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⇝ 9. La nobildonna che poi non era tale

Esisteva un termine adatto per esprimere ciò che Sarah sentiva?

Felice? Entusiasta? Esaltata?

No, probabilmente no.

Era sempre Ethan ad averle chiesto di sedersi vicino a lei. Il malumore di tutte le sventure che le erano capitate quella mattina si era completamente volatilizzato via.

Sarah era talmente felice da non riuscire nemmeno a concentrarsi su quel che stava leggendo. Questa volta, però, il traffico autostradale per un incidente segnalato circa un chilometro prima stava prolungando sensibilmente quell'esperienza più che gradita; finalmente aveva capito il vero significato del proverbio: "non tutti i mali vengono per nuocere".

Si costrinse a riposare gli occhi sulle frasi evidenziate di arancione del libro di matematica ed evitare di pensare al senior seduto accanto a lei, che misterioso e silenzioso come al solito ascoltava della musica heavy metal dalle cuffiette collegate ad un cellulare con tastiera qwerty. Un genere musicale che Sarah detestava, ma che adesso ascoltava tranquillamente solo perché il senior lo stava facendo. A renderle ancora più epica l'impresa di ripassare delle noiose formule matematiche, c'era quel delicato calore laddove il ginocchio di lui sfiorava il suo, coperto appena dalla calzamaglia della divisa. Che anche quel contatto fosse un piccolo segnale di apertura nei suoi confronti? Lei, personalmente, al posto suo si sarebbe affrettata a ritirare la gamba...

Ma mentre era distratta a pensare su quell'insignificante particolare, l'autista del pullman frenò di colpo, rischiando di farle picchiare una testata contro il sedile anteriore.

« Cosa diamine è appena successo?! »

Ancora più scioccata di prima che rischiasse di presentarsi a scuola con il naso rotto, si voltò verso il senior al suo fianco. Non poteva davvero essersi rivolta a lei.

Ethan allungò il collo per sbirciare oltre il parabrezza con una cuffietta ancora nell'orecchio sinistro e con le sopracciglia aggrottate, per poi voltarsi verso Sarah senza levarsi dal viso l'espressione perplessa.

« Qualcuno ci ha tagliato la strada. » constatò seccato.

D'accordo, adesso era sicura al cento per cento che le avesse parlato per davvero.

« Con tutte le mattine in cui poteva accadere un incidente, proprio quella in cui ho un test alla prima ora! » continuò lui.

La quattordicenne lo guardò meravigliata e con le guance che scottavano per l'emozione. Era la sua occasione, non doveva farsela scappare. Doveva riuscire a rispondere in modo simpatico e intelligente allo stesso tempo, ma come? Cosa dire?

« Già. »

Che pena, che orrore!

Questo era tutto quello che il suo cervello era riuscito a mettere insieme. Sarah avrebbe voluto aprire il finestrino e buttarsi fuori.
Conscia che una replica così patetica non avrebbe certo fatto colpo, si sforzò di continuare il discorso spostandolo su quella matta della Wilson.

« La Wilson darà i numeri. » aggiunse infatti ridacchiando.

Ethan si voltò con un sorriso sghembo e la ragazza capì di aver appena fatto centro.

« Sei del corso A? » le domandò retoricamente.

Sarah annuì con un ghigno divertito sulle labbra. Era riuscita ad attirare la sua attenzione.

Le farfalle nel suo stomaco svolazzavano senza sosta e le costò tutte le sue forze per mantenere quell'aria tranquilla ed evitare di assumere espressioni da ebete.

« Anch'io. L'ho avuta nel primo biennio e mi è bastato. Quando facevo il secondo anno è rimasta a casa circa due mesi perché ha avuto un esaurimento nervoso. » la informò. « Però sono contento che tutto quel suo zoppicare qua e là sia diminuito, una volta era molto peggio. »

Ora che le stava parlando, Ethan risultava, agli occhi di Sarah, ancora più magnetico e interessante di prima. Quest'ultima aveva colto al volo l'occasione per poter osservare il suo viso da vicino senza sembrare una psicopatica; in quei pochi secondi, aveva già memorizzato ogni particolare: il candore della sua pelle perfetta, le sopracciglia folte, le ciglia nere e lunghe, la mascella mascolina e il velo sottile di barba incolta sul mento stretto e sulle guance.

Era troppo bello per essere umano; Sarah non avrebbe faticato ad immaginarselo in un romanzo di vampiri. Aveva dei tratti così ben scolpiti e degli interessi insoliti (come quelli per la poesia) che sembravano provenienti da un'altra epoca.

« Ma perché cammina così? » domandò curiosa lei.

« Ha una protesi all'anca, niente di scandaloso, ma lei per qualche ragione ne fa un mistero. Noi lo abbiamo scoperto quando ha dato i numeri e si è messa a enumerare "tutte le ragioni per cui vorrei partire per le Hawaii e non tornare mai più". » spiegò Ethan, scimmiottando la voce acuta dell'insegnante. « È una donna molto sensibile. »

Sarah emise una risata da bambina, ma accorgendosi che il senior non stava più mandando avanti la conversazione decise di farsi coraggio e buttarsi.

« Comunque io sono Sarah. » si presentò tendendogli una mano sottile.

Ethan le rivolse un sorriso cortese e quando le sue dita fredde sfiorarono il suo palmo, Sarah ebbe la sensazione di svolazzare in giro assieme alle farfalle nel proprio stomaco.

« Ethan. »

"Lo so", si trattenne dal dire lei. Da quando aveva scoperto il suo nome aveva avuto ben una settimana di tempo per cercarlo sui social e scoprire quante più cose possibili; ad esempio sapeva che la sua band preferita erano i Three Days Grace, che – guarda guarda – tifava per i Toronto Maple Leafs, che il venerdì sera usciva sempre con alcuni compagni di classe per andare in discoteca e che aveva letto la maggior parte degli scritti di Oscar Wilde.

Per un momento Sarah temette che il giro di presentazioni fosse stato del tutto vano, visto che il senior si era richiuso nel proprio silenzio, ma quando questo si voltò di nuovo nella sua direzione con gli occhi ridotti a fessure, come se stesse pensando, le sue labbra si piegarono nel sorriso d'ebete che tanto stava cercando di nascondere.

« Tu non sei mica quella che a inizio mese si è persa e ha scambiato il club di teatro per quello di giornalismo? »

Sarah lo guardò con una smorfia indecisa dipinta in viso: non sapeva se fare i salti di gioia perché si era ricordato di averle già rivolto la parola, o se invece desiderare di sparire per essersi fatta conoscere come una svampita.

« Non ricordavo più dove fosse. » tentò debolmente di giustificarsi lei.

« Oh, tranquilla: succede sempre tutti gli anni. » la rassicurò lui sghignazzando.

"E allora perché diavolo stai ridendo?!" si domandò la quattordicenne. Non avrebbe mai osato porre un quesito con così tanta irruenza ad un senior – men che meno ad uno che le faceva palpitare il cuore – ma a quanto parve, il suo sguardo parlava da sé.

Ethan cercò educatamente di darsi un contegno, si schiarì la gola, e lanciò la bomba:

« Scusa. Rido perché a quanto pare trovi sempre un modo per combinarne una. »

Sarah si gelò sul posto. E lui cosa ne sapeva? Nella sua mente cominciarono ad affiorare tutti i ricordi di quel primo mese e mezzo a scuola e cercò di capire quali di questi avesse potuto farla sfigurare, di nuovo.

Solo allora Ethan si tolse anche l'altra cuffietta dall'orecchio sinistro e si mise ad avvolgere con cura il cavetto attorno al cellulare.

« Io non ho idea di quale sia la tua opinione sul paranormale, ma ti assicuro che la leggenda sul fantasma del liceo è una stupidaggine. » iniziò come premessa.

Ecco, l'aveva sorpresa a cercare di aprire la porta di Renée di nascosto. La sua debole e già inesistente reputazione sociale era rovinata, non ne avrebbe mai avuta una più solida e di tutto rispetto in futuro. Addio sogni di gloria.

Ethan sembrava star cercando le parole più adatte per continuare il discorso, facendo aumentare notevolmente i battiti cardiaci della ragazza. Si era posato il palmo della mano sulla bocca nel vano tentativo di nasconderle un sorriso mentre pensava; mossa inutile, dal momento che Sarah poteva benissimo intuire che quanto stava per essere detto lo aveva fatto sganasciare per diverso tempo.

Sempre che questo non lo avesse raccontato ai suoi amici, in tal caso aveva fatto sbellicare più persone ancora.

« Okay, ascolta, stavo cercando un modo delicato per dirtelo, ma a quanto pare non esiste. » disse infatti lui. « Quando tu e i tuoi amici siete tornati al liceo dopo il coprifuoco, avete scavalcato il cancello e siete scappati a gambe levate urlando di aver appena visto un fantasma sulle scale antincendio dei dormitori.. beh, avete preso un granchio: ero semplicemente io che fumavo. »

Troppo sconcertata per mantenere un'imperturbabile faccia di bronzo, Sarah si prese il capo tra le mani con disperazione. Sarebbe stato molto meglio venir colta con le mani nel sacco davanti alla Stanza. Avrebbe voluto strapparsi i capelli.

« In quattro anni ne ho viste di tutti i colori, ma mai nulla del genere! » infierì lui ridendo.

Sarah riusciva a trovare alcuna frase brillante che le avrebbe permesso di migliorare la sua situazione imbarazzante; Ethan aveva assistito alla sua folle arrampicata sul cancello con conseguente fuga da un presunto fantasma, e chissà quante altre cose compromettenti su di lei sapeva alle sue spalle. A quel punto non si sarebbe sorpresa di sentirsi dire di essere stata vista anche mentre imboscava il maglione di sua nonna nella serra del corso di giardinaggio per "perderlo casualmente".

« Avevamo appena sentito della leggenda ed eravamo spaventati dall'idea di venir sorpresi dal custode, eravamo-. »

« Eravate suggestionati. Capisco. » finì la frase per lei.

Sarah gli lanciò un'occhiata di sottecchi: non la stava guardando con malignità, né tanto meno con pena per la sua ingenuità; stava semplicemente sorridendo divertito.

Che l'avesse attratto così, con la sua innocenza giovanile?

Aiutata da questo pensiero, Sarah riuscì a lasciarsi andare e riconoscere che una scena del genere avrebbe fatto ridere chiunque – lei per prima, che sarebbe addirittura corsa a raccontarla a tutti i suoi amici.

« D'accordo, riconosco che vista dall'esterno è molto divertente. » ammise.

« È un eufemismo. Soprattutto se si pensa che il fantasma di Renée Forthbay non esiste e che il custode sembri volerla imitare. »

« Buttandosi dalla finestra? »

« Anche. Ma io in realtà mi riferivo al fatto di non farsi mai vedere e di diventare una leggenda metropolitana... »

Ethan le rivolse uno sguardo carico di tenerezza, che le fece capire di essere sembrata ancora una volta una sempliciotta.

Sarah arrossì di vergogna. E la cosa che più le faceva imporporare le guance era la consapevolezza che ci aveva lavorato su parecchio su quell'immagine di ragazzina pura e credulona, visto che quella serie di brutte figure aveva avuto origine a metà del mese precedente.

Sarah ripensò di istinto a quella famosa sera in cui, per poco, non si accasciò a terra per il crepacuore. Si concentrò soprattutto sulla pseudo donna deceduta, ricordandosi come il suo abbigliamento non ricordasse affatto quello del senior accanto a lei. Ethan stava sicuramente dicendo la verità, ma perché mai aveva ricordato a tutti quanti una nobildonna?

« Ma perché sembravi vestito da donna? » gli domandò candidamente, di nuovo.

Fu il turno di Ethan guardarla con gli occhi ridotti a fessure per la confusione, e solo allora Sarah comprese di aver appena sparato l'ennesima fesseria della giornata.

« Sì... uhm, ecco... dal cancello sembravi portare un vestito e i capelli raccolti... »

Ethan ci pensò su un attimo, per poi assumere un cipiglio a metà tra il divertito e lo stupefatto.

« Era un cappotto elegante e un cappello di lana. »

Sarah si zittì.

Certo, un cappotto e una cuffia, tra l'altro quella che stava indossando proprio in quel preciso momento. Come diamine aveva fatto a non arrivarci subito? Era abituata a vedere il ragazzo con giacche di pelle e giubbotti normali, ma avrebbe dovuto pensarci che anche lui potesse possedere degli abiti più chic e pesanti per le uscite serali.

« Oh, scusami tanto... »

« Non fa niente. Non sei la prima a trovarli brutti. » le sorrise lui cordiale.

L'unico lato positivo di quella mattinata passata a mettersi in ridicolo con Ethan – oltre ad aver appurato di essere nelle grazie della Wilson, che invece di lagnarsi dicendo di non venir rispettata a sufficienza aveva accettato le scuse per il ritardo quasi con un sorriso – fu l'aprirsi della possibilità di salutarlo in giro per i corridoi. E fu parecchio difficile non abusarne; infatti, se non si fosse contenuta, l'avrebbe fatto come minimo tre volte al giorno, vale a dire tutte le volte che se lo trovava davanti.

Il giorno dopo, durante la presentazione dei programmi elettorali degli aspiranti rappresentanti di istituto, quasi l'amore fosse nell'aria, Max mise gli occhi addosso ad una ragazza di 1^D, Chloe Fish. La classica ragazzina svampita e di bell'aspetto che, ufficialmente, aveva attratto il biondo per la sua strabiliante personalità – anche se tutti avevano capito sin da subito che il ragazzo avesse più banalmente apprezzato la forma del suo fondoschiena.


A riprova che anche i maschi possono assumere comportamenti da stalker quando corteggiano, il mercoledì successivo durante l'intervallo, l'atleta convinse tutti i suoi amici maschi del gruppo a seguirlo fino davanti alla classe della sua preda – seguendo la logica che un maschio in compagnia attira più di uno solitario – lasciando un momento di pace alle ragazze.

« Finalmente sole. » aveva constatato soddisfatta Amber.

Il suo temperamento difficile da gestire l'aveva portata inesorabilmente a battibeccare sin da subito con i ragazzi del gruppo, sempre presenti e che sembravano aver eletto come loro sport preferito lo stuzzicarla in continuazione; la notizia che adesso uno di loro si fosse trovato una scusa per allontanarsi momentaneamente durante gli intervalli era una notizia meravigliosa. Sommando la pubblicazione della prima edizione dell'anno di "Write about us", Amber non avrebbe potuto essere più felice di così.

Sarah, invece, abituata da quasi due mesi ad essere tra le poche ragazze con cui i suoi amici passavano la maggior parte del tempo, mal tollerava che questi adesso la abbandonassero in classe solo per fare da spalla a Max.

Con una grazia degna di una duchessa, la rossa estrasse dallo zaino una copia del giornalino scolastico – con in prima pagina le foto della reginetta e del re del ballo dell'anno precedente – e si ricongiunse alle tre compagne in corridoio.

« Guarda, ha un vestito bellissimo. » sospirò Emma, indicando con il dito l'immagine in copertina e tracciandone distrattamente i contorni.

« Già, le illumina l'incarnato e la fa sembrare abbronzata. E non pensi che quel papillon gli dia un'aria da gentiluomo inglese? » replicò l'altra, sfogliando il mensile senza attendere conferma dalla sua consulente di moda.

Gli articoli che più sembravano interessare alle due pettegole erano quelli scandalistici e quelli che riportavano indiscrezioni su alcuni dei ragazzi più popolari, come ad esempio Sebastian Beam e Milo Peetalous – due quindicenni di 2^D poco raccomandabili e la cui classe delle materie obbligatorie era proprio quella accanto alla loro – che alla fine dell'ultima partita di Hockey avevano dato vita all'ennesima scazzottata.

Le due ragazze commentavano concitate tutti i pettegolezzi più succosi che Sarah aveva dovuto rileggersi minimo tre volte durante le sue revisioni, e sentirli ripetere ad alta voce le faceva venire il volta stomaco; era esplosa di gioia quando aveva inteso di essere tra i primi a venir informata di tutto, ma dopo aver elaborato di doverle continuare a ripassare come se fossero state un tema di inglese, era arrivata alla conclusione che detestava il lavoro del suo club.

« Tania Père? Tu ne hai mai sentito parlare? » domandò Emma, riferendosi ad un articolo in cui compariva la suddetta.

« È nel mio stesso corso di danza ed è all'ultimo anno; a inizio anno l'hanno dovuta bloccare in tre perché voleva prendere a schiaffi il suo ex, dopo aver scoperto di essere stata tradita. »

« Scandaloso! »

Sarah sollevò gli occhi al cielo: quel paragrafo in particolare, visto che era stato modificato più volte, se lo era imparato a memoria.

Amber posò lo sguardo di smeraldo su di lei, che tediata si guardava attorno in cerca di stimoli diversi dagli articoli di giornale.

« Ti stai annoiando? » le chiese con premura.

Sarah annuì con il capo.

« Sì, lo ammetto. Sono quasi due settimane che correggo punteggiatura e trovo sinonimi per raccontare al meglio dicerie su altri studenti, ricordo quello che c'è scritto su quel giornalino come se fosse una poesia. »

"Devo davvero riuscire a ingraziarmi Olivia" pensò amareggiata tra sé e sé, o altrimenti avrebbe finito per avere un esaurimento nervoso entro marzo proprio come la Wilson.

Emma la guardò stralunata.

« Correggere punteggiatura? Tu non scrivi? »

Sarah si lasciò andare in una risata ironica.

« Ma va, la presidentessa lo impedisce. »

La rossa guardò stupita la sua compagna di banco, in cui si rifletteva il medesimo cipiglio sorpreso e perplesso.

« Lauren, tu invece hai il permesso di suonare al tuo corso? » si rivolse la prima alla pianista.

« Sì, certo. » replicò l'altra.

Che amarezza, alla bionda era stato sufficiente suonare un paio di volte per diventare la pianista prediletta del club. Sarah si sentiva sempre di più una stupida per non aver battuto in ritirata ed essere corsa a iscriversi da un'altra parte. Addirittura ricamare su fazzolettini di seta le sembrava più appetibile di revisionare scritti altrui.

Lauren lanciò un'occhiata alla parte di corridoio della 2^D, dove il gruppetto di ragazzi più ingestibili della scuola continuava a dare prova di maturità fischiando dietro alle ragazze.

Amber, invece, non si curò minimamente di tutto il baccano da loro provocato e continuò il suo discorso:

« Ma si può fare una cosa del genere? » domandò confusa, riferendosi al divieto categorico di mettere mano agli articoli senza permesso.

« No, ma da noi regna l'anarchia. »

« E dove cacchio è il responsabile quando serve?! »

« Il professor Corner, dici? A bere caffè, a leggere il giornale o a fare la spesa. » replicò piattamente Sarah. « Ma ufficialmente è "a correggere verifiche e sistemare il programma delle sue classi". »

Amber la guardò come se le avesse appena annunciato di aver visto un asino volare.

« Bha... » borbottò contrariata sfogliando "Write about us" un'ultima volta, prima di accostarsi all'uscio della classe e lanciare la rivista sul suo banco.

Sebbene Amber si dimostrasse, la maggior parte delle volte, una quattordicenne acida e viziata – soprattutto quando si ritrovava davanti personaggi che, oltre ad avere un QI estremamente basso, si divertivano anche a stuzzicarla – sapeva dimostrare un altruismo e una gentilezza fuori dal comune verso il prossimo. Sempre che questo prossimo dimostrasse di meritarselo, giustamente.

Fortunatamente per Sarah e Lauren, la ragazza le aveva prese sotto la sua ala; forse per il loro carattere introverso – che la rossa aveva definito più volte "tenero e coccoloso" – Amber non aveva mai esitato a venirgli incontro.

« Va bene, lasciamo stare quella roba, allora. Spettegoliamo sui nostri compagni, così almeno siamo tutte coinvolte. »

Un angolo delle labbra di Sarah guizzò verso l'alto per il compiacimento; in tutto quel periodo non aveva avuto molte occasioni per conoscere a distanza gli altri componenti della classe, poiché aveva sempre avuto qualcosa a distrarla (i suoi nuovi amici, Ethan Brown, la leggenda del fantasma...). Aggiungi poi la riservatezza dei suoi coetanei, ed ecco spiegato perché la ragazza riuscì solo a stabilire dei rozzi profili su di loro. Al contrario, essendo divenuta ben presto l'elemento femminile più gettonato e ambito della classe, Amber aveva avuto a che fare con schiere di ragazzini pronti a raccontarle tutto ciò che si vociferava solo per fare i ruffiani.

Al fianco di Sarah, invece, Lauren manteneva un'aria neutra; fare la zabetta non era mai stato il suo passatempo preferito.

Amber strizzò gli occhi per concentrarsi meglio e solo dopo aver sondato l'intera aula aprì bocca.

« Dunque, la sapete l'ultima su Lexa Martin? »


Quello che era iniziato come un semplice scambio di indiscrezioni, finì per tramutarsi in un pretesto per parlare male sempre della medesima ragazza: Lexa Martin.

Slanciata e con un fisico asciutto, Lexa si distingueva dal resto dei suoi coetanei per sembrare più vecchia di quel che in realtà era. Forse complice la vita da vespa e il bacino ampio o forse la forma del viso, sembrava avere come minimo sedici anni.

Né a Sarah, né a Amber, era mai sembrata particolarmente simpatica, ma entrambe convenivano sul fatto che sapesse come entrare nelle grazie dei maschi. Non per niente, Max non ci vedeva nulla di cattivo in lei.

Nessuno calcolò la campanella decretare la fine dell'intervallo e non vedendo arrivare la professoressa Lavigne, di scienze, le ragazze rimasero ferme al solito posto.

Sarah stava annuendo concitata ad un'affermazione di Amber, quando notò alle sue spalle l'avvicinarsi di una figura familiare. Sebbene fosse ancora lontano, la ragazza cominciò a sudare freddo: cosa avrebbe dovuto fare? Ignorarlo? O invece salutarlo come sempre?

Non lo sapeva, non riusciva a pensare. Benché Ethan non avesse un passo spedito, aveva come la sensazione che il senior si stesse avvicinando un po' troppo velocemente; il che non fece che metterle ulteriore ansia addosso, dal momento che prima se lo sarebbe trovato davanti, prima avrebbe dovuto giungere ad una soluzione.

Amber le stava parlando e Emma le stava ripetendo a pappagallo tutti i pensieri dell'amica, ma le loro voci le sembravano ovattate e lontane.

Ora Ethan era ad appena cinque metri da loro, e per Sarah era come se un riflettore lo stesse seguendo, tenendolo illuminato con un fascio di luce in mezzo ad una stanza scarsamente illuminata.

Il suo cervello aveva smesso di rispondere.

Ethan non aveva nemmeno sollevato il capo, stava leggendo con interesse qualcosa scritto su quadernetto blu scuro.

Sarah esibì un sorriso che andava da orecchio a orecchio, e con voce squillante scandì:

« Ciao, Ethan! »

Il senior sollevò la testa di scatto, preso alla sprovvista da quel trillo inaspettato, e Amber e Emma – che avevano iniziato a lagnarsi di quanto sciocchi e ingenui fossero i maschi – si zittirono all'unisono, scambiandosi uno sguardo attonito.

Ethan le rivolse un sorriso cordiale, mostrandole i denti bianchissimi e perfettamente dritti, con tanto di delicato cenno della mano.

La smorfia da psicopatica sul volto di Sarah si dissolse solo dopo che il senior se ne fu andato. Una volta aver ricollegato il proprio encefalo alla spina, le parve subito dolorosamente palese di essersi comportata in modo patetico.

Lauren la guardava con le labbra schiuse, mentre sul viso di Emma e Amber era dipinta la medesima espressione maliziosa.

« Cos'era quello? » si informò infatti la rossa.

« Niente, ho salutato un amico. » sminuì Sarah, che ora come ora avrebbe voluto solo scomparire dalla faccia della terra.

Non le rimaneva che augurarsi che la rossa e la sua fedele seguace platinata sapessero mantenere una certa discrezione e che, in nome della loro amicizia, non corressero a raccontarlo in giro.

« Non me la bevo, ti sei illuminata quando l'hai visto arrivare. » soffiò infatti Amber.

« L'ho solo salutato. » si difese Sarah.

« Piccola bugiarda... ti ho beccata, sai? » insistette l'altra.

Non le rimaneva che augurarsi che la rossa e la sua fedele seguace platinata sapessero mantenere una certa discrezione e che, in nome della loro amicizia, non corressero a raccontarlo in giro.

Al suo fianco, Emma prese a saltellare allegra battendo le mani velocemente.

« Oooh... » sospirò. « È così romantico: un amore che supera la differenza di età! »

Presa dal panico che qualcuno potesse sentire – soprattutto perché questo fantomatico amore ancora non esisteva – Sarah fece un balzo in avanti per bloccare ogni suo saltello.

« Abbassa la voce! » le intimò.

« Scusa, ma è coooosì dolce! Sembra una storia tratta da un film d'amore! » cinguettò sognante.

In effetti, ora che Sarah ci pensava, innamorarsi di un ragazzo dell'ultimo anno era il cliché di tutti i cliché, secondo solo all'innamorarsi del quarterback della squadra di football.

« Come l'hai conosciuto? »

« Uhm, beh... si è seduto vicino a me sul pullman e-. »

Sarah venne interrotta da uno squittio acuto emesso da Emma, che emozionata non era proprio riuscita a rimanere ferma e zitta; giocherellava con una ciocca di capelli chiarissimi e, non potendo saltare, aveva improvvisato un breve corsa sul posto.

Lauren le lanciò un'occhiata raccapricciata; Amber, invece, la intercettò per bloccarla e posarle una mano davanti la bocca e zittirla.

« Sì? » la incitò a continuare Amber.

« E niente. Abbiamo solo scambiato qualche parola. » minimizzò Sarah.

Ma l'emozione era talmente forte che tenersi tutto per sé le stava risultando complicato.

« Però sul pullman si siede sempre vicino a me, anche se ci sono altri posti liberi. »

Emma, che da pochi secondi era stata lasciata libera con la tacita promessa di darsi un contegno, e la riccia sorrisero sornione.

« E mi ha detto che il fantasma sulle scale antincendio di inizio anno era in realtà lui intento a fumare. »

Amber sgranò gli occhi al ricordo di quella serata: non l'avrebbe mai ammesso, ma l'immagine di quella che tutti credevano essere Renée l'aveva perseguitata per giorni e giorni.

« E ci vediamo tutti i giorni in biblioteca, anche se lì non parliamo molto. »

La platinata riprese a saltellare allegramente, ignorando il patto silenzioso stipulato con Amber, quando aveva allontanato il palmo dalle sue labbra.

« Meraviglioso! Stupendo! È così romantico. » sospirò nuovamente. « Adoro questo genere di storie! »

« Che genere di storie? »

Le ragazze si voltarono all'unisono verso la fonte della voce, trovandosi davanti la chioma biondo grano di Max, seguito da Logan e un annoiato Nick.

« Nessuna, robe da ragazze. » replicò improvvisamente acida Amber, indirizzandosi verso l'interno della classe e premurandosi comunque di scoccare di nascosto un'altra occhiatina maliziosa a Sarah.

***

Ehilà! Rieccomi con un nuovo capitolo pubblicato a tempo record. Impressioni, pareri, domande? 

Voglio stuzzicare la vostra curiosità e, soprattutto, sentire cosa ne pensate: secondo voi Ethan è attratto da Sarah? Pensate che abbia colto al volo l'occasione dell'incidente stradale per poter attaccare bottone, o invece pensate che si sia trattato solo di un caso? Come pensate che si evolverà il loro rapporto ora che, finalmente, si parlano? 

E Amber? E' un personaggio molto controverso: un attimo prima è carica e coccolosa, quello dopo è belva. Vi sta simpatica? O invece vi sembra più un'arpia dal quale bisognerebbe stare alla larga? 

Su su, ditemi le vostre opinioni.

Besos, 

Lily:*



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