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Wilted Flower: Rose's Comeuppance

POV Jack:

Il Titanic, la nave più grande mai esistita, è appena affondato davanti agli occhi di tutti gli increduli passeggeri che, fino a poco prima, si stavano godendo questo viaggio inaugurale. La gente, tutt'intorno a me, grida e si agita, in preda al panico, chi consapevole della morte, sempre più vicina, chi ancora non si è arreso, e chi, come me, cerca le persone a lui care. - Rose! - urlo. -Rose! - Da qualche parte, davanti a me, giunge uno strillo: - Jack! - Mi faccio strada spintonando chiunque mi si pari davanti, e la vedo. Un uomo si aggrappa a lei. La sta facendo annegare. Dev'essere disperatamente alla ricerca della sopravvivenza, ma a me non importa di lui. Mi interessa solo lui. - Lasciala! - grido, colpendolo ed allontanandolo. Non posso lasciare che mi venga portata via anche la ragazza che amo. In questa dannata crociera ho perso tutti: Fabrizio, Tommy, la piccola Cora... Mi è rimasta solo Rose, e non ho intenzione di lasciarla andare per nessun motivo al mondo. - Devi nuotare, Rose! Devi nuotare! - urlo, cercando di sovrastare gli strilli della folla. Iniziamo entrambi a muovere gambe e braccia convulsamente, in un ennesimo tentativo di salvarci. Mentre ci allontaniamo dal luogo del nostro incontro, osservo le facce di chi è di fronte a noi ed ascolto ogni singola voce. Non c'è nessuno di mia conoscenza, nemmeno la madre di Rose, Cal o il suo cane da guardia. Schifoso damerino! Se mai sopravvivrò, e se lo troverò, giuro che gli restituirò quel pugno allo stomaco. È difficile nuotare con una mano sola, ma non mi staccherei da quella della mia Rose per nulla al mondo. Mia... Mi fa quasi uno strano effetto pensare ciò, eppure, effettivamente, è vero. Se solo penso che poche ore fa eravamo all'interno di quella macchina, a consumare il nostro amore, ed ora siamo in mezzo a quest'inferno, mi rendo conto che la vita è la cosa più bella ma anche la più imprevedibile che ci sia. Attimi di gioia sono alternati ad altri di sofferenza, ed è continuamente così. Non si può fare nulla per cambiarlo. Smetto immediatamente di fare riflessioni sul senso della vita non appena intravedo quella che credo sia una porta. Potrebbe fungere da zattera fino all'arrivo dei soccorsi. - Andiamo, Rose! - La tiro dietro di me e, con poche ma decise bracciate, la raggiungiamo. - Sali tu! - le dico. Ora che siamo un po' più lontani dagli altri naufraghi, possiamo tornare a parlare normalmente. - Sicuro? - mi domanda. - Sì. - Dopo che ha eseguito il mio ordine, provo a salire anch'io, ma la porta inizia a ribaltarsi. Rose grida. - Va bene, va bene! Solo tu, solo tu! - In questo preciso istante, mi rendo conto di quanto sia gelida l'acqua. Afferro la mano di Rose e cerco di pensare a cose capaci di riscaldarmi, come ad esempio il fuoco. - Ho... tanto freddo... Jack... - esala lei. Ha le labbra livide ed il viso più bianco del gesso. - Ci riusciremo, Rose - le giuro. - Non... ce la faccio... - Le stringo con più forza la mano. - Sì che ce la fai! Stammi a sentire: tu non morirai qui, non ora, non così, ma quando sarai vecchia, al calduccio, nel tuo letto. Me lo prometti, Rose? - La fisso dritto negli occhi, in attesa di una sua conferma. - Te lo prometto, Jack - risponde alla fine, la voce resa flebile dall'acqua fredda.

POV Rose:

Ancora non ci credo. Com'è potuta accadere una cosa così assurda? Come hanno potuto fare un errore così grossolano? Tutte quelle persone innocenti che si stavano dirigendo in America per inseguire i loro sogni... ora non sono altro che corpi rigidi in balia dell'Atlantico. La rabbia inizia a montare dentro di me. Perché, perché hanno sottovalutato il pericolo che correvamo? Se volevano stupire il mondo, ce l'hanno fatta. Non penso che la stupidità di chi abbia ordinato di aumentare la velocità della nave sia paragonabile a quella di qualcun altro, in questo mondo. Stringo la mano di Jack per cercare di calmarmi. È gelida, come tutto, qui attorno. Dove diamine sono le scialuppe? Perché non tornano a prenderci? Appoggio la testa sulla zattera improvvisata che ci siamo procurati, aspettando Dio solo sa cosa, se la salvezza o la morte. Passa un tempo indefinito, ed all'improvviso sento qualcosa. - C'è nessuno? - Alzo a fatica le palpebre. Una luce non troppo in lontananza. Sollevo di scatto la testa. - Jack! - Lo scuoto. Apre a malapena gli occhi. - C'è una scialuppa. Dobbiamo andare. - Mi sorride, ed io ricambio. Dopodiché, la mia attenzione viene attirata da un fischietto. Le nostre voci sono entrambe arrochite a causa del freddo, ma grazie a quello potrebbero trovarci. Lo indico a Jack e lui si stacca da me per andarlo a recuperare. Inizia a fischiare, e la scialuppa si fa sempre più vicina. Una volta saliti a bordo, ci vengono offerte delle coperte. Le accettiamo di buon grado e, dopo esserci fissati intensamente negli occhi, grati al Signore per averci dato l'opportunità di vivere, ci baciamo.

POV Jack:

Vengono issate altre cinque persone. Raggiungiamo il porto di New York all'alba. - Guarda, la Statua della Libertà - mi indica Rose. La ammiro e penso a Fabrizio. "Riesco già a vedere la Statua della Libertà. Minuscola, ovviamente", aveva detto all'inizio del viaggio. Il mio migliore amico... Una lacrima riga la mia guancia, ma la asciugo prima che Rose se ne accorga. Sbarchiamo, la nostra attenzione viene catturata da una voce: - Signori, il vostro nome? - Ci giriamo in direzione di un uomo che sta attendendo una nostra risposta. Prima che possa anche solo aprire bocca, Rose mi precede: - Siamo Jack e Rose Dawson. - I nostri nomi vengono segnati su un taccuino. Quando l'uomo se n'è andato, guardo incredulo la mia, se così posso dire, fidanzata. - Be'? Ora che siamo giunti a destinazione, ci sposeremo, no? - Sgrano gli occhi ma, subito dopo, comincio a ridere, afferrando Rose per la vita e facendola volteggiare in aria.

POV Rose:

Non sono mai stata così felice come in questo momento. Grido di gioia mentre volteggio. Improvvisamente, sento una voce che mi chiama. - Rose! Rose! - Jack mi fa scendere, ed io mi volto, osservando mia madre che si avvicina correndo. Non avrei mai pensato di sentirmi contenta nel rivederla, eppure è così. Sorrido. - Mamma! - Quando ci raggiunge, la abbraccio come non ho mai fatto in vita mia. - Oh, Dio sia lodato! Pensavo di averti persa! - Mi giro, dando la mano a Jack. - Se lui non mi avesse salvata, adesso sarei in fondo all'oceano. - Mia madre lo fissa, scioccata, ma poi gli dice, sorridendo: - Tu e Rose vi amate, ora ne sono certa. Avete la mia benedizione. - Non ci posso credere! Io ed il mio ragazzo la stringiamo contemporaneamente, e lei scoppia a ridere. Una figura, ai margini del mio campo visivo, attira l'attenzione di tutti noi. Cal. Si avvicina con passo lento e cadenzato. Una volta trovatosi di fronte a noi, ci augura, col suo solito tono incolore: - Felicitazioni. - Dopodiché, rivolgendosi unicamente a me, aggiunge: - Puoi tenere il diamante. È nella tasca della giacca. - Detto ciò, si allontana. Non so se lo rivedrò. Le mie mani scivolano nel luogo in cui mi ha detto che si trova il Cuore dell'Oceano, e lo mostro a mia madre e Jack. - Potremo ricostruire la nostra fortuna! - esclamo. E finalmente ci voltiamo tutti verso l'interno della città di New York, pronti a cominciare una nuova vita.





A/N: Ehilà! È da quando hanno ri-trasmesso "Titanic" che desideravo scrivere questa One-shot. Onestamente, penso sia orribile, ma vabbè. Scusate per i dialoghi iniziali, non credo di essermi ricordata con precisione le battute. Segnalatemi qualsiasi errore che trovate. Spero che non vi disgusti troppo. A presto! Baci!

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