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30

Novità

Simon non aveva mai provato ad approcciarsi così tanto con un essere umano. Per quanto sapesse di avere una doppia natura, per lui cercare di avere un rapporto che potesse durare più a lungo di un'ora con un altro essere umano era sempre stato impensabile.

La relazione fresca con Viola era una novità che era del tutto deciso a conoscere ed esplorare ogni minuto della sua vita. Aveva fatto una cosa orribile, con Hudson quella mattina, ma era ancora in tempo per rimediare. Il lavoro non lo aveva più, non aveva bisogno di nessuna comunicazione, ma onestamente non gliene importava nulla. Non ne aveva mai avuto bisogno, voleva solo racimolare dei soldi per permettersi più modi di contatto con la ragazza; ma adesso che vivevano sullo stesso tetto, non lo riteneva più necessario.

Per qualche giorno aveva deciso di rimanere un po' indietro con gli istinti ormonali: lo voleva fare per Giorgio, essendo il padrone di casa per eccellenza, quindi approfittarsi della sua ospitalità provando giochi osé insieme alla figlia.

Quella parentesi gli aveva fatto capire ancora di più quanto Viola fosse perfetta per lui. Forse un'altra ragazza avrebbe chiamato l'altro coinvolto per sentire la versione, rischiando di credere più al secondo che al primo. Viola invece aveva deciso di non chiedere nulla, poteva essere che l'aspetto trafelato del ragazzo le avesse lasciato intendere che non era il caso di approfondire la cosa.

“Quanto resterà qui con noi, Esattamente?” chiese un giorno il cacciatore alla figlia, bevendo una corposa tazza di caffè amaro.

“Fino a quando non troverà una nuova sistemazione, papà. Non è un problema per te, vero?”

“Non ho mai detto che lo fosse. Ha fatto tanto per te. Però…”

“Però?” Viola si voltò con il piatto bagnato in mano, posando lo straccio sul bancone.

“Però… ritengo che non dovremmo lasciare tutte queste libertà. É sì un nostro ospite, ma…”

“Ho capito, ho capito. Simon non si prenderà troppo spazio. Resterà qui fino a quando non avrà un nuovo lavoro che gli permetta di pagarsi un appartamento. Adesso che è disoccupato non può più permettersi un affitto”.

“Ma noi non sappiamo ancora se sia stato o meno licenziato”.

“Ma potrebbe mai essere il contrario? Ha aggredito un cliente, anche se non è stata colpa sua” Viola rimise a posto l'ultimo bicchiere, poi si sedette di fronte a suo padre.

Giorgio posò la tazza sul sottobicchiere, sospirando e raddrizzandosi sulla sedia: “Senti: il ragazzo mi piace, davvero. Ma non voglio che alzi le mani su altre persone. Oggi non è colpa sua, è vero; ma la prossima volta?”

“Non succederà, papà. Ha sbagliato, lo riconosce, ma dovevi vederlo. Era spaventato, era confuso… non lo farà mai più”.

Giorgio si fidava di Viola, ma doveva anche ammettere che la reazione eccessiva del ragazzo lo preoccupava. Se per una stupida lite era finito in quelle condizioni… non voleva assolutamente che in mezzo ci finisse anche Viola. E se un giorno, per pura sfortuna, le mani le alzasse su di lei?

“Papà” lei gli prese le mani, obbligandolo a guardarla negli occhi, “Non succederà più. Ha sbagliato e non lo farà più”.

“… d'accordo. Di te mi fido. Ma voglio che tu non perda la bussola. D'accordo?”

“Certo. Adesso vado a vedere come sta. Non é più uscito dalla stanza da quando è arrivato”.

“Poi mi dovrai spiegare se per lui è normale passare dalle finestre!” mormorò Giorgio senza voltarsi a guardare la figlia, che si stava dirigendo spedita verso il corridoio per raggiungere camera sua.

Afferrò la maniglia e la abbassò piano, magari Simon stava dormendo e lei non voleva affatto svegliarlo. Ma quando aprì la porta, lo vide perfettamente sveglio e seduto sul suo materasso, che si guardava intorno con uno sguardo un po' perso, ma decisamente più rilassato di prima.

“Mi farà una ramanzina?” chiese senza guardare la ragazza, immaginando che i discorsi che si erano sentiti prima riguardassero lui.

“No. Ma non vuole che succeda di nuovo”.

Simon annuì piano, guardandola negli occhi e sorridendole. Era giusto e lo sapeva, non avrebbe voluto spingersi così oltre nemmeno lui. Quando Viola si avvicinò a lui, gli stampò un delicato e dolce bacio sulle labbra, la miglior cura che potesse chiedere per ogni causa. Avrebbe voluto averlo anche prima di quell'evento, così avrebbe avuto la forza di resistere per il bene di entrambi.

Lei gli accarezzò il volto, lasciando che lui facesse la stessa cosa, concedendosi un breve momento, un paio di coccole, che altrimenti avrebbero potuto perdere. Lei si sedette accanto a lui, prendendole poi la mano e baciandolo di nuovo, lasciando che anche lui facesse qualche passo per continuare quel loro piccolo spazio intimo.

“Lo sai che baci proprio bene?” sussurrò la ragazza guardandolo negli occhi, strofinando il naso contro il suo e appoggiando la fronte sulla sua.

“Tu sei più brava” rispose lui con lo stesso tono, prendendole il mento cin tre dita e scuotendole la testa dolcemente in modo affettivo, sorridendo e stampandole ancora un bacio piccolo e delicato.

Si sdraiarono sul materasso, lei si avvicinò e lo abbracciò. Si strinsero insieme e restarono così a fissare il vuoto, godendosi il calore dei propri corpi.

“Dovrai studiare adesso” disse poi Simon guardandola, “Altrimenti resterai indietro con il programma”.

“Non ti preoccupare, penso che mi assenterò per un po'”.

“… scusami?” Simon si raddrizzò tornando a sedersi. E quella novità cos'era? Aveva lottato tanto per poter studiare nella stessa facoltà delle sue amiche, volendo anche pagarsi la retta scolastica da sola, e adesso voleva buttare tutto al vento? Ma Viola lo guardò confermando con gli occhi la sua decisione. La verità era cge non voleva vedere Hudson dopo quello che era successo. Voleva sentire la dua versione, alla fine era lui quello colpito, ma non le andava giù il fatto che fosse stato così tanto prepotente.

“Viola ma ti rendi conto di quello che dici? Dopo tutta la fatica che avete fatto…”

“Non voglio mollarla, se é quello che hai capito. Voglio solo prendermi una pausa per restare con te. In fondo adesso sei tu ad avere bisogno”.

Il ragazzo lupo sorrise, ma era più una risatina incredula. Sperava davvero che Viola non mollasse tutto, o avrebbe reso vani tutti i loro sforzi, il lavoro allo studio fotografico, l'aiuto delle sue amiche nel spedire gli appunti tramite foto o email… no, non doveva assolutamente lasciare tutto e mandarlo a monte, quello era un posto troppo prezioso e lei meritava di restarci.

Ma, paradossalmente a quei pensieri responsabili, l'idea di averla accanto senza nessuno che potesse mettersi in mezzo. Sapere di poter passare con lei le ore che normalmente la tenevano distante per via di studio, svago e lavoro era manna dal cielo, e un ottimo modo per pensare a tanti appuntamenti diversi, tante uscite per godersi finalmente la loro storia.

Un pensierino lo ebbe il pomeriggio seguente, era un sabato insolitamente caldo per la stagione fredda che ancora persisteva. Nello stesso prato dove avevano scoperto le lucciole, si estendeva poco più avanti una discesa che alternava pianura e pendenze, dove poi riposava un laghetto cristallino con una piccola spiaggia di sassi e arbusti. Erano luoghi insoliti per una città come Londra, normalmente tutti conoscevano solo i monumenti e le attrazioni più famose come il London Eye, il Big Ben e Buckingham Palace, ma solo il branco era a conoscenza di piccoli posti naturali del tutto nascosti dall'inquinamento umano. E quello poteva essere il perfetto luogo per conciliare quelle novità.

Quando arrivarono, Viola rimase senza parole. Osservò quel posto con degli occhi luminosi e pieni di meraviglia, eppure erano anni che conosceva quella città.

“Tu dovrai assolutamente spiegarmi come, e dico COME, fai a conoscere questi posti”.

“Un bravo mago non svela mai i suoi segreti” le disse all'orecchio, mettendole le mani sulle spalle ma restando dietro di lei, Perché potesse godersi il paesaggio. Avevano anche portato una tovaglia e qualcosa da mangiare, per godersi la bella giornata e un picnic ristoratore. L'idea del cibo era stata di Viola, per tirare su di morale a Simon dopo l'irruzione d'emergenza. Giorgio era stato un po' contrariato, sapendo che in realtà quel giorno la figlia aveva diversi impegni e che non avrebbe dovuto rimandarli, ma come sempre alla fine si era convinto che per un giorno non sarebbe successo nulla.

“Ogni volta mi convinco che con te la vita è davvero una sorpresa”.

“E non hai ancora visto nemmeno la metà di tutto quello che voglio mostrarti” Simon si sedette sulla tovaglia, venendo poi imitato dalla ragazza. “Ogni angolo di questa città nasconde segreti favolosi, lontani dalla fantasia e la mente umana, anche la più razionale. Per qualche ragione nulla di tutta l'urbanizzazione che si è creata ha intaccato sulla natura”.

“É una strana legge, quella della natura”.

Simon non l'aveva mai considerata come ipotesi, ma la frase di Viola aveva un senso. La legge della Natura era davvero strana. Strana perché improntava concetti e istinti diversi a qualsiasi individuo; strana perché dovunque tu andassi non trovavi mai lo stesso paesaggio; strana perché, per come fosse possibile, aveva dato ad alcuni individui una doppia natura, costringendoli a dover scegliere tra due strade per poter sopravvivere; strana perché non dava a tutti le stesse possibilità, anche se si parlava di specie uguali. Però nella sua stranezza regalava momenti e posti davvero belli, in fondo se tanti artisti decidevano di dipingerla, c'era un motivo.

Prese un sasso, guardando e tastando quanto fosse piatto e liscio, per poi lanciarlo e facendogli fare tre salti. Viola esclamò di divertimento, voltandosi a guardarlo e allargando un enorme sorriso allegro, negli occhi si leggeva tutta la voglia di imparare.

“Ecco come devi fare” Simon la avvinghiò tra le sue braccia e le sue gambe, stando seduto a gambe incrociate, “Cerchi un sasso che sia bello piatto. Così, brava. Tienilo così. Assicurati di averlo bene in mano e poi lo lanci nel lago. Fai questo movimento” mentre spiegava, il ragazzo mimò ogni gesto, stando attento che lei osservasse bene tutti i passaggi. Le fece fare qualche prova, le prime due non andarono molto bene ma la terza ebbe qualche miglioramento.

“É difficile!”

“Solo perché usi poca forza! L'ultima volta è andata meglio”.

“Meglio? É affondato subito! Non ha fatto nemmeno un salto”.

“Viola… nessuno impara al primo colpo” lui rise, beccandosi una sberla affettuosa da parte della ragazza, che nonostante facesse l'offesa voleva ancora imparare. Non si sarebbe arresa e fermata tanto facilmente, non era mai stato nel suo DNA accettare una sconfitta. Chiese al suo ragazzo di mostrarle ancora una volta come si facesse, cercando di specificare tutti i passaggi. Poi volle fare delle altre prove, perché non voleva rassegnarsi al fatto che i suoi sasi non avrebbero mai sfiorato lo specchio d'acqua eseguendo dei piccoli balzi. Era come tornare a imparare a fischiare; quando era piccola, tutti i suoi cugini avevano il vizio di fischiettare durante le passeggiate. Lei era sempre stata l'unica a non essere capace, al ché decise di inondare Giorgio di richieste perché potesse insegnarglielo. Non fu facile nemmeno quella volta: Viola aveva sempre dimostrato di essere molto ostinata e determinata, tanto che molte volte Giorgio era arrivato a fine giornata esausto per le continue prove della figlia.

“Hai capito adesso?”

“Se non salta nemmeno questa volta, mi arrabbio davvero”.

“Non è un male non saper fare qualcosa. Io non so fare molte cose”.

Viola emise un verso di falso interessamento: “Per esempio?”

Simon avrebbe voluto fare un elenco: non sapeva né leggere né scrivere; non sapeva andare in bicicletta e non sapeva fare tante altre cose che invece agli umani veniva automatico. Ma non avrebbe mai potuto dirglielo apertamente, in quel caso sarebbe sembrato un po' troppo strano. Così decise di optare per la cosa più credibile: “Non so andare in bicicletta”.

“Come sarebbe? Con tutti i sentieri che puoi avere accanto a casa tua!”

“Non significa che io ne sia capace in automatico. Non ho nemmeno la patente”.

Viola lo guardò stranita, e lui le rivolse uno sguardo ovvio. Alla fine non tutti potevano permettersi di guidare alla stessa età, e fino a prova contraria Simon non aveva mai avuto un vero e proprio bisogno di un mezzo di trasporto. E alla domanda e come facevi a raggiungere il bar? Lui rispose che i mezzi pubblici arrivavano anche al paese successivo.

“… in ogni caso io voglio far lanciare i sassi”.

“Viola…”

“Non accetto un no come risposta. So anche come convincerti” premette le sue labbra su quelle del ragazzo, spingendolo poi perché si sdraiasse, e continuò a baciarlo sulle guance, sulla bocca, in ogni punto raggiungibile del volto, facendo ridere il ragazzo e lasciandolo totalmente inerme.

“Va bene! Va bene… è impossibile dirti di no”.

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