32
Amore
Nonostante le promesse, le raccomandazioni e le rassicurazioni, Viola decise di non presentarsi a lezione per diversi giorni. Non ne sentiva la voglia né voleva incrociare lo sguardo di Hudson, che certamente avrebbe fatto la parte del falso innocente.
Era un atteggiamento immaturo? Sì, forse.
Lo sentiva necessario per poter mantenere in piedi quel castello tremolante? Assolutamente sì.
Aveva una priorità maggiore dello studio, una cosa più preziosa del lavoretto. Il suo amore per Simon era come un fiore che sboccia a nella neve, che forte seppur così fragile riusciva sempre a scavare in quella cortina candida pur di assorbire un rivolo di luce solare.
Per lei Simon era ciò che nessuno sarebbe mai stato: una guida silenziosa che l'aveva aiutata al bisogno e una compagnia di era da tutti gli altri, con il suo atteggiamento timido in grado di farla sentire sicura.
Se la loro relazione non poteva restare segreta, allora l'avrebbero mostrata a tutti senza vergogna. In quelle giornate libere dall'Università, ebbero il tempo di passeggiare per Londra ogni giorno, osservando vetrine e negozi, frequentando sempre di più quella Cioccolateria dovessi erano incontrati. e ad ogni occasione, si nascondevano in un angolo, si staccavano dalla folla oppure cercavano un punto meno caotico per scambiarsi tenerezze. Si accarezzavano le mani, si baciavano e si coccolavano per ore anche di sera, quando il padre di Viola era troppo stanco per passeggiare in giro per casa oppure quando usciva fino a tardi.
Simon però non voleva spingersi troppo oltre, almeno non fintanto che condividevano la stanza in modo quasi intimo. Non voleva fare un torto al cacciatore che per amore della figlia aveva accettato di ospitarlo.
I loro momenti di intimità si fermavano ad un abbraccio più intenso, come sul divano, a luci spente, sotto la stessa coperta a guardarsi un film. Viola spesso si attaccava al suo petto, ascoltando il cuore di lui che si sincronizzava con il suo, contando il ritmo del suo respiro rilassato. E lui passava la sua mano tra i fili biondi dei suoi capelli, concentrandosi sulla consistenza morbida e ondulata. Poi portava le dita più in profondità fino a toccare il cuoio capelluto, iniziando a eseguire piccoli e dolci grattini che portavano la ragazza a sospirare rilassata.
Di notte Simon si scopriva a guardarla. Il suo volto angelico e stanco era una visione soave nella notte gelida illuminata solo dalla luna che portava i raggi bianchi lungo tutto il pratone dietro casa. E quando il suo occhio cadeva su quel paesaggio quasi dipinto da un'artista incompreso, immaginava le loro corse e i loro giochi con la neve che li faceva rincasare fradici e tremanti, ma incapaci di sciogliere quel sorriso divertito.
Giorgio notava sempre più atteggiamenti schivi e complici trai due: si scambiavano occhiate fugaci, si accarezzavano il dorso della mano o la schiena, si alzavano all'unisono dal tavolo. E così a lungo andare, due mesi se li lasciarono dietro, e con essi anche tutta quella timidezza che li aveva avvolti durante il loro primo bacio.
Hudson aveva provato a chiamare diverse volte, ma tutte le chiamate erano cadute nel vuoto. Viola aveva deciso di rifiutarle tutte e di godersi i pomeriggi e le sere insieme a Simon, che non si era più deciso ad andarsene dalla sua casa. Non lo voleva nemmeno lei, voleva vederlo ogni mattina svegliandosi, sentirlo di giorno in giorno sempre più vicino e rubargli un bacio fugace come buongiorno personale.
“Domani potremmo fare un giro al museo naturale. Per due individui amanti della natura come noi sarebbe un posto perfetto dove passare un pomeriggio diverso dal solito”.
“Non saresti mai in grado di restare lontana da quella meraviglia vero? Se non è per studio, è per hobby”.
La ragazza rise di gusto. Davanti a sé teneva il libro di Storia Naturale ancora aperto nella stessa pagina. Aveva convinto le sue amiche a passarle gli argomenti trattati di giorno in giorno, accusando un'influenza inesistente che non la faceva scendere dal letto. Invece dal letto scendeva eccome, e andava anche oltre.
“Ha ricominciato a nevicare…” Viola spostò lo sguardo verso la finestra. Il paesaggio già colorato di bianco si stava ingigantendo grazie ai grandi fiocchi che volteggiavano verso il basso, finendo la loro corsa nel modo più leggero possibile.
Simon era sdraiato sul suo letto supino, con gli occhi chiusi come se stesse dormendo. Avvertiva il profumo freddo e umido della neve anche senza vederla, gli bastava sentire nelle narici quelle note fredde e il vento che annunciava una bufera più seria.
“Come puoi sentirla, non fa rumore”.
“Non devo sentire il rumore. Mi basta il suo profumo umido”.
“Ah sì, dimenticavo il tuo naso sopraffino. Vorrei tanto sapere come fai”.
Simon si mise a ridere, ma comunque felice che la sua ragazza avesse tanto interesse nelle sue abilità. Le disse che, vivendo da sempre in una casetta in mezzo al bosco, circondato da tutti gli odori possibili e immaginabili, allenare l'olfatto era stato molto semplice, abituando il suo orientamento interno a capire la propria posizione attraverso tutti gli elementi che potevano descrivere una zona senza la vista. Era stato un allenamento molto interessante: una volta alla settimana Zita li portava fuori, in un luogo indefinito e quando un consistente cumulo di ebbia impediva di vedere oltre il proprio muso. Poi, allontanandosi pian piano, intimava loro di cercare ogni elemento che fosse familiare o sicuro, in modo da poter tornare indietro in autonomia.
Inutile dire che i cuccioli persi e poi raccolti a fine giornata erano sempre consistenti, ma Simon aveva sempre preso la cosa come una sfida personale: voleva tornare a casa con le sue forze indipendentemente da un possibile smarrimento. Aveva sempre avuto in mente la consapevolezza che da adulto non lo avrebbero più cercato qualora si fosse perso, e che se si fosse spostato in una zona diversa avrebbe dovuto costruirsi autonomamente un orientament o interno memorizzando elementi riconoscibili da tutti e cinque i sensi.
“Non me le dici quindi?”
“Vivo in mezzo a un bosco. Non serve aggiungere altro”.
Viola emise un verso, fingendosi afferra dalla risposta. Ma in verità lo ammirava molto: avrebbe voluto anche lei avere un vanto dalla sua vita ad Assisi, dato che la sua prima casa non era poi tanto diversa da quella attuale. Avrebbe voluto anche lei essere in grado di riconoscere l'odore del sigaro e il profumo dei pini, toccare la consistenza della terra e del cemento senza guardarli, ascoltare un rumore e sapere subito a cosa appartiene. Peccato che fosse cresciuta in una simil città, dove anche se il clima era calmo, i motori delle auto e degli altri mezzi pubblici disturbavano e coprivano il resto dei suoni presenti. Simon era fortunato, e lei avrebbe dato tanto per essere al suo posto.
A un certo punto un'idea le balenò in mente. Si alzò della sedia, chiuse il libro rimettendolo nello scomparto sotto ad essa, poi aprì i cassetti tirando fuori dei capi intimi e un pigiama pulito.
“Vuoi venire?” chiese guardando con la coda dell'occhio il ragazzo.
“Dove dovrei venire?”
“In bagno. Devo farmi una doccia. Ma mi piacerebbe non essere sola questa volta…”
Una proposta. Una chiara dichiarazione. Una richiesta quasi disperata. Non lo avrebbe mai ammesso, davanti a nessuno, ma dopo due mesi di relazione e altrettanti o poco più di conoscenza non vedeva l'ora di sentire quelle parole. Entrare in bagno con Viola, da soli, e lei che si lava era un chiaro segno che lei stessa non provava alcuna vergogna ad essere con lui in un momento di vulnerabilità.
“Sai che se ti vedo, fatico a stare fermo. Vero?”
“Non voglio che tu stia fermo infatti”.
Il tutto successe come un flash, da lui che si alzò di scatto subito dopo aver visto la sagoma della ragazza sparire dietro la porta, all'acqua che si mise a scorrere, alla pelle chiara di lei che pian piano sbucava fuori dai vestiti che si stava sfilando via. I suoi occhi di caramello, della tonalità molto simile a quella dei capelli mossi, scrutarono le movenze di lei quasi bramando ogni singolo secondo, consapevole che quello spettacolo era riservato solo ed esclusivamente a lui.
La aiutò con i capi più capricciosi: Viola gli chiese una mano per slacciare i gancetti del reggiseno, e lui ne approfittò per sfiorarle la schiena liscia e bianca con la punta del dito. La sentì gemere al suo contatto, ma senza che gli chiedesse di smettere, emettendo un sospiro voglioso e rilassato. Aveva detto che si sarebbe trattenuto, che non avrebbe forzato la mano; ma adesso che avevo quell'opportunità davanti agli occhi e gli ormoni umani e animali che gridarono per accaparrarsi un pezzo di gloria. E a Viale sembrava non dare affatto fastidio, anzi si girò verso di lui allungando le mani e tirando su la maglietta del ragazzo.
“E tu te la senti, di andare avanti?” sussurrò lui guardandola negli occhi, mentre godeva del contatto delle sue dita, “Non vorrei che tuo padre...”
“Che ti importa di mio padre, adesso? Siamo solo io e te” disse lei, guardandolo con sguardo malizioso.
Simon sorrise complice : “… solo io e te” subito dopo tornò a baciarla in modo più passionale, sentendo la ragazza rispondere in modo altrettanto passionale, senza più pensare ai loro corpi nudi che per la prima volta si sfioravano e si toccavano trasmettendo calore e sincronizzando il battito dei loro cuori. Non si staccarono nemmeno per raggiungere il bordo della vasca da bagno, tanto quel contatto era stato desiderato da entrambi. Il calore che tramettevano i loro corpi avvinghiati, vicini tra loro e senza un solo millimetro di spazio era intenso, e lo sfregare della pelle dava una sensazione di fastidio e piacere allo stesso tempo, totalmente privata dell’aria in mezzo.
“Lo sai che questa cosa bisogna farla bene, vero?” chiese Simon dopo aver sfregato la punta del naso sul collo di Viola. Percorse le dita con una lentezza delicata, plasmando con la mente le forme e le curve della ragazza.
“Per questo voglio farlo con te e con nessun altro” rispose lei appoggiando la mano bagnata sulla sua guancia sinistra, accarezzando il viso con il pollice e tornando a baciarlo, mentre il colore dell’acqua e il vapore avvolgevano il loro corpi nudi come una tenda di seta candida e leggera. Cercarono di fare meno rumore possibile, era meglio non allarmare Giorgio che era intento a guardare la tv. Trattennero sospiri e gemiti, ma tra una coccola e l'altra esplorarono ognuno la forma dell'altro. Una mano del ragazzo poi scomparve sotto l'acqua insaponata, iniziando a far scivolare le dita lungo la gamba della ragazza che tirò la testa indietro per il piacere.
“Anche su questo campo, sono la prima con cui lo fai?” gemette Viola, non appena ebbe il viso del ragazzo davanti a sé.
Simon inclinò la testa di lato, sorridendo malizioso: “Tu sei la prima con cui faccio un sacco di cose, e questa non fa eccezione”.
“Allora… vediamo fin dove riesci a spingerti” lei gli prese il collo e fece in modo che i loro corpi potessero aderire di nuovo, azzerando anche i minimi millimetri che potevano separarli. Le loro labbra si attaccarono di nuovo, schioccando baci passionali e delicati, senza che nessuno dei due abusasse del vantaggio sull’altro. Le mani di Simon si muovevano sinuose ma senza pretese; la bocca di Viola cercava costantemente le labbra del ragazzo e le carezze si mischiavano all’ondeggiare dell’acqua presente nella vasca, che ogni tanto zampillava tanto da fuoriuscire.
Quel contatto avrebbe potuto spaventare chiunque, per dei novelli fidanzati aveva sempre rappresentato il passo decisivo per non mollarsi più, per non perdersi nella nebbia che la vita avrebbe calato nei momenti difficili. Non era un momento da prendere alla leggera, poiché confermava quante difficoltà erano state superate, ma anche quante sarebbero dovute arrivare. A un contatto del genere bisogna essere pronti del tutto, al minimo gemito e alla minima spinta bisogna sempre calcolare la reazione della persona con cui si ha deciso di compiere tale passo. Viola aveva deciso con chi compiere, Simon aveva calcolato ogni possibile reazione che avrebbe avuto lei. Sapevano entrambi che da quel preciso istante non si sarebbe più potuto tornare indietro, che quello era il capo linea.
Ma se ogni giovane si era sempre sentito quasi coinvolto in una sfida, tanto da tirarsi indietro o di mollare ancora prima di provarci, loro andarono fino in fondo, con la massima attenzione per no incappare in conseguenze che avrebbero potuto rovinare tutto in poco tempo. Viola non si era mai sentita tanto bene, non aveva mai pensato a quanto bene potesse farle quel contatto, con la persona che amava più di ogni altra presenza. Da quando aveva incrociato i suoi occhi e il suo sorriso in quella Cioccolateria magica, aveva capito subito che con lui avrebbe affrontato e passato il resto della sua vita. Non aveva provato con nessuno le stesse vibrazioni che le aveva smosso Simon, con la sua premura e la sua timidezza che c’eravamo un’immensa conoscenza.
Dal canto suo, Simon sapeva che con Viola sarebbe stato capace di spaccare il mondo, di venire meno alla sua natura perdi poter percorrere ogni giorno con lei. Era innamorato di quella ragazza, per lui era tutto: il suo sole nell’oscurità la sua luna nelle notti più ostili; il suo faro in un mare in tempesta e la sua acqua in un deserto. Aveva questo sapore l’amore? Portava queste sfumature e si mostrava come un’aurora boreale nel mezzo di un cielo tetro e scuro? Simon lo avrebbe identificato così, Viola era la sua aurora boreale, la sua stella quando si sarebbe perso.
Era triste pensarlo, ma non avrebbe compiuto quella missione ingrata che lo avrebbe ucciso dentro. Viola non era responsabile delle azioni di suo padre, e anche se l’avesse attaccata Lira non sarebbe ritornata in vita, non li avrebbe guidati di nuovo. Zita avrebbe dovuto farsene una ragione, lui non avrebbe finito il lavoro iniziato.
“Come ti sei fatto questa?” chiese poi Viola, accarezzando la schiena nuda del ragazzo. Ora erano sul letto, parzialmente coperti dal lenzuolo che bastava a non farli morire di freddo.
“Un incidente…” rispose Simon distrattamente. Non avrebbe mai confessato il motivo reale, sarebbe stato uno shock troppo difficile da superare. Aveva anche preso alla leggera il graffio di Hudson, ma un proiettile e la sua forma lupo non avrebbe potuto metabolizzarla. Ancora una volta il lato oscuro della sua realtà gli ricordava che la sua felicità si basava un una parziale bugia. Ma solo per poco tempo ancora. Non vedeva l’ora di sentire finalmente l’assenza di quella parte di DNA che sarebbe scomparsa, senza lasciare traccia e senza più annunciarsi.
“Io preferisco darle un’altra storia” continuò la ragazza, “Una ferita di guerra. Hai cercato di salvare qualcuno”.
“Mi piace come storia. Chi ho salvato?”
“… un bambino. Da un animale nel bosco. Si era perso e tu lo hai riaccompagnato dai genitori” lei si distese sulla schiena, guardando il soffitto e raccontando come se potesse vedere le immagini davanti a sé, “Che animale potresti aver affrontato?”
“Be’, un orso no, mi avrebbe ucciso”.
“Allora non lo specificheremo. Un animale, di notte, dalla forma indefinita”.
“Mi piace” rise Simon guardandola, incrociando i suoi occhi luminosi, “Quindi sono un eroe”.
“Sì. E sei il mio eroe”.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro