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1.4

ISABELLA

Sospiro profondamente quando anche l'ultimo flash si dirige verso una mia compagna, sulla destra, ed io posso finalmente lasciare quel tappetto rosa. Lo show è stato qualcosa di eclatante ma ora, all'after party VS, voglio solamente rimpiazzare tutta l'adrenalina nelle mie vene con il buon caro vecchio alcool. Mi avvicino al bancone chiedendo un drink al barista ma venendo distratta da un paio di mani postate sui miei fianchi. Mi giro improvvisamente, stupita da questo gesto ma non dall'artefice "Lewis, che ci fai qui?" Domando osservandolo da capo a piedi. Elegante come suo solito l'inglese non retrocede, rimanendo fieramente davanti a me con le mani sui miei fianchi.
"Sei bellissima" Si limita a dire prima di far incontrare le nostre labbra. Il tocco leggero mi fa nascere un brivido lungo la nuda schiena, un pò come ogni qualvolta Lewis si presenta improvvisamente nella mia vita.
Ultimamente, però, la cosa sembra avvenire fin troppo frequentemente.

Mi separo leggermente per riprendere il discorso ma un altro brivido mi coglie, questa volta molto più brutto e freddo. Come d'istinto poso le mani sui bicipiti dell'inglese spostandolo qualche passo più lontano da me e voltandomi di scatto verso la mia sinistra.
Ho sempre creduto nel sesto senso femminile, è un dato di fatto, una sensazione che non si sbaglia mai, nemmeno sotto l'effetto inebriante di Hamilton.

Apro leggermente la bocca per proferir parole di scusa ma non riesco a dire niente, soprattutto perchè ci pensa lui a parlare per primo.

"Non sapevo foste una coppia" La voce di Lando è così diversa rispetto al solito, è meno squillante e molto più roca, quasi afflitta. Chiudo gli occhi qualche istante, maledicendomi, per poi riaprirli nel sentire la voce di Lewis prendere parola "Non siamo proprio una coppia, diciamo che ci divertiamo". Si volta ridendo verso di me, facendomi un occhiolino e non percependo il mio immenso disagio.
Con un viso gelido torno a guardare Lando rivolgendogli, finalmente, la parola "Non siamo niente, proprio niente" Mi limito a dire, cercando nello sguardo di Lando quella bontà che tanto apprezzavo fino a qualche ora fa.

Lui annuisce, oserei dire sconfitto, salutandoci cordialmente e voltandomi le spalle, allontanandosi.
"Avevo capito non ci fosse niente fra di voi" Afferma Lewis, con un tono così normale da farmi saltare i nervi "Senti Hamilton lasciami in pace!".
Ok, forse urlargli in faccia non è stata la migliore delle idee, ma non sono riuscita a contenermi. Mi giro afferrando il drink ordinato in precedenza ed esco rapidamente dalla sala, dirigendomi non so nemmeno io verso dove.

Fortunatamente questi eventi hanno sempre un'uscita sul retro, appartata e lontana da eventuali paparazzi particolarmente fastidiosi.
Socchiudo gli occhi prendendo una gran boccata di aria gelida Newyorkese mentre il cielo sopra di me è scuro non solo per la notte in sè ma anche per la grande quantità di nuvole che non preannunciano nulla di buono.
Quando li riapro il mio sguardo cade sulla figura minuta di un ragazzo a qualche metro di distanza da me, seduto su un muretto con atteggiamente non esattamente allegro.
Riconoscerei quella persona fra mille, onestamente. Mi avvicino titubante stringendomi le braccia al petto per il freddo, anche se molti direbbero per autodifesa e chiusura nei confronti del discorso che sto per intraprendere.

"Lando" Sussurro schiarendomi poi la voce mentre il ragazzo si volta di scatto verso di me.
"Ciao Bella, sei stata fantastica oggi" Dice con tono triste e spento, senza nemmeno guardarmi negli occhi.
Sospiro avvicinandomi ancora di qualche passo e sedendomi al suo fianco, così da poterlo vedere meglio in viso.
"Sono stata una stupida" Ribatto afferrandogli il mento con due dita e costringendolo a guardarmi. Ha lo sguardo malinconico ma buono, come suo solito. Penso questo aspetto del suo carattere non possa sparire mai, tantomeno per una bambina viziata come me.
Non risponde, si limita a fare una quasi impercettibile smorfia con la bocca facendomi sorridere.

Davvero? Ora sorridi Isabella?!

Scuoto la testa per zittire i miei stessi pensieri e poter riprendere a parlare "Lando ti prego insultami, dimmi qualcosa, qualsiasi cosa, ma non startene lì zitto!".
Gli urlo addosso, anche se probabilmente vorrei che quelle urla fossero rivolte a me. L'indifferenza è la cosa peggiore che può capitare in un rapporto, qualsiasi sia il tipo di relazione fra due persone.
Quando due persone non si parlano, non si dicono cosa pensano o provano finiscono per logorare qualsiasi sentimento, anche il più bello.

"Cosa vuoi che ti dica Isabella? Che sono incazzato perchè vai a letto con Hamilton? La verità è che non lo sono, anzi, ti capisco" Terminata la frase cala un breve ed imbarazzante silenzio, forse si è appena reso conto di cosa ha detto alla fine e, per questo, entrambi scoppiamo a ridere.
Per un minuto sembriamo di nuovo noi, sempre che si possa parlare di noi.
"Dicevo - Inizia riprendendo la parola seriamente - Io non penso molto, mi sono semplicemente reso conto che ho molto più bisogno io di te di quanto tu ne abbia di me".

Le sue parole mi entrano nel cuore come fossero una pugnalata. Dirette e mirate come mai prima d'ora.
E io che pensavo fosse uno stupido ragazzo con cui passare il tempo, forse quella stupida dei due sono io. Anzi, togliamo pure il forse.

LANDO

I suoi occhi si fanno improvvisamente più lucidi e feriti. Odio questa ragazza, mi ha stregato come nessuno mai, mi ha completamente catturato.
Io, Lando Norris, il ragazzino divertito che non vuole crescere, l'eterno Peter Pan, mi ritrovo ora a formulare frasi serie e pesanti, che non sono per nulla nel mio stile.
Faccio per alzarmi ma una sua mano mi stringe con forza il polso, richiamandomi sul muretto, al suo fianco.

Una lacrima scende sul suo viso e io, istintivamente, mi avvicino per asciugargliela. A questo gesto ne segue un altro, altrettanto naturale, che è quello di stringerla fra le mie braccia. Certo, non saranno possenti come quelle di Lewis, ma a giudicare dai muscoli del suo corpo che si rilassano immediatamente, devo aver sorbito un certo efferto.

"Lando tu mi pisci, dico davvero" La sua voce arriva felbilmente al mio orecchio, facendomi rabbrividire dal'emozione.
"Ma?" Le chiedo aspettando quella dannata continuazione che c'è sempre. Sempre. Da quando esiste il mondo, le frasi carine e sdolcinate sono seguite da un terrificante 'ma', e io non sarò di certo l'eccezione. Giusto?
"Ma io ho bisogno di una persona che sia presente al mio fianco, che mi stia vicino quando sto male e mi faccia ridere quando ne ho voglia"
"E pensi io non sia in grado di farlo?" Le chiedo sciogliendo il nostro abbraccio per guardarla dritta negli occhi, ancora umidi da prima.
"Dimmelo tu" Si limita a dire, afferrandomi ora una mano e giocandoci, come una bambina che vuole distrarsi da un momento d'imbarazzo.
Fa tanto la donna ma alla fine l'unica cosa di cui ha bisogno è una storia romantica e normale, senza troppe pretese o catene.
Ma, se il me di qualche tempo fa se ne sarebbe andato per lasciare spazio a Hamilton, il Lando di oggi sente un qualcosa di strano, forte e indeterminato che lo spinge, mi spinge, a non lasciarmi scappare questa ragazza.

"Ti dico che non sono un uomo fatto e finito. Non sono un cavaliere elegante da portare alle sfilate. Amo giocare ai videogiochi ma ancora di più correre in macchina. Amo perfino i lunghi ed interminabili voli che mi portano da una parte all'altra del mondo. In poche parole amo tutto ciò che tu odi, però voglio provarci. Tutti si meritano una chance nella vita, no?"

Questo discorso, confuso e privo di un reale senso logico, la fa ridere. Ecco, se riuscissi anche solo a farla ridere così ogni giorno potrei ritenermi soddisfatto.
Sospira guardando il cielo "Sta per piovere" Dice con una smorfia, alzandosi e prendendomi la mano per trascinarmi verso la strada principale, sempre accorta nel non farsi vedere da eventuali giornalisti.
Più o meno dopo cinque minuti di camminata in totale silenzio ci accostiamo a un grande Suv nero.
La pioggia inizia a cadere incessante, bagnando sia il mio unico abito elegante sia il suo perfetto abito rosso.
Non avevo ancora notato quanto fosse bella questa sera.

Si posa con la schiena alla macchina, incurante del diluvio "Ok, diamoci questa chance". Sorride, sorrido.
Poi un tuono la fa sussultare, io rido nel vedere la sua reazione e la avvicino a me.
Non è il primo bacio che ci scambiamo ma, come prevedibile, questo è molto differente rispetto al primo.
Le poso le mani sul viso avvicinandomi lentamente.
"Lando sei estenuante" La sento dire prima di tirarmi a sè con forza e unire le nostre labbra in un tanto desiderato bacio.

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