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Capitolo 6

Bussò, e aspettò. Il cuore che andava a mille e poi... la porta si aprì...

Igor si strofinò i capelli bagnati con un asciugamano, mentre con il telefono in vivavoce cercava di ascoltare le lamentele di Jared. Il biondo non sapeva neanche come il suo amico avesse voglia di lamentarsi! Jared si trovava alle Hawaii dopo che sua nonna gli aveva lasciato non sapeva quanti soldi in eredità.

"Amico, giuro che se ti lamenti un'altra volta sul servizio in camera vengo alle Hawaii solo per affogarti."

Jared rise ed Igor dopo un attimo di esitazione lo seguì a ruota, smettendo per qualche secondo anche di respirare.

"Scusa amico, ma sono così elettrizzato dalla svolta che sta prendendo la mia vita che... capisci? Mia nonna mi ha reso miliardario! Grazie nonnina, scusa se non sono venuto al tuo funerale perché avevo un appuntamento."

Igor non poteva ancora credere a quello che il suo amico gli aveva urlato all'orecchio pieno di esaltazione qualche giorno prima.

"Igor, Igor, Igor, Igor, Igor, Igor, Igor-"

"Jared? Cosa c'è? Senti, devi fare veloce perché sto andando sotto in palest-"

"Mia nonna è morta."

"-ra e... COSA? Amico... mi dispiace davvero tanto... non so proprio cosa dire... quando è successo?"

"Sembra quasi una di quelle storie impossibili dei programmi scadenti. Mia nonna è morta due settimane fa e qui tutto triste, poi il funerale e oggi..."

Igor scosse la testa, non capiva una cosa "Perché sei felice che tua nonna è morta?"

"Se mi fai finire te lo dico perché sono felice! Allora, oggi hanno aperto il testamento ed indovina?"

"Ehm, non saprei."

"SONO MILIARDARIO! MIA NONNA MI HA LASCIATO TUTTI I SUOI BENI, TUTTO, TUTTO, TUTTO!"

"Sei miliardario?"

"Sono miliardario!"

"E tu, invece? Hai incontrato di nuovo il tuo bel uhm universitario? È vero che si è tolto gli occhiali?"

Il pugile sospirò. In quei giorni si trovava molte volte a sospirare con nostalgia e tristezza. Ogni cosa gli ricordava un momento particolare con Oskar, quando erano ancora felici e lui non aveva distrutto tutto quanto. Allargò l'asciugamano per lasciarlo asciugare sul piccolo stendino, riflettendo su come avrebbe dovuto rispondere a quella domanda. Non era così difficile, però sentiva la sensazione che non sarebbe stato così facile per lui.

"L'ho rivisto massimo una settimana fa, credo."

"Ah, dove? Ci hai parlato? È caduto ai tuoi piedi?"

"Al supermercato. Stava con le due gemelline e... no, non ci ho parlato e no, non è caduto ai miei piedi. Mi sono solo girato e ho abbandonato il mio carrello in una corsia scappando in un altro negozio."

Jared rimase per qualche momento in silenzio, registrando il racconto del suo amico con una smorfia. Bevve il suo cocktail e "Non ci siamo, lo sai vero? Se continui così non lo riconquisterai mai. Mi fai pena."

"Grazie tanto, Jad. Mi serviva proprio qualcuno a cui facessi pena. COSÌ NON AIUTI!"

Si lanciò sul divano, ancora a petto nudo e bagnato dalla doccia. Sentiva così tanto caldo che sarebbe voluto entrare di nuovo nella doccia e non uscirci più fino a Settembre. La canotta che si sarebbe dovuto mettere era appoggiata sullo schienale del divano, ed Igor, per nessuna ragione al mondo, se la sarebbe infilata.

Era divertente parlare con il suo vecchio amico, non era tante le occasioni in cui si potevano incontrare. Tutti e due avevano molti impegni e una volta Igor era in Texas per un torneo, una volta Jared era rimasto in università o era in vacanza da qualche altra parte; era difficile mettersi d'accordo e Skype con le normali telefonate erano l'unica maniera per avere delle normali 'uscite' tra amici.

"Trovato qualche bella ragazza?"

...toc toc

"Scusa amico, hanno appena bussato alla porta.- si alzò controvoglia dal divano avvicinandosi alla porta con una lenta camminata da bradipo- Se aspetti un attimo vedo chi é."

Spalancò la porta ridipinta qualche mese prima di un bel rosso e l'aria gli si contorse nei polmoni e rimase lì, ferma.

Igor sentì Jared chiedergli chi fosse, tuttavia non volle dargli una risposta proprio davanti all'interessato. Ne avrebbero discusso più tardi quando il biondo avrebbe saputo anche cosa l'ospite volesse. "Jad, ti chiamo dopo okay?" attaccò non ascoltando le proteste del suo amico o la sua curiosità. Lanciò il cellulare dietro di sé senza guardare, il rimbalzo sul divano gli confermò di avere un'ottima mira. "Kraven? Hey, come stai?" gli fece segno di entrare ancora non ben consapevole di cosa avesse portato il ragazzo da lui.

Ricordava di averlo lasciato solo nell'infermeria della loro vecchia scuola coperto di sangue e gonfio di lividi proprio per colpa dei suoi colpi. Era così incazzato quel giorno e aveva scaricato la sua rabbia contro la faccia di Kraven.

"Bene." diede un'occhiata alla ragazza vicino a lui, la quale gli diede una spinta con una spalla e un esplicito segno della testa verso il russo. "Possiamo entrare?"

Il pugile rimase ancora un secondo in quel senso di sorpresa che la comparsa di Kraven gli aveva suscitato, però si riprese e li invitò ad entrare nel suo piccolo regno scusandosi del casino. Si infilò la canotta che non avrebbe mai voluto indossare; già sentiva il tessuto appiccicarsi alla schiena.

"Forse non è il momento, forse sei impegnato e noi ti stiamo solo disturban-"

"Smettila Kraven. Ti faccio tornare a Los Angeles con un calcio se non la pianti.- si voltò verso Igor sorridendogli dolcemente- Scusalo, è solo un po' agitato di essere qui. Io sono Alexis, la sua fidanzata."

Il biondo le strinse la mano presentandosi. Chiese se qualcuno volesse qualcosa, ma nessuno era troppo interessato a bere una limonata fatta in casa e quindi si sedettero sul divano, Kraven ed Alexis, e sulla poltrona, Igor.

"Allora, cosa vi porta nella mia umile casa?"

Kraven prese un lungo respiro per pronunciare un unico e semplice "Mi dispiace", confondendo ancora di più il russo. "Mi dispiace? Per cosa?"

Alexis strinse la mano di Kraven, gliela baciò dolcemente e a Kraven non fregò molto di avere la mano appiccicosa per colpa del lucidalabbra della sua fidanzata,anzi amò ancora di più Alexis proprio per quello. "Sono venuto qui oggi per scusarmi di qualunque cosa io abbia fatto negli anni precedenti. Da quel video stupido ad Oskar. Non avrei mai dovuto trattarlo in quel modo e adesso capisco quanto coglione possa essere stato.- guardò negli occhi Alexis- Adesso sono io quello che picchia gli idioti che prendono in giro la mia Alexis. Non sopporto cosa le dicono o come la trattano... per questo sono felice che tu mi abbia fermato al nostro ultimo anno."

Il russo non aprì la bocca. Era troppo sorpreso dalle parole appena uscite dalla bocca del suo vecchio compagno di scuola. I suoi occhi andavano da Kraven, molto agitato e con la gamba che faceva su e giù alla velocità della luce, e dalla ragazza, Alexis. "Sei venuto qui... solo per scusarti?" finalmente riuscì a pronunciare con difficoltà quelle parole, quell'unica domanda.

"Uhm, sì."

"Potevi risparmiarti il viaggio, perché-"

"No Igor, fammi spiegare."

"E tu fammi finire.- lo guardò con insistenza, Kraven tacque- Potevi risparmiarti il viaggio perché io non ce l'avevo con te. Io accetto le tue scuse, ma erano superflue."

Fu il momento di Kraven di rimanere sorpreso e senza parole davanti alla confessione del pugile. Si aspettava, okay, non sapeva proprio cosa aspettarsi da quella sua visita però non certo questa reazione. Un pugno, massimo due, tre forse? Una qualche minaccia sul non avvicinarsi più a Oskar con le sue manacce da coglione? Qualcosa di quel genere e non un "Puoi tornare anche a casa, non sono arrabbiato".

"N-non sei arrabbiato?"

Il biondo si passò la mano sulla fronte per asciugare il sudore, ma non fu abbastanza per rimanere asciutto per qualche secondo. Si ritrovò di nuovo sudato, si alzò e accese il ventilatore. Finalmente respirava un po'.

"No, non lo sono. -poi ripensò a tutti i momenti- Beh, un po' stressante lo eri. Tutti quei 'Hey, amico' quando io non ti sopportavo. Utilizzavo la tua faccia per colpire con forza negli allenamenti."

"Cosa? Davvero lo facevi?"

Il russo lo guardò sorpreso "Non saprei tu, ma quando uno ti segue come uno stalker ridendo come uno psicopatico malvagio e dicendo ogni volta la stessa frase di minaccia 'Io so il tuo segreto, lo rivelerò a Oskar e blablabla', credimi in quel caso di incazzi e se non vuoi ucciderlo devi sfogarti in qualche altro modo."

"Già, maniaco lo ero. Igor, non sono stato io a mandare quei video di quella sera a Oskar."

"Ma... scherzi?"

Kraven vide il pugno del ragazzo sbiancare piano piano per la stretta e gli occhi fissare sospetti quelli di Kraven. "Possono essere state le ragazze?"

Il corvino rise, una risata veloce e secca accompagnata da un 'No'. "Loro non l'avrebbero neanche pensato, mi odiano dopo quello che...- si guardò intorno e sospirò- Non avrebbero mai fatto qualcosa a Oskar."

"Se non volevano fargli del male, allora perché non-"

"Igor, voler non far qualcosa a qualcuno, non significa che faranno qualcosa per quel qualcuno."

Rimasero in silenzio, non avendo nient'altro da dire sulla faccenda. Kraven aveva chiesto scusa, Igor l'aveva accettata.

"Adesso come sta?"

Il biondo fece un lungo respiro. Non lo so. Non lo so. Non lo so. Tutti gli continuavano a fare la stessa domanda come se lui per magia ne scoprisse la risposta solo ascoltando a ripetizione le persone chiederglielo. Non era il suo argomento preferito, non in quel momento, non sapendolo a qualche minuto di macchina, non immaginandolo ridere e forse con qualcun'altro. Staccò gli occhi dalla fodera del divano, la stessa fodera comprata insieme a lui, osservò Alexis.

Era imbarazzata dal silenzio? Imbarazzata dalla tristezza che accompagnava tutti i suoi movimenti? Igor riusciva a intravedere pochissimi lineamenti mascolini sotto quel trucco, ma non gli importa, anzi era molto bella e vedere qualcun'altro felice, circondato dall'amore, rendeva lui stesso felice in qualche modo. Almeno qualcuno era riuscito a tenersi stretto chi amava, e non lo aveva lasciato scappare in città, non seguendolo. Si era rassegnato, e forse per questo non si meritava Oskar. Perché non aveva voluto credere in una riappacificazione?

Non sapeva quanto tempo fosse passato dalla domanda. Scosse la spalle, "Credo bene. È tornato dall'università una o due settimane fa... non so più che giorno sia."

"Non vi vedete molto? Credevo che-" Alexis lanciò uno sguardo implorante al suo fidanzato.

"Sì, credevamo che dopo tutto questo tempo lontani starete stati appiccicati come, come uhm hai capito."

Igor lo ispezionò. Lo stava prendendo in giro, continuando a spingere e ruotare il dito nella piaga. O era davvero così lontano da Mayflower da non sapere la fine della loro storia. Okay, ci pensò su, non l'ho visto alla festa dei diplomi... anche se non sono stato molto attento.

Ricordava la sensazione di prendere quello stupido pezzo di carta, ringraziare qualcuno e andarsene via senza aspettare la fine della cerimonia. Non c'era nessuno lì per lui: né i suoi genitori, né il ragazzo che gli aveva cambiato la vita. Era solo alla festa del suo diploma.

"Quindi, non mi stai prendendo in giro. Tu- voi non lo sapete?"

"Cosa?"

"Io e Oskar ci siamo lasciati il giorno in cui ti ho picchiato."

"Cosa?!"

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Hey ciao!
Lo so, lo so! Sono in ritardissimo e come sempre sia la scuola sia gli anime e i manga mi hanno rallentato, quindi tadaaaa! Il vostro capitolo!
Come sono state le prime due settimane di scuola per voi?
MY TUTOR È ARRIVATO 30K GRAZIE A VOI! VI ADORO😘😘

Al prossimo capitolo (presto prometto),

BB

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