Capitolo 16
Theresa e Charlie si scambiarono uno sguardo mentre osservavano il cioccolatiere sfrecciare da una parte all'altra del laboratorio, come sempre in preda alla sua euforia.
Theresa si accostò al tavolo da lavoro, dove Charlie stava pesando alcuni ingredienti per la nuova panna montata.
«Charlie, ma tu sai che cosa ci trova nei... come li chiama? Croccantini Piliferi?», gli chiese, sollevando un sopracciglio.
Charlie alzò le spalle. «Lui è fatto così. L'altra volta si è ossessionato con delle caramelle che cambiavano colore in bocca... ci ha lavorato per giorni!»
Theresa scosse la testa e rise. «Ma dico io, come si fa a perdere la testa per delle caramelle che fanno crescere i peli?»
Si mise le mani sui fianchi, osservando il cioccolatiere che ora armeggiava con un grosso barattolo di zucchero filato, apparentemente ignaro di tutto il resto. In quel momento, si voltò verso di loro, ancora con quell'euforia dipinta sul viso.
«Theresa! Charlie! Venite, venite, devo mostrarvi qualcosa di straordinario!», esclamò, con occhi brillanti.
Theresa sospirò, ma non poté fare a meno di sorridere vedendo quell'entusiasmo genuino.
«Va bene, Willy, ma questa è l'ultima follia a cui partecipo oggi. Sono troppo stanca per inseguirti!»
Wonka si fermò un attimo e le rivolse un sorriso storto. «Ma, Theresa, tu non capisci! Ho perfezionato i Croccantini Piliferi. Ora... ora finalmente fanno quello che devono fare!»
Charlie trattenne una risata. «Vuoi dire che adesso fanno crescere peli dove dovrebbe esserci già? O magari questa volta non copriranno gli Umpa-Lumpa dalla testa ai piedi?»
Wonka sbuffò, ma con un'aria quasi teatrale. «Oh, piccolo scettico! I Croccantini Piliferi ora sono perfetti! Non fanno solo crescere i peli... li fanno crescere in modo stilizzato! Ogni morso è una nuova acconciatura! Ogni croccante una sorpresa!»
Theresa trattenne a stento una risata.
«Ci stai dicendo che hai inventato il primo dolce che fa da parrucchiere?», chiese ironicamente.
«Esattamente!», rispose lui, con aria fiera. «Immagina la gioia di tutti! Un modo per cambiare stile ogni giorno con un semplice morso! Ho appena finito di perfezionare la ricetta, e ora funziona quasi al cento percento.»
Theresa si mise una mano sulla fronte. «Quasi? Non dirmi che hai ancora cavie coperte di pelo fino ai piedi...»
«Be', ehm, sì», mormorò Wonka, abbassando lo sguardo.
«Ma non importa! Sono sicuro che in un giorno o due... al massimo tre, risolverò tutto.»
A quel punto, Theresa scoppiò a ridere e si avvicinò a Charlie, che non era riuscito a trattenere le lacrime dalle risate.
«Forza, ragazzo, andiamo a prepararci questa panna montata. Magari con una bella musica ad alto volume riusciamo a staccarci un po' dalla bizzarra realtà del nostro caro cioccolatiere.»
*
Charlie scoprì presto che Theresa non era affatto così diversa da Willy Wonka, anche se lo nascondeva meglio dietro un'aria di dolce serietà. Con Wonka, non l'aveva mai vista giocare a fare la giocoliera con i Confetti senza Confini, facendoli saltare e roteare in aria mentre gli Umpa-Lumpa si univano a lei in un coro entusiasta di "Ooooh!" e "Aaaah!".
Charlie la osservava sbalordito e divertito, domandandosi come facesse a lanciare tutte quelle piccole sfere luccicanti senza farle cadere.
Theresa, con un sorriso sbarazzino, gli rivolse un'occhiata complice.
«Charlie, ricorda: quando i gatti non ci sono, i topi ballano!», esclamò, tirandolo per mano dentro al caos e passandogli un Confetto senza Confini per farglielo lanciare.
Charlie si ritrovò ben presto a destreggiarsi in mezzo a quella giocoleria strampalata, a metà tra lo stupito e il divertito. In fondo, pensò, questa non era che un'altra giornata normale nella vita con Willy Wonka... e con Theresa, che ormai sembrava a suo agio quanto lui con la magia e la follia della fabbrica.
Nel frattempo, il cioccolatiere si era travestito con un completo stravagante ma alquanto anonimo: un cappotto grigio e un vecchio cappello a falda larga, con degli occhialoni scuri. Non avrebbe mai voluto essere riconosciuto per strada, non con quella "missione segreta" che lo attendeva.
Arrivato con il suo ascensore di vetro nel cuore della città, decise di parcheggiarlo discretamente sul prato ghiacciato di un edificio vicino e di proseguire a piedi verso la profumeria più famosa della zona, il cui nome -Bellezza Incantata- era scritto in eleganti caratteri dorati.
Appena entrato, Wonka si fermò per un attimo, guardandosi intorno con occhi curiosi e un leggero senso di smarrimento, specialmente perché non era solito uscire dalla sua comfort zone.
Gli scaffali erano pieni di boccette scintillanti, ognuna con un'etichetta graziosa e colori che spaziavano dal pastello all'oro brillante. Le pareti erano di un rosa acceso e riflettevano la luce delle bottigliette come fossero caramelle preziose. Ma Wonka non sapeva bene cosa cercare -e per lui, l'intero negozio era un mistero odoroso e luccicante, totalmente fuori dal suo mondo di cacao e zucchero.
Tentò di avvicinarsi alla cassa con fare disinvolto, ma finì per fare un leggero inchino davanti alla commessa, una giovane dai capelli ricci e gli occhi attenti.
«Buongiorno, stella del cielo», le disse, in tono esageratamente teatrale.
La ragazza lo guardò, trattenendo a stento una risatina confusa.
Fu allora che Wonka ricordò di aver preparato, in previsione di ogni possibile gaffe, un piccolo ma ingegnoso aiuto: infilò una mano nella tasca interna del cappotto e tirò fuori una serie di foglietti bianchi, ognuno con una frase scritta per guidarlo in conversazioni ordinarie. Li guardò, sistemò gli occhiali e lesse uno dei biglietti con un tono solenne.
«Salve, sarei interessato a un profumo speciale per una persona... altrettanto speciale», disse, quasi scandendo le parole. E poi, improvvisò con un sorriso: «Sì, proprio così! Cercavo un profumo che sappia di immaginazione. E magari un pizzico di cannella.»
La commessa rise, genuinamente divertita, e si accostò allo scaffale dietro di sé. «Be', immaginazione e cannella... vediamo cosa posso trovare. Se ha un attimo di pazienza...?»
Wonka annuì vigorosamente, sempre con quell'aria soddisfatta di chi ha appena svolto un compito di grande importanza. Poi si mise ad aspettare, con le mani incrociate dietro la schiena e un sorriso largo sul viso, osservando la commessa con interesse mentre lei sceglieva tra i flaconi, ignaro del fatto che aveva lasciato alle sue spalle una traccia evidente della sua eccentricità.
La commessa sorrise e mostrò a Wonka un elegante cofanetto color confetto. «Le posso consigliare un prototipo nuovo? È arrivato questa mattina.»
Aprì con delicatezza la scatola, rivelando una boccetta straordinaria: un cuore di cristallo dalla trasparenza perfetta, che racchiudeva un liquido color arancio tenue. Il tappo era ornato da uno spolverino di piume dorate, delicatamente vaporose, che sembravano fluttuare con ogni minimo movimento.
Wonka rimase incantato, senza parole per qualche istante, cosa rara per lui. Avvicinò il naso alla boccetta e spruzzò un leggero soffio di Essenza Magica sul dorso della mano. La fragranza che ne scaturì era avvolgente, una combinazione irresistibile di note fruttate, vaniglia e cannella, con un tocco dolce che ricordava i prati fioriti della fabbrica. E poi, il tocco finale: ogni spruzzo lasciava una lieve scia di brillantini dorati che illuminava la pelle.
«Perfetto», mormorò Wonka, «un profumo da favola.»
Sapeva che Theresa ne sarebbe stata entusiasta, specialmente per lo spolverino sul tappo, qualcosa che lei avrebbe trovato assolutamente irresistibile.
Deciso, acquistò il profumo e, con il cofanetto ben stretto tra le mani, si incamminò velocemente verso il suo ascensore di vetro. Salì a bordo e questa volta, con estrema attenzione, si assicurò di non sbattere contro le pareti, decollando verso la fabbrica con lo stesso entusiasmo di un bambino che stringe tra le mani un tesoro appena scoperto.
*
La sera stava calando lentamente sulla fabbrica di cioccolato. Le ombre si allungavano sui corridoi e Theresa, che non aveva visto il cioccolatiere per tutto il giorno, si chiedeva dove fosse finito. Dopo averlo cercato senza successo in giro, si decise a fare quello che spesso la tranquillizzava: andò nella sua stanza preferita, quella del cioccolato. Qui, tra colline zuccherine e l'erba soffice, si sentiva al sicuro, avvolta da quel mondo dolce che ormai conosceva come le sue tasche.
Si sedette per qualche minuto sull'erba, godendosi il profumo del cioccolato che aleggiava nell'aria, finché, senza accorgersene, finì sdraiata a terra, cullata dai suoni della fabbrica. Persa nei suoi pensieri, riviveva alcuni dei momenti più divertenti trascorsi con Wonka, le sue stranezze e i suoi misteri.
Stava per scivolare in un leggero sonno, quando un foglietto di carta le cadde delicatamente sugli occhi, come una piuma. Si tirò su di scatto, guardandosi intorno con sorpresa. Non c'era nessuno, ma la firma era chiara: era proprio da Willy Wonka comparire senza farsi vedere.
Aprì il foglietto e scorse la grafia riconoscibile e un po' disordinata del cioccolatiere.
Lesse Theresa, con un piccolo sorriso. Quel tono da indovinello le fece capire che Wonka doveva aver orchestrato un'altra delle sue sorprese.
Si alzò e, con un misto di curiosità e apprensione, percorse il ponte sospeso sopra il fiume di cioccolato. Il liquido marrone gorgogliante scorreva sotto di lei, accompagnato dal suono della cascata che rimbombava dolcemente, quasi cullante. Giunta alla fine, si guardò intorno e notò, poco più in là, un pupazzo che le era incredibilmente familiare: era il suo adorato Doraemon, seduto tranquillo sull'erba, come se l'aspettasse da tempo.
Theresa prese in mano il pupazzo e trovò un altro foglietto incastrato sotto il braccio imbottito. Questa volta il messaggio diceva semplicemente:
Il cuore di Theresa fece un balzo. Willy Wonka era l'unico capace di ideare una cosa del genere.
Con un sorriso divertito e un sospiro compiaciuto, sussurrò tra sé e sé: «Wonka, tu mi farai perdere la testa.»
Theresa lasciò Doraemon accanto all'albero di mele caramellate, al sicuro sotto le fronde zuccherine, e si precipitò fuori dalla stanza, pronta a seguire l'indizio. O perlomeno ci provò: non appena fece per uscire, una massa di tulle azzurro e sottovesti vaporose le piombò davanti, ostruendole la strada. Era l'abito di Cenerentola, sparso per metà sul pavimento come un manto di nuvole azzurre.
Theresa lo raccolse con uno sbuffo, immaginando già l'ennesimo piccolo scherzo del cioccolatiere. Non fece in tempo a scuotere la testa che notò un altro foglietto incastrato tra gli strati di stoffa, con la stessa scrittura disordinata e giocosa.
Lesse, ridacchiando suo malgrado.
Raggiunse il bagno più vicino, scivolando dentro con un misto di fretta e curiosità. Si infilò l'abito con attenzione, regolando le balze, i pizzi e le farfalle scintillanti con dita esperte. Alla fine, quando si osservò allo specchio, restò stupita: le gonne le cadevano in morbide pieghe, la seta azzurra brillava sotto la luce, e una coroncina d'argento adornava i suoi capelli. Era davvero come una principessa, e se lo diceva da sola, un po' incredula.
Ma ecco che, mentre regolava l'abito, notò un piccolo fastidio sulla spallina sinistra: pizzicava leggermente. Lo sfiorò con le dita e si accorse di un altro foglietto arrotolato, incastrato proprio lì. Lo srotolò con delicatezza e lesse:
Theresa sospirò, e con un sorriso ironico mormorò: «Giuro che prima o poi io ti ucciderò, Willy Wonka.»
Si avviò per il corridoio, camminando piano per non inciampare nelle gonne e tenendo un occhio attento su ogni angolo, aspettandosi qualche altra sorpresa. Fu allora che vide, attaccato al muro, un altro fogliettoPerò Wonka non aveva tenuto conto della sua altezza: il pezzetto di carta era decisamente fuori portata.
Theresa ridacchiò tra sé, scuotendo la testa.
«Ah, Wonka...», mormorò.
Poi si guardò intorno per assicurarsi di essere sola, fece un respiro profondo e saltò un paio di volte, cercando di afferrare il biglietto con la punta delle dita. Al terzo tentativo riuscì a strapparlo dal muro, aprì il foglietto e lesse un singolo, semplice messaggio:
Theresa guardò il foglietto con aria interrogativa, senza capire del tutto cosa significass. Si guardò intorno, perplessa, come se da un momento all'altro il prossimo indizio dovesse apparire davanti a lei. Poi, all'improvviso, le luci lungo il corridoio si abbassarono, immergendola in un'atmosfera da fiaba, e una melodia dolce e familiare iniziò a risuonare nelle pareti della fabbrica: il Valzer di Cenerentola.
Era come se la fabbrica stessa stesse prendendo parte a quel gioco segreto, seguendo le sue note e conducendola verso qualcosa di incantato.
In fondo al corridoio, una luce bianca e soffusa illuminava una porta socchiusa. Theresa si avvicinò di corsa, il cuore che batteva all'impazzata, e spinse la porta con un gesto deciso. Entrò e si trovò circondata da uno spettacolo che sembrava uscito direttamente dai suoi sogni.
La stanza era stata allestita come un grande atrio da ballo reale, con candelabri scintillanti e tende di velluto blu che incorniciavano ampie finestre immaginarie, come quelle dei castelli. Una luce soffusa illuminava l'intera sala, riflettendosi sul pavimento lucido e sui dettagli dorati che adornavano lo spazio. Al centro, un grande tavolo, elegantemente apparecchiato, era decorato con fiori di zucchero e una pioggia di petali di cioccolato.
Fu in quel momento che Willy Wonka emerse dalle ombre, avanzando con passo leggero e quasi solenne. Theresa si fermò, sorpresa e ammaliata, notando ogni dettaglio della sua trasformazione. Aveva i capelli pettinati all'indietro, più lunghi e naturali, e indossava un completo elegante nei toni del bianco e dell'azzurro che lo rendeva quasi irriconoscibile, come un vero principe. Tra le mani, stringeva un paio di scarpette di cristallo.
Theresa sorrise, incapace di trattenere la meraviglia. «Ma cosa stai combinando?»
Lui ricambiò il sorriso, con la tipica eccentricità che lo caratterizzava. «Follie, naturalmente.»
La prese per mano e la condusse a uno dei due troni rossi ai lati del tavolo. Con un tocco delicato, sollevò il bordo dell'abito di Theresa e le fece scivolare dolcemente le scarpette di cristallo ai piedi.
Theresa trattenne il respiro, osservando ogni gesto con il cuore che batteva all'impazzata. Non riusciva a smettere di sorridere né di guardarlo, riconoscendo in quegli occhi la stessa dolcezza e tenerezza di sempre, quell'uomo impacciato e unico che l'aveva accolta nel suo mondo.
Con un gesto spontaneo, il cioccolatiere la prese per mano e la condusse al centro della sala, dove si abbandonarono a un valzer improvvisato, buffo e traballante. Si urtarono, si pestarono i piedi più volte e risero fino alle lacrime, lasciando che il tempo e il resto del mondo svanissero, per quella notte speciale.
Quando la musica sfumò e il valzer terminò, Willy Wonka e Theresa si fermarono, l'uno accanto all'altra, il respiro ancora affannato. Si scambiarono uno sguardo pieno di tenerezza, e senza pensarci troppo, lui le accarezzò il viso.
Theresa chiuse gli occhi, sentendo il tocco delle sue dita che la sfioravano dolcemente, e quando li riaprì erano più vicini che mai. In quel momento, Wonka si chinò verso di lei, sussurrando con voce profonda e un po' tremante: «Ti faccio innamorare di me ancora una volta.»
Il cuore di Theresa mancò un battito, tanto che, per un attimo, si ritrovò incapace di proseguire l'abbraccio. Sorrise con dolcezza e si allontanò solo per riprendersi e respirare un po'. Wonka la guardò, impassibile e rispettoso, poi si inchinò con un sorriso, e con un cenno del braccio la invitò a tavola.
Solo allora Theresa notò una piccola scatolina bianca, chiusa da un nastro blu, adagiata sul suo piatto vuoto. La guardò incuriosita e poi alzò gli occhi verso il cioccolatiere, che le restituì uno sguardo complice. Aprì il pacchetto con le dita tremanti e quasi impazzì dalla gioia quando vide il flacone elegante, decorato con lo spolverino dorato.
«Tu sì che mi conosci!», esclamò Theresa, e subito spruzzò il profumo nell'aria, chiudendo gli occhi per assaporare la dolce fragranza che la avvolse.
Non riuscì a trattenersi: corse ad abbracciarlo, stringendolo con affetto. Wonka rise, visibilmente felice, e poi prese due calici che aveva preparato per l'occasione, riempiendoli di denso cioccolato fuso al posto dello champagne.
«Brindiamo a un futuro insieme?», le propose, guardandola con un sorriso caldo e sincero.
Theresa alzò il calice, ricambiando il suo sguardo.
«Brindiamo a un futuro insieme», rispose, lasciando che quel brindisi suggellasse la magia di quella serata, unica e indimenticabile.
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