III.
HEEEREEEE I AAAAM!
Allooora, partiamo dal fatto che oggi è stata una giornata di merda che non ne avete idea. Odio da morire alcune mie professoresse e le loro interrogazioni (ma penso che tutte voi le odiate yay), e la piscina mi prende un sacco di tempo, e oggi mi si è rotto lo schermo del telefono nuovo quindi lo porterò ad aggiustare e non so quando mi ritornerà. Piango :c
Vi avverto che questo capitolo è abbastanza lungo e l'ho praticamente partorito in tre giorni. Louisa è in fase SonoDepressoENonParloConNessuno.
E (non mi odiate vi prego) ho appena guardato i capitoli e in tutto dovrebbero esserci altri 3 capitoli + l'epilogo, ovviamente escluso questo :c Ci sono rimasta male quando ho visto quanti sono, ma in compenso sono immensi come lunghezza. Spero mi perdoniate se vi comunico che ho moltissime storie in testa, tra cui due di queste le sto già iniziando.
Ora vi lascio, buona lettura.
Charly
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Arrivi ad un punto della tua vita che smetti di credere a tutto. Un completo vuoto. Smetti di credere che la felicità esista anche se l'hai provata milioni di volte. Smetti di credere alla speranza, all'opportunità di saltare sul quel treno per portarti verso il tuo futuro. Smetti di credere perfino in ciò che sei veramente, in te stesso. Arrivi a un punto, dove ti guardi in giro e tutto ciò che vedi sono macerie e specchi rotti, castelli in aria crollati sulle tue spalle senza che tu potessi farci niente. E' così, arrivi ad un punto della tua vita in cui tutto ciò che puoi fare è restare inerme mentre tutto ciò che avevi ti viene strappato via dalle mani. E tra quelle macerie cercherai sempre quel piccolo pezzo che ti ha reso completo, un pezzo di te stesso per cercare di rialzarti e combattere ancora senza ripensamenti.
Però, arriva anche quel momento della vita che la forza di rialzarti non ce l'hai più, e ti lasci andare, molli le redini e ti fai guidare. Cadi in quel pozzo che ti avvolgerà le membra fino a strozzarti. Quel momento in cui ti lasci semplicemente andare, perchè sei troppo stanco di fare qualcosa per sopravvivere, qualcosa per essere migliore di ciò che sei, per sperare in qualcosa o in qualcuno.
Louis non ha ancora mollato, ma sta per lasciare la presa. A lui i castelli in aria sono già stati spazzati via con le parole di Harry, tutte le macerie gli sono cadute addosso come mattoni e se li sta portando tutti sulle spalle. Ma sta ancora cercando disperatamente quel piccolo tassello per renderlo finalmente completo, lo sta cercando ma il problema è che le macerie sono troppe, le schegge lo feriscono e la speranza lo sta abbandonando.
Arrivi ad un punto che tutto ciò che vuoi fare è sdraiarti, lasciarti divorare dagli scheletri nell'armadio, dai tuoi pensieri, dalle tue nostalgie e mancanze. Quel momento in cui vuoi chiudere gli occhi, lasciarti il mondo alle spalle e stare da solo.
Louis si chiedeva spesso cos'era la felicità, se lui l'avesse mai provata o avesse solamente accarezzato l'idea di averla sentita. Louis era felice con Harry, lo aveva fatto sentire amato solamente con qualche carezza, lo aveva fatto sentire felice quando lo baciava o quando faceva l'amore con lui. Quando era con Harry il mondo si fermava, e i riflettori si fermavano su loro due, su quell'amore strano che cresceva a dismisura ogni giorno. E quando Harry lo guardava lo mandava in paradiso, perchè non c'è cosa più bella di essere guardati con amore da lui, non esisteva niente di più bello dello smeraldo che portava agli occhi. Quegli occhi che lo avevano di conseguenza distrutto, quegli occhi che avevano bruciato e strappato quell'angolo di paradiso che Louis si era creato. Perchè così come Harry poteva creare un piccolo paradiso, Louis sapeva che poteva benissimo trasformarlo nell'inferno che tanto temeva. E forse era stato Harry a far crollare quei castelli, a rompere gli specchi, a nascondere quel tassello che completava Louis. O forse erano state le parole brucianti di Harry a fargli cadere le certezze di essere giusto, di non essere diverso, di essere completo.
Niall gli era stato accanto, cercando di riaggiustare quel qualcosa che si era rotto dentro il piccolo Louis, aveva trascurato Alysha ma ora non importava. Louis era più importante. Lo stesso e identico Louis che sentiva piangere la sera quando Harry lo salutava.
Harry era tornato, sì, si era scusato e lo aveva abbracciato. Gli aveva detto che quella notte non era potuto venire a causa del compleanno di sua madre, che era dispiaciuto per le parole dette in piscina e che aveva frainteso tutto. Louis aveva annuito, assente, perchè una vocina l'aveva avvertito che stava mentendo, che non era lo stesso Harry, che non lo stava neanche più guardando con la luce che solitamente portavano i suoi occhi. Louis aveva capito ciò che non andava.
Lui era morto. I morti non stanno con i vivi, non ci parlano, non provano emozioni per loro, soprattutto per Harry che è bellissimo e potrebbe trovare molto di meglio.
Lui aveva un cuore che non batteva. Harry voleva sentire la pelle calda sulla sua, voleva sentire il sangue scorrere nelle vene del compagno, voleva qualcuno che non era lui.
Lui non provava sentimenti. E allora cos'era quel dolore all'altezza del petto che sentiva ora? Perchè faceva così male?
Non sapeva cosa fare, perchè anche se i due avevano fatto la pace, i pensieri di Louis continuavano a creare un vortice nella sua testa su quell'argomento.
Certe volte Harry mancava, non veniva al loro abituale appuntamento, alternava i giorni dove si presentava e quelli dove si dimenticava di passare. Altre volte non veniva per intere settimane, lasciandolo solo a cronologiarsi nel suo dolore. Niall gli faceva compagnia, parlavano come spesso facevano quando c'era il riccio con loro. E sia Niall che Louis sapevano non fosse per niente lo stesso, che in quelle serate una volta piene di risate mancavano i lati perversi di Harry, o le sue battutine che non facevano ridere nessuno. Mancavano quelle braccia a circondarlo mentre guardavano le stelle. Mancavano i suoi baci sulle labbra, le sue carezze sulle guance e i suoi sguardi smeraldini.
Louis non le aveva mai provate quelle sensazioni, non aveva provato quel buco nello stomaco o quella tristezza che ti avvolge come una coperta calda: dove tu, ammaliato, ti fai stringere perchè è confortante, e perchè non hai più forza per combattere. Si era lasciato cadere in quel pozzo, si era lasciato trascinare da quei pensieri, dalla tristezza. Si era lasciato risucchiare in quel vortice, perchè ormai non aveva più senso continuare a cercare.
Ed ora, in quel letto fatto di paglia e erba, fissava il soffitto e si sentiva così. Sentiva il suo mondo perfetto che cadeva proprio sotto ai suoi occhi, lasciandolo inerme e legato davanti a quella visione.
Le parole di Harry lo avevano fatto riflettere molto; aveva capito che era Harry a meritare di meglio, che lui non avrebbe mai potuto comprargli niente, che non gli avrebbe mai cucinato una colazione, non sarebbe restato sveglio la notte per aspettarlo da lavoro nella loro casa. Harry non avrebbe mai sentito il suo cuore battere se avesse appoggiato la testa sul suo petto. Harry avrebbe visto solamente ossa e un occhio vuoto.
Arriva un giorno in cui ti lascia completamente andare, cadi e non ti risollevi più. Un buco buio e freddo, dove ti è impossibile vedere più in là del tuo naso. Arriva il momento in cui tutto intorno a te diventa grigio e incolore, come se il mondo si fosse arreso come hai fatto tu, e i suoi colori sono sbiaditi sotto il tuo sguardo. E tu, costretto a vivere in quella landa grigia, continui a camminare. Non sembra esserci un'altra parte; niente strade, ne sentieri, ne vicoli; prosegue e basta. Dritto. La luce della luna gocciola giù come acqua sporca in mezzo a un mucchio di fili intrecciati in modo così stretto da sembrare quasi una massa solida.
Arriva quel momento in cui niente ti sempre come prima, dove ogni cosa che prima ti sembrava familiare, adesso è sconosciuta.
Arriva quel momento dove vuoi stare solo, e basta.
Niall era restato molte volte con Louis in questi giorni, soprattutto quando il sole era alto e il moro era da solo. Lo aveva rassicurato tante di quelle volte che era impossibile ricordarsele tutte, aveva usato tante parole diverse ogni volta cercando di non farlo stare male. Ma sembrava che più tempo passava, più Louis ragionava su quel che era realmente, più si rendeva conto di essere sbagliato. Il biondo aveva parlato con Harry, dicendogli che quando lui non c'era, Louis piangeva - senza quelle goccioline calde a cadergli dal viso, certo, ma singhiozzava, stava male, si sentiva morire giorno dopo giorno - e non faceva altro per tutto il tempo finchè non metteva su un finto sorriso e accoglieva l'amato a braccia aperte la sera. Harry, quel giorno, aveva alzato le spalle e se n'era andato.
Solo una sera, Niall e Louis
seduti stretti ad aspettare Harry, avevano incominciato a parlare. Louis gli aveva chiesto scusa, che stava solamente perdendo tempo con lui invece che stare con Alysha, che era solamente un peso e che lui se la sarebbe cavata. Niall aveva sorriso prima di rispondere con un «Sei uno stupido» e ridacchiare. Erano restati in silenzio, aspettando un ricciolino che aveva sconvolto la vita di Louis, rendendola piacevole e contemporaneamente un disastro catastrofico. «Cosa vorresti adesso Louis?» Non seppe del perchè Niall gli rivolse quella domanda così inaspettata. Louis ci pensò. Di cosa aveva bisogno? Del suo piccolo ed ingenuo Harry tra le braccia, di un cuore che non lo rendesse diverso dal suo amato, di tornare indietro nel tempo e fermare Harry, di baciarlo sulle labbra, di cingergli le braccia intorno al collo, di sentire quel calore familiare sulla sua pelle lattea.
Così quando disse «Ho bisogno di un miracolo.» Louis non se ne pentì. E da quella risposta, giorno dopo giorno, Niall si ritrovava a guardare il cielo e pensare a cosa avrebbe potuto fare per quell'amico che gli era rimasto vicino. Guardava le stelle, passava da Alysha, le raccontava dei suoi giorni passati, di come si era perso nel cimitero per ritrovarsi in un posto mai visto e isolato, di come aveva avuto un po' strizza e se ne era andato, e di come non smetteva di pensare a quel miracolo che avrebbe di certo sconvolto la vita di Louis. Un miracolo, aveva detto. Una chance per una nuova vita, per ricominciare da zero. Un miracolo per accontentare finalmente il suo amico testardo. E Niall, una sera, aveva alzato gli occhi al cielo con pazienza, perchè «Invece del miracolo, io penso ci voglia una magia».
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