Cap 12
Quando mi sveglio il giorno seguente, lancio un gemito che racchiude tutti quelli che ho trattenuto ieri.
Mi alzo. I muscoli delle braccia mi pulsano all'unisono, sovraccaricati dal troppo sforzo che ho fatto ieri.
Non mi sono fermata neanche una volta durante gli esercizi ce ci ha fatto compiere Crad, per sei lunghe ore.
Praticamente tutti i miei compagni di corso, quando non ne potevano più si fermavano a riposare pensando che l'uomo non li guardasse. Ma so che li ha visti comunque.
Scendo dal letto e mi vesto in fretta, anche se ho i movimenti rallentati dall'acido lattico. Lancio una breve occhiata fuori.
È anche più presto di ieri. Mai che riesca a farmi una dormita decente.
Decido di sfruttare la situazione e mi metto a fare stretching, per cercare di sciogliere la muscolatura. Dopo una mezzoretta le mie braccia ricominciano finalmente a comportarsi da braccia.
Il gong non è ancora suonato, anzi, probabilmente manca ancora un po'. Ma non ho più voglia di aspettare.
Apro la porta e, dall'alloggio numero sette, mi dirigo al tre. Entro sempre senza far rumore, benedicendo che le porte non abbiano chiavi.
-Psss, Giafa- sussurro alla mia amica addormentata -Giafa, sveglia!-
Lei mugugna in risposta. -Ancora cinque minuti...-
-Ma quali cinque minuti, alzati ora!- insisto, implacabile.
La mia amica borbotta ancora qualcosa e poi apre un occhio.
-Lux?- domanda, assonnata.
-Già- rispondo io bella soddisfatta, mentre lei probabilmente si sta maledicendo per avermi detto il suo numero di alloggio.
-Ma che ore sono? È già suonato il gong?- continua lei.
-No!- ribatto, ancpra più pimpante -Ma noi ci alziamo adesso, sgraffigniamo qualcosa per colazione e poi dritte alla Nursey!-
Lei si rigira e ficca la testa sotto il cuscino. -Hai fatto un piccolo errore di calcolo- boffonchia da li sotto -in quel "noi", hai compreso anche me-
-Non era un errore di calcolo! Coraggio,tirati in piedi!- insisto, ridendo e tirandola per un braccio.
Strappata a forza da sotto il cuscino, Giafa si lascia andare a uno sbadiglio colossale, decidendosi (più o meno consenziente) a buttare i piedi fuori dal letto.
-Tu- protesta comunque, prima di rassegnarsi a una dignitosa resa -Non sei umana. Sei una creatura notturna. Un gufo per esempio. O un pipistrello-
-Oppure un lupo- rido, per niente scalfita dal suo tono brusco. Dopo la prima brioche mi avrà già perdonata. -Dai, muoviamoci! Dieci a uno che la mia cucciola mi sta aspettando!- saltello impaziente, accorgendomi forse solo in questo momento che è il vero motivo per cui ho voglia di uscire.
-Ma non sta aspettando me, quindi perchè mi tiri giù dal letto a quest'ora indecente? Protesta Giafa, che però si sta comunque infilando l'uniforme.
Le cingo le spalle con un braccio. -Eddai.. Pensaci... La Nursey tutta per noi... Decine diicuccioli con cui giocare... Senza nessun Jamal all'oruzzonte pronto a rovinarci il divertimento...- la incoraggio, con tono persuasivo.
A questo punto si è già svegliata totalmente e si è pienamente sintonizzata sulla mia lunghezza d'onda.
-Cosa stiamo aspettando?- mi domanda con un ghigno. E usciamo.
Il tempo di recuperare una brioche lei, qualche biscotto più bacon per la cucciola io, e siamo alla Nursey.
Quando entriamo i lupetti si voltano a guardarci perplessi. Non devono essere abituati a ricevere visite a quest'orario.
Però vengono subito a farci le feste.
Io e Giafa sfoderiamo due sorrisoni da goduria totale.
-Ma ciao cuccioli!- saluta lei, iniziando subito a distribuire carezze a destra e a manca.
Per un po' la imito, immergendo le mani nel pelo folto dei piccoli. Poi mi metto a cercare una cucciola in particolare.
-Ah, eccoti!- esclamo felice raggiungendola, non appena l'ho individuata. Era rimasta un po' in disparte dai suoi compagni di nidata, ancora sdraiata sul cuscino dove ha dormito. Quando mi vede arrivare scodinzola e mi rivolge un dolcissimo sorriso da lupo.
Le sorrido anche io.
-Guarda un po' cosa ti ho portato- le dico poi, sedendomi anche io vicino a lei -Dell'ottimo bacon dritto dritto dalla mensa. Ti piace?-
Per tutta risposta, la piccola mi trangugia letteralmente le fette dalla mano, facendomi ridere ancora.
-Direi proprio di si. Mi sa che la prossima volta te ne porto di più, che dici?-
Lei uggiola felice.
Giafa intanto, senza smettere di giocare con il resto della cucciolata, viene a sedersi vicino a me.
-Allora fra le tante scemenze che dice Jamal qualcosa di vero c'era- mi strizza l'occhio, scherzosa -Hai scelto la cucciola bianca-
-Così sembra!- ribatto io, ridendo mentre la lupetta in questione si alza dal cuscino e viene a sdraiarsi su di me, sommergendomi di pelo.
Anche Giafa ride alla scena, poi sta in silenzio qualche attimo. -Come mai lei?- chiede poi. -Obiettivamente non è forte. Anzi, è la più debole di tutta la cucciolata. È quasi strano che sia sopravvissuta. Tu sei brava, si vede, e ci sai fare con questi esserini. Allora perchè hai scelto lei?-
Non me la prendo percè so che non voleva assolutamente offendere. È solo onestamente curiosa.
-Non è che ho scelto proprio con il cervello- dico, grattando la pancia alla cucciola -Non ci ho pensato proprio al fatto che potesse essere la più forte, la più debole, la meno mimetica. È stata questione di feeling, credo. Visto che saremo compagne a vita, il legame che si instaurerà fra noi dovrà essere la cosa più importante. L'ho vista e ho pensato che era perfetta. E poi insomma, guardala- aggiungo, prendendola sotto le zampe e alzandola, il che richiede un notevole sforzo viste le dimensioni, ma nulla che non valga la pena -Andiamo, non ha il musetto più carino del mondo?-
-Oh, si- dice la mia amica, sforzandosi di rimanere seria -Sarà un ottima arma contro l'esercito nero, il bel musetto del tuo lupo-
-Osi sottovalutare il potere delle coccole?- Ribatto io, dandole una spinta scherzosa. Ridiamo.
-Feeling, eh?- Chiede poi lei, squotendo la testa. -Non saprei. Sono tutti speciali, e unici. Ti giuro che non saprei davvero come scegliere-
-Magari sarà lui a scegliere te- la conforto, sorridendo -Anche il parere dei lupi è importante sai? Prendi la mia cucciola. Non sono solo io ad averla scelta, anche lei mi ha accettato vedi?-
Ci guarda. -Hai ragione- dice, e le torna il sorriso.
Le sorrido anche io, poi torno a guardare la cucciola che è comodamente sdraiata sul mio petto.
-Quanto a te- le dico -Non potrò chiamarti la mia cucciola per sempre non credi? Di un po', ce l'hai un nome?-
Lei mi risponde con una leccatina.
-Scherzi Lux?- chiede invece Giafa -Non possiamo ancora dargli un nome. Si decide durante la cerimonia di fine anno, quando si ufficializza il legame fra lupo e cavaliere. È il cavaliere stesso a darglielo-
-.. Beh, visto che comunque sarò il suo cavaliere non c'è problema, no?- chiedo dopo qualche attimo di riflessione -Basta che poi non lo sappia nessuno!-
La mia amica si lascia sfuggire un sorriso divertito. -Ah, da me non lo saprà nessuno di certo!- esclama.
Ghigno, e poi guardo la lupetta. -Io non parlo se non parli tu- prometto scherzosamente. Lei si esibisce in un gioioso latrato di assenso.
Allora, dopo un sorriso più ampio per il suo permesso, mi faccio seria e la guardo bene.
Come posso decidere il suo nome? Sarebbe come farlo per un figlio. Mi concentro, scorrendo lentamente la mano nel suo manto bianco come la neve.
Forse dovrei fare così; trovare un nome che centra con la neve.
Ma quale?
Neve. Snow. No, troppo banali. Vorrei qualcosa di più personale..
Nives? O è meglio Nivis? Nev?
.. Ricombino i nomi in vare modi per cercare di far uscire qualcosa di bellodalla mia mente.
So che è li, sotto la valanga di nomi che butta fuori il mio cervello, devo solo afferrarlo.
Come percependo la mia difficoltà, la cucciola mi posa il naso nero sulla guancia. È umido. Fresco.
Prendo un respiro e mi calmo. Poi la guardo negli occhi, così dolci, e intelligenti. Ed è in quel momento che il nome appare.
-Nive?- propongo.
Lei inizia a leccarmi la faccia, entusiasta. Direi che è un si.
-Nive. Mi piace.- sentenzia Giafa.
Piace anche a me. E mentre la cucciola mi fa le feste, entusiasta del nuovo nome, sorrido.
Nive. Direi che è perfetto.
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