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IV

Doveva essere una cosa a quattro (mani), ma so bene che sei impegnata in altro...
Per cui Nemesis_Black , col tuo beneplacito, pubblico questa prima parte 💀

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Aveva sempre pensato di essere quello perverso e crudele tra loro due.
Ma la realtà era ben diversa: Eijiro era solo una marionetta, mossa ad arte dalla volontà di Katsuki.

Non fraintendiamo, però! Non era quel tipo di marionetta che si sarebbe lasciata fare di tutto; questo non era per nulla possibile.

Il problema di Eijiro stava all'interno delle sue mutande, da sempre.

E il problema si era acuito quando aveva conosciuto Katsuki e si era lasciato abbindolare dall'idea di essergli amico, di avere quello strano rapporto di esclusività che includeva anche certi benefici.

Perché sì, alla fine essere migliori amici e migliori scopamici non era stata poi un'idea così di merda.

L'idea non propriamente brillante (ma attraente) era stata quella di allargare quel beneficio anche a Izuku.

Però, dai, quell'idea l'aveva condivisa, appoggiata e s'era pure ben divertito a sottomettere entrambi, a comandarli a bacchetta. A far vedere quanto docile e disperato potesse essere Katsuki in certe situazioni.

La vera idea di merda era stata invece quella di non ribattere quando Katsuki aveva ben pensato di invitare Todoroki al loro allenamento successivo.

Perché per quanto Eijiro fosse a conoscenza di quella leggera ossessione che legava Katsuki e Izuku, era stato forse più strano sentire la confessione del proprio migliore amico, qualche sera prima, che faceva uno dei suoi garbati apprezzamenti su Shoto, mentre erano seduti sulle gradinate d'ingresso del dormitorio a godersi una birra in santa pace, loro due da soli.

Adesso il cuore gli batteva forte nel petto.
Era emozionato. Ed eccitato da morire, tanto da aver bisogno di ossigeno. Non poteva permettersi di svenire in quel momento.

Non con Katsuki che, col viso arrossato e stravolto e un piccolo ghigno a sollevargli le labbra, lo spingeva con una mano verso la parete. I muscoli erano resi lucidi da una patina di sudore, gli occhi ancora cupi di desiderio.

Non si sarebbe mai stancato di guardarlo, di lasciarsi sfiorare da quelle mani ruvide, che ora gli percorrevano le braccia e intrecciavano le dita con le sue.

I suoi occhi non si staccarono dai rubini di Katsuki neppure quando la presa sulle sue mani si affievolì e sentì le dita che guidavano le proprie ad afferrarsi il membro ancora eretto. «Stavolta stai buono qui.», gli sussurrò il biondo a fior di labbra, prima che la bocca gli si posasse sulla giugulare e gli graffiasse la pelle con i denti. Giusto un fastidio, una leggera pressione, che gli fece esalare un sospiro trattenuto fin troppo a lungo. «Stai qui e guardi. È la tua punizione per l'altra volta.», ghignò l'amico con voce arrochita.

Perché, dopo il loro allenamento a tre, mentre s'ingozzava di crostatina al cacao e soluzione isotonica all'arancia per recuperare le forze, Katsuki gli aveva fatto il discorsetto. Ed era stato fin troppo calmo perché Eijiro si potesse comportare come al solito, ignorare le sue proteste, lasciar entrare da un orecchio la sua richiesta e farla uscire dall'altro.

«Mi hai capito?».

Abbassò la testa un paio di volte, un movimento lento e calibrato per dirgli che sì, aveva capito e non avrebbe mai osato infrangere quella stupida, insulsa promessa di non immischiarsi; la bocca gli si seccava a poco a poco, la lingua riarsa cercava di inumidire il vermiglio del labbro inferiore.

Katsuki gli prese il mento con due dita, avvicinandosi a quelle labbra secche, baciandolo con trasporto, tanto che il movimento della testa del rosso seguiva ogni piccola mossa di quella di Katsuki. «Bravo il mio ragazzone...», aggiunse poi, un sottilissimo filo di saliva che si spezzò quando le loro bocche si separarono. La stessa saliva che gli si attaccò sul mento a vederlo allontanarsi, il suo leggero sculettare che faceva rimbalzare le natiche sode marchiate da una sua poderosa manata, i polpacci tonici che vibravano ad ogni passo, i tendini sul retro delle caviglie che si tendevano con grazia innaturale.

L'avrebbe rincorso, acciuffato e sbattuto a terra e scopato di nuovo, anche più forte di prima.

Ma lui era un uomo di parola e fece aderire meglio la schiena contro il muro, mentre osservava Katsuki avvicinarsi a Shoto e dargli leggeri baci sulla nuca e sul collo, mentre il ragazzo dai capelli bicolori alzava il mento e lasciava scoperta la gola ai baci docili di Izuku.

Shoto era rimasto stoico e un po' impacciato per tutta la prima parte di quel loro incontro. L'unico che si era azzardato a spogliarlo e toccarlo era stato Izuku, tanto intraprendente da farlo eccitare con uno dei suoi pompini.

Eijiro aveva invidiato parecchio Shoto in quel momento, anche se aveva subito il medesimo trattamento da parte di Katsuki. Ma non era riuscito a non guardarlo. Non ce l'aveva fatta.

Non per confronto personale (non sarebbe nemmeno servito), ma per capire cosa Kat ci trovasse in lui. E non era riuscito a riportare alla mente un solo, singolo difetto.

Pelle diafana, perfetta. Con solo quella specie di bruciatura rossastra al centro del petto, quella croce che sembrava quella di una mappa dei pirati. Come se quelle linee frastagliate gridassero a chiunque "qui c'è un tesoro".

Un tesoro, si, sepolto sotto il ghiaccio, conservato in una cassa di piombo, chiuso a doppia mandata con un lucchetto troppo grosso perfino da far saltare in aria.

Vedere quei suoi lineamenti alteri contorcersi sotto i colpi di lingua di Izuku, trovare un'espressione su quel viso che non rassomigliasse alla noia o al disprezzo... per Eijiro fu un colpo, dritto, al centro del petto, prima, e poi nel ventre, tanto che aveva preso con forza la testa di Kat e gli aveva piantato il cazzo fino in gola, facendolo giustamente incazzare.

Brutalità contro delicatezza. La stessa delicatezza che aveva messo Shoto mente accarezzava i capelli di Izuku, inginocchiato in mezzo alle sue gambe.

La stessa delicatezza con cui le labbra morbide del ragazzo ricambiavano quel gesto, riempiendo di baci collo, clavicole e petto del bicolore.

Delicatezza estenuante era pure quella che ci stava mettendo ora Kat nell'assaporare ogni minimo lembo di pelle della schiena di Todoroki, passando pian piano dal lato sinistro a quello destro, per capire cosa variasse, se davvero, come aveva immaginato, anche la sua pelle avesse temperatura differenti quando era eccitato.

Perché eccitato lo era, Shoto, ma aveva imparato la pazienza, la calma, il respiro misurato, anche se... Anche se avrebbe voluto fare di più, sentire di più, avere tutte quelle sensazioni amplificate per sentirsi vivo.

Tanto vivo da sentire perfino un dolore al fianco, poco sopra delle natiche, sulla carne tenera del fianco. Alzò un braccio e osservò Bakugo lasciare la presa con i denti e lenire quel morso poco profondo con lunghe lappate, gli occhi cremisi che lo guardavano dal basso, liquidi quanto le sue iridi eterocromatiche, che seguivano i movimenti che faceva, mentre pian piano i due che lo stavano viziando e vezzeggiando non si scambiarono di posto: Midoriya a risalire lungo i suoi fianchi con le dita che tracciavano lo stesso percorso dei suoi baci, e Bakugo a posare le labbra sulle cosce snelle, sul suo inguine, sul ventre tonico e teso, prima di prendergli con delicatezza il membro, raccogliendo voluttuosamente con la lingua il liquido che gli bagnava la punta prima di accompagnarlo nella sua bocca, umida, calda e invitante.

Dal basso Katsuki lo vide bene perdere quell'aura di imperturbabile compostezza che lo accompagnava sempre: lo succhiò con maggior intensità nell'esatto momento in cui Izuku aveva allungato le braccia sotto le sue ascelle e gli stava accarezzando la pelle dell'addome, i pettorali, i capezzoli di un rosa così chiaro da confondersi quasi con il resto della pelle. Li pizzicò e li torse tra le dita, mentre un mugolio uscì dalla bocca di Shoto, stupendo tutti. Tranne il diretto interessato.

I suoi gelidi occhi chiari trafissero quelli di Katsuki con una strana intensità e si annacquarono nel momento in cui il biondo aprì la bocca e gli offrì alla vista il suo cazzo che scorreva su quella lingua color ciliegia e spariva in quella bocca mai sazia.

Eijiro deglutì pesantemente, combattuto se infrangere la sua promessa e assaggiare quella pelle morbida come stavano facendo gli altri due, a un paio di metri da lui, oppure attende, pazientemente. Perché era certo che poi, alla fine, Kat l'avrebbe premiato per essere stato tanto bravo e accondiscendente.

A Shoto un brivido percorse la schiena nel sentire i denti di Izuku stringersi contro la cartilagine dell'orecchio destro, mordicchiandola con delicatezza e con un gorgoglio che gli risaliva lungo la gola: «Tu che nemmeno mi credevi...».

Izuku durante il pranzo l'aveva avvisato. Gliel'aveva detto sommessamente, mentre gli altri si alzavano a portare via il vassoio. Solo che lui non ci credeva per davvero e non aveva ribattuto, saettando un sopracciglio verso l'alto come al suo solito e aveva finito ramen.

Aveva snobbato l'affermazione dell'amico per un motivo non meglio precisato e s'era semplicemente lasciato trascinare in palestra quella sera. Ma per cosa? Curiosità?

Forse era davvero solo curioso di sapere, di provare. O, forse, aveva solo frainteso tutto e aveva scambiato un allenamento per un altro. E in quel momento, con la mano di Katsuki che guidava la propria sulla sua testa e lo invitava a dare il ritmo, non si pentiva di non aver capito.

Un nuovo gemito, un sospiro misto a un suono che anche Izuku catalogò come celestiale, mentre gli voltava a forza il capo e gli rubava l'ennesimo bacio.

Perché Shoto aveva quel modo di baciare frenato, febbrile, che gli piaceva da matti, che lo accendeva e gli instillava il bisogno di averne ancora. Delicatezza fatta labbra e lingua e piccoli gemiti che gli rimbombavano nelle guance, piccole scosse mentre Shoto muoveva piano il bacino contro la faccia di Katsuki, scopandogli la bocca con calma, arrivandogli fino al fondo della gola e tornando fuori quasi subito per paura di soffocarlo, mentre le mani ruvide e sudaticce del biondo scavavano solchi nella carne delle sue cosce, aggrappandosi a lui come si fa con un ramo o un sasso per non essere travolti dalla corrente.

Ma era sopraffatto da due bocche e da quattro mani che prendevano possesso della sua carne in punti diversi, con pressioni differenti, costringendolo a chiudere gli occhi per quel misto di sensazioni che gli montavano dentro. Un'onda. Poi un'altra.

Come quando si toccava da solo. Ma meglio.

Si sentì afferrare il polso destro, il braccio sollevato, i polpastrelli che toccavano quelli che sapeva essere i riccioli morbidi di Midoriya. Una pressione guidata e qualcosa che gli sfiorava il fianco.

Riaprì gli occhi giusto per vedere Izuku strofinare delicatamente il naso sulla sua pelle mentre finiva in ginocchio accanto a Katsuki, un sorriso strano sul volto prima che aprisse la bocca e gli presentasse la lingua, continuando a guardarlo dal basso.

Sfacciato. Da quando il suo migliore amico era così? Era da quando aveva iniziato pure lui a partecipare a quegli allenamenti?

Strinse forte nel pugno i capelli biondi e allontanò dal suo bacino Katsuki, un filo sottile di saliva a legarli assieme, prima che Izuku si sporgesse verso di lui, a lambirgli la punta con la lingua, a ricominciare una tortura lenta, a tratti frizzante e dolorosa, mentre sentiva Katsuki ridacchiare e mugolii soffocati da parte di Izuku.

Chinò il capo e gli si mozzò il respiro a vedere quei sottili fasci di energia riempire la bocca del suo amico e stringergli il membro, seguire i movimenti della sua testa, mentre il biondo lo osservava con il suo solito cipiglio strafottente: «Sorpreso?».

Non che sorpreso fosse la parola giusta, ma si ritrovò ad annuire con piccoli movimenti del capo, prima di farlo scattare indietro a controbilanciare la spinta dei fianchi, la presa salda su quei capelli morbidi e verdi. Gli venne in bocca, nel disperato tentativo di non farlo, di non umiliarlo in quella maniera, eppure non riuscendo a contrastarlo in nessun modo.

Aveva il fiatone, come quando correva, le gambe molli tanto che avrebbe voluto sedersi.

Ma non ci riuscì. O non volle.

Non si mosse, se non per il collo che tornava dritto e le mani che salivano a spostarsi dalla fronte le ciocche bicolori con un sospiro più lungo, che si mozzò nella gola di Shoto, quando vide gli occhi verdi di Izuku sfidarlo, un sorrisino appena accennato e la mano che si muoveva veloce verso la nuca di Katsuki, ad afferrarla per trascinarlo in un bacio forzato, combattuto e profondo.

Si accorse della goccia di sperma che colava dalle labbra del biondo solo dopo che quei due si erano staccati e il dorso della mano del biondo la tirava via, grugnendo.

«Sarebbe stato tuo, Kacchan.», lo canzonò Izuku, leccandosi le labbra rosse e gonfie. «Ma Shoto-kun è buono, vero?», e lanciò verso l'alto un'occhiata strana, soddisfatta forse del rossore che s'era impossessato del viso di Shoto a quell'affermazione audace.

Lo stesso rossore che colorava le guance di Kirishima, che stava osservando quella scena, la schiena nuda incollata alla parete dal sudore, il fiato corto e il membro stretto, quasi soffocato e torturato nella mano che si stringeva sulla sua base. I piedi non stavano fermi: lo facevano staccare e riattaccare alla parete costantemente, in bilico tra l'obbedire e fare, invece, ciò che egoisticamente riteneva giusto.
"Lasciamene un po'!", avrebbe voluto gridare. Ma la lingua era troppo impegnata a passare sulle sue labbra, immaginando fosse quella pelle diafana e perfetta.

Anche i denti avevano martoriato le sue povere labbra, preso da una fantasia troppo violenta, che lo avrebbe volentieri portato a lasciare segni e lividi su quel corpo...

Soffocò un gemito assieme al suo orgasmo, staccando di nuovo la schiena dalla parete, facendo un passo avanti, l'attesa di sapere cosa Katsuki avesse in mente lo dilaniava.

Ma il biondino aveva calcolato ogni cosa, ogni mossa. Era lui a dirigere quella danza oscena, a far alzare Izuku, a voltarlo contro Shoto perché si fronteggiassero, affinché quel bastardo mostrasse una sola, singola emozione.

Perché quel gemito uscito dalla sua gola era stato come musica, e ne avrebbe voluto sentire altri. Gli sarebbe bastato quello: vederlo sciogliersi, saperlo malleabile tra le sue dita ruvide, come in quel momento, mentre baciava il nerd e lui s'era infilato tra di loro, a prendergli il cazzo ancora duro, a segarlo assieme a quello di Deku. Tanto vicino ai loro visi da sentire i mugolii che gli uscivano dalla gola, soffocati dalla lingua di Izuku.

E Katsuki non ci mise molto a scostare l'amico e a voltare la testa di Shoto nella sua direzione, la lingua ficcata nella sua gola quasi a forza, in un groviglio di braccia e respiri in cui nessuno sembrava più capire dove iniziasse la pelle dell'uno e finisse quella dell'altro.

Izuku gli respirava sul collo, lo baciava, a tratti lo mordeva piano, fermandosi talvolta a respirare più profondamente mentre Katsuki continuava a toccarlo, a muovere la mano su e giù sui loro membri vicini, mentre sentiva la disperazione di Shoto vibrargli nella gola e nel petto.

Era lui a decidere. O, almeno così credeva.

Perché la mente era annacquata da un piacere viscido, informe, che s'impossessava pian piano di ogni vena, di ogni fibra del suo essere.

E per quanto in altre situazioni fosse forte... Lì non lo era affatto.

Izuku appoggiò la fronte sul petto di Kacchan, il battito del cuore gli rimbombava nelle tempie e il fiato era corto, rarefatto. L'orgasmo gli prese il ventre, gli scaldò le palle e si riversò sugli addominali tesi di Shoto, sulle dita di Katsuki, rendendo la frizione meno presente, più scivolosa tra un sospiro di soddisfazione e l'altro, nonostante il dolore al braccio per la presa salda di Shoto, che era ora fronte contro fronte con quel sadico biondino che l'aveva trascinato in quella cosa...

Le palpebre si abbassarono sugli occhi chiari, nascondendoli alla vista di Katsuki, troppo preso dall'ammirare quelle espressioni di puro godimento che quel damerino del cazzo stava facendo.
«Hai vinto.», sussurrò, facendo riaprire gli occhi a Shoto, che ora lo guardava con una punta di curiosità.

Lasciò la presa su di loro, portandosi la mano destra alle labbra, assaggiando l'orgasmo di Izuku come se levasse cioccolata fusa dai polpastrelli.

«Cosa avrei vinto?».

Il ghigno di Katsuki a volte era indecifrabile. Però era innegabile che fosse accattivante. E Shoto ne era attratto.

Non sapeva bene quando fosse successo, ma l'aveva ammesso a se stesso in un paio di occasioni. Forse era invidia pura quella che aveva. Perché lui le emozioni le esternava in maniera forse anche troppo teatrale, quando invece Shoto non ci riusciva. E quel ghigno...

Si vergognava di averci provato a replicarlo. Si vergognava perché lo specchio non gli aveva ritornato l'immagine che si aspettava, ma solo una smorfia quasi sofferente.
Gli avrebbe strappato la faccia. A morsi.
Solo che quel desiderio ora aveva una connotazione del tutto diversa.

Katsuki si scostò da lui e non rispose a quella domanda, limitandosi a sorridergli, a continuare a guardare il viso arrossato del bastardo e i suoi occhi resi liquidi dal piacere interrotto.

«Hai vinto una bella cosa, Izuku.», sussurrò invece all'orecchio di Deku, afferrandogli la gola con la mano destra, mentre la sinistra precorreva lentamente la pelle della schiena, costellata di lentiggini, mentre adagiava piccoli baci sulla sua nuca, strappandogli sospiri profondi anche quando le dita andarono a stringergli il culo.

Lo sguardo aperto, quasi implorante negli occhi di Izuku fu sufficiente per accendere qualcosa dentro Shoto, una curiosità strana, velenosa, che non sapeva di avere.

O forse non era nemmeno curiosità.

No.
Forse era solo invidia.

Avrebbe voluto essere toccato nella stessa maniera da quelle mani grandi e calde, che sembravano quasi soffocare Midoriya per quanto lo vedeva boccheggiare e alzarsi sulle punte dei piedi, inarcare la schiena come a voler scappare.

Ma non era una fuga, quella di Izuku. Era più una resistenza, strenua e inutile, all'intrusione del dito di Kacchan dentro di lui, ai suoi movimenti lenti che lo penetravano ogni volta sempre un po' più a fondo, che lo portavano a pronunciare il suo nome come una preghiera.

E le sillabe di quel nome gli facevano vibrare la gola, stretta appena dalla mano del biondo, mentre lui gli mordicchiava la cartilagine dell'orecchio e il suo sguardo di fuoco saettava dall'espressione quasi sorpresa di Shoto, innocente spettatore di quel perfetto teatrino, fino alla faccia tesa di Kirishima, che se ne stava poco distante, la lingua passata sulle labbra arrossate e il membro stretto tra le mani, impaziente di un cenno, uno solo per potersi muovere.

La schiena di Izuku si inarcò di nuovo quando Katsuki inserì un secondo dito, fino in fondo, fino a toccare con le nocche del pugno la pelle bollente del verdino, restando dentro di lui, spingendo, digrignando i denti nello sforzo, osservando le guance del bastardo a metà arrossarsi ancora di più e la sua mano muoversi lentamente verso il ventre, a stringersi il cazzo ancora in tiro solo per darsi sollievo.

Fu quello a galvanizzarlo, a estrarre troppo velocemente le dita da Deku per sputarsi copiosamente sulla mano, passarla sulla propria lunghezza e sull'ano del ragazzo che aveva quasi urlato di dolore di fronte a lui.

Fu quello a farlo muovere, a far voltare Izuku con prepotenza, a baciarlo mentre se lo tirava in braccio.
Era una cosa che aveva sempre voluto fare e che lo eccitava da morire.

Izuku gli si avvinghiò contro, saldamente, permettendogli una misera libertà alle braccia e alle mani, che, ora, stavano guidando il suo membro proprio contro quell'anello di carne che stava desiderando da inizio serata.

E fece un male cane. A entrambi in realtà.

Katsuki si faceva strada dentro Izuku, reclamandolo, un centimetro alla volta, senza sosta. Il suo corpo fremeva ad ogni spinta e i suoi gemiti strascicati riempivano l'aria.

Mentre loro due scopavano, lo sguardo focoso di Katsuki incontrò quello di Shoto, l'invito inespresso nei suoi occhi era chiaro come il giorno. Era uno sguardo pericoloso, che prometteva piacere, ma anche pericolo, e Shoto non riuscì a resistergli. Era sempre stato attratto dal fuoco che ardeva in Katsuki, dalla sua imprevedibilità e intensità, perché lui lo incarnava davvero, in ogni modo, in ogni sfaccettatura.

«Vieni qui, Todocoso.», ansimò Katsuki, la voce intrisa di desiderio. «Unisciti a noi.» Lo sguardo aperto, quasi implorante negli occhi di Izuku, che aveva voltato di poco la testa per osservarlo, fu sufficiente per accendere qualcosa dentro Shoto, una specie di curiosità che non sapeva di nutrire.

Era ipnotizzato da quel movimento e lentamente, come in trance, si avvicinò, attratto dal calore e dalla passione che si irradiavano dalla coppia intrecciata. Il suo cuore batteva forte nel petto. Era come entrare in un mondo diverso, dove non esistevano regole e tutto era possibile.

«Toccalo.», gli ordinò Katsuki, con la voce roca per l'eccitazione.

Le mani di Shoto tremarono mentre si allungava per toccare la schiena muscolosa di Midoriya, sentendo il calore della sua pelle sotto la punta delle dita.
Izuku gemette a quel contatto, e Shoto non poté fare a meno di emettere un sussulto a quel suono.

He my type
He's so cute
I want him
And want him too
~ Princess Nokia ~

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