Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

18

Di nuovo a casa

Il vialetto sembrava aver assunto maggior spazio e maggiori colori; i lavori al cantiere non erano ancora iniziati, i camion non erano ancora arrivati ed era quindi possibile ammirare un paesaggio per la prima volta privo dell'ennesima impronta dell'uomo. Entrambi camminavano a passo lento, in silenzio per non rompere quella tranquillità di cui si poteva godere in quelle prime ore del mattino. Presto i lavori sarebbero ripartiti e il posto avrebbe solo assistito al solito concerto formato da trapani e trivelle. Lui teneva lo sguardo basso, incapace di svuotare la mente dagli innumerevoli pensieri che gli si erano formati in testa, lottando tra il buon senso del branco e l'infatuazione che lo avevo attaccato a lei con catene tanto potenti da sembrare indistruttibili. Per la prima volta sentiva la sua libertà venire meno, sentiva di dover prendere una decisione, che qualunque fosse stata non avrebbe portato alcuna conseguenza positiva. Nelle ore precedenti onore deciso che non avrebbe fatto sapere a nessuno chi fosse la preda, in fondo al branco importava che la missione si compiesse, e come non era importante. Avrebbe anche potuto, per quanto lo riguardava, prendere una persona a caso e ucciderla, e spacciarlo per un incidente nel bosco che sarebbe risultato del tutto normale a un certo orario. Ma non lo avrebbe fatto, sapeva benissimo che non era giusto, che era solo un atto vigliacco per potersi tirare fuori in qualche modo dai propri doveri; avrebbe solo creato più danno.

Lei si guardava intorno ignara di quello che il ragazzo accanto stava architettando - o almeno ci stava provando; ma a pensarci bene, in tutti i casi avrebbe solo creato più danno: quando il cacciatore si fosse reso conto del loro passaggio, avrebbe caricato di nuovo i fucili e avrebbe sterminato tutto il rifugio senza pensarci due volte. Motivo in più per non commettere atti superficiali che potrebbero solo peggiorare la sua precaria situazione.

"Sai una cosa?" Viola provvederete a risvegliarlo dai suoi cupi pensieri, mostrandogli un largo sorriso felice e rilassato.

"Credo di no" disse Simon perplesso, "Che cosa?"

"Dovrei svegliarmi presto molto più spesso di quanto già non lo faccia. Mi hai mostrato un lato del mondo che rischiavo di perdermi sempre".

Non ebbe chiaro che cosa lei ci trovasse di tanto eccezionale in quelle mattinate appena cominciate, ma forse il motivo era che lui le vedra tanto spesso da essersi abituato. Magari Viola possedeva una routine che non le permetteva di godere appieno la giornata in tutte le sue ore.

"Per te non è lo stesso? Mi sembri uno molto mattiniero".

"Certo, ma ormai per me non è una novità, o una cosa sensazionale. La mattina per me è diventato il primo biglietto da visita della giornata" aveva usato un termine corretto? A ripeterla nella mente, sentiva quasi una specie di povero tentativo di fare colpo per una sembrare un palese ignorante, di sicuro aveva avuto l'effetto non richiesto. Però Viola si mise a ridere, era un buon segno: forse non aveva provocato danni irreparabili alla sua già povera reputazione da pessimo corteggiatore. Simon pensò che lei condivise l'aspetto significativo della frase: lo ripeté con un tono quasi di riflessione, sognante, come se dovesse trovarci un messaggio nascosto. Alla fine gli rispose che come suonava le piaceva, che alla prima occasione gli avrebbe rubato la frase.

"I diritti d'autore sono in fondo a destra, scritto in piccolo".

"Cioè devo pagarti per usarla? Probabilmente fino a due minuti fa nemmeno ci avresti pensato".

"Resta il fatto che l'ho detta. Quindi è di mia proprietà".

"Cosa?!" Viola giurò di non aver mai avuto a che fare con un soggetto tanto divertente e interessante, nemmeno i quattro fidanzatini che aveva provato ad avere potevano competere con il suo livello spontaneo di simpatia e ironia. Le piaceva quel suo modo naturale di rendere anche i momenti di puro silenzio, dei piccoli sbocchi di allegria e divertimento. Dopo qualche metro, raggiungendo ormai il punto dove iniziava la stradina che l'avrebbe riportata a casa, finendo di ridere si chiese come avesse fatto a non incontrarlo prima, e come avesse fatto a non riuscire a rintracciarlo, scoprendo che lavorava proprio accanto al posto che lei frequentava di più.

"Sei cattivo Simon".

"Vivrò con questo senso di colpa".

"Ah, sì? Vedremo quanto resisterai" gli si avvicinò dandogli un leggero spintone, ma allo stesso tempo abbastanza forte da farlo barcollare con il rischio di perdere l'equilibrio. Fortunatamente un piccolo e giovine albero permise a Simon di restare in piedi, così che potè osservare con un'espressione incredula la ragazza.

Intanto il viale continuava. Il piccolo sentiero sterrato eseguiva un movimento serpentino a causa delle mille piccole come che si erano formate seguendo il percorso più ottimale in mezzo al boschetto profumato. Simon avvertiva un forte odore di resina, dei piccoli rivoli fuoriuscivano dalle cortecce e a contatto con i timidi e sottili raggi di sole Scintillavano come tanti cristalli in una grotta. A pensarci bene, in quelle zone doveva essercene una presente, e non molto distante dalla casetta di Viola. Con un po' di tempo e fortuna, quando avrebbe visto se l'atmosfera si fosse calmata un attimo, le avrebbe proposto di farci una gita. Simon aveva già visto l'interno di quella conca naturale, la cui umidità si appiccicava alla pelle in modo tanto forte da risultare in poco tempo parte delle rocce che erano rimaste conservate per anni; c'era anche un minuscolo laghetto con una cascata personale, creata dalle diverse piogge che filtravano nel terreno.

Si chiese se la ragazza l'avesse mai vista, abitandoci vicino. Avrebbe potuto, in caso contrario, darle un'esposizione veloce e allo stesso tempo accurata delle meraviglie che la circondavano e di cui lei era del tutto ignara. Sarebbe stato un altro motivo per indurla ad alzarsi presto al mattino, dato che aveva buttato il proposito. Aveva già un ottimo paesaggio intorno alla sua abitazione, alberi così rigogliosi erano insoliti nelle zone di Londra, ma evidentemente le risorse e i nutrimenti necessari si erano depositati tutti lì nei dintorni, permettendo ai piccoli e giovani guardiani vegetali di mantenere la bellezza della natura.

"Siamo arrivati... finalmente" la dichiarazione non troppo convinta di Viola lo riportò alla triste realtà che stava per affrontare: la casa dei Torre era proprio davanti a loro, appena nascosta dagli ultimi accenni di vegetazione. Nessuno dei due poi era abbastanza motivato da voler fare quel primo passo verso un luogo comune, di difficoltoso accesso per entrambi ma per diverse ragioni: Viola avrebbe dovuto parlare con suo padre, chiarire quello che per lei restava inaudito e comunicargli che una sarebbe entrata in quella situazione barca per nessun motivo al mondo; Simon invece avrebbe dovuto entrare di nuovo nella tana del suo carnefice e assassino del proprio branco, al solo pensiero la cicatrice alla schiena riprese a bruciore, lo spazio tra il mento e la parte finale della mandibola pulsargli del dolore, tutte ferite che quell'umano gli aveva inferto.

"Tu mi... accompagni, vero?" la domanda di Viola parve più una richiesta speranzosa, un chiaro segnale d'aiuto. E l'aiuto lo chiedeva anche Simon, avrebbe dovuto fare un grande sforzo per oltrepassare anche solo il cancelletto. Inoltrarsi nel territorio nemico non è mai una mossa intelligente. Reduce dagli insegnamenti al rifugio, il ragazzo era consapevole che violare i confini nemici era la prima causa degli attacchi a sorpresa. Un piccolo punto a favore gli avrebbe permesso, comunque, di non provocare danni al branco: né Viola né il cacciatore erano a conoscenza della sua doppia natura, non aveva pericolo che da lui potessero risalire al resto della sua patria. Per un attimo pensò all'effetto contrario, non era mai capitato che un essere umano scoprisse l'altra faccia della medaglia, ma ipotizzò che se fosse successo, le conseguenze non sarebbero state positive.

Il cancelletto intanto venne varcato, e senza rendersene conto Simon si ritrovò a percorrere e superare le beale che segnavano il piccolo vialetto che permetteva di affrontare il giardino. Quella era la seconda volta che varcava il territorio nemico, ma sta volta senza avere cattive intenzioni. Ma il pensiero di ritrovarsi davanti egli occhi il cacciatore gli faceva rivoltare lo stomaco, ancor peggio sapendo che in quel momento lo stava aiutando invece di punirlo. E cosa avrebbe dovuto fare altrimenti? Era diviso tra due poli fondamentali della propria vita, non sapeva se fosse importante pensare al gruppo piuttosto che al singolo. E pensando a cosa fosse meglio per il futuro e per il suo ruolo, la porta d'ingresso quasi gli si materializzò davanti.

"Non so se mi lascerà entrare, dopo quello che gli ho detto..." mormorò Viola con un filo di voce.

"Ti farà entrare. È tuo padre in fondo, no?"

"Proprio per questo ha diritto a lasciarmi fuori".

La ragazza bussò timidamente, non se la sentiva di varcare la soglia con disinvoltura come se non fosse successo nulla; era presente un problema e adesso si sarebbero impegnati ad affrontarlo, tutto quello che doveva fare era solo esporre i suoi propositi e il suo metto rifiuto a usufruire dei soldi guadagnati. Non poteva essere molto difficile... vero?

Poco dopo, la parte si spalancò sentendo dei passi svelti, e poco dopo la sagoma robusta di Giorgio si palesò davanti ai due ragazzi. La visione faceva pena: aveva i capelli castani tutti scomposti, il viso accorciato dal sonno e i vestiti del giorno prima ancora addosso. Sembrava non aver dormito per niente, doveva essere rimasto sveglio e vigile nel caso Viola fosse rincasata, cosa che ovviamente non successe essendo rimasta fuori con Simon. Quella visione, lo ammise, a Simon fece tenerezza: per la prima volta davanti a sé vedeva quello che si poteva definire effettivamente un padre disperato e in pensiero per sua figlia. Se non avesse dovuto fargliela pagare, avrebbe proceduto a rassicurarlo.

"Papà..." balbettò la ragazza fissando l'uomo trasandato, "Io... santo cielo..."

"Viola! Ero così preoccupato! Non sei rientrata, non hai mandato messaggi, non hai chiamato... non sapevo nemmeno a ci chiedere aiuto!" Giorgio parve non essersi nemmeno accorto della presenza del ragazzo, e non sembrava ricordarsi della discussione accesa della sera precedente. Si lanciò ad abbracciare sua figlia, sollevato nel vederla sana e salva.

"Tranquillo papà, ero in buona compagnia" la giovane italiana si staccò dal padre, indicando con la mano Simon che era rimasto in disparte ad osservare la scena. Per lui quella visione era surreale: l'uomo che aveva davanti in teoria era il cacciatore che lo aveva ferito e che avevo ucciso Lira, ma quello che vedere adesso sembrava una persona completamente diversa. E adesso che aveva padre e figlia vicini, notò delle somiglianze nei teatri somatici: Giorgio aveva gli occhi della figlia, il taglio e il colore erano gli stessi, e a guardare Viola, la radice dei capelli aveva lo stesso tono scuro del padre. Gli era ancora più chiaro di avere davanti bersaglio e vittima a disposizione.

"Simon mi ha incrociata e si é preso cura di me. Se non ci fosse stato lui avrei, vagato per Londra dormendo sotto un ponte".

"Allora è una fortuna che non fossi da sola" la voce di Giorgio era calda e rilassata, probabilmente un filo sfinita dalla tensione che aveva subito, "Non restare sulla soglia. Vieni dentro".

Simon per un momento rimase incerto sul da farsi, non si sentiva sicuro ad entrare di nuovo in quella casa, dove erano custoditi i fucili con cui erano stati uccisi i suoi compagni. Ma non ebbe nemmeno il tempo di rifletterci che Viola gli prese una mano trascinandolo oltre la porta. Adesso che era sotto un'altra luce e un'altra circostanza, Simon si rese conto della quantità di fotografie posizionate nei mobili; la prima volta che aveva fatto irruzione non le aveva nemmeno notate: Viola era raffigurata nella maggior parte della sua vita, dall'età prescolare, alle vacanze di natale, i viaggi al mare e in montagna, anche con i nonni e i cugini, fino alla fase odierna.

"Simon, giusto?" Giorgio si avvicinò al ragazzo attirando la sua attenzione. Lì gli tese la mano sorridendo: "Ti sono grato per aver vegliato su mia figlia. È un piacere conoscerti".

Il ragazzo osservò quella mano robusta e e piazzate, non avrebbe voluto instaurare un contatto con quello che in quel momento era opposto alle sue sensazioni di vita. Ma non volle sembrare maleducato ed era meglio salvare la bella faccia e il gioco che aveva appena aperto, quindi cedette e alzò la sua mano stringendo quella di Giorgio.

"Spero che Viola non ti abbia dato troppi problemi".

"Assolutamente, signore. Stare in sua compagnia è un toccasana".

"A giudicare da come si è comportata con te... vi conoscete già bene. Per caso sei il ragazzo famoso di cui mi aveva parlato qualche mesetto fa?"

"Come?" la domanda lo lasciò un attimo interdetto. Viola aveva davvero parlato a suo padre di sé? Non immaginava di essere entrato nella sua vita fino a quel livello.

"Tu non hai un cellulare, vero?"

"No... signore".

"Mi stai già simpatico, ragazzo".

"Papà?" Viola interruppe il momento, affacciandosi dalla cucina. Adesso voleva a tutti i costi saldare i conti e mettere le carte in tavola, e lasciare il povero Simon libero di rilassarsi e girovagare per casa esplorandola. Glielo doveva, in fondo per colpa sua aveva speso soldi per curare il suo umore ed era rimasto fuori casa. Ma adesso che si trovava lì, lontano dalla sua effettiva abitazione, avrebbe voluto ricompensarlo ospitandolo per un po' a casa sua, qualche giorno non avrebbe fatto certo male.

"Dobbiamo parlare, lascia in pace Simon così può respirare un pochino".

"Non lo stavo certo soffocando".

"Vieni" la ragazza gli fece spazio, guardando i piedi del padre che strisciavano sul pavimento. Rimase in silenzio mentre raggiungeva il bancone per potersi appoggiare, nonostante avesse in mente cosa dire, sentiva la tensione salirgli dallo stomaco fino alle orecchie.

"Volevo... chiarire subito una cosa, papà" fece un lungo respiro, poi si disse che se non lo avesse affrontato subito, non sarebbe più riuscita a farsi valere. "Io non ho nessuna intenzione di toccare quel denaro. Te l'ho detto ieri sera..."

"Ma la retta scolastica... i costi delle tasse e il nostro bisogno..."

"Per quelle cose me la vedrò da sola papà. Mi troverò un lavoretto da qualche parte per poter continuare gli studi. Ma non userò quei soldi sporchi per vivere".

Giorgio annuì piano, abbassando lo sguardo: "Io... volevo solo aiutarti ad avere il futuro che meritavi. Ho provato... ogni singola strada, ogni singolo impiego. Ho cercato di tenermi il lavoro ma..."

"Lo so, lo so" Viola alzò una mano per poter continuare senza essere interrotta. Lei sapeva benissimo le intenzioni di suo padre, e quell'aspetto lo aveva apprezzato, sempre. Ma non voleva accettare di immischiarsi in loschi affari solo per poter andare avanti a vivere come una normale ragazza. Alla fine Viola era anche preoccupata per Giorgio, non voleva che si cacciasse nei guai, non voleva che le parole di sua madre si confermassero vere.

"Trovare un lavoro che ti permetta di stare al passo... non sarà semplice".

"Simon mi aiuterà a cercarne uno. Conosce molto bene la zona e inoltre ha già un piccolo lavoretto".

Era lecito che ad un padre come Giorgio, quelle parole potessero essere coltelli affilati al cuore. La brutta conferma che non era in grado di provvedere al bisogno dell'unica persona importante della sua vita, non avendo più una moglie con cui condividere il proprio cammino. Ma proprio per questo motivo, Viola decise di rassicurarlo, dicendogli che voleva solo percorrere una linea d'indipendenza; non era più arrabbiata con lui, e quei soldi li avrebbero usati per altro.

"Per qualsiasi cosa, comunque... Sappi che puoi chiedermela".

"Si papi, lo so. E in effetti... qualcosa ci sarebbe".

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro