V
Le gambe di Izuku erano avvolte intorno alla vita di Katsuki, mentre lui lo teneva tra le sue forti braccia. Il sudore sui loro corpi nudi luccicava sotto le luci della palestra, accentuando ogni muscolo e curva. I fianchi di Katsuki si muovevano incessantemente, penetrando nel profondo di Deku con una forza quasi primordiale. L'eccitazione di Shoto era evidente mentre li osservava e le sue mani tremavano nel tracciare linee delicate lungo la spina dorsale del verdino, facendo venire la pelle d'oca dove si trascinavano. Izuku gemette, inarcando la schiena in un silenzioso invito.
Le labbra si avvicinarono e iniziarono a depositare baci leggeri come piume lungo la schiena di Izuku, le mani ora posate saldamente sulla sua vita.
Shoto tirò fuori la lingua e tracciò una linea umida da un punto tra le scapole fino alla base della nuca, percependo il lieve salato di quel velo di sudore che imperlava la pelle del verdino.
«Oh, cazzo!», gemette Katsuki, un breve vacillare delle sue gambe, sentendo la tensione attorno al suo cazzo aumentare mentre il corpo di Deku tremava.
Shoto sapeva di non poter tornare indietro. Ma nemmeno lo voleva, in realtà; per cui, per una volta, decise di soccombere al fuoco, alla passione che pian piano lo stava accendendo mentre esplorava quel corpo tonico senza esitazione o paura alcuna; perché sapeva di aver trovato qualcosa che non aveva mai creduto di voler cercare.
Le sue mani continuarono la loro esplorazione, premendo sulla carne, avanzando sugli addominali di Izuku, la destra a salire verso un pettorale, afferrandolo e stringendo il capezzolo duro di Izuku tra le sue dita, suscitando un gemito gutturale sia da lui che da Katsuki, nello stesso momento in cui la sua mano sinistra si stringeva attorno al cazzo durissimo del verdino.
Katsuki gemette ancora, col capo abbassato a vedere quella mano affusolata che segava lentamente Deku, sentendo la morsa di quell'anello di muscoli in cui era sepolto che lo stringeva ancora a quella stimolazione.
Izuku rilasciò un gemito lungo e soddisfatto, non solo per quelle attenzioni, ma anche perché riusciva a sentire Shoto dietro di lui, che in quell'abbraccio tenero e lascivo al tempo stesso, gli si strusciava contro.
Si spostò appena, per quanto le mani di Kacchan sul suo culo glielo permettessero, strusciando il fondoschiena contro l'erezione del bicolore, sentendo sul proprio collo un gorgoglio soddisfatto.
Non poté fare a meno di gemere a sua volta, ancora, la sua testa reclinata all'indietro sulla spalla di Shoto mentre le labbra di Katsuki trovavano il suo collo, marchiandolo con piccoli morsi possessivi. I tre si muovevano come se fossero una cosa sola; il loro respiro divenuto affannoso e suoni dei loro gemiti attutiti e dei rumori umidi e sfacciati dei loro corpi che si scontravano, sembravano essere le uniche cose a far rumore in quella palestra.
In quel momento, c'erano solo loro tre, persi in un mare di beato oblio. L'erezione di Shoto, dura e pulsante, premeva contro la parte bassa della schiena di Izuku, fungendo da costante promemoria della sua eccitazione, del suo desiderio di far parte di tutto quello. Le sue mani sulla vita del verdino accompagnavano il suo corpo ad incontrare di più Bakugō quando spingeva, bloccandolo, facendoglielo sentire tutto, fino alla base.
«Toccalo anche tu, Izuku.». La voce roca di Kacchan gli vibrava sulla gola e, obbedendo al comando, la mano del verdino si staccò dalle spalle larghe del biondo, scivolando lungo il suo culo appiccicoso e dolorante, afferrando il membro di Shoto, iniziando a pomparlo, a tempo con le brevi spinte di Kacchan. Gli umori del bicolore, eccitato come mai prima di quel momento, permireso alla mano di Izuku di scivolare meglio, rendendo il piacere ancora più intenso, finendo per strappargli un suono che voleva essere un gemito, ma che risultò solo un ringhio mal trattenuto.
«Hai capito il ghiacciolino!». Il sorriso che Katsuki gli rivolse era quello di un lupo, di un animale feroce e i suoi occhi brillavano di pura lussuria e desiderio. «Vai avanti, vediamo quanto resisterà...», ansimò, i denti stretti per lo sforzo di tenere sollevato quel nerd che ora gli stava solo facendo da svuotapalle.
Gli avrebbe chiesto scusa più tardi.
Forse.
Poi, all'improvviso, Shoto prese il polso di Izuku, fermandolo e allontanandosi; l'assenza del suo tocco mandò un'ondata di vuoto attraverso il verdino, che gemette, tornando a stringere avidamente le braccia attorno al collo di Kacchan solo per pura frustrazione, rilassando il buco in cui era entrato il biondino, il capo voltato alla disperata ricerca del ragazzo bicolore, il timore viscerale che lui non volesse più stare lì, con loro, che... che avessero rovinato tutto.
«Shoto-kun? Dove-».
«Abbiamo trovato qualcosa che la aggrada, vostra altezza?». Katsuki s'era gustato la scena: quel damerino del cazzo era tutto rosso in volto, fino alle orecchie, tanto che pure la cicatrice scura attorno all'occhio sinistro sembrava meno evidente. L'aveva sentito, prima, come la sua punta l'aveva toccato, proprio all'entrata di quel culetto stretto di Deku. Aveva irrigidito le spalle e il deficiente non si era accorto di un cazzo perché era troppo preso dal proprio soddisfacimento per prestare attenzione. «Avanti. Fallo, Shoto.», la voce di Katsuki era bassa e ruvida mentre incoraggiava il suo amico, con un pizzico di eccitazione nel tono. «O lo fai o ti sbatto fuori a calci in culo.»
«Fare cosa?».
L'ingenuità di Deku era tenera, talvolta. Katsuki però non voleva perdere quell'occasione, perché con Kirishima non ci sarebbe mai riuscito. O, meglio, ci sarebbe anche riuscito, ma il culo di Deku sarebbe stato inservibile per un bel po'...
Shoto sospirò pesantemente, le sue mani tremavano mentre armeggiava con la piccola bustina di alluminio e lottava con l'imbarazzo nell'indossarlo. «Il... Il preservativo...», cercò di rispondere con disinvoltura, nonostante la mancanza di vera esperienza. Sapeva che doveva dare l'impressione di sicurezza, non solo per il bene di Izuku, ma anche per il proprio.
«Cosa?», e Izuku osservò prima il bicolore e poi Kacchan, confuso. «Tu non sei ancora venu-», ma il ghigno del biondo gli mozzò le parole sulla punta della lingua.
«Io... Anch'io voglio sentirti, Midoriya...», aggiunse, spalmando con impazienza il lubrificante sul membro, mentre faceva pochi passi per raggiungerli di nuovo. «E...».
«E?», ma la voce di Izuku risultò un po' troppo stridula in quella domanda.
«...e Bakugō. Entrambi.».
«Entramb-iiiih!», e Izuku sussultò, a sentire Kacchan uscire quasi del tutto e il fresco del lubrificante sulla punta di Shoto, che cercava di entrare assieme al biondo.
Le dita dei piedi di Izuku si arricciarono quando sentì entrambi i loro cazzi sfregarsi l'uno contro l'altro nel suo stretto passaggio e gemette di quella ulteriore intrusione: si sentiva troppo aperto, dilaniato da un dolore che gli lanciava scosse fino alla nuca, fino a riempirgli gli occhi di lacrime e far muovere quella bocca arrossata in preghiere inascoltate. «Basta...Shoto-kun... Mi fai ma-AH!».
«Da bravo, Deku. Prendilo tutto... Tutti e due...» ringhiò Katsuki, stringendo sempre più la presa sulle natiche di Izuku, lacrime velavano anche a lui gli occhi per il dolore, per l'attrito. Shoto, d'altra parte, premette la fronte contro la spalla di Izuku, ansimando, il fiato che si condensava in nuvolette visibili.
«È stretto... Dio... Fa male...».
Quell'idea così eccitante si rivelò davvero dolorosa per tutti e tre, facendo mancare il respiro a Izuku e contorcendo i volti degli altri due per il disagio. Ma Katsuki era determinato e, con la voce spezzata talvolta da un singhiozzo, sussurrò a Izuku di non piangere, di stare calmo, provando a rilassarlo con piccoli baci sul viso per raccoglierli le lacrime o con la lingua a sfiorargli le labbra, a violarle in un bacio umido e intenso, fino a che non percepì Shoto completamente dentro, lunghezza contro lunghezza in quella cavità bollente che continuava a pulsare e a stringere entrambi.
«Guardami.». Al comando di Katsuki furono solo gli occhi eterocromatici di Shoto a incontrare i suoi. «Insieme, va bene? Esco io, esci tu.»
«E-entro io...», gemette il bicolore a una nuova stretta. «Entri tu...».
Katsuki rise e lasciò la presa dal culo di Deku, afferrando il retro del collo di Todoroki con la mano, tirandoselo contro con fatica, solo per lasciargli un bacio sulle labbra in quella scomoda posizione.
Per colpa di quel gesto impulsivo, i tre vacillarono, quasi a perdere l'equilibrio, così si mossero, incerti sui piedi, costringendoli a fare diversi passi goffi verso una pila di materassi poco distante. Katsuki ci si appoggiò, in modo da avere un sostegno per la schiena, mantenendo Deku in equilibrio, mentre iniziavano quella danza intima, con Izuku schiacciato tra quei corpi forti, ancora piagnucolante per il dolore.
Il biondino e il bicolore avevano iniziato a muoversi all'unisono dentro Izuku, ogni spinta era perfettamente sincronizzata. Il corpo di Izuku si era adattato un po', permettendogli di provare un po' di quel piacere che derivava dal dolore; anche se le lacrime gli scorrevano ancora sulle guance, i suoi gemiti cominciavano a farsi più forti e disperati.
«Dio... Vi sento così... bene», riuscì a dire Izuku tra un sussulto e l'altro, il suo corpo tremava per l'intensità delle sensazioni che stava provando, un misto di piacere travolgente e vulnerabilità per essersi lasciato irretire e usare così dai suoi amici.
«Cazzo! Izuku, sei incredibile...», gli ansimò Katsuki nell'orecchio, il sudore che gli colava sulla fronte mentre continuava a spingere a ritmo con Shoto, che gemeva nell'altro. La connessione tra loro era quasi elettrizzante, mandando brividi lungo la pelle di tutti e tre mentre si muovevano insieme, spingendo dentro e tirando fuori simultaneamente, come pattuito.
Il corpo di Izuku tremava, il sudore gli luccicava sulla pelle mentre i due ragazzi si muovevano dentro di lui. Chiuse gli occhi, le lacrime gli continuavano a rigare il viso mentre cercava di concentrarsi sul piacere in mezzo al dolore lancinante di sentirsi aperto in due a ogni spinta. I movimenti sincronizzati di Katsuki e Shoto gli inviavano ondate di sensazioni contrastanti, e non poté fare a meno di emettere un urlo disperato ad una spinta un po' più forte.
«Kacchan! Per favore... fermati!», piagnucolò Izuku, la sua voce era un misto di agonia ed estasi. «Io non-... Non ce la faccio...».
«Shh... Ce la fai...», gli sussurrò Katsuki nel suo orecchio, cercando di rassicurarlo. «Rallenteremo solo un po', va bene?»
«Cazzo...», mormorò Shoto, il suo respiro caldo sul collo di Izuku. Le parole servirono solo ad alimentare il fuoco che ardeva dentro il verdino, facendolo gemere di più suo malgrado.
Proprio in quel momento, gli occhi di Shoto si spalancarono al sentire una mano forte che gli avvolgeva la gola, interrompendogli le parole: Kirishima era apparso dietro di lui, premendo il suo petto muscoloso contro la schiena del bicolore, esigendo da lui la massima attenzione possibile, sfregandogli tra le natiche la sua erezione.
Sapeva di aver disobbedito, Eijiro. Ma non gliene fregava più nulla.
Lui voleva prendersi quel ragazzo che stava rubando tutte le attenzioni di Katsuki, i suoi sguardi...
«Pensavi di tenere tutto il divertimento per te, vero?», chiese Kirishima con voce bassa e seducente, puntando quei suoi occhi color granato in quelli di Katsuki, lava fusa per quell'affronto. Il cuore di Shoto accelerò a quel suono così vicino al suo orecchio e, mentre la presa sulla sua gola fu per un momento più salda, un brivido inaspettato gli scese lungo la schiena e sentì se stesso diventare più duro dentro Izuku, che gemette in risposta a quel sussulto improvviso.
Poi Kirishima sorrise. Lo percepì dal tono scherzoso che aveva nella voce, bassa e morbida contro la cartilagine accaldata del suo orecchio: «Vediamo quanto riesci a sopportare, principino.».
Mentre Kirishima stringeva la presa sulla sua gola, obbligandolo a portare indietro il collo solo per incamerare asia, i pensieri di Shoto turbinavano caoticamente: paura, eccitazione e desiderio, tutti in lotta per il predominio all'interno della sua mente. Non poteva negare l'emozione che lo percorreva per questa svolta inaspettata degli eventi, ma una parte di lui si chiedeva cos'altro sarebbe successo, perché l'eccitazione di Kirishima era ben percepibile contro le sue natiche, mentre lui la strofinava un po' a destra e un po' a sinistra solo per torturarlo, prima di passarla in mezzo al solco tra di esse.
Eppure, mentre i gemiti osceni di Izuku gli riempivano le orecchie e lo sguardo caldo di Katsuki si fissava sul suo, Shoto sapeva una cosa per certo: non voleva tirarsi indietro. O non poteva.
Ma la menzogna auto- raccontata di avere ancora una qualche possibilità di scelta gli cullava l'anima.
Con il respiro caldo di Kirishima che gli solleticava l'orecchio, Shoto, sentì un'improvvisa e poco cerimoniosa intrusione: la scarsità di lubrificante e la totale mancanza di preparazione, gli fecero spalancare gli occhi per il dolore. Il suo corpo si irrigidì mentre si sentiva come se lo stessero dividendo in due. Incapace di gestire la sensazione travolgente, si tirò fuori istintivamente da Izuku, facendo sì che sia lui che Katsuki gridassero forte per quel movimento brusco.
«Cazzo!»,ansimò Shoto, le sue mani si aggrapparono alle spalle di Izuku, le unghie piantate in quella carne accaldata e piena di efelidi. «Kirishima! Che fa-».
«Prendo quello che voglio!», cantilenò Kirishima, la sua voce era roca per il desiderio. «E ti sto insegnando una lezione nel frattempo.», aggiunse, lanciando un'occhiata a Katsuki, un luccichio predatorio nei suoi occhi e un sorrisetto accattivante ad alzargli un angolo delle labbra. «Che non importa quanto ci provi, Kat. Ma sarò io il primo a scoparmi il tuo Bastardo a metà.».
Gli occhi di Katsuki si socchiusero, un basso ringhio emanò dal suo petto mentre la sfida aleggiava nell'aria tra loro. «Ancora con 'sta storia?», berciò poi, facendo sobbalzare Izuku solo per sistemarsi meglio, strappandogli un piagnucolio che era musica per le sue orecchie.
E mentre quegli idioti litigavano come una coppietta gelosa, Shoto era consumato dal dolore bruciante che si irradiava dal suo culo, e la sua mente correva con pensieri contrastanti.
Perché, per quanto male facesse, tutta quella situazione, quella dinamica, era intensa e fin troppo eccitante, che pensò di non riuscire più a gestire nulla, perché la sua mente stava pian piano perdendo il controllo.
«Ehi, Shoto...», sussurrò Kirishima, le sue labbra sfiorarono il padiglione dell'orecchio. «Farai il bravo e lo prenderai tutto, vero?», chiese, accarezzandogli quei capelli tanto morbidi, mentre il ragazzo stringeva i denti ad ogni piccola spinta che il rosso compiva, cercando di adattarsi al disagio della sua intrusione improvvisa.
Si ritrovò ad annuire e, non appena ebbe finito quel movimento, sentì la presa sui suoi capelli, salda, dolorosa pure quella, mentre la faccia gli veniva sbattuta contro quel muro di materassi blu della palestra.
«Bravo ragazzo!», lo lodò Eijiro, con un pizzico di sincero affetto nella voce. «Ora cerca di rilassarti...».
Quando Kirishima iniziò a muoversi dentro di lui, Shoto chiuse gli occhi con forza, concentrandosi sulla vertiginosa combinazione di dolore e piacere che il corpo gli restituiva.
Le dita del rosso, quelle dell'unica mano libera che non gli teneva ferma la testa, gli si conficcarono nella natica, allargandogliela mentre spingeva di più, solo per riuscire ad entrare con lunghezza maggiore. I loro respiri erano pesanti.
«Guardalo, Kat!», ringhiò Kirishima, un sorriso trionfante sul viso mentre teneva Shoto contro la pila di materassi con tutto il peso del corpo per poter entrare fino alla base. «Osserva come lo prende bene. Neppure tu sei stato così bravo la tua prima volta!».
Katsuki non riusciva a staccare l'attenzione dal viso di Shoto, dai suoi occhi stretti, sotto le cui palpebre scaturivano lacrime che accompagnavano la sua smorfia di dolore. Rimase a guardarlo anche mentre continuava a spingere dentro Deku. I suoi movimenti erano quasi sincronizzati con quelli di Kirishima, in una sorta di dimostrazione primordiale di potenza e di controllo.
«Merda, Kiri... Vacci piano!», grugnì Katsuki, il sudore che gli colava sulla fronte.
«Cosa credi che stia facendo!», rispose Kirishima, la sua voce tesa per lo sforzo, la mano saldamente premuta contro la testa di Shoto, mentre con l'altra aveva iniziato a masturbarlo, il preservativo che scorreva assieme alla mano di Eijiro su tutta la sua lunghezza.
Shoto cercò di trattenere un gemito ma non ci riuscì, il suo corpo lo stava tradendo nel modo più vile possibile, reagendo a quei tocchi, a quelle spinte lente e profonde. Si sentiva come se lo stessero facendo a pezzi, eppure c'era qualcosa di innegabilmente eccitante in tutta quella situazione.
«Per favore...», sussurrò, incapace di formulare un pensiero coerente, ed Eijiro lo prese come un incoraggiamento.
«Dai, Sho', lascialo uscire...», disse, aumentando il ritmo della sua mano attorno al cazzo del bicolore. «Non fa mica bene trattenersi, sai?».
I suoi occhi eterocromatici si spalancarono e s'incantarono a guardare quelli socchiusi di Izuku, che subiva gli affondi di Katsuki, che s'era girato e l'aveva sbattuto con la schiena contro quel muro di materassi.
Quegli occhi di smeraldo, lucidi, lo osservarono di rimando, socchiudendosi appena, mentre ansimava e godeva di quelle spinte così feroci e scoordinate.
Aveva le guance rosse, le labbra lucide di saliva e la fronte imperlata di sudore. E Shoto pensò che avesse un che di bello e selvaggio quella visione del suo amico. Che avrebbe voluto stare ancora dentro di lui, avrebbe voluto che quell'espressione estatica fosse per merito suo.
Chiuse gli occhi e trattenne un gemito più forte, con i denti conficcati sul labbro inferiore.
Sentì improvvisamente caldo, un formicolio alle palle e venne, troppo in fretta, il preservativo a catturare il suo orgasmo, e i suoi muscoli che si contraevano attorno a Kirishima. L'intensità e la velocità di quella sensazione lo spaventarono, ma sembravano anche rilassarlo subito dopo, consentendo a Kirishima di spingere più a fondo.
«Ma che bravo!», lo lodò Kirishima, con voce soddisfatta, sorridendo mentre continuava a martellare Shoto con rinnovato vigore. Poteva sentire il suo orgasmo che si stava avvicinando, il calore intenso emanato dal bicolore lo stava facendo impazzire.
Mentre il sudore luccicava sulla loro pelle, la massa aggrovigliata di arti e corpi che erano Deku e Kacchan si muoveva con intensità, i loro occhi incatenati, le bocche a un respiro l'una dall'altra.
«Merda, Deku... Perché sei così stretto...» ringhiò Katsuki a denti serrati, mentre continuava a spingere dentro di lui. Il suono osceno delle pelli che sbattevano l'una contro l'altra fomentava Izuku, che si stringeva sempre di più a Kacchan, mentre l'eco dei gemiti di Shoto arrivava ovattato alle sue orecchie.
«Kaccha-an... Ti prego...non riesco a-», gemette Deku, la sua voce appena udibile in mezzo ai rantoli di piacere di Katsuki. In un disperato tentativo di soffocare le proprie grida per una serie di spinte più forti, affondò i denti nell'incavo del collo di Kacchan, le unghie conficcate nelle sue scapole a lasciare lunghi segni arrossati fino alle spalle.
«Non... Non trattenerti, Izuku...», ordinò Katsuki, la sua stessa eccitazione che aumentava mentre si concentrava sui gemiti tesi di Shoto, che Kirishima stava ancora scopando. La vista di quel damerino del cazzo preso da Kirishima, anche dopo aver raggiunto l'orgasmo, era troppo per resistere e provare a posticipare la propria fine.
«Ah, Kacchan!» gridò Deku mentre finalmente raggiungeva l'apice, il suo corpo tremava di estasi e lo sperma imbrattava il ventre di Katsuki, che lo seguì a ruota, la vista offuscata mentre spingeva un'ultima volta in Deku, crollando poi contro di lui esausto.
Udì un fischio di approvazione e voltò piano la testa, vedendo come la mano di Kirishima fosse stata imbrattata dal secondo orgasmo di Shoto, ravvicinato e intenso perché ancora troppo sensibile per il primo. «Secondo round?», chiese il rosso, giocoso, come se non fosse stato manco toccato dalla stanchezza.
«Vaffanculo!», ringhiò Katsuki, sollevandosi da Izuku, provando a sfilarsi da lui con calma innaturale. «Vaffanculo tu e il tuo cazzo di Unbreakable!», sbottò infine, cercando ancora di riprendere fiato, strappando una risatina all'amico.
«Magari tra un po'...», ansimò Izuku, tenendosi saldamente al braccio di Kacchan, che lo aveva appena posato con i piedi per terra, facendo un occhiolino complice a Shoto, ancora spalmato come una lucertola contro i materassini, le gambe molli e gli occhi socchiusi, che provava anch'egli a riprendere fiato e a calmare il battere forsennato del cuore.
«Credo mi ci vorrà più di un minuto...», esalò, facendo ridere gli altri tre.
I've been checking you out
For such a long time now
You've been saying, I know deep down
Such a good boy you've been now
Boy you're playing with fire
And you ain't afraid to get hurt
Let me be yours for the night
I'll make sure you'll be so in love
⁓ Laura Dalla ⁓
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Nell'ombra del deposito delle attrezzature, un paio di occhi li osservavano districarsi dalle loro posizioni scomode con rapita attenzione.
Le sue mani erano viscide e appiccicose per l'orgasmo che non era stato capace di trattenere alla vista di quella scena così intensa che si era svolta davanti ai suoi occhi.
«Porca troia...», sussurrò l'osservatore nascosto, con il cuore che gli batteva forte nel petto. «È stato persino meglio delle mie fantasie...». cercò di regolarizzare il respiro, mentre sotto lo spiraglio di luce che filtrava dalla porta socchiusa tentava di capire quanto era grave il disastro che aveva fatto sui pantaloncini del pigiama.
Li aveva spiati e li aveva visti darsi piacere a vicenda e l'unico pensiero che aveva era quello di voler chiedere di prendere il posto di Shoto, la volta successiva.
Ma quello di cui non aveva tenuto conto era il naturale disordine dello stanzino delle attrezzature e, mentre si alzava per approfittare della loro distrazione, le sue gambe, ancora tremolanti per l'orgasmo, lo tradirono, facendolo vacillare ed appoggiarsi a qualcosa che riconobbe come dei cerchi di plastica, che cozzarono tra di loro.
Rimase immobile, le mutande e i pantaloni appena sotto il culo, la sua virilità mezza coperta dal tessuto in risalita.
Fece per rilasciare un sospiro di sollievo, quando invece la porta dello stanzino si spalancò del tutto e un paio di occhi rossi, fiammeggianti, si piantarono nel suo sguardo di miele.
La chioma rossa di Kirishima spuntò da dietro le spalle del biondino, un'espressione a metà tra l'incredulo e il compiaciuto. «Ah, non sapevo avessimo del pubblico...», esclamò Eijiro, incrociando le braccia al petto.
Lui, invece, non riuscì a dire nulla, troppo impegnato a deglutire e a capire se davvero, prima di morire, la vita passasse davanti agli occhi. Ma così non sembrava per niente.
La mano di Katsuki lo afferrò per la maglia, trascinandolo fuori da quello stanzino che odorava di plastica e calzini sporchi.
Un ghigno si formò su quelle labbra sottili, arrossate per pochi baci troppo appassionati, e Katsuki sputò fuori l'unica frase che gli fece accapponare la pelle del collo. Perché stavolta s'era cacciato proprio in un bel guaio.
«Se volevi unirti a noi... bastava chiedere, Faccia da scemo!».
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