V.
PERDONO!
Scusatemi per non aver aggiornato l'altra settimana, ma me ne ero completamente dimenticata. I compiti sono troppi e tra gli impegni e la scuola, é già tanto che riesco ad arrivare a fine giornata :c
Ma, per farmi perdonare, vi aspetta un capitolo pieno di sorprese un po', mh... Scioccanti.
Buona lettura ;)
Charly
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Harry quella mattina si era svegliato di buon umore, il sorriso sul volto e una buona prospettiva per iniziare la giornata. Aveva già in programma per come avrebbe svolto quel pomeriggio e se lo ripeté in mente mentre era intento a farsi una doccia rilassante per intraprendere al meglio quel giorno. Il sole era alto nel cielo e lo abbagliò quando aprì le tende. I suoi pensieri quella mattina sembravano scomparsi o persino essersi risolti da soli, perchè nessun senso di colpa per il proprio ragazzo si schiantò sul suo petto e non si preoccupò di pensarci ancora, troppo preso dal buon umore con cui si era svegliato. Andò al piano inferiore, baciando la guancia della madre che lo guardò piuttosto stranita ma apprezzando il gesto con un debole sorriso.
«Che hai preparato?» Si mise seduto al tavolo e guardò sua madre cucinare qualcosa ai fornelli.
«Bacon.» Rispose lei, girandosi per guardare il viso del figlio illuminarsi. Anne sapeva bene che suo figlio fosse un'amante del bacon e quel giorno l'aveva preparato per rendere Harry felice.
«Edward?» Harry chiese con la bocca piena, ricevendo uno sguardo di disapprovazione dalla madre. Il rapporto tra patrigno/figliastro procedeva alla grande. Nessun litigio e lunghe chiacchierate sullo sport. Harry non si aspettava di legare così tanto con quell'uomo a lui quasi sconosciuto, ma, una volta conosciuto, si era rivelato un buon compagno per sua madre e un ottimo amico per lui stesso.
«E' al lavoro.»
Mangiarono in fretta, chiacchierando di cosa avrebbero fatto quel giorno o del perchè lui si fosse svegliato in quel modo così festoso.
Per prima cosa, appena uscito di casa, Harry sospirò per quella brezza che Holmes Chapel emanava la mattina, poi si incamminò al Wornie&Ernest's Bar dove aveva preso a lavorare un annetto fa. Anne aveva bisogno di soldi per pagare alcuni debiti e lui si era subito alzato le maniche e aveva cercato un lavoro il più vicino casa possibile. Wornie, la proprietaria amorevole, lo aveva accolto a braccia aperte dandogli subito un lavoro come barman tutte le mattine dalle nove a mezzogiorno. Quando Harry entrò nel bar sentì subito un vociare di persone non comune in quel bar, ma comunque non ci fece caso troppo occupato a cercare la proprietaria con lo sguardo per informarla d'essere arrivato in orario. La trovò nel retro e, salutandola, si diresse subito dietro il bancone per lavare qualche bicchiere o delle tazzine da caffè.
Quel lavoro non era eccezionale, la paga nemmeno, ma comunque lo apprezzava. I pagamenti non erano mai in ritardo e mai si era imbattuto in qualche ubriaco in cerca di risse. Era un posto tranquillo, confortevole e un luogo dove poter rifugiarsi dopo una lunga giornata di lavoro. Proprio per questo motivo Harry si stupì di trovarsi tanta gente a parlare ad alta voce una sopra l'altra, tanto che non riusciva a capire cosa fosse successo.
Wornie uscì dal retro e appena Harry finì di fare il resto ad un cliente, andò da lei per delle spiegazioni.
«Come mai tutto questo trambusto?»
Lei gli sorrise, il viso stanco e le rughe a contornare i suoi occhi azzurri. Wornie aveva pressopiù sessant'anni, un'anno in più o uno meno, aveva una passione sfrenata per il lillà e portava sempre, in qualunque occasione, uno scialle a coprirgli le spalle ricurve. Aveva un viso rassicurante, proprio per questo Harry si era sentito a suo agio fin da subito in quel posto, e non parlava mai di come fosse protettiva per quel posto che suo marito e lei avevano messo su; protettiva perché suo marito, Ernest, non c'era più - da qui anche il nome del bar.
«Oh, non hai sentito?» Wornie gli fece segno con la mano di avvicinarsi al suo viso e gli sussurrò un «Al cimitero, una donna, che probabilmente era andata a trovare i suoi cari, non ha visto il morto che di solito girottola lì attorno. E, proprio per questo, si é insospettita. Penso che stia succedendo qualcosa di losco.» che fece rizzare i peli sulle braccia di Harry, facendolo pietrificare sul posto. E se...? Scosse la testa, perchè Louis non poteva centrare niente; Louis non poteva fare niente; Louis non avrebbe mai fatto niente. Giusto? La sua coscienza non gli rispose, facendolo imprecare mentalmente.
Riprese il suo lavoro con naturalezza, convincendosi che erano solo voci, niente era successo e niente succederà. Verso mezzogiorno, disse a Wornie che il suo turno stava per finire e lei lo congedò subito, dicendogli che non c'era poi tanta gente e che se la sarebbe cavata da sola.
Harry uscì, dimenticandosi del cimitero, di Louis e del vociare tra le persone, per dirigersi da Zayn, il suo vecchio bullo al liceo. Si erano incontrati al bar dove ora lavorava, nel quale l'altro lo aveva riconosciuto, avvicinandosi e chiedendo scusa a Harry per quei trattamenti che solitamente lui e Liam gli procuravano. Harry aveva sorriso e gli aveva detto di non preoccuparsi, che ormai era cresciuto e sapeva badare a se stesso. Il moro aveva insistito e gli aveva offerto un caffè. Da lì si era costruita un'amicizia solida. Zayn aveva fatto conoscere Harry anche a Liam, che subito si era scusato anche lui. Erano diventati buoni amici e si incontravano spesso a casa del moro per qualche chiacchierata.
Prese l'autobus, mettendosi le cuffiette nelle orecchie, diretto a casa di Zayn per l'incontro quotidiano. Pensò, nel frattempo, a come era cresciuto e a come ora aveva degli amici che gli volevano bene. Pensò al passato e quello che vide fu un Harry sensibile, troppo magro e solo; pensò a quei momenti di difficoltà e un sorriso subito dopo si fece largo nei suoi pensieri. Louis. Lo aveva aiutato tanto in quei momenti, era stata una figura costante su cui potersi appoggiare; un'àncora che lo aveva fatto restare con i piedi per terra.
Arrivò a casa del moro con i soliti cinque minuti di ritardo, ma sapeva che a Zayn e a Liam non sarebbe mai importato più di tanto. Suonò al campanello e aspettò con le mani in tasca che Zayn venisse ad aprire.
«Brò!» Esclamò e si scambiarono dei sorrisi con delle pacche sulle spalle. Si avviarono in salotto, trovando Liam che mangiava delle patatine e guardava qualcosa in televisione. Harry rise, perchè era sempre la stessa storia: Zayn si sarebbe arrabbiato perchè il castano aveva i piedi sul tavolino da caffè e si sarebbero messi a litigare.
«LIAM!» Zayn urlò.
Liam strabuzzò gli occhi e, alzandosi in fretta dal divano, incominciò a correre per sfuggire alla morsa di Zayn, al suo seguito.
Harry rise felice e, tra quei schiamazzi e risate, si sentì finalmente a casa. Si era trovato a suo agio quando aveva conosciuto quei due, si erano subito messi a parlare dei lavori che intraprendevano adesso, si erano scambiati i numeri e da lì era sorta quella specie di amicizia che a Harry faceva stare veramente bene. Non sapeva perchè; forse per il fatto che non si doveva nascondere e non doveva tenere tutto segreto per fare in modo che la cittadina si accanisse contro di se; forse era perchè poteva stare libero e andare dove gli pareva con i suoi due nuovi amici; forse perchè lui non doveva stare attento a occhi indiscreti o a proteggere qualcuno continuamente. Zayn e Liam erano anime libere, Harry lo aveva capito stando tutti i pomeriggi con loro. Facevano sempre qualcosa di sbagliato, e non ne combinavano quasi mai una giusta, andando a vagabondare o a dipingere sui muri come due teppisti. Ma dopotutto si volevano bene, e anche se a Harry mancava sempre quel tassello che solo con Louis riusciva a trovare, lui si trovava forse meglio con loro.
Dopo un po', il tempo di calmare i due e farli sedere, incominciarono a guardare un film che Harry non ne capì il titolo, e nemmeno era intenzionato a conoscerlo. Si perse nuovamente nei suoi pensieri, che subito andarono diretti alle parole di Wornie quella mattina. E se era veramente successo qualcosa? Se Louis, o Niall, stessero architettando qualcosa per... fuggire? Un opprimente senso di vuoto gli soffocò lo stomaco a quel pensiero. E se l'avessero lasciato lì?
Girò la testa verso Liam che era concentrato sul film con una mano immersa nei pop-corn; poi voltò lo sguardo da Zayn seduto al suo fianco che si mangiava le unghie, anche lui concentrato sul film.
Avrebbe dovuto dire qualcosa ai due compagni? Magari ne sapevano qualcosa, o avevano sentito delle voci girare nei distretti che loro solitamente frequentavano. Probabilmente qualcosa sapevano visto che Holmes Chapel non era una grande città, ma, al contrario, un buco di cittadina.
Quello che il suo cuore diceva era di dire loro se ne sapessero qualcosa, di preoccuparsi perchè qualcosa stava davvero accadendo e che doveva correre a vedere; ma il suo cervello e la sua ragione dicevano tutt'altra cosa, di non correre a vedere, che Louis stava bene se in compagnia di Niall e che sarebbe dovuto restare con i suoi nuovi amici a divertirsi. Era confuso e spaesato. A chi dare ragione?
«Bene! E ora tutti in cucina!» Zayn si alzò e si stropicciò la schiena.
Harry girò la testa verso la televisione, notando solo ora che erano comparsi i titoli di coda e che il film era finito da un pezzo. Liam e Zayn andarono in cucina chiacchierando un po', e solo quando il modo richiamò Harry, questo si alzò e decise che, forse, non c'era poi così tanto bisogno di correre da Louis.
Si accomodarono sul tavolo di fronte ai fornelli e incominciarono a mangiare qualche merendina, come era solito fare.
«Ah, Harry!» lo richiamò Liam con ancora la bocca piena di quelli che sembravano cereali. «Avremmo da proporti una cosa.»
Zayn batté le mani tra di loro, quasi fosse felice che Liam avesse finalmente parlato a lui di quella notizia. Come se non stesse aspettando altro.
«Avevamo un progetto in mente, sai» Incomincia Liam, grattandosi la testa quasi impacciato. «Hai saputo che nel cimitero sta accadendo qualcosa di losco o che so io, no?» Continua, e Harry sente Zayn ridacchiare consapevole di ciò che sta per dire l'altro. Harry stringe forte la tazza di tè che il proprietario della casa gli ha porto sulla soglia della cucina. «Beh, io e Zayn stasera volevamo andare a dare un'occhiata» La faccia di Liam cambia in un ghigno spaventoso.
«E magari divertirci un po' con il morto che aggira da quelle parti. Non ho paura di quattro ossa.» Zayn ridacchia ancora alle sue stesse parole, e Liam lo segue, battendogli il cinque.
E' un attimo. L'orologio ticchetta lentamente i secondi che passano, un'eco che rimbomba e che gli riempie le orecchie. La tazza che cade, che scivola dalla sua mano e che si schianta sul pavimento. Tutto è a rallentatore, come se qualcuno avesse fermato il tempo solamente per lui, solo per rendere quello schiaffo meno doloroso, solo per fargli attutire il dolore in modo lento e più piacevole. Ma tutto ciò che ottiene è la consapevolezza che niente è sicuro, che non riuscirà ad avvisare in tempo Louis se non si sbriga a correre da lui. E' sicuro che avrebbe dovuto seguire il cuore, che quel presentimento era un avvertimento. Si rende conto solo in quel momento, nel buio gelido di un fine Ottobre, che lui vuole proteggere qualcuno, che non è un peso sul petto, che si sente più sicuro e più libero. Non se ne era reso conto, ma tutto ciò che vuole fare è stare con Louis il resto della sua vita, in vita o non, non gli interessa.
Cerca di correre più veloce che può, non preoccupandosi del fiato che sta per finire o delle gambe doloranti. Lui corre e tutto quello che pensa è "Devo salvare Louis." cosa che lo spinge a correre sempre più velocemente.
Solo quando è davanti al cancello e si ferma a prendere fiato, accasciandosi sulle sue stesse ginocchia, una luce lo abbaia. E' forte, ed è costretto a mettersi le mani davanti agli occhi per non diventare cieco. La notte si illumina in un sol secondo, per poi ritornare subito dopo un immenso cielo blu coperto di stelle.
«Cos'è appena successo?» Esclama, impaurito. E se è successo qualcosa a Louis? Il cuore gli sale in gola, non smettendo di pompare nemmeno per un momento, prima di correre velocemente verso l'ingresso. Ha paura per Louis, per Niall e per Liam e Zayn che probabilmente vedendo il riccio correre fuori di casa, lo hanno seguito fino a lì. Quindi cerca di fare il più velocemente possibile, cercando di pensare a dove Louis possa trovarsi adesso senza vagare nel buio. Ha paura che Liam e Zayn lo trovino prima di lui, ha paura che possano fargli qualcosa e che lui ne sia la causa, ha paura che dopo questo Louis non gli parlerà più. Mai più.
All'inizio è buio, non vede quasi niente per quella luce che lo ha stordito e quasi accecato, aspetta qualche minuto, cercando di adattare la vista al buio. Poi vede una figura incamminarsi nel buio, cammina a passo veloce e si guarda i polsi o forse le mani. Harry alza lo sguardo solo quando le macchine nere nei suoi occhi sono scomparse, e quello che vede gli fa mancare il fiato.
Louis è lì, davanti a se, ed ha la pelle rosea.
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