Capitolo 9
La barca scivolava velocemente sul fiume di cioccolato, schizzando ovunque. Le onde cremose si infrangevano contro le fiancate. Il vento fischiava nelle orecchie, facendo svolazzare i capelli. Le luci soffuse illuminavano il tunnel, proiettando ombre danzanti sulle pareti lisce.
Gli ospiti si tenevano forte ai lati della barca, i loro volti un misto di eccitazione e timore.
Il signor Wonka sorrideva tranquillo, completamente rilassato, come se stesse facendo una semplice passeggiata in un parco. Theresa lo osservava con occhi sgranati, il cuore che le batteva forte nel petto. Aveva sempre pensato che fosse un po' matto, ma non fino a quel punto. Le mani le tremavano leggermente mentre si aggrappava al bordo della barca, e i suoi pensieri si facevano sempre più confusi. Glielo confessò la prima volta che le fece provare quel brivido, un miscuglio di meraviglia e terrore che non aveva mai provato prima.
All'improvviso, la barca si fermò con uno strattone, facendo sussultare gli ospiti. Un momento di silenzio calò su di loro, rotto solo dal leggero fruscio del cioccolato contro lo scafo. Poi, con un lieve scatto, ripresero a muoversi, ma stavolta più lentamente, come se stessero esplorando un territorio sconosciuto. Si ritrovarono nei sotterranei della fabbrica, laddove lungo le pareti si allineavano diverse porte bianche, ognuna segnata da una targhetta.
«Occhi aperti! Passeremo davanti ad alcune stanze molto importanti» annunciò il cioccolatiere.
Gli occhi di Theresa si socchiusero leggermente, e pregò in silenzio affinché non ci fosse un'altra ripida discesa. Ma sapeva bene che quello era solo il primo piano del sotterraneo e che le attrazioni più interessanti della fabbrica si trovavano più in basso. C'erano anche altri passaggi e corridoi per arrivarci, ma il cioccolatiere preferiva quello, forse per il gusto di vedere le reazioni degli altri.
La barca passò davanti a una serie di porte importanti: Ice Cream, Coffee Cream, Hair Cream.
La madre di Violetta si sporse leggermente verso il cioccolatiere, che si era fermato per un attimo a guardare le porte con un sorriso di soddisfazione.
«A che serve la crema per capelli?» gli chiese.
«Per dare morbidezza» rispose il cioccolatiere, mentre si passava le dita tra i capelli lucidi, lisci e perfettamente pettinati.
La mamma di Violetta si voltò con un'espressione scettica, ancora poco convinta dalla spiegazione di Wonka. Nel frattempo, Theresa soffocò una risata, nascondendosi dietro il braccio del cioccolatiere. Quest'ultimo, imperturbabile e sicuro di sé, non lasciò trapelare alcuna emozione, mantenendo il sorriso enigmatico.
Poco più avanti, una stanza aperta rivelava una scena bizzarra: una mucca veniva frustata con ritmo preciso dagli Umpa-Lumpa.
«Panna montata!» esclamò Charlie.
«Precisamente, ah ah!» confermò il signor Wonka con entusiasmo, compiaciuto della sua trovata.
Veruca, con il solito tono sprezzante, sbuffò: «Ma non ha senso!»
Il cioccolatiere si voltò, gli occhi lampeggianti d'intensità. «Per tua informazione, ragazzina, la panna montata può essere tale solo quando la si monta con la frusta. È una cosa che tutti sanno!»
Theresa, che non mancava mai di esprimere la sua opinione, aggiunse: «Anche se è il procedimento sbagliato.»
Non era raro che lei e il cioccolatiere si trovassero in disaccordo su dettagli tecnici o sui metodi bizzarri di produzione. Tuttavia, pur divergendo su alcune questioni, alla fine ognuno preferiva seguire il proprio approccio senza interferire con l'altro. In un tacito accordo, decisero di lasciar perdere la discussione e proseguire il tour in silenzio, consapevoli che ci sarebbero stati altri momenti per confrontarsi.
La barca improvvisamente affrontò un'altra discesa ripida. Il vento sferzò violentemente i capelli degli ospiti, e per un attimo sembrò che stessero per ribaltarsi in curva. Gli sguardi si incrociarono, colmi di panico, ma, con un tempismo perfetto, gli Umpa-Lumpa fermarono la corsa. Un sospiro collettivo di sollievo attraversò il gruppo, mentre il battito dei cuori cominciava lentamente a rallentare.
Nel frattempo, si avvicinarono alla Stanza delle Invenzioni, un'enorme camera piena di mistero e promesse.
«Fermate la barca!» ordinò il cioccolatiere, esaltato. «C'è una cosa che voglio farvi vedere!»
La Stanza delle Invenzioni si rivelò essere un vasto laboratorio immerso in una penombra inquietante, illuminato solo dai bagliori delle macchine che emettevano un ronzio continuo e fastidioso. Nuvoloni di fumo bianco aleggiavano nell'aria, rendendo l'atmosfera quasi surreale. Su grandi tavoli in acciaio erano disposte provette e flaconi contenenti liquidi di ogni colore immaginabile, mentre pentoloni e mestoli giacevano sparsi qua e là, strumenti di lavoro indispensabili per le bizzarre creazioni del cioccolatiere.
C'era un caldo opprimente nella stanza, l'aria era densa e soffocante, ma gli Umpa-Lumpa, vestiti nelle loro tutine nere e lucide, si muovevano con agilità, apparentemente indifferenti al calore e all'attività frenetica. Non prestarono la minima attenzione agli ospiti, tutti concentrati a seguire il cioccolatiere.
«Questa stanza è la più importante fra tutte le altre della fabbrica» spiegò. «Allora, potete divertirvi, ma non... non toccate niente, d'accordo? Avanti, avanti! Sciò!»
Mentre gli altri si muovevano freneticamente per la stanza, il signor Wonka colse l'occasione per avvicinarsi a Theresa. Con un gesto delicato la attrasse a sé, ma quando tentò di baciarla, lei si ritrasse, abbassando lo sguardo con imbarazzo.
«Questa stanza è vuota senza i tuoi continui casini tra pentole e provette» mormorò il cioccolatiere, cercando di mascherare la delusione con una battuta, ma la sua voce tradì un'ombra di tristezza.
Theresa cercò di sorridere, anche se il suo sorriso risultò forzato e incerto.
«Adesso sono qui» disse, ma il tono della sua voce lasciava intuire la fragilità delle sue parole.
Il cioccolatiere non era soddisfatto. Il suo sguardo si fece più intenso quando chiese: «Fino a quando?»
Theresa sentì un nodo stringerle la gola, e senza rispondere si allontanò, dandogli le spalle. I suoi pensieri si fecero cupi mentre si separava da lui, sentendo la tensione crescere nel suo petto. Si sentiva vulnerabile, confusa, e il peso di quella domanda le gravava addosso come un macigno.
Il cioccolatiere, vedendola allontanarsi, abbassò lo sguardo. Non insistette, rispettando il suo bisogno di spazio. Con un gesto che univa affetto e rammarico, le si avvicinò e la abbracciò da dietro, stringendola dolcemente, quasi a volerle chiedere scusa senza bisogno di parole. Theresa rimase immobile, sentendo il calore del suo abbraccio che per un istante sciolse la tensione che aveva accumulato. Ma quando la lasciò andare, si sentì ancora più sola e delusa da se stessa.
Il cioccolatiere si affrettò a raggiungere gli altri, tornando al suo solito atteggiamento gioviale, ma dentro di sé non poteva ignorare il dispiacere che lo attanagliava. Theresa, rimasta indietro, cercò di trattenere le lacrime, sentendo il peso della sua indecisione e della distanza che sembrava crescere tra loro. Fece un respiro profondo e si costrinse a raggiungere il gruppo, nascondendo la tristezza dietro un'espressione neutra.
«Ehi, Signor Wonka, che sono quelli?» chiese Violetta, indicando una vasca piena d'acqua alle sue spalle, nella quale galleggiavano palline colorate.
«Oohh! Vi faccio vedere!» esclamò il signor Wonka. Si avvicinò alla vasca e tese la mano verso un Umpa-Lumpa che, emergendo dall'acqua, gli porse una pallina rossa. «Grazie!» disse con un sorriso. «Questi sono Confetti senza Confini per i bambini che non hanno tanti soldi da spendere. Anche se si succhiano per un anno intero non si rimpiccioliscono, ahah! Carini, no?»
«Come le gomme?» domandò Violetta.
«No! Le gomme si masticano e se tu provassi a masticare uno di questi confetti ti si romperebbero tutti quei bei dentini. Però hanno un buon sapore.»
Violetta lanciò un'occhiata a sua madre, che sembrava sul punto di esplodere dalla frustrazione. Ma prima che potesse dire qualcosa, il signor Wonka attirò di nuovo l'attenzione su di sé.
«Ed ecco i Croccantini Piliferi! Basta succhiare uno di questi cosini e dopo neanche mezz'ora una zazzera nuova di zecca comincia a spuntarvi fluente sulla zucca! E anche i baffi... e anche la barba.»
«E CHI LA VUOLE?» strillò Mike, disgustato.
Il signor Wonka lo guardò con finto sconcerto, poi rispose: «Be', i capelloni, no? I cantanti folk e i motociclisti. Sai, tutti quei tipi ganzi, super fighi tirati a lucido. Lo tengo in fresco, bello mio! Hai capito o sei impedito? Ti gusta la mangusta? Sei connesso? C'avrei scommesso! Dammi il cinque, fratello!»
Il cioccolatiere tese una mano verso il ragazzo. Ma Mike, dubbioso, indietreggiò. Gli ospiti intorno iniziarono a guardare Wonka con aria perplessa.
Theresa, vedendo la situazione, gli afferrò il braccio, quasi implorandolo di recuperare un po' di compostezza.
«Sfortunatamente la formula non è ancora a punto, perché un Umpa-Lumpa ne ha provato uno ieri e be'...» spiegò il cioccolatiere, indicando un Umpa-Lumpa che si fece avanti, coperto dalla testa ai piedi di barba e capelli folti. «Come va oggi?» gli domandò; l'operaio alzò i pollici in segno di approvazione. «Stai alla grande!»
Theresa colse l'occasione per stuzzicarlo: «Perché non ne provi uno anche tu?»
«Perché tu non provi a stare zitta?» esclamò l'uomo, lasciando cadere il Croccantino Pilifero sul tavolo vicino e avvicinandosi rapidamente a una leva. I suoi occhi si illuminarono di eccitazione mentre la sua mente si focalizzava su un nuovo dolce.
«Guardate!» esclamò con entusiasmo, afferrando la leva e abbassandola con decisione. Una sirena rossa iniziò a lampeggiare furiosamente, riempiendo la stanza di un suono stridulo. Gli ospiti, ora completamente concentrati, osservarono i vari liquidi che bollivano e si trasformavano all'interno della macchina, fino a quando, con un sibilo, essa espulse una bellissima strisciolina di gomma da masticare.
Violetta non perse tempo e la prese immediatamente tra le mani.
«E allora? Tutto qui?» chiese Mike, con un tono ormai stanco e annoiato.
«Sai almeno di cosa si tratta?» lo incalzò il cioccolatiere, alzando un sopracciglio e aspettandosi la solita risposta scontata.
«È una gomma» rispose prontamente Violetta.
«Sì! È la gomma da masticare più sensazionale dell'universo, ahah. E sai perché? SAI PERCHÉ?» Perché questa gomma da sola contiene un pasto completo.»
«Ah, alla fine l'hai fatta» disse Theresa e, voltandosi verso il signor Salt, giusto per godere della sua espressione disgustata, aggiunse: «L'idea è nata mentre facevamo l'amore sul tavolo degli esperimenti.»
«E perché si dovrebbe mangiare?» domandò l'uomo, sconcertato.
Il signor Wonka, colto alla sprovvista, arrossì leggermente e cercò di nascondere il suo imbarazzo estraendo dei foglietti dal proprio cappotto. Rovistò tra essi con mani tremanti, finché trovò quello giusto. «Ah, ecco... sì... Sarà la fine di tutte le cucine e del cucinare. Una strisciolina della magica gomma Wonka sarà tutto quello di cui...», si fermò, cambiando foglietto, «...avrete bisogno a colazione, pranzo e cena. Questa gomma da sola contiene: zuppa di pomodoro, roast beef e torta di mirtilli.»
Nonno Joe, con gli occhi spalancati per la meraviglia, esclamò: «È un'idea magnifica!»
«È un'idea balorda!» ribatté Veruca.
«È la mia idea di gomma» dichiarò Violetta con orgoglio, mentre con un gesto rapido appiccicava la sua gomma da primati dietro l'orecchio.
Il signor Wonka si fece subito più nervoso. «Ah, ehm... Non ti conviene assaggiarla, ci sono ancora due o tre cose che non...»
«Sono campionessa mondiale di gomme da masticare, non ho paura di niente!» lo interruppe la ragazzina, sfidandolo con uno sguardo fiero, e portò con decisione la strisciolina di gomma alla bocca. Cominciò a masticarla con energia, come per dimostrare a tutti la sua superiorità.
Il cioccolatiere, insieme agli altri, trattenne il fiato, aspettando con ansia il risultato. Non passò molto tempo prima che Violetta reagisse.
«Com'è, tesoro?» chiese sua madre, sorridendo.
«È straordinaria! Zuppa di pomodoro, me la sento scendere giù in gola!»
«Sì, sputala!» esclamò il cioccolatiere.
Nonno Joe tentò di intervenire: «Signorina, penso che faresti meglio a...»
«Sta cambiando!» annunciò Violetta con entusiasmo, interrompendo l'anziano. «Roast beef! Con patate arrosto! Croccanti e burrose!»
Il signor Wonka fece una faccia alquanto strana, un misto di preoccupazione e speranza malcelata, sapendo bene cosa stava per accadere.
La signora Beauregard, sentendosi orgogliosa di sua figlia, si vantò: «Mastica, piccola! Mia figlia sarà la prima bambina al mondo a masticare una gomma da pranzo.»
La sua voce era piena di orgoglio, mentre osservava Veruca con un sorrisetto di trionfo. Ma il cioccolatiere non riusciva a nascondere il suo disagio.
«Già, ma quello che mi preoccupa è la...»
«Torta di mirtilli con gelato!»
«Appunto...»
«Che sta succedendo al suo naso?» domandò Veruca, rompendo l'incanto del momento.
Tutti si voltarono immediatamente a guardare il naso di Violetta, e quello che videro li lasciò senza parole.
«Diventa blu!» esclamò, con riluttanza e sorpresa, il signor Salt.
La signora Beauregard, colpita dal panico, balbettò: «Il naso ti è diventato tutto blu...»
«Che significa?» chiese Violetta, la voce tremava di paura mentre cercava di capire cosa stesse accadendo.
«Violetta, stai diventando viola... Come mai?» la donna si rivolse al cioccolatiere.
«L'avevo detto che non era ancora... pronta... perché ha degli strani effetti quando si arriva al dessert. È colpa della torta di mirtilli. Mi dispiace... molto...»
Senza dire altro, il cioccolatiere si voltò e, con una rapidità inaspettata, scappò via, cercando rifugio chissà dove, lasciando gli altri a gestire il disastro imminente.
Violetta cominciò a gonfiarsi, assumendo la forma di un gigantesco mirtillo. La pelle, ora di un blu intenso, si tendeva sempre più, e le sue braccia e gambe si ritraevano dentro il corpo fino a sparire completamente. I bulbi oculari sporgevano, sembrando pronti a esplodere da un momento all'altro, mentre il volto gonfio iniziava a deformarsi, impedendole di respirare correttamente.
Gli altri, tra cui Theresa, guardavano la scena con sgomento e impotenza. Ogni volta che Violetta, con i suoi movimenti lenti e pesanti, tentava di avvicinarsi a loro, indietreggiavano di alcuni passi.
Il silenzio fu rotto dall'improvvisa apparizione del signor Wonka. Nessuno lo vide arrivare, ma era lì, accanto alla signora Beauregarde, che fissava la figlia con un'espressione mista di orrore e incredulità. La donna trasalì quando egli le si affiancò senza preavviso.
«L'ho provata su almeno venti Umpa-Lumpa e tutti si sono trasformati in mirtilli. È strano...» sussurrò il cioccolatiere con un sorriso agitato, cercando di sdrammatizzare la situazione.
«Ma non posso avere un mirtillo per figlia!» lo apostrofò la donna. «Come farà con le competizioni?»
«Può portarla alle fiere di paese» le disse Veruca, con la soddisfazione di chi si sente superiore.
«Eehh!» esclamò il cioccolatiere, come se l'idea non fosse poi così male.
La mamma di Violetta diventò rossa di rabbia, il volto teso come quello di una tigre in gabbia, pronta a scattare. Il suo sguardo si fece ancora più feroce quando gli Umpa-Lumpa si avvicinarono in fila, iniziando a cantare una canzone bizzarra e ironica sul mirtillo gigante. Mentre cantavano, rotolavano Violetta avanti e indietro come se fosse un enorme pallone, saltandole addosso e rimbalzando, eseguendo una coreografia acrobatica che pareva improvvisata sul momento.
Il signor Wonka, preso dall'euforia del momento, cominciò a ballare insieme a loro. I suoi movimenti erano goffi e disarticolati, completamente fuori ritmo, ma non sembrava importargli. Anzi, parve divertirsi immensamente.
Chi di voi ci ascolterà se di
Violetta Beauregarde trova
giusto quel suo tic: masticare,
masticare, masticare tutto il dì.
Tutto il giorno mastica, tutto il
giorno mastica. E digrignando
notte e dì, la sua mascella si
scolpì. Il mento le spuntò di
fuori più duro di uno stradivari.
Tutto il giorno mastica, tutto il
giorno mastica. Per anni a masticar
da sola il muso diventò tagliola e in
una stretta delle sue la lingua fu
tagliata in due. Perciò ci preme di
salvar Miss Violetta Beauregarde.
Tutto il giorno mastica, tutto il
giorno mastica. Masticare,
masticare, masticare tutto il dì...
Gli Umpa-Lumpa, con precisione e attenzione, fecero rotolare Violetta fino alla porta, rimanendo poi immobili, in attesa di ulteriori istruzioni. Il cioccolatiere, ancora immerso nella sua danza strampalata, non si accorse subito della loro attesa, continuando a muoversi con goffaggine e allegria. Ma la signora Beauregarde, colma di ansia e frustrazione, gli si parò davanti, fissandolo con uno sguardo gelido e penetrante.
Willy Wonka si fermò di colpo, come se fosse stato improvvisamente colpito dalla realtà. Con un sorriso forzato, smise di fare il cretino e si rivolse ai suoi operai con tono serio.
«Voglio che facciate rotolare la signorina Beauregarde fino alla barca e che la portiate subito alla centrifuga, d'accordo?» ordinò, cercando di mantenere un'aria di professionalità.
«Alla centrifuga? E cosa le faranno?» chiese la mamma della ragazzina, il volto pallido per l'ansia.
«Oh, la strizzeranno come un brufolino!» esclamò il cioccolatiere, ridacchiando, ma la sua risata si spense immediatamente quando Theresa lo scosse, cercando di fargli capire che non era il momento di fare battute. «Le faranno uscire tutto il succo immediatamente.»
La signora Beauregarde, non del tutto convinta ma senza altre opzioni, si precipitò verso la figlia, aiutando con tutte le sue forze gli Umpa-Lumpa a farla rotolare sulla barca.
Dentro la Stanza delle Invenzioni, il caos si placò lentamente e un senso di quiete tornò a regnare. Il cioccolatiere, con un sorriso enigmatico, incitò gli ospiti a seguirlo verso l'uscita.
«Andiamo! Sbrighiamoci!»
Con un gesto teatrale, aprì la porta e si mise da parte, invitandoli a passare. Mentre Theresa si avvicinava, la fermò, spingendola delicatamente contro il muro.
Il rifiuto iniziale di Theresa, il suo tentativo di mantenere le distanze, fu rapidamente sopraffatto dall'impeto del cioccolatiere, che non riuscì più a trattenersi: le prese il viso tra le mani e la baciò con passione, lasciando che il mondo intorno a loro svanisse.
«Non ti lascerò più andare via» le sussurrò con voce roca, colma di una determinazione disperata.
Theresa, con il cuore in tumulto, non trovò la forza di rispondere. Invece, assaporò ancora una volta il gusto della sua bocca, quel sapore unico di cioccolato che tanto amava, prima di staccarsi da lui. Nei suoi occhi, smarriti e confusi, si leggeva la lotta interiore che stava affrontando.
«Non percorrere questa strada: è difficile, ci sono troppe difficoltà. Alla prima sei quasi impazzito di rabbia» gli disse, sconfortata.
Il cioccolatiere aprì la bocca per replicare, ma le parole morirono sulle sue labbra. Il silenzio che seguì fu denso, carico di tensione non detta. Alla fine, abbassò lo sguardo, sospirando profondamente, come se avesse appena perso una battaglia che non aveva mai voluto combattere. Fece un passo verso la porta, intenzionato a uscire dalla stanza, ma Theresa, con la coda dell'occhio, notò qualcosa di curioso: su un tavolo vicino, accanto alla parete, c'era una piccola rosa di pasta di zucchero blu. La sua curiosità la spinse a chiedergli cosa fosse.
Il signor Wonka si raddrizzò, recuperando un po' della sua compostezza, e con un sorriso nostalgico rispose: «È una Theresa. L'ho preparata per te ieri sera, ma ho dimenticato di metterla nel sacchetto.»
Theresa sorrise, guardando quella piccola meraviglia commestibile. Il blu era intenso e profondo.
«Grazie» disse, posando delicatamente la rosa al suo posto.
Senza dire altro, uscì dalla stanza, lasciando il cioccolatiere dietro di sé con il cuore ancora più confuso e pesante di prima.
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