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Ricerca
Dopo quella mattina, era stato un periodo davvero difficile. Simon non si sarebbe mai aspettato, nella sua vita, e per quanto poteva essere scontato come destino, di dover seppellire la sua stessa famiglia, uccisa solo per il perverso interesse che l'essere umano sapeva coltivare in modo avido e morboso.
Se solo avessero rispettato i loro confini, se avessero fatto quel passo indietro che avrebbe permesso il reciproco quieto vivere di entrambe le parti, non sarebbe successo nulla. Era così facile, semplice da seguire e senza secondi... ma avevano preferito seguire il percorso più tortuoso.
Se fossero stati loro le vittime? Se avessero subito l'attacco, invece di causarlo? No... l'uomo non pensa a queste cose, non quando sono loro ad occupare il gradino più alto del conflitto. Sapevano di essere più forti, più pericolosi, muniti di armi più pericolose per contrastare il nemico in modo sporco e crudele.
Questo pensava, mentre i corpi dei suoi compagni giacevano davanti agli occhi di tutta la Comunità. Ormai erano entità inermi logore del sangue e dall'unica ferita che gli era stata fatale. Quei bastardi avevano portato via i suoi fratelli e la sua leader con cattiveria, attaccando con ferocia e falsità il loro rifugio. Non aveva fatto niente, non avevano arrecato nessun tipo di danno, nessun gregge era stato attaccato dai lupi. Perché fare una simile atrocità?
Simon avrebbe voluto avere delle risposte a queste domande, ma la verità era che di risposte non vedeva, perché non esistevano. Lo avevano fatto solo perché lo avevano ritenuto giusto, perché per loro era solo una presa di posizione che confermava il loro dominio su ogni cosa, perché la loro esistenza era meno importante di quella nemica.
I suoi tre fratelli vennero poi trascinati dentro alla fossa che avevano scavato, dando loro una degna sepoltura per aver rischiato e dato la propria vita in un bene comune. Una fine che non si meritarono. Avevano ancora molto per cui vivere, avevano in mente il loro futuro ed erano giovani e carichi di energie.
Ora tutto quello era congelato per sempre in un corpo animale che avrebbe nutrito i vermi.
"Li vendicherò, Zita..." disse con un filo di voce, quando l'ultimo rimasugli di terra coprì le salme dei suoi compagni, "Li farò pentire di averci attaccati in un modo tanto disonesto".
La lupa nera non rispose, forse non ne aveva la forza. Teneva lo sguardo fisso sulla fossa ricoperta, anche dopo che tutti si erano dileguarsi, tornando al proprio rifugio dove sapevano essere al sicuro. I suoi occhi non emanavano espressioni, ma Simon sapeva bene cosa stesse provando. Lei aveva la caratteristica di isolarsi mentalmente quando qualcosa sfuggiva al suo controllo, per non far entrare nessuno nel suo mondo in un momento critico del suo animo. Vedere i lupi che aveva cresciuto ed educato sotto terra doveva averla destabilizzata tantissimo, e lui non la biasimava: avrebbe voluto avere davanti quei cacciatori solo per poterli uccidere a morsi, pur di vendicare e riportare indietro la sua famiglia.
"Hanno preso Lira..."
Simon si voltò verso la lupa drizzando le orecchie, che si era decisa finalmente a emettere qualche suono, ma senza muovere un muscolo.
"Riporterò anche lei. Lo vedrai..." il musetto del lupo picchiettò contro il collo della femmina, che reagì dopo diversi tentativi aprendo la bocca e mostrando i denti, in segno di fastidio.
"Il nostro compito è ripagarli con la stessa moneta che loro hanno usato. Gli porteremo via ciò che amano di più..."
"Vorrebbe dire trovarli in città".
"Lo so... non possiamo rischiare..." Simon la fermò, dicendo che sarebbe andato lui personalmente, in fondo era perfettamente in grado di controllare le diverse trasformazioni umano-lupo, senza avere possibili problemi improvvisi. Un altro membro della Comunità non sarebbe stato in grado di muoversi nel centro di Londra senza perdersi. Era deciso a dare a quei cacciatori una lezione, gli avrebbe reso pan per focaccia. Avevano ucciso Lira a sangue freddo, privato Diana, Neil e Gerard della propria vita e pretendevano di muoversi indisturbati.
"Sei sicuro di quello che hai detto?" Zita mosse piano la testa, ma non lo guardò del tutto.
"Andrò a Londra e troverò i nostri assassini" mosse la coda velocemente, bloccandola in alto e dritta, in segno do sicurezza. Lì aveva appena stipulato una promessa che avrebbe portato a termine con tutte le sue forze, costi quel che costi.
"Sarà difficile, Simon. In fondo tu hai detto di voler vivere con loro..."
"Loro, quelli che abbiamo affrontato, non fanno parte delle mie scelte. E la Comunità... resta sempre più importante".
Non aspettò una ribattuto da parte di colei che ormai era diventata in automatico la leader del rifugio, fece dietrofront e trotterellò fino al sentiero battuto che si univa al piccolo spiazzo accanto alla strada. Lì poco prima di uscire dai cespugli, le sue zampe mutarono in arti umani, gli artigli si ritrassero lasciando libere le dita anche dal pelo; una piccola nota di dolore avvenne quando la postura cambiò, per colpa della deriva alla schiena che ancora non si era chiusa del tutto, e che le fasce di fortuna non avevano allevato.
Il muso lasciò posto ad una bocca e un naso umano, come se fosse dtato inglobato in una consistenza gommosa, e il resto del pelo rimase solo dell'attaccatura dei capelli caramellati. Simon adesso aveva un aspetto del tutto umano, e da dietro un cespuglio dissotterrò una cassetta con dentro dei vestiti puliti. Mutare da una forma all'altra purtroppo non risparmiava gli indumenti, o almeno quelli troppo esterni, poiché il pelo poteva inglobare davvero poco insieme al corpo nudo.
Scavalcò quindi la sbarra che impediva ai veicoli di entrare più in profondità e fissò per qualche istante il tratto di strada asfaltato. Il veicolo che aveva portato i cacciatori doveva per forza essere venuto da Londra, quindi verso sinitra da dove era uscito lui. Percorse a piedi quel rettilineo, in modo lento, osservando con occhi cattivi la sagoma al momento confisa degli edifici che si intravedevano. La vegetazione incorniciava l'uscita come un quadretto, uno di quelli che compongono gli artisti di strada per guadagnare qualche spicciolo. In condizioni normali avrebbe avuto un impatto positivo, benevolo e piacevole da vedere; quel giorno assolutamente nulla di tutto quello. Simon si sentiva solo spaesato e arrabbiato, deluso e tradito da una parte di mondo in cui lui apparteneva per metà, ancora. Cosa aveva spinto quegli uomini a commettere un'azione simile, non lo avrebbe mai scoperto; sarebbe stata una risposta segreta che nessuno sarebbe stato disposto a dirgli.
Il bosco terminava all'inizio della città come un confine, una barriera che divideva il paesaggio naturale da quello artificiale. Simon si fermò davanti al vetro di una vetrina, quel negozio però non aveva ancora aperto e l'oscurità interna permetteva un contrasto simile ad uno specchio. Il livido in volto era davvero marcato, una macchia violacea grande quanto tutta la guancia e parte del collo. Faceva ancora male. Aveva ancora molti acciacchi dovuti al combattimento che lo aveva visto sconfitto.
Ora però gli si parò davanti un altro problema: era passato troppo tempo e l'odore del motore si era quasi del tutto celato in mezzo a molti altri che si erano mischiato in quelle ore. Non aveva la più pallida idea di dove iniziare le ricerche, avendo il rischio di girare solo intorno o di perdersi. Avrebbe dovuto muoversi prima, sarebbe stato più semplice... adesso non aveva nemmeno un punto di partenza.
Sentiva profumi, tanfi e odori di tutti i generi: pane e fiori da una via, gomme bruciate da un'altra, in una piccola viuzza addirittura cipolle soffritte e una brutta quantità di aglio. Che schifo... in qualsiasi punto portasse lo sguardo, le sue narici captavano troppi odori diversi, e quello di motore era decisamente dappertutto. E ora come poteva fare? Non poteva nemmeno chiedere in giro, con quale scusa si sarebbe presentato?
Non posso rintracciare il veicolo, dovrò affidarmi all'odore umano, pensò dopo una manciata di secondi in cui tentò svariate volte di orientarsi. L'odore umano aveva un vantaggio che gli oggetti non avevano: non esistevano più soggetti con lo stesso insieme di note e aromi a meno ché non fossero parte della stessa cerchia di famiglia.
Decise quindi di muoversi verso il centro, il posto che di sicuro veniva più frequentato in assoluto, quindi un punto strategico dove rintracciare i suoi bersagli. Anche se avesse incrociato fiumi di persone, sarebbe comunque stato mi grado di distinguerne le scie, essendo allenato a non mischiare le diverse sensazioni d'olfatto. Quindi prese la piccola stradina che imboccava spesso quando voleva addentrarsi nella città senza dare troppo nell'occhio; normalmente chiunque varcare l'entrata dalla strada principale, veniva subito bombardato di domande su dove venisse e cosa fosse venuto a fare. Non che per lui fosse stato diverso in quel momento, in effetti un ragazzo con mezza faccia tumefatta attirava non pochi occhi addosso, soprattutto se teneva un profilo basso, sguardo verso il suolo e andatura sospettosa come la sua. Ma a Simon in quel momento importava relativamente come si stesse presentando, dato che la sua permanenza non avrebbe dovuto occupare troppo tempo.
Certo, su un determinato punto di vista quegli sguardi, che gli si incollarono addosso, cominciarono a diventare pesanti, opprimenti come una mancanza d'aria. Poteva capire che non capitava tutti i giorni di vedere un individuo che pareva aver appena fatto a botte, ma con tutti i ragazzini che sfilavano per le strade pronti a darne di cotte e di crude, lui poteva sembrare il caso migliore.
Riuscì quindi a imboccare una seconda viuzza un po' più nascosta per sfuggire a quelle occhiate perplesso e a tratti spaventate, fino a raggiungere finalmente il centro di Londra. Ed eccolo in tutto il suo caos, con gli inconfondibili gruppi, di tutte le dimensioni, di persone che parlavano del più e del meno.
"Ieri sera mia suocera si è di nuovo lamentata del mio stufato, nemmeno fosse più brava lei!" disse una donna alla quale Simon passò accanto, non potendo fare a meno di sentire qualche frammento di conversazioni, ovunque andasse.
"L'anno scorso in biblioteca hanno allestito la fiera della scienza, pensi lo faranno anche quest'anno?" chiese un ragazzino parlottando allegramente con un suo amico. Simon non aveva mai assistito ad una fiera della scienza, una sua compagna della Comunità, poco prima di prendere la strada della natura, gli aveva raccontato a grandi linee come si strutturata, definendola però una pratica da americani.
In un altro momento si sarebbe messo a ridere, ma in quel preciso istante non lo trovò come un modo adeguato di vivere la sua situazione attuale.
Camminò ancora a testa bassa per una manciata consistente di metri, fino a sbattere contro una coppia di ragazze che emisero un urletto di sorpresa per l'impatto inaspettato. Aveva intenzione ei scusarsi a questo punto, poiché non aveva prestato attenzione al percorso, ma loro furono più rapide. E lì...
"Simon! Ciao!" quella voce... il cuore gli si fermò per una frazione di secondo: Viola era proprio davanti a lui con il suo sorriso raggiante e felice.
"Ciao..." vederla davanti fu una boccata d'aria e allo stesso tempo un macigno sulla testa, non era affatto il momento adatto per fermarsi a chiacchierare con lei, sia perché subito dopo Simon notò l'amica e sia perché aveva altri impegni in quel momento. Ma doveva aver dato fin troppo l'impressione di non stare bene, dato che subito dopo la ragazza gli chiese, con un tono preoccupato cosa avesse il volto.
Grandioso... ora cosa mi invento? Non poteva dire di aver avuto una colluttazione con un cacciatore, sbattendo contro il calcio del fucile, per cui dovette pensare in fretta un possibile evento che fosse stato anche solo per metà credibile.
"Io ho... ho sbattuto contro un palo" disse in tono non troppo convinto. Aveva funzionato? Ci avevano creduto? In fondo non era così strano che qualcuno, per pura distrazione, andasse contro un palo della luce, non avendolo visto.
L'amica di Viola non parve affatto convinta, lo squadrò da capo a piedi con uno sguardo sospettoso. A guardarla bene, doveva essere la quarta amica che aveva visto in Cioccolateria, che nei giorni seguenti non si era fatta vedere, ma non aveva tempo per ricordarsi anche l'identità.
"E come hai fatto a non vedere il palo?" chiese con una voce quasi accusatoria.
Qui casca l'asino... Simon non aveva un cellulare a cui dare la colpa, lo sapevano bene. Se avesse tirato in ballo quella ridicola giustificazione sarebbe stato del tutto passionale per bugiardo. Pensò ad un'alternativa plausibile.
"... leggevo" gli uscì dalla bocca con naturalezza. Era abbastanza credibile, per fortuna il ragazzo non aveva l'aria di uno che non fosse colto, ed ebbe la conferma notando lo sguardo di Viola rilassarsi. Avrebbe voluto restare a parlare, con lei si trovava bene, ma preferì allontanarsi con una scusa per poter cercare ancora i suoi cacciatori.
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