19. Fiume - Nanook
Nanook sbatté la coda con violenza, contrasse i muscoli del ventre e schizzò fuori dall'acqua in un lungo balzo. La sentì scivolare via dalle squame mentre la luce del sole la avvolgeva – Dèi, la prossima volta avrebbe dovuto mantenere le palpebre nella trasformazione – e il fresco vento primaverile accompagnava il suo volo oltre quel masso che, se fosse stata nella sua forma umana, avrebbe potuto calpestare senza difficoltà. Non aveva un collo per chinare il capo e guardare il suo ostacolo, ma la vista di un salmone conferiva alcuni vantaggi: riusciva a vedere un po' di tutto, scorci del fiume sotto di lei e il cielo chiazzato di nubi sopra la sua testa, gli argini erbosi e l'intreccio di alberi e cespugli fioriti che si estendeva da entrambi i lati. Quand'era umana la sua mente riusciva a malapena a razionalizzare una cosa del genere, ma come pesce era naturale, aveva il cervello adatto a renderlo comprensibile, istintivo, come se avesse sempre fatto parte di lei.
Non era qualcosa che riusciva a spiegare a parole. La prima volta che aveva usato il dono di Caşiliğ aveva creduto che sarebbe stato più difficile adattarsi ad avere zampe o pinne al posto delle mani, piume a rivestire la pelle, muscoli e ossa che non era abituata ad avere – non si era mai sbagliata tanto. Non era stato facile, e al tempo stesso non più complicato che imparare a camminare o a parlare, non più di qualunque anatroccolo che impara a volare o di qualunque lince che impara a cacciare. Cambiavano il suo aspetto, i suoi sensi, ma non lei.
Lei era tutto. E poteva risalire la corrente come ogni altro salmone anche se non l'aveva mai fatto prima, perché grazie al Sihir ora quell'istinto le apparteneva.
Si tuffò di nuovo in acqua, agitando corpo e coda per guizzare in avanti. Quanto aveva nuotato? La luce era così forte che non era riuscita a comprendere se il sole fosse già in procinto al tramonto oppure no, ma era certa di poter continuare ancora per—
Qualcosa sprofondò più avanti, riempiendo le orecchie di Nanook con un tonfo cupo. L'acqua si agitò in vibrazioni che fecero tremare i muscoli e dovette muovere le pinne con veemenza per non perdere il ritmo di nuovo e lasciarsi trascinare indietro dalla corrente. La vista di un pesce comportava anche svantaggi, ed era difficile mettere a fuoco ciò che aveva davanti con la stessa precisione di quand'era umana, ma riuscì a scorgere un'ombra scura che scivolava verso il fondo e uno scricchiolio roccioso prima che tutto tornasse a tacere.
Si fermò – che nel suo caso equivaleva a continuare a muoversi, pur senza avanzare – e poco dopo un'altra ombra calò dalla superficie, e Nanook riconobbe che si trattava di un sasso.
Bolle d'aria vennero fuori dalle sue labbra quando tentò di sbuffare, poi aprì le branchie e lasciò che il Sihir fluisse insieme all'acqua che usava per respirare in quella forma. L'energia mistica si diffuse in tutto il corpo, pizzicò tendini e organi, torse muscoli e piegò ossa, e Nanook percepì il suo corpo diventare più grande. La vista si ridusse a ciò che esisteva di fronte a sé, le squame lasciarono il posto alla pelle scura, le costole si curvarono per accogliere un cuore che pompava sangue caldo. Gli arti schizzarono fuori dal busto, mani e piedi nudi raschiarono le rocce del letto del fiume mentre la schiena riemergeva, seguita dalla testa in un respiro profondo.
Nanook chiuse e riaprì gli occhi, concedendosi un istante per abituarsi alla sua forma umana. Si mise in piedi – ora il fiume superava a malapena il suo ginocchio – e si guardò attorno, strizzando i lunghi capelli bianchi per liberarli da quanta più acqua possibile. La luce non era così fastidiosa adesso, ma con un campo visivo così ridotto doveva girare il collo da ogni lato per trovare—
«Ma che cazzo?!»
Oppure poteva seguire la voce. Nanook lasciò andare i capelli e si voltò, scorgendo un ragazzo seduto non distante dalla sponda – non un ragazzo, il figlio di Yerükmeden. Il suo olfatto umano non riusciva a percepire il suo odore come aveva fatto la sua mutazione, ma ricordava quel viso, benché privo delle pitture da guerra che sfoggiava quando si erano incontrati la prima volta. Ricordava quegli occhi dalla forma allungata, rossi come il sangue, il volto quadrato coperto da una barba completa e i capelli neri tirati all'indietro. Ricordava bene anche la sua voce piena e il fisico massiccio che si scorgeva sotto l'armatura, e per grazia degli Dèi non l'aveva addosso, così Nanook si concesse di ammirare la muscolatura definita delle bronzee braccia tatuate che la blusa smanicata lasciava scoperte.
Lui aggrottò la fronte e si alzò, sfoderando la spada che aveva al fianco. «Cosa ci fai qui?»
«Risalivo il fiume.»
«Risali— Mi prendi per il culo?»
«No, davvero, è divertente! Una faticaccia, e una vera merda se sei un salmone vero, ma lo stesso divertente.» Sollevò le spalle. Avanzò in lenti passi verso la riva e si scrollò l'acqua di dosso quando raggiunse il manto erboso, strizzando i capelli ancora una volta. «Tu che ci fai qui?»
«Niente che ti riguardi» disse lui, arricciando il naso in uno sbuffo. «E in nome degli Dèi, perché sei nuda?»
«Perché ero un fottuto salmone, ne hai mai visto uno vestito?» Nanook gettò i capelli bagnati dietro le spalle e avanzò, ma lui assunse una posa difensiva, entrambe le mani attorno all'elsa della spada. «Qual è il problema? Ero nuda anche quando abbiamo combattuto.»
«Eri trasformata in un'orsa.»
«E cosa cambia?»
«Ma che domanda è? Cambia che eri un orso! Un dannato orso! Chi se ne frega se è vestito o no, non voglio mica scoparmi un orso.»
«Quindi il problema è che vuoi scopare me?» Nanook piegò la testa di lato, le sopracciglia aggrottate. «Ma allora perché sei incazzato? Non dovrebbe essere il contrario?»
Lui prese fiato, ma balbettò solo sillabe inconcludenti prima di tacere. I suoi occhi scivolarono in basso più volte e altrettante li riportò su, come se stesse tirando le redini di un cavallo che puntava l'erba invece di avanzare.
«Sei insopportabile» sbottò infine. «Se è una qualche strategia per farmi abbassare la guardia, è la tattica più insensata che abbia mai visto.»
«E per fare che? Questo non è il mio territorio, difenderlo non mi interessa. Sei un nemico solo sul campo di battaglia, finché non rompi il cazzo a me o al mio clan puoi startene a lanciare sassi quanto ti pare.»
L'espressione del figlio di Yerükmeden si accartocciò mentre borbottava, masticando parole in una lingua che Nanook non conosceva. «Un nemico è un nemico» riuscì a comprendere. «Non sapete neanche cosa voglia dire strategia.»
«Tanto non posso comunque ucciderti qui» sbuffò Nanook, piantando le mani ai fianchi. «E non puoi farlo nemmeno tu. Metti via la spada o devi continuare con la scena del guerriero di stocazzo?»
Lui la fissò a lungo, ma infine si decise a rinfoderare l'arma. La Striscia di Yma era territorio libero, nessun clan si sarebbe azzardato a combattere dentro i suoi confini. L'equilibrio di May Yava si reggeva su pilastri come quello, imposizioni degli Dèi che era meglio non calpestare: uno di loro avrebbe potuto attaccare l'altro, certo, ma poi il proprio clan sarebbe stato preso di mira e annientato da tutti quelli limitrofi – uno dei pochi casi in cui più clan si coalizzavano in una tregua momentanea. C'erano molte cose che Nanook non capiva di quelle regole, leggi prive di senso che gli umani seguivano per rispettare limiti che loro stessi avevano tracciato, però comprendeva quelle conseguenze. Non ne sarebbe valsa la pena.
E poi, perché avrebbe dovuto attaccarlo? Si sarebbero scontrati sul campo di battaglia, quando sarebbe stato il momento. Quella non era una caccia, non aveva bisogno di coglierlo di sorpresa o di uno scenario isolato. E lui poteva farfugliare di strategia quanto voleva, ma se non la minacciava non aveva motivo di odiarlo. Perché per gli umani era così difficile comprendere un concetto così semplice?
Nanook si sedette sull'erba, la schiena rivolta al sole. Affondò le mani tra i capelli e li aprì sulle spalle per farli asciugare meglio, anche se il tramonto sarebbe di certo passato prima che l'acqua fosse evaporata del tutto.
«Non ti dà... fastidio?» borbottò il figlio di Yerükmeden.
Lei scrollò le spalle. «È noioso, ma o così o continuano a gocciolare.»
«No, intendo— Bah. Comunque non ho intenzione di andarmene.»
«E chi ti ha chiesto niente? Stai facendo tutto da solo, figlio di Yerükmeden.»
«Mujeog» disse, gonfiando il petto. Si sedette con rabbia non lontano da lei, il viso puntato dalla parte opposta, anche se la luce diretta sul viso lo costringeva a stringere gli occhi. «Usa il mio fottuto nome se devi chiamarmi, figlia di Caşiliğ.»
Lei arricciò il naso, fulminandolo con lo sguardo. «Allora tu chiamami Nanook.»
«Se ne avrò voglia.»
«Lo stesso vale per me.»
«Bene.»
«Bene!»
Mujeog sbuffò, incrociando le braccia al petto. La voce cavernosa, le parole sbottate, la posa rigida, tutto suggeriva che fosse arrabbiato – allora perché diamine c'era un accenno di sorriso sulle sue labbra? Nanook aveva visto il fuoco dell'ira accendersi nei suoi occhi in battaglia, ma in quel momento non c'era niente di tutto ciò nella sua espressione.
«Non ti dà fastidio che io sia qui?» sussurrò, gli occhi rossi che evitavano il suo sguardo. «Parlare con me. Condividere la sponda, farti vedere in questo stato. Ho ucciso molti dei tuoi compagni.»
«Io ho fatto la stessa cosa. Se è guerra è guerra, qui mi dai fastidio solo se fai lo stronzo.»
Mujeog tacque. Le rivolse solo un mugugno, restò a fissare il tramonto e dopo un lungo silenzio raccolse un sasso da terra, rigirandoselo tra le dita callose.
Lo lanció nel fiume. «Credo non dia fastidio neanche a me.»
Questo nome non dirà nulla a molti di voi, ma chi mi conosce sa che Nanook è il personaggio che ho giocato in un GDR di Fairy Tail per molti anni (ovviamente con alcune differenze per via dell'ambientazione), perciò scrivere di lei è un'emozione indescrivibile ♥
Mujeog, che abbiamo già conosciuto, è invece il personaggio che ha giocato il mio fidanzato, a cui spero di rendere giustizia nella mia scrittura! Nel GDR erano già una coppia, abbiamo deciso insieme il loro background ed è proprio quello che mi piacerebbe esplorare in una storia futura!
Sono due personaggi di cui sono profondamente innamorata e sì, sono di parte, ma spero di farveli amare tanto quanto amo io :3
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