Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

10. Poltrona - Kolt

Kolt agitò i dadi tra le mani un paio di volte prima di lanciarli, guardandoli rotolare sul rivestimento scuro dei tavoli da gioco dell'Ultraviolet. I due cubi viola acceso si scontrarono tra di loro, poi rimbalzarono contro le pareti protettive e infine si fermarono, le facce con il due e il quattro rivolte verso l'alto.

«Sei» confermò il banchiere, ritirando le puntate con un piccolo rastrello. «Nessuna vincita.»

Kolt alzò le braccia in un verso di frustrazione, stropicciando il viso in una smorfia perché risultasse abbastanza credibile. Lanciò un fugace sguardo a Vesper, seduto a due posti di distanza, che picchiettava il tavolo con il bordo di un gettone che teneva stretto tra le dita. Aveva tirato i ricci neri all'indietro con la brillantina e indossava un foulard di seta grigia per nascondere il tatuaggio degli Aureli sul collo, oltre agli occhiali da sole rotondi per nascondere il colorito bluastro della sua sclera. Il ruolo da snob diffidente gli calzava a pennello: era rimasto pressoché in silenzio dal suo arrivo, splendido nel suo pregiato completo nero, piazzando scommesse sui tiri altrui senza mai lanciare i dadi.

Dall'altro lato, Realgar urlava il suo entusiasmo o le sue imprecazioni con tanta energia da attirare l'attenzione dell'intero tavolo – o forse era la profonda scollatura dell'abito dorato, ma in ogni caso stava funzionando. Kolt non era abituato a vederla indossare qualcosa di così elegante, era strana eppure bellissima. Aveva riempito le treccine rosse di gingilli dorati, i polsi di bracciali e le mani di anelli, era un continuo scintillare e tintinnare da ho appena scoperto la ricchezza e devo sbattertela in faccia.

«Cazzo, oggi non è la mia giornata» sbuffò Kolt, abbacchiandosi sulla sua poltrona.

Il suo abbigliamento era quello del cliente medio dell'Ultraviolet. Camicia antracite e bretelle, giacca senza bottoni, capelli pettinati dietro le orecchie. Si mescolava agli altri giocatori nei modi di fare, così che lo percepissero come una persona qualunque – con molto più fascino e stile di tutti loro, ma pur sempre una persona qualunque. Per una truffa del genere non erano necessari tanti preamboli e giochi di interpretazione, ma puttana Lemurea, quella era la parte divertente!

Tirò su il busto, cominciando a tastare uno dei braccioli in modo vistoso. «Ma questa non è la mia poltrona!»

«La tua poltrona? L'hai portata da casa?» disse Realgar, voltandosi per coinvolgere chi le stava accanto nella sua risata.

«È la mia poltrona fortunata, quando mi siedo lì vinco ogni volta. L'avete cambiata di posto per farmi perdere?» Agitò un dito contro il banchiere, che si limitò ad alzare un sopracciglio e a negare quell'accusa. Gli altri giocatori cominciarono a sghignazzare e poi a ridere mentre Kolt si guardava attorno, incitati da Realgar, poi la sua attenzione si fissò su Vesper. «Eccola! C'è un graffio sul bracciolo sinistro, vedete? La riconoscerei ovunque. Quella poltrona vale più di una Cava, non sbaglia mai. Fai un tiro e vedrai che ho ragione.»

Vesper schioccò la lingua contro il palato. «Non sprecherò una puntata per una sciocchezza simile.»

«Va bene, allora scambiamoci di posto. Ti proverò che ho ragione, altrimenti puoi prenderti i miei gettoni.»

Gli sguardi si spostarono sul banchiere. Era un ragazzo giovane, dal volto nuovo, forse era stato piazzato ai tavoli dei dadi per fare esperienza perché erano facili da gestire. Fissò entrambi per qualche istante, poi annuì non molto convinto. «Se al signore sta bene...»

Vesper si alzò di malavoglia mentre Kolt invertiva la posizione delle due poltrone, tornando a sedere con un gran sorriso stampato sul volto. Raccolse i dadi dal centro del tavolo, ma quando li sollevò per agitarli piegò il polso per farli scivolare nella manica. Allungò un braccio verso Realgar, il pugno chiuso che non stringeva nulla, così da far scivolare l'altra mano sotto il tavolo per sostituire i dadi con un paio truccato.

«Scommetti sulla mia vittoria?»

Realgar spinse avanti i suoi gettoni, poi avvicinò le labbra rosso acceso alle sue nocche e le baciò. «Non farmene pentire, biondino.»

Kolt le fece l'occhiolino e ricongiunse le mani, sbatacchiando i dadi un'ultima volta prima di lasciarli andare. I piccoli cubi erano identici ai precedenti, stessa dimensione e tonalità di colore, ma con un lato appesantito che tirò giù la faccia opposta al sei quando smisero di ruzzolare qua e là.

Il banchiere sgranò gli occhi. «Dodici.»

«Che vi avevo detto? Poltrona fortunata!» sghignazzò Kolt, euforico mentre accorpava la nuova vincita ai pochi gettoni rimasti davanti a sé.

«Via, è stato solo un caso» borbottò l'uomo seduto accanto a Vesper, un uomo sulla quarantina con troppa acqua di colonia e il suo secondo bicchiere di whiskey in mano. Una buona preda: emotivo, con più vincite che perdite e, soprattutto, superstizioso. C'era ancora qualcuno che batteva i dadi contro la fronte prima di lanciare, roba da non credere!

«Io direi più un colpo di fortuna» disse Kolt, battendo contro il bracciolo. «Merito di questa bellezza!»

L'uomo sbuffò. «Se ci fosse una poltrona fortunata, l'avrebbero già tolta.»

«Va bene, allora facciamo un altro giro. Scommetti sulla mia vittoria, offro io.» Kolt allungò i gettoni della puntata minima per la categoria più alta, doppio sei. L'uomo arricciò le labbra in una smorfia, ma chi era lo stolto che rifiutava una puntata gratuita? E quando Kolt lanciò di nuovo i dadi, mostrando di nuovo il risultato più alto, il suo sguardo brillò di interesse e il tavolo esplose in un boato entusiasta.

Dopo il terzo tiro fortunato Kolt si assicurò di scambiare di nuovo i dadi, perché il banchiere si era fatto guardingo. Glieli consegnò perché li controllasse, lasciò il turno ad altri per il lancio, e quando tornarono di nuovo nelle sue mani li sostituì con i propri per un'altra vittoria schiacciante.

Realgar, che aveva fatto un ottimo lavoro nel fomentare il tavolo, si alzò dal suo posto e si sedette sulle gambe di Kolt in un tintinnio di gioielli, le treccine rosse che pendevano tutte da un lato. «Voglio anch'io un po' di fortuna, biondino! Che ne dici, me ne merito almeno un po'? Facciamo una bella puntata, dai!»

Kolt scrollò le spalle e spinse avanti una manciata di gettoni, trattenendosi dal ridere. Era brava in quella recita, con il forte accento del sud e i movimenti esagerati, eppure così diversa dalla vera Realgar da risultare quasi grottesca. La preferiva vestita di pelle e borchie, con i pugni pronti a colpire e un cazzo sempre in bocca – sia figurativamente che non – ma la accolse comunque tra le braccia, tirandola a sé per la vita. Un'ondata di eccitazione corse lungo il corpo quando la maledetta si sistemò ben bene su di lui, strusciandosi senza neppure tentare di nasconderlo. Kolt inspirò a fondo mentre lei sghignazzava, perché era lì da appena dieci secondi e già sedeva sulla sua erezione. Dio, avrebbe voluto spingersi in avanti e baciarle il collo esposto, ma poi avrebbe anche voluto far scivolare la mano oltre la coscia, sollevarle il vestito e farsi scopare sulla poltrona fortunata, e non era proprio il caso. Non adesso, quantomeno. Dopo, magari...

Realgar gli strappò i dadi truccati di mano e li lanciò sul tavolo, fingendo il suo stupore per il risultato con un gridolino esaltato. Cominciò a battere le mani e stampò persino un bacio sulle labbra di Kolt che dannazione, se l'avesse saputo se lo sarebbe goduto un po' meglio, ma l'attimo dopo era già finito.

«Anch'io voglio provare la poltrona fortunata!» Urlò l'uomo accanto a Vesper, battendo una mano sul tavolo. Il primo a cedere, come previsto.

«Non se ne parla, ho ancora delle puntate da fare» disse Kolt, recuperando i dadi da Realgar. «Questa è la mia poltrona, trovati la tua.»

«A dire il vero è la mia poltrona.» Vesper drizzò il busto, l'espressione severa mentre lo fissava dietro gli occhiali da sole. «Hai detto che mi avresti provato la tua ragione: bene, lo hai fatto. La poltrona però resta mia, e la rivoglio indietro adesso

Il suo tono solenne congelò l'atmosfera del tavolo. I giocatori si zittirono, smettendo di giocare con i gettoni o di fare qualsivoglia rumore, persino il banchiere si irrigidì. Kolt lo vide scrutare la sala in sguardi fugaci, forse cercando di individuare la sicurezza, ma non osò ancora fare il minimo cenno per chiamarla. Vesper era alto un metro e niente, di corporature esile e con il viso che urlava ho appena compiuto diciotto anni, ma non aveva bisogno di sfruttare il suo cognome per risultare intimidatorio. E quelli non l'avevano neanche visto senza occhiali! Allora sì che faceva rizzare il ca— pelli. I capelli. E ok, forse il brivido che l'aveva scosso non aveva nulla a che fare con la paura, era caldo e piacevole lungo il corpo, ma la colpa era di Realgar che l'aveva svegliato e se ne stava ancora spalmata su di lui.

Deglutì, scacciando le immagini della poltrona che diventava ancora più affollata. «La poltrona resta tua? Cos'è, l'hai portata da casa?» Scoppiò a ridere, e Realgar lo imitò. «Se rivuoi indietro la poltrona devi pagare, altrimenti non mi alzerò di qui. Ho diritto di restare qui, vero?»

Il banchiere sembrò ridestarsi in quel momento, forse non si aspettava di essere chiamato in causa. «Sì, certo.»

Kolt allargò le braccia, rivolgendo a Vesper un ampio sorriso mentre Realgar mimava il gesto di asciugarsi le lacrime con tanto di smorfia. Lui non si scompose: borbottò qualcosa a fior di labbra, si accarezzò il mento fingendo di pensarci su, poi rovesciò tutti i gettoni nel suo contenitore personale.

«Tutti i miei gettoni meno tre puntate in cambio della poltrona» disse, spingendo la scatola viola brillante verso di lui.

Kolt la raccolse e ne studiò attentamente il contenuto. In teoria il banchiere avrebbe dovuto far riprendere il gioco, ma non fiatava; doveva essere davvero alle prime esperienze. Così Kolt stiracchiò la sua interpretazione, con mugugni pensosi e le labbra contratte in una smorfia, finché l'idiota non parlò.

«Aspetta! Voglio comprare io la poltrona!» disse, affrettandosi a radunare i suoi gettoni.

Kolt alzò le spalle. «È che mi sembra ne abbia di più lui...»

«Posso superare quella somma. Quanto vuoi in più? Mille lunari? Duemila?»

«Cinquemila sarebbe un buon numero.»

L'uomo sgranò gli occhi, ma l'incertezza nel suo sguardo durò un solo istante. Consegnò a Kolt quasi tutti i suoi gettoni, poi sfilò dal portafoglio banconote a sufficienza per concludere l'accordo.

Vesper borbottò qualcosa e raccolse anche i gettoni che aveva lasciato sul tavolo per andarsene, da perfetto copione. Realgar si alzò dopo che Kolt ebbe intascato tutto, sistemando nel suo contenitore tutti i suoi gettoni.

«Tutta sua, amico» disse Kolt, liberando la poltrona in un lento respiro. «Fanne buon uso!»

Gli consegnò i dadi – quelli veri – e passò un braccio attorno alla vita di Realgar quando fu di nuovo al suo fianco, allontanandosi con lei senza fretta. Un sorriso si allargò sulle sue labbra quando sentì i suoni del gioco che riprendeva alle sue spalle, il boato sconvolto dei giocatori e la voce sottile del banchiere che dichiarava un misero quattro come risultato.

«Figlio di puttana, mi hai imbrogliato! Ha barato!»

«Signore, stia al suo posto» disse il banchiere. «Ho controllato i dadi personalmente, non c'è stato nessun trucco.»

«Mi sa che la fortuna funzionava solo per lui...» borbottò qualcun altro. Era serio? Dio, la gente era così stupida!

Rise, poi il suono di una poltrona trascinata con forza sul pavimento lo spinse a voltarsi. Le urla dell'uomo che aveva ingannato si mescolarono a quelle del banchiere che chiamava la sicurezza – e due uomini in divisa arrivarono presto a bloccare l'idiota, che ancora sbraitava e si dimenava. Kolt allungò il sogghigno e gli rivolse un occhiolino prima di lasciare la stanza, giusto in tempo per sentire quelle accuse diventare bestemmie e minacce.

«Porca troia, se l'è bevuta sul serio!» Realgar scoppiò a ridere più forte. «Cazzo, i ricchi sono davvero stupidi in culo.»

«Non tutti i ricchi.» disse Vesper, riunendosi a loro. Si affiancò a Kolt e lui gli passò un braccio sulle spalle, tirando anche lui a sé. «E ti ricordo che abbiamo convertito in gettoni i miei soldi.»

«Tu sei escluso, principino.» Realgar allungò una mano per scompigliargli i capelli scuri, che lui sistemò subito al loro posto. «Sei stato bravo — siamo stati bravi, cazzo. Allora, Kolt, cosa si prova ad avere i fidanzati migliori del mondo?»

«Chi ha detto che siete i miei fidanzati?» disse Kolt, ignorando i versi di scherno di Realgar. «E comunque non ne ho idea, non posso fidanzarmi con me stesso.»

«Ma vaffanculo!»

«Gliel'hai servita troppo bene, Rea.»

«Invece di sparare cazzate, pensiamo alle cose serie.» Kolt li guardò, gli occhi truccati di Realgar e quelli nascosti dalle lenti blu di Vesper. «Ce ne andiamo o... altra sala?»

Realgar e Vesper si guardarono. Poi, entrambi, sorrisero.



Nuovo passatempo per trascorrere il weekend, truffare "poveri" giocatori ingenui :')

Kolt fa un po' di tutto per denaro, ma queste sono le cose che proprio lo divertono, e più che farsi "i conti in tasca" si gode l'esperienza - ma il guadagno non deve mancare mai, ovviamente. E chi può portarsi dietro se non i suoi fi- [canc canc] Realgar e Vesper? :D

Realgar è praticamente al parco giochi, non bazzica quasi mai questi ambienti e adora assecondare Kolt in questo genere di cazzate. Vesper non è da meno e come abbiamo visto non esita a "investire" il denaro necessario - certo, con Kolt è certo che gli ritornerà indietro con gli interessi, but still u_u

In tutto questo devo ancora iniziare a scrivere Longshot e vi sto già riempiendo di oneshot e extra in ogni dove, sorry not sorry, questi personaggi mi piacciono un sacco xD

Voi che ne pensate di questi tre? :3

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro