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Passeggiata

"Questi sono i giardini migliori che vedrai a Londra. Ne esiste solo una di replica, a qualche paese più avanti, ma non sono stati molto bravi a renderlo uguale" Simon spostò un rametto proveniente da un piccolo cespuglio che negli anni aveva deciso di espandersi per guadagnare più volume. Era sicuro che Viola avrebbe apprezzato molto la vista: in quella posizione, il Tamigi e il Big Ben facevano da padroni, rendendo il belvedere uno sfondo perfetto per foto e cartoline. Ne aveva viste parecchie di coppie, sedersi su l'unica panchina in grado di catturare la maggior parte del paesaggio e lasciarsi immortalare in un dipinto da un'artista di strada che alloggiava sempre lì vicino; un ottimo ricordo per raccontare la lunga camminata e il premio per aver superato la salita.

"Per delle foto da portare al tuo datore di lavoro, questo sarebbe un perfetto inizio" obiettò voltandosi verso la ragazza, che pareva rapita dall'immensità che quella visione era in grado di mostrare e trasmettere già solo dopo pochissimi passi. Il piano del ragazzo lupo era in qualche modo riuscito: Viola era senza parole e continuava a guardarsi intorno osservando e studiando ogni tipo di elemento che completava quel belvedere da esposizione. Non aveva mai visto quella parte di Londra, lei era tutt'al più spostata verso il centro e le zone industriali, quindi quello era davvero un posto inaspettato.

"E questo... è sempre stato qui...?" riuscì solo a dire poco dopo, con un filo di voce che non si spiegava nemmeno lei. Eppure, per quanto fosse bello come posto, non era da togliere totalmente l'uso della parola, ma la ragazza non ebbe la forza di alzare ulteriormente il tono temendo che anche solo un decibel di troppo potesse rovinare tutto quello che li circondava. Simon non aveva l'aria meravigliata quanto lei, per lui non doveva essere una novità. E come avrebbe potuto? Nativo di quelle zone, come minimo avrebbe dovuto averne la nausea.

"Diciamo che... lo hanno allestito una manciata di anni fa. Quando ero molto piccolo, non era ancora stato realizzato, ma si vedeva solo un grande e serposo prato. Poi il sindaco di quegli anni ha deciso di renderlo un posto un po' più vivibile per i turisti. Una delle poche cose che la politica è in grado di fare bene..."

"A te non piace la politica, vero?"

"La odio. Serve solo a dire la propria come se dipendesse da noi al cento per cento l'andamento della nazione. Alla fine sono solo i piani alti a fare di questo posto quello che preferiscono. E noi possiamo solo eseguire muti come pesci".

Questa caratteristica nuova, Viola non l'aveva ancora affrontata: ecco un motivo per il quale il ragazzo avrebbe potuto non stare simpatico alla sua famiglia, sia Giorgio che Arianna, durante le elezioni, restavano incollati ore ed ore alla televisione o alla radio sentendo tutte le proposte possibili che i politici erano in grado di proporre; poi quale fosse davvero quella più terrena e fattibile, non lo avrebbero mai capito, ma nel mentre avrebbero scelto quello che a parere loro si sarebbe rivelato il migliore. Era anche una delle tante motivazioni per cui avevano finito per separarsi: tra italiani, con la politica non c'erano scuse per nessuno, e solo pochissime famiglie ritenevano il senato e la repubblica solo dei mezzi lucrativi per impoverire la gente. Tutto sommato, comunque, a lei questa avversione del ragazzo per i politici andava molto a genio, essendo anche lei parecchio restia a doversi prestare per un mucchio di ricconi in grado solo di devastare la nazione come tutti gli altri prima di loro, solo un po' più lentamente.

"Insomma... guarda com'è bella la natura in tutta la sua semplicità! Gli alberi addirittura sono in grado di rinascere ogni primavera, tramontare ogni autunno e darti semi nuovi per riempire di aria pulita il mondo. E loro cosa vogliono fare invece? Costruire parcheggi su parcheggi, supermercati e ristoranti togliendo alla natura tutto lo spazio!" Simon non si rese conto di parlare per conto della sua natura animale, manifestando anche troppo la sua avversione non solo per la politica, ma anche per tutti i lavori artificiali in generale. Ma alla fine che colpa aveva? In fondo quella altro non era che la pura e cruda verità: gli umani provvedevano solo a prendersi ciò che non potevano comandare, rischiando quindi di peggiorare la salute già precaria della loro povera Terra. E poi avevano un bel coraggio a lamentarsi e a spaventarsi quando capitavano disgrazie ambientali come alluvioni o terremoti! Dopo quello che causavano, davvero pensavano che il mondo non fosse in grado di reagire?

Si rese comunque conto di aver tirato un po' troppo la corda, voltandosi verso la ragazza che lo stava guardando con uno sguardo perplesso. Simon doveva darsi una calmata, non doveva dimenticare che in quel momento si trovava proprio in veste di quegli umani che il suo branco odiava tanto: "Mi dispiace... ho esagerato forse..."

"No, no; ti capisco invece. Da molto fastidio anche a me il modo morboso con cui la gente pretende di prendersi più del necessario. Solo... non mi aspettavo un discorso tanto schietto".

"Sì be'... è che... si vede che abito in mezzo a un bosco vero?" chiese il ragazzo con una pronunciata nota d'imbarazzo. Viola di tutta risposta rise di gusto: sì, si vedeva davvero tanto, ma non era una cosa del tutto fastidiosa, alla fine era anche normale immaginando come fossero cambiati i tempi durante tutta la sua infanzia e adolescenza. Abituato certamente ad uno scenario di normalità, la consapevolezza di doversi adeguare ai cambiamenti era sempre il passo più difficile da compiere. Si chiese come fosse stata la sua infanzia, avrebbe voluto chiederglielo, anche se una piccola pare l'aveva già appresa a casa insieme a suo padre. Ma lei voleva sapere altro: voleva sapere i momenti felici e spensierati di un piccolo Simon, intento a giocare con i suoi fratelli adottivi oppure nascosto dietro ai cespugli a rubare i frutti selvatici; anche sapere che si divertiva a improvvisare cioccolate e torte usando solo del latte e della polvere di cacao, costruire delle case con i mattoncini per poi distruggerle con i camion giocattolo... si insomma, tutto quello che occupava la normale giornata di un bambino. Sapeva che non aveva mai avuto l'appoggio di un padre e una madre, ma volle sperare che in casa famiglia non gli fosse mancata la felicità.

Ma avrebbe anche rischiato di riaccendere invece dei ricordi poco gradevoli, e non voleva rabbuiare l'umore del ragazzo in un momento anche piacevole, soprattutto sapendo che non erano affari suoi; se Simon aveva deciso di non dire niente, era perché non ne voleva parlare.

"A te invece..." riprese poi Simon lasciandole la precedenza per superare un sentierino molto stretto, "La politica interessa, o sei come la maggior parte dei nostri coetanei che la ignorano con ogni mezzo?"

"Io sono un essere molto particolare in questo campo, sai? I miei genitori hanno sempre seguito le elezioni in ogni modo e momento. Radio, televisione, giornali, social... non hai idea della testa che mi facevano ogni giorno, a tutte le ore: Viola, vota la sinistra, o i nostri stipendi verranno buttati nel fiume! Viola, vota la destra, oppure puoi dire addio alla tua istruzione! Viola, amore della nonna, ricordati che il centro-destra è la soluzione a tutto! Così ogni anno, ed io arrivavo a dare un voto per tutti così da accontentarli" nel mimare quelle scenette che nella sua infanzia avevano ricoperto parti molto pesanti dei suoi spensierati anni, Viola rischiò di inciampare su un sasso sporgente e finire con la faccia per terra.

Per fortuna non accadde: il suo accompagnatore ebbe dei riflessi preparati al punto da prenderla in tempo, prima che la sua camicetta bianca e ben stirata facesse un viaggio di non ritorno sul terriccio umido. Quel contatto accese improvvisamente qualcosa di elettrico dentro tutti e due. Le mani di Simon erano premute contro il busto di Viola, potevano sentire la pelle da sotto la camicetta, quasi trasmettendogli delle sensazioni che fino a quel momento aveva solo immaginato nella sua testa.

Probabilmente anche Viola ebbe delle sensazioni inaspettate: poté sentire il suo esile corpo tremare leggermente alla poca pressione dei polpastrelli affusolati di lui. Una cosa molto strana, eppure non era insolito avere contatto fisico con gli amici, come strette di mano o abbracci; ma questa volta fu molto diverso, fu intrigante, intenso. Non era stato nulla di ché, solo una caduta mancata, ma allora perché improvvisamente sentivano che quella situazione si stava capovolgendo in modo del tutto nuovo?

"Stai... stai bene, Viola?" chiese poi il ragazzo, cercando di scaricare quella tensione che sentiva si stesse attaccando a loro in modo anche troppo pesante.

"Sì... sì tutto bene. Grazie Simon..."

"Se... se vuoi ci possiamo sedere. Facciamo una pausa e godiamoci un po' la vista. Ti va?"

Viola osservò il dito del giovane indicare una panchina poco distante, che dava al piccolo balconcino naturale. Da lì la vista era eccellente, e a pensarci bene riposarsi un po' non avrebbe fatto per nulla male, si meritavano di fermarsi e guardare l'orizzonte senza pensare ad altro. E poi... in questo modo avrebbero fatto scivolare via tutti i segni di imbarazzo e disagio che si erano creati. Si sedettero in silenzio, scrutarono i grandi ammassi di nuvole percorrere il grande strato di cielo sempre grigio; le persone da quell'altezza sembravano tanti piccoli soldatini posizionati come in un diorama della città, come quelli che spesso espongono nei musei per dare una vaga idea delle dimensioni e distanze di un determinato posto. Viola adorava quei piccoli modellini, avendo sempre avuto la tentazione di spostare i piccolissimi esseri umani per inventare qualche gioco, e vendendo sgridata prontamente dalla madre.

Guardando più in basso, si vedeva anche un rametto di ruscello, forse un piccolo fiumiciattolo artificiale creato dai contadini per tenere rigogliosi i propri campi. Dava un tocco comunque carino, pareva dividere i campi non ancora pieni da quelli ormai pronti per la mietitura così da riconoscere subito gli ettari da trattare. E poi la città di Londra... oh quella sì che era da dipinto, altro che foto: i tram e i pullman a due piani parevano seguire una linea disegnata apposta, con i pedoni che passavano accanto in velocità differenti, alcuni correvano, altri portavano i loro cuccioli appresso fermandosi a ritmi regolari, altri invece tenevano per mano i bambini e forse tornavano dalle ore scolastiche. Viola era sempre stata convinta che l'unico angolo ancora immerso nel verde fosse sempre stata casa sua, essendo chiaro che la città si stesse sviluppando sempre di più; ma ora che Simon l'aveva condotta lì, in quel luogo così magico, iniziò a pensare che quella città non la conoscesse ancora molto bene.

"Simon, è bellissimo..."

"Speravo ti sarebbe piaciuto. Ho sempre voluto portare qui la mia ragazza, un giorno..."

A quella frase, una sorta di risata nervosa uscì dalla bocca della giovane: "E ci sei mai riuscito?"

"No. Ma spero che dopo questa volta... io abbia altre occasioni di portare te. E di... avere una ragazza" non era sicuro che la frecciatina sarebbe arrivata alle sue orecchie senza risultare ambigua o offensiva, personalmente tutto quello che voleva il ragazzo era poter passare più tempo possibile con lei e di averla un giorno, sperava, come dolce metà. In fondo aveva atteggiamenti inconfondibili: una crescente voglia di averla vicino e una lingua che, come i suoi occhi incrociavano la sua sagoma, iniziava a parlare di tutto e di niente, frasi solo per il gusto di essere ascoltato. Era stupido, se ne rendeva conto e si accorgeva anche di sembrare un pazzo, ma quelle sensazioni proprio volevano indurlo a dichiararsi a lei cercando di non sembrare ridicolo.

"Hai già una vaga idea di come deve essere, questa famosa ragazza?" la domanda maliziosa dell'italiana lo fece ridere, e lui fece di tutto per non rotolarsi per terra dal divertimento. Quel tono diceva molte più cose di quanto lui non volesse far notare. Per alcuni versi... era meglio così: in questo modo non si sarebbe dovuto impegnare molto a farglielo capire.

"Be'... deve essere dolce, affettuosa... anche un filo esuberante, per dare vita alle giornate grigie... e molto sorridente, allegra direi. Volenterosa di imparare e scoprire cose nuove, empatica verso gli altri, e perché no: un po' testarda nelle sue idee".

"Vedo che hai le idee chiare, Simon".

"E tu? Hai uno standard particolare per il tuo possibile ragazzo?"

Viola avrebbe voluto dire: sì, tu; ma era meglio non sembrare troppo frettolose. Alla fine non era detto che la descrizione sentita prima appartenesse proprio a lei, per quanto ci si ritrovasse abbastanza. Decise quindi di optare per la stessa strategia di lui: "Sì, in effetti... mi piacerebbe che sia pacato, un po' timido... ma molto comprensivo. Che non abbia paura di dire ciò che pensa, ma che si renda conto di non dover risultare troppo schietto. Mi piacerebbe che fosse deciso a mostrare le sue conoscenze, che abbia il sorriso anche con la vita che si porta alle spalle... pensi esista?"

"Se credi che la mia visione sia credibile, potrebbe esserlo anche la tua".

Ora non era più chiaro se fosse colpa dell'atmosfera diventata improvvisamente avvolgente, lasciando indietro l'imbarazzo e il disagio che si erano creati prima. Non lo avrebbero ancora ammesso, forse non del tutto, ma entrambi sapevano di parlare l'uno dell'altra. Era più forte di loro: non potevano passare un altro minuto lontani, non dopo quella lunga distanza e quei seguenti giorni che li aveva riavvicinati e più di prima. Avrebbero voluto ritornare a quella sera nella Cioccolateria, per poter ripetere quelle ore che li aveva aiutati a conoscersi e gli aveva stretto in vita un filo invisibile che non si era più slegato. Ora la domanda di entrambi era: si provava questo tipo di emozioni, con l'amore? Un vortice di sensazioni diverse che impedivano di avere anche solo un pensiero lucido? lo ritennero ridicolo, forse un po' scontato, ma piacevole, e le cose semplici spesso rendevano la vita anche migliore.

"Ci sono tanti altri posti che vorrei mostrarti. Magari potresti immortalare ogni paesaggio e portarlo al signor Frost. Sono abbastanza sicuro che apprezzerà il tuo impegno".

"Non sei obbligato ad aiutarmi fino a questo punto... ora dovrei cavarmela da sola".

"Ma è quello che stai facendo" Simon le fece l'occhiolino, e lei sentì uno sciame di farfalle vorticare nello stomaco, "Io ti do solo degli spunti. Ma quello che porterai, sarà tutto merito tuo e del tuo talento per la fotografia e per la natura".

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