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Capitolo 7

Pigiò sull'acceleratore borbottando fra sé e sé. Non riusciva a credere cosa aveva scoperto durante la sua visita a Igor.

Era stato felice di vederlo, sentire che non era arrabbiato con lui e che lo perdonava. Il giorno che stava aspettando era arrivato, ma non era la parte difficile del suo piano. Adesso avrebbe dovuto incontrare Oskar e se prima non ne aveva il coraggio, adesso lo aveva trovato in una semplice frase "Ci siamo lasciati". No, no. Non avrebbe accettato quella fine per la loro storia, non quando era stata tutta colpa sua.

"Kraven? Vuoi calmarti e togliere il piede dall'acceleratore?"

"È stata tutta colpa mia se si sono lasciati e di quello stupido video. Avrei dovuto tapparmi la bocca e non dire niente a nessuno."

Alex gli accarezzò la mano con la propria, un sorriso debole sulle labbra e gli occhi sulla strada. Sospirò, almeno ha rallentato.

"Tu sai chi ha mandato il video, vero?"

Kraven non fece incontrare i loro sguardi, un segno esplicito di colpevolezza. "Potrei, o non potrei sapere chi o cosa ha mandato il video... già."

"Me lo vuoi dire? Posso aiutarti?"

Kraven avrebbe voluto aprire le labbra e dare fiato al nome lampeggiante nella sua testa, il nome sarebbe uscito da solo, con facilità. Non avrebbe raccontato niente a nessuno fino a quando quella storia non si fosse conclusa.

Sentì Alex mormorare "Quanto odio quando cerchi di fare l'eroe."

Oskar prese il tubo del giardino mentre le sue sorelle gli continuavano ad urlare di fare in fretta perché volevano entrare in acqua. Aprì la corrente e la piscina di media grandezza si iniziò a riempire per la felicità delle sue primule, e perché no? Anche la sua.

A Mayflower faceva caldo e ogni persona sana di mente si sarebbe lanciata ovunque ci fosse un po' d'acqua per rinfrescarsi e togliere il sudore appiccicato al corpo. Erano giorni che il termometro mostrava i 33° e riuscivano a respirare solo di poco la sera. Nonostante la finestra aperta tutta la notte e con solo i boxer come pigiama, Oskar si risvegliava con la pelle incollata al lenzuolo.

Oggi avevano deciso di ripescare dalla cantina la piscina gonfiabile e lasciarla nel piccolo giardino per tutta l'estate. Avrebbero passato delle fantastiche giornate tutti e cinque insieme, tra schizzi, frullati, macedonia e risate. Ad Oskar era mancato tutto questo.

Gli era mancata la sensazione di 'amore' che si sentiva in ogni angolo della casa. Gli erano mancate le sue due primule, le loro discussioni, i biscotti di Delilah e il sorriso di suo padre. Erano riusciti a passare tanti momenti padre e figlio, poiché tutti e due erano in vacanza, e grazie alla sua famiglia aveva avuto la possibilità di non pensare a Igor.

Il corvino perse il sorriso e con esso il contatto con la realtà. Adesso c'erano solo lui e i suoi ricordi. I rumori erano lontani, i colori spenti e non riusciva a smettere di riportare in mente tutte quelle emozioni.

Era passato così tanto tempo da quando aveva provato la sensazione di essere accarezzato con le punta delle dita, senza mettere pressione, solo un dolce tocco. Le labbra rosse e doloranti per i pomeriggi passati stesi sul letto, solo loro due e il mondo chiuso in una minuscola scatola lontana dalla loro bolla di pace. Quante volte si era osservato allo specchio dopo uno di quei pomeriggi e aveva fatto le stesse azioni ogni singola volta?

Studiava il suo viso e quanto poteva essere cambiato per dei baci. Gli occhi languidi, con le pupille dilatate e quasi chiusi; le guance rosse come le labbra e i capelli erano un disastro per colpa delle dita del biondo tra di essi. Era questo che Igor vedeva ogni giorno? Era per questo che gli piaceva osservarlo mentre Oskar schiacciava un pisolino circondato dalle sue braccia?

Non lo voleva ammettere, tuttavia quei momenti gli mancavano come l'aria e solo a pensarci- "Oskar! La piscina è piena, smetti di sprecare l'acqua." Merida lo fece tornare alla realtà con un pugno ed Athena spense il rubinetto, l'acqua iniziò a uscire sempre in meno quantità fino a fermarsi.

Quanto tempo era rimasto a ricordare? Sospirò, non era importante in quel momento. Chiudere la sua mente da quelle sensazioni passate sarebbe stato facile come era stato per il rubinetto, però non voleva farlo. Le voleva libere di girovagare nella sua testa, realizzò in quel momento.

Sistemò il tubo e mise il cloro nella piscina, le gambe gli stavano tremando.

Strinse le mani intorno alla piscina e respirò lentamente ed a lungo più volte per concentrarsi. "Tutto bene, Osky? Sei pallido quanto un fantasma." disse Athena pizzicandogli un braccio con le dita piccole. "Vuoi un Happy Meal?" aggiunse Merida accanto alla sorella, sorridendo dolcemente solo a lui.

Venne contagiato ricambiando il sorriso e scosse la testa. Doveva avere solo qualche minuto per sé e sarebbe tornato come nuovo, già. Stava per dire che sarebbe andato a prendere del succo per tutti quando Deliah uscì fuori dalla porta sul retro, che dava sul giardino.

"Benissimo, la piscina è pronta. Oskar c'è un tuo compagno del liceo che ti vuole parlare."

"Uhm, chi?"

Chi poteva essere?

"Potete rimanere sole per qualche minuto senza uccidervi?"

Le gemelle gli fecero una linguaccia e tornarono subito a giocare, non prima di avergli detto di tornare presto da loro.

Il corvino annuì concentrato ad asciugarsi le mani sulla maglia bianca. Entrò in casa passando dalla cucina, dove rubò un cestino di biscotti di Delilah, e quando alzò gli occhi si bloccò. Ogni parte del suo corpo reagì al pericolo con velocità dopo il momento di shock. Si voltò, prese la prima cosa sul tavolo e si lanciò dietro di esso per mettere una buona distanza fra lui e quella persona in casa sua.

"Cosa ci fai qui?" gli puntò l'arma: una cucchiarella di legno non ancora usata. "Anzi, non rispondere. Gira a largo o giuro che ti faccio rimpiangere di essere entrato da quella porta."

"Oskar, io-"

Si alzò in piedi sempre dietro al tavolo e sbatté la cucchiarella sulla superficie di legno per farlo zittire, appoggiò i biscotti di Delilah su di essa e lo fissò intensamente.

"Non ti ho detto di spiegarmi perché sei qui. Forse non mi hai sentito: Esci.fuori.da.questa.casa! Non ti voglio più vedere!" gli tirò veramente la sua arma, però per colpa dei buoni riflessi di Kraven prese il muro dietro di lui. Non ebbe neanche la soddisfazione di vederlo soffrire quel poco.

"Oskar, mi devi lasciare spiegare, ti prego."

Oskar lo fissò intensamente negli occhi, la rabbia repressa esplose nel suo corpo.

"Tu sei venuto a casa a chiedere di lasciarti spiegare? Credevi veramente che ti dessi il mio tempo? Non voglio una tua stupida spiegazione. Non voglio più stare con te in una stessa stanza, perché dopo tutto quello che hai fatto, dopo tutto quello sei venuto?" sospirò e scosse la testa.

Non si sarebbe fatto abbindolare con delle belle scuse su quanto Kraven fosse stato coglione al liceo e si fosse pentito. No. No. E ancora no. Oskar lo aveva potuto perdonare per quello, ma non per aver distrutto la sua relazione con Igor. Era l'unica cosa bella, dopo la sua famiglia, essere successa nella sua vita reale. Invece adesso si ritrovava con memorie che non voleva, tuttavia allo stesso tempo bramava. Si svegliava piangendo dopo un sogno, il quale volava via appena gli occhi si spalancavano. Ogni oggetto che vedeva gli ricordava qualcosa di Igor e faceva male.

Chiuse gli occhi, la sensazione delle lacrime pronte a manifestarsi era costante in quel momento. Non avrebbe pianto, non davanti a Kraven almeno. Si asciugò le due lacrime solitarie dando la schiena a Kraven e la sua amica, ma, non lo avrebbe voluto mai fare, quando aprì gli occhi se ne trovò quattro identici tra loro a osservarlo.

"Cosa ci fate qui? Ho detto che tornavo subito" cercò di portarle fuori dalla porta sul retro. Le sue azioni furono vane.

"Perché stai piangendo?"

Le gemelle si lanciarono uno sguardo d'intesa e partirono. Athena lo abbracciò e Merida lo superò con la bacchetta in mano.

"Brutto babbano! Hai fatto del male al mio fratellone e per questo- si girò verso Athena- tieni Osky, okay? E per questo io-"

Oskar non era il ragazzo più forte del mondo e non era neanche Igor, però con qualche sforzo riuscì a mettersi Athena sulla spalla, mentre lei urlava alla sorella di fare più velocemente, e prese anche Merida e se la appoggiò sul fianco, uscì in giardino.

"Cosa state facendo?"

"Pietrificulous Totalous!"

"Merida! L'unico incantesimo che sai fare e neanche lo dici bene!"

"Non dirmi queste cose, sei cattiva!"

Il fratello più grande le rimise con i piedi a terra,"Vi avevo detto di rimanere in giardino!".

"Ma noi-"

"-nessun ma noi. Adesso rimanete qui -lanciò uno sguardo alla bacchetta nelle mani della sua sorellina- e questa la prendo io."

Non ascoltò le lamentele delle gemelle, si mise la bacchetta in tasca, rientrò in casa e "Oskar, ho appena invitato i tuoi amici a pranzo" perché la vita ce l'aveva così tanto con di lui?

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Odiatemi perché io lo faccio. È da tre caspiosissimi mesi che non aggiorno e sono veramente delusa da me stessa. Il capitolo fa letteralmente cagare e mi dispiace.
Ho già iniziato l'ottavo, quindi per la prossima settimana dovrei aggiornare.

Al prossimo capitolo,
BB


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