boyaque, drizzando il busto in un sorriso tronfio. «Dev'essere gigantesco pure il ragno che l'ha fatta, secondo me è un Axi.»

Paver sbuffò un soffio ilare. «Ma ti pare? Non si è mai visto un insetto Axi.»

«I ragni sono aracnidi, non insetti» lo corresse Maeriyel.

Il ragazzo si limitò a roteare gli occhi, mentre Boyaque borbottò un «Chi se ne frega?» che fece ridacchiare Soleil per qualche ragione.

«Già, fanno comunque schifo tutti quanti» si lagnò Eliette, stretta al braccio di Forois. La sua voce era sottile, le tremavano le gambe robuste, si guardava attorno con occhi così spalancati che sembravano sul punto di venir fuori. «Non è qui, vero? Non è che si arrabbia perché lo abbiamo distubato?»

«Figurati» disse Boyaque. «Sarà a caccia.»

Hervé sbattè le palpebre. «Non è con la ragnatela che caccia?»

«Allora sarà da qualche altra parte, che ne so io? Ti pare che sono sua madre?»

«Non credo sia un solo ragno» si aggiunse Forois. Parlò a voce così bassa che dovette ripeterlo, perché la prima volta i due amici si voltarono a guardarlo con l'espressione stranita di chi non aveva capito. «Magari è una colonia, hanno fatto la ragnatela insieme così possono mangiare tutti.»

«È uno solo, ti dico» insistette Boyaque, avvicinandosi all'amico con un sorriso sghembo. «Grande quanto la tua testa, con le zampe più lunghe delle tue braccia e gli occhi rossi come il fuoco! Lo so perché lo sto guardando proprio adesso, è enorme e... dietro le tue spalle!»

Il verso stridulo di Eliette le perforò le orecchie, poi la risata piena di Boyaque che si teneva la pancia, piegato in due dal divertimento. Che fastidio. Maeriyel li sentì cominciare a bisticciare e li ignorò, avvicinandosi a Hervé che si era inginocchiato sull'erba, gli occhi azzurri che scrutavano l'intreccio con attenzione.

«Hai visto quanti insetti ha catturato?» disse lui. Afferrò un rametto spezzato da terra e punzecchiò appena la tela, scoprendo un'infinità di piccoli puntini neri. «Saranno centinaia, no, migliaia! Secondo me un ragno neanche riesce a mangiarli tutti, devono essere tanti, come dice Forois.»

Maeriyel si chinò in avanti e un brivido la attraversò quando si accorse che le piccole prede erano molte più di ciò che sembrava guardando da lontano. Solo in quella minuscola porzione si distinguevano i resti di decine e decine di mosche, zanzare, falene e altri moscerini e insetti che non sapeva riconoscere. C'era persino una vespa – o forse un'ape, era difficile distinguerle là in mezzo – che ancora si dibatteva nel vano tentativo di liberarsi: il suo movimento improvviso fece sussultare Hervé, che tirò via il rametto e quasi cadde all'indietro, mentre lei rimase a osservare il corpicino giallo e nero che si contorceva.

Che fine orribile. Tra perire di stenti o divorati vivi, Maeriyel non avrebbe saputo dire cos'era peggio, ma dopotutto la morte era una creazione della Dama della Notte e non c'era demone più sadico della madre che li aveva generati tutti. Se avesse collaborato con il Signore della Luce, com'era nei piani, magari il disegno del mondo sarebbe stato diverso, e allora i ragni non avrebbero avuto bisogno di cacciare per sopravvivere – nessuno avrebbe avuto bisogno di spezzare un'altra vita per farlo.

«Eccone uno!» trillò Soleil. Maeriyel alzò lo sguardo e seguì il suo braccio disteso verso le fronte, dove una figura nera non più grande di qualche centimetro risaliva il reticolo di tela bianca fino alla cima. «Aveva ragione Forois, sono tanti. Lì ce n'è un altro, appeso, lo vedi? E un altro laggiù! Sono ovunque!»

«Che schifo!» piagnucolò Eliette, stringendosi ancora di più a Forois. «Che schifo, che schifo! Torniamo indietro!»

Boyaque affondò una mano nella ragnatela, ignorò il verso inorridito di Soleil e afferrò ciò che riusciva, sollevando una manciata di filamenti e moscerini che pendevano dalle dita. Tese il braccio verso Eliette e cominciò a rincorrerla mentre quella strillava, cercando protezione in Forois che si era fatto pallido in viso e cercava di fuggire a sua volta.

«Ma sei scemo?» disse Paver, il tono duro da rimprovero. La sua voce si era fatta così profonda in così poco tempo che a stento si riconosceva. «Smettila, non è divertente. Se i ragni si agitano te la vedi tu con loro, io ti lascio qui.»

Boyaque lo ignorò. Agitò la mano verso Hervè, che scattò in piedi e sgusciò lontano dalla sua presa, ma quando la avvicinò a Maeriyel lei non si mosse. Indurì lo sguardo e fissò a lungo l'odioso sorrisaccio che tendeva le sue labbra mentre faceva sventolare davanti ai suoi occhi la tela ormai a brandelli e quei minuscoli corpi senza vita che vi erano rimasti appiccicati.

Lo stomaco di Maeriyel si attorcigliò. Erano già morti, ma così la loro morte sarebbe stata persino inutile, perché i ragni non li avrebbero mangiati e forse ne avrebbero uccisi altri al posto loro. O forse non sarebbero comunque riusciti a mangiarli tutti, forse quella tela uccideva molto più di quanto fosse necessario – di certo uccideva più vite di quante ne sfamava.

Era così fitta, ma così delicata. Boyaque l'aveva distrutta in un attimo, non serviva neanche un rametto. Se l'avesse strappata tutta, quanto tempo sarebbe occorso ai ragni per ricostruirla? Abbastanza da sopravvivere, oppure sarebbero stati loro a morire di stenti? A finire vittima dei predatori, troppo deboli per sfuggire agli uccelli? Non aveva idea di come funzionassero i ragni, ma qualcuno di loro sarebbe morto. Parecchie decine, forse persino centinaia.

Ma quanti ne avrebbe salvati?

Mosche, zanzare, falene... Non era giusto che la loro vita finisse in quella ragnatela, non avevano fatto nulla di male. Le mosche si nutrivano di scarti, le zanzare di sangue, le falene di nettare. Non uccidevano nulla, perché dovevano essere loro a morire?

«Non ignorarmi, Mae-scema!»

Boyaque schiacciò la mano contro la sua guancia, impiastricciandola con i fili appiccicosi e gli insetti morti mentre sghignazzava. Un brivido le attraversò il corpo mentre si divincolava, poi si accese un fuoco che guizzò tra i muscoli e sfociò in un ringhio sommesso tra le labbra. Catturò il Sihir tra le dita, ma Boyaque le afferrò prima un polso e poi l'altro, e l'energia mistica si disperse in un fruscio tra le foglie secche prima di venire alla luce. Senza Harvestide non poteva contrastarlo: lui continuava a spingere e lei sarebbe caduta all'indietro, tra la moltitudine di cadaveri intrappolati nella ragnatela, e strinse gli occhi per non pensarci ma non riusciva a smettere, la morte che la circondava era così pesante da soffocarla.

Poi qualcosa la liberò dalla sua stretta, e Maeriyel cercò sostegno nel terreno per tenersi su. Paver aveva fatto alzare Boyaque di peso e lo stava rimproverando, ma lei non riusciva a capire a dovere le sue parole, il cuore batteva così forte tra le orecchie da coprire il resto. Vedeva Boyaque ridere, però, e qualsiasi cosa l'amico gli stesse dicendo non l'avrebbe fatto pentire.

Non accadeva mai. Forse avrebbe dovuto gettare lui nella ragnatela, lasciarlo appeso a morire di stenti come un moscerino, così avrebbe finalmente imparato la lezione – o forse no, ma quantomeno avrebbe liberato loro. Come le mosche, le zanzare e le falene. Tutti meritavano di vivere, ma se avesse dovuto scegliere preferiva loro. Se avesse dovuto scegliere, avrebbe fatto a meno dei ragni.



Un caloroso bentornato alla nostra schizofrenica preferita ♥ 

Inizialmente volevo usare il suo POV in "Coniglio", ma poi ho avuto un'idea per questa e ho deciso di sfruttare lì il POV di Boyaque e tenere lei qui. L'idea che avevo avuto inizialmente in realtà era un po' diversa, con Maeriyel che distruggeva la ragnatela, ma quando ho cominciato a scrivere mi è venuto naturale ambientarla prima della morte di Hervé e la sua filosofia non si è ancora concretizzata, perciò ne vediamo solo qualche accenno. D'altronde è ancora piccola, sebbene resti la più matura del gruppo quanto a riflessioni.

Chi mi conosce sa che i ragni mi piacciono molto, e così gli altri aracnidi e gli insetti, anche se molti sono veramente orribili a livello estetico XD Non sono un'esperta, però mi affascinano molto e mi sono rimaste impresse queste ragnatele giganti, quindi non potevo non usarle come setting :3 Molto spooky, in perfetto tema halloween se solo avessi scritto questa entry nel mese in cui avrei dovuto farlo AHAHAHA

In ogni caso spero vi sia piaciuta e comunque paragonare Boyaque a un ragno è un insulto, i ragni sono molto meglio, non per niente li associo piuttosto a Vesper. MPFH!

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