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02. A Spinner's end

(21 Novembre 1978)

James aprì gli occhi, passandosi una mano davanti al viso per coprirsi dalla luce del sole. Ogni volta la stessa storia: la sera si scordava di chiudere la finestra e, così, il mattino dopo il sole entrava nella sua camera in modo prepotente e invadente senza lasciargli alcuno scampo.

"Merlino!" sbuffò e, dando un calcio alle coperte, si alzò. Di fronte a lui, sul muro, trovò un biglietto:

- Spinner's end, pomeriggio. Piton. -

A seguire, le indicazioni per raggiungere casa Evans.

Recuperò la bacchetta dal pavimento e si mise il biglietto in tasca – se l'avesse perso avrebbe dovuto affrontare l'imbarazzo di dover chiedere al professor Silente le indicazioni nuovamente, oltre che il biasimo da parte di Alastor Moody. È solo Godric sapeva quando, piuttosto, si sarebbe fatto volentieri calpestare da una mandria di ippogrifi.

Con un gesto di stizza, aprì la porta della camera mentre una fitta alla testa gli impediva di formulare qualsiasi pensiero. Che inizio di merda!

Quella, si disse, era decisamente una giornata no, e l'essere andato con gli altri a bere dopo la riunione non stava aiutando. "Neanche un po'," pensò. "Decisamente no."

Un vero peccato che non esistesse nessuna pozione capace di annullare gli effetti dell'alcol babbano, e che soprattutto nè lui nè i suoi amici sarebbe in ogni caso stati in grado di riprodurla. Negati com'erano e poco propenso a mettersi con la testa sui libri, era un miracolo che avessero conseguito i MAGO.

Aveva scoperto a sue spese d'altronde, e con estrema insistenza da parte di Sirius, che l'alcol Babbano non avesse proprio nulla a che vedere con quello Magico. All'apparenza più dolce e meno invasivo, la sua capacità di arrivarti alla testa erano semplicemente triplicate.

Raggiungendo la cucina, James si ritrovò a dare un calcio a più di un oggetto che gli ostacolava il passaggio – era arrivato il momento di mettere in ordine, lui e Sirius non potevano più rimandare: da quando, infatti, si erano entrambi trasferiti nella sua casa di infanzia a Godric's Hollow, rimasta ormai inabitata a seguito di una malattia longeva e dolorosa di entrambi i suoi genitori, non avevano trovato altra possibilità realmente accettabile al di fuori di quella di trasferirsi proprio lì.

Nell'abitazione che li aveva visto crescere circondati dall'amore dei coniugi Potter, che sapeva ancora di loro in ogni suo angolo, e in cui James e Sirius avevano imparato a diventare fratelli prima ancora di uomini.

Inoltre non si potè neanche dire troppo sorpreso quando, giunto nello spazioso salotto, vide due familiari e inconfondibili figure: Remus e Peter dormivano entrambi profondamente, il primo steso sul divano con la testa penzolante e il secondo seduto a terra in un modo che James non poté che giudicare altro che scomodo.

Erano sempre lì, sempre insieme: per un momento aveva temuto che, libero dalle mura scolastiche e con la guerra sempre più opprimente su di loro, le strade che li univano si sarebbero separate. Ma erano Malandrini, erano fratelli, erano compagni: é così erano più le volte in cui si trovavano a dormire tutto insieme nell'abitazione dei Potter, che quelle in cui ognuno tornava nel proprio letto.

Con un sospiro e un sorriso affettuoso, diede loro le spalle ed entro nell'altrettanto caotica cucina. Lì, a fare bella mostra di sé, c'era un tipico Sirius Black post sbornia: palpebre cadenti, un groviglio al posto dei capelli e la solita e immancabile tazza di caffè.

"Buongiorno, Pad" mormorò James, avvicinandosi all'amico e stringendogli una spalla a mo' di saluto. "E' sempre un piacere vederti di prima mattina. Sei una consolazione per le mie iridi."

Sirius, troppo stanco per dire alcunché, si limitò a un cenno della testa e un mugugno.

"Come mai Remus e Peter sono sul nostro divano?"

Sirius ancora una volta si limitò a scuotere la testa. James agitò velocemente la bacchetta, mettendo in ordine l'insieme di oggetti che occupavano il ripiano della cucina. "Ho lo stomaco distrutto, che è successo ieri sera?"   
Ancora una volta, Sirius non proferì parola.
"Ricevuto, amico. Ne riparliamo dopo."

Si voltarono entrambi verso il salotto, dal quale cominciavano ad arrivare dei rumori, e nel giro di pochi secondi comparvero Remus e Peter sulla soglia della cucina. Entrambi dall'aspetto stravolto e le occhiaie ben evidente.

"Buongiorno, principesse" James alzò la tazza di caffè verso di loro e Sirius si unì in un bizzarro brindisi.

"Mai più" fu il saluto di Remus, che si avvicinò a loro con una smorfia in volto. "Ieri notte è stata l'ultima."

"Lo dici ogni volta," rispose Peter debolmente, allungando un braccio per prendere la tazza che l'amico gli porgeva.

"Questa volta è per davvero." Remus si voltò verso di loro, con espressione confusa: "Ho uno strano ricordo, è possibile che ieri Sirius abbia ballato sul bancone del locale?"

Tutti e tre i ragazzi, sebbene ancora rallentati dai postumi della serata passata, si voltarono verso il quarto Malandrino in attesa di una conferma.

"Io... Devo vomitare" Sirius si portò una mano a coprire la bocca e corse al bagno. 

*

James e Sirius si smaterializzarono nel punto indicatogli da Silente, a Spinner's end. Era una piccola via costellata di tante case dai giardini curati e i giochi dei bambini lasciati in giro.
James inspirò a pieni polmoni e il freddo sembrò penetrargli fin dentro le ossa, accucciandosi negli spifferi del suo organismo.

Continuava a guardarsi intorno con la punta del naso in su e l'espressione tipica di un bambino. Non era solito aggirarsi per i quartieri Babbani, fatta eccezione per i locali notturni in cui veniva trascinato ormai quasi ogni sera, e i suoi occhi sembravano rappresentare a pieno lo stupore che stava provando: Spinner's end sembrava come vivere in una bolla ovattata, dove non vi erano guerra né Mangiamorte.

Lo si percepiva dall'atmosfera rilassata e dalle voci dei bambini in lontananza. Un posto sicuro, tranquillo: così privo di magia da sembrarne stranamente intriso in ogni suo angolo.

Sirius, alla vista dell'amico, scosse la testa, sentendosi quasi rassegnato nel constatare la perenne ingenuità che ancora dopo tutti quegli anni era possibile intravedere dietro il suo sguardo: potevano essere lontani i tempi di Hogwarts e delle partire di Quidditch, ma James riusciva sempre a non farsi scalfire dal mondo esterno. Era puro il suo migliore amico e la guerra, notò Sirius con un moto d'orgoglio, non lo stava minimamente piegando al suo volere.

"Andiamo, Sir." James gli sorrise, passandogli un braccio attorno alle spalle. "Si prospetta proprio un bel pomeriggio... se poi Piton mi fa la cortesia di rimanere confinato in casa, non può che migliorare."

"Se siamo veloci andiamo a prendere Remus e Peter, ho sentito di un bar che ha aperto da poco nella Londra. Dicono che una volta che vedi quello, non sei più lo stesso."

James buttò la testa all'indietro e scoppiò a ridere. "Puoi contarci, amico."

Sirius si fermò all'improvviso, rischiando di far inciampare James al suo seguito: "Hai visto?" chiese. "Quella è la casa di Mocciosus, proprio come aveva detto Silente."

Seguì il punto indicatogli e si fermò anche a lui a guardare: James sentì una strana morsa allo stomaco nel vedere quell'unica casa che stonava dalle altre, quasi grigia e mal curata. Provò a immaginarsi il ragazzo dietro una delle mura, intento a leggere o a scrivere... o a fare qualsiasi lo occupasse nel suo tempo libero.

Ma si rese conto di non riuscire neanche a formulare il pensiero. Immaginare Severus Piton al di fuori delle mura scolastiche e senza la divisa addosso era semplicemente impossibile. Ma pensarlo come un normale ragazzo che trascorreva i suoi pomeriggi e magari anche in compagnia di un amico aveva quasi del paranormale.

"Coraggio, non facciamoci vedere o saranno guai. Nei prossimi giorni dobbiamo pensare a un modo per poter capire cosa senza farci scoprire."

Sirius annuì, ogni traccia di divertimento lasciata alle spalle, mentre il peso della guerra incombeva nuovamente su di loro. "Dì un po, tu te la ricordi la Evans?"

James scosse la testa, socchiudendo gli occhi. "Era qualche anno avanti a noi, eh?"

"Così ha detto Silente. Remus dice di aver presente un Evans di Corvonero, ma non ricorda altro."

"Ahia, Corvonero," commentò James, con un sorriso. "E io che speravo in una bella Grifondoro con cui scaldarmi dal freddo invernale."

La risata simile a un latrato di Sirius invase Spinner's end e le orecchie di James, provocandogli una piccola smorfia divertita.

"Anche le Tassorosso non sono male, ne ho conosciute alcune che..." e con le mani mimò l'apprezzamento a cui si riferiva.

"Sei proprio un cazzone, te lo dico mai?"

"Almeno cinque volte al giorno, Jim," rispose Sirius, con un leggero pugno sulla spalla dell'altro. "E poi tu parli così perché stare con Cassie ti ha annebbiato la vista, ma non preoccuparti: ora che vi siete lasciati, ci penso io a te."

"Sir, Cassie e io ci siamo lasciati da quasi un anno." Le labbra, inevitabilmente, gli si incurvarono in un sorriso.

Erano lontani i momenti in cui il solo ricordo della sua prima e unica relazione seria lo portavano a estraniarsi e a sentire quell'inconfondibile pressione sul petto. C'era stato un tempo in cui aveva pensato a un "per sempre" con Cassie, in cui si era immaginato al suo fianco in ogni sua proiezione del futuro.

Poi era arrivata la guerra e le loro strade si erano separate, così come i loro destini. Adesso, però, non aveva più rancori nè rimorsi quando pensava a Cassie. Solo una leggera stretta all'altezza dello stomaco: un piacevole fastidio al ricordo dei suoi lunghi ricci biondi che gli avevano fatto perdere la testa e del modo in cui era ingenuamente convinto che l'avrebbe amata per sempre.

"Davvero?" Sirius si voltò con gli occhi spalancati, "Così tanto? Pensavo fosse passato poco."

"Andare per locali ti sta facendo male," scherzò James, "Da oggi a letto alle nove e dopo una tazza di thé."

"Neanche se fossi sotto Cruciatus. Ho diciannove anni e tante ragazze ancora da conoscere. Il mondo Babbano è una scoperta meravigliosa."

James scosse la testa all'indirizzo dell'amico: Sirius era ormai un caso perso, come non mancava mai di far notare Remus.

E menomale, pensò. Lui e gli altri erano l'unica cosa che riuscisse a fargli affrontare quella guerra.

"Guarda, ecco casa Evans. Andiamo a bussare," James si vece avanti e, salendo i due scalini che aveva davanti, si passò una mano tra i capelli. "Come sto?"

"E come vuoi stare?" Sirius si strinse nelle spalle, "Come sempre, sembra che una squadra di Quidditch ti abbia investito."

Infastidito dalla risposta, spintonò Sirius e bussò il campanello.

Passarono alcuni secondi di silenzio, in cui i due amici pensarono di aver sbagliato casa, quando dei passi attirarono la loro attenzione e la porta si aprì.

Davanti a loro, quella che doveva essere la strega di cui gli avevano parlato: "Eccovi, finalmente. Sono ore che vi aspetto."

"Gentile," mormorò Sirius, a mezza voce.

La ragazza li superò, facendo ondeggiare i capelli biondi dietro di sé: James ebbe la veloce visione di una studentessa in divisa, di poco più piccola, che gli chiedeva se avesse visto il professor Lumacorno.

"Sei Evans?" chiese allora, volendo essere certo. "Intendo, la Evans di cui ha parlato Silente."

"Proprio io," rispose lei, voltandosi verso di loro e sorridendo. "Scusate per prima, è che mi ero preoccupata fosse successo qualcosa. Io sono Petunia."

"Io sono Sirius e lui è James. Silente ha detto che hai bisogno che vengano messi degli incantesimi protettivi alla casa."

Petunia annuì con aria grave. "L'avrei fatto io, ma ha detto che preferiva lo facesse qualcuno di voi. Ultimamente c'è stato un po' di movimento da queste parti e poteva essere pericoloso. A proposito, che intendeva con voi?"
James e Sirius si guardano brevemente, indecisi sul da farsi. Questa Evans, pensò Sirius, faceva un po' troppe domande per i suoi gusti.

Che importava chi erano loro? Erano lì per aiutarla, tanto bastava.

James, intuendo i pensieri dell'amico, lo precedette nella risposta. "Noi che ci siamo diplomatici quest'anno, sai abbiamo fatto un corso speciale per gli incantesimi protettivi."

"I tempi duri, sai com'è," mormorò Sirius, trattenendo a stento una risata per la scusa perfettamente inventata dal compagno.

"Sarà," Petunia si strinse nelle spalle, dubbiosa. "Mi fido di Silente, e se lui si fida di voi allora lo farò anche io." Strinse gli occhi in due fessure e li scrutò con attenzione. "Credo di ricordarmi di voi, eravate al primo anno quando io ero al terzo?"

"Credo di sí" mormorò James e si passo una mano tra i capelli. Lo aveva sempre sempre in imbarazzo realizzare di non aver mai considerato nessuno al di fuori di se stesso e dei suoi amici per tanto, troppo tempo. Al punto da non ricordarsi Petunia Evans.

"Ma sí!" esclamò con forza la ragazza. "Siete quelli che hanno fatto saltare in aria il bagno del terzo piano."

Il sorriso di Sirius, al ricordo, si aprì con fare e canzonatorio e per nulla modesto. "Proprio noi!"

Petunia scosse la festa e appiattì le labbra, a quanto pare ben poco impressionata dalle loro gesta. "Fu una mossa davvero stupida. Quanto siete stati in punizione, esattamente?>

"La McGranitt ci ha messo in punizione ad Aprile.. fino a Novembre dell'anno successivo" ammise mogio, James.

"In ogni caso" Petunia si strinse nelle spalle, "state attenti, un paio di case più in là c'è un altro mago ed è un tremendo ficcanaso."

I due ragazzi annuirono, ben consapevoli delle sue parole, e la ringraziarono.
"Se vi serve qualcosa io sono dentro, bussate pure senza problemi. E cercate di non far scoppiare nessun bagno, questa volta." Petunia diede loro le spalle e, in due passi, rientrò in casa.

"Però," commentò Sirius, "Parecchio sospettosa la ragazza, eh?"

James annuì, "Immagino faccia bene." Buttò un ultimo sguardo in mezzo alla strada, verso la casa di Piton e tirò fuori la bacchetta. "Credo sia meglio se facciamo poche ore al giorno, per non insospettire i vicini o, peggio, Piton."

Sirius annuì, seppur di malavoglia. "E' sempre colpa di Mocciosus, assurdo."

Lampi colorati cominciarono a fuoriuscire dalle loro bacchette e i due ragazzi si misero a lavoro.


Bla bla a fine capitolo:

Com'erano le ultime parole famose?
Ah si.
Farò aggiornamenti costAHAHAHAHAH
Ma va bene così.
Oggi prende bene e forse torno a scrivere dei miei pezzi di cuore: James e Lily. Ovviamente abbiamo ancora solo James ma anche una Petunia selvatica e soprattutto che ha frequentato Hogwarts: ammetto che è stato stranissimo.

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