Capitolo ventitre
Mi porto le mani fra i capelli, emettendo un verso strozzato quando mi butto sul letto.
Rimbalzo leggermente, e le molle del materasso cigolano.
Qualcuno ridacchia. "Già ti arrendi?" La voce roca di Jeremy mi porta ad alzare la testa.
"Tua sorella è impossibile" Esordisco, facendolo ridere. "Quasi peggio della mia."
Jeremy ride ancora più forte. "Era un cosa brutta da dire."
"È solo la verità." Ribatto all'istante.
Lui annuisce comprensivo, poi si avvicina a me e si siede sul mio letto. "Ti vedo diversa."
Ridacchio. "Non mi vedi da anni. E poi sono sempre io." Faccio un mezzo sorriso, mentre Jeremy mi guarda con tanto d'occhi.
"Sei cresciuta" mi fa notare, dandomi una leggera pacca sulla schiena. "E se non fossi mia cugina co proverei sicuramente con te."
Scoppio in una fortissima risata, e proprio quando stavo per calmarmi Jeremy fa una faccia buffa, facendomi ridere ancora più forte.
"Okay, parlando di cose serie" Si sdraia al mio fianco, prendendo il cuscino e mettendoselo sotto il petto. "Mi hai chiamato dicendo che devo aiutarti. In cosa, di preciso?"
Sospiro, passandomi una mano fra i capelli. "Mi arrivano..."
La nostra conversazione viene interrotta bruscamente dalla mamma che entra nella mia camera, senza nemmeno bussare.
Odio profondo.
"Il pranzo è pronto, venite giù." Dice, pulendosi le mani su uno strofinaccio.
Alzo lo sguardo verso di lei, poi Jeremy mi fa un cenno e ci alziamo entrambi del letto.
"Ne riparliamo dopo." Sorride, mentre io mi chiudo la porta alle spalle.
*
Il pranzo è trascorso decentemente.
La mamma non ha accennato al college, dove non andrò, e nessuno mi ha fatto domande fuori luogo.
Mi sono rilassata, e ho riso e scherzato con Jeremy per tutto il tempo.
Adesso sono già le dieci di sera, e i miei zii stanno raccogliendo le loro cose per andarsene.
Leslie mi ha chiesto se posso accompagnarla da Kate, dato che vuole chiarire una volta per tutte le cose con lei, e io le ho detto di sì.
Posso sempre approfittarne per fare due chiacchiere con Cameron.
Da quando è andato via stamattina non l'ho più sentito, e ammetto che mi manca parecchio.
"Tesoro mi raccomando" La zia mi afferra le spalle, prima di darmi un bacio dolce sulla fronte. "Fai ciò che devi, ma non puntare tutto sullo studio! Nella vita ci sono altre cose."
Rido divertita. "È incredibile che tu e mia mamma siate sorelle"
Lei ridacchia, e io alzo gli occhi al cielo. "È impossibile."
"Lo so."
"Non ce la faccio più."
"Vai via per un paio di giorni, no? Approfitta di queste vacanze." Mi suggerisce, mentre entrambe ci dirigiamo verso la porta, dove tutti si stanno salutando.
"La mamma non lo permetterà." Preciso, scuotendo la testa.
"E chi dice che tua madre debba venirlo a sapere? Hai la scusa che noi abitiamo lontani." Mi fa l'occhiolino, poi saluta la nonna, Leslie, la mamma e papà.
Io rimango a bocca aperta, distante da dove stanno avvenendo i saluti.
Non ci credo. Mia zia sarebbe disposta a coprirmi?
"Cosa ti ha detto di così scioccante?" Jeremy, al mio fianco, ride di gusto.
"Se domani ti chiamo mi rispondi? Ti spiego tutto per bene."
Lui annuisce, poi mi stringe in un veloce abbraccio. "Aspetto la tua telefonata."
"Mi mancherai." Dico malinconica, appena sciogliamo la stretta.
"Non far passare altri due anni, tesorino." Mi prende in giro, e io gli tiro un pugno sul braccio.
"Tu mi devi scrivere!" Esclamo, prima di aprire la porta di casa.
I miei parenti escono, e io do un bacio a Wendy sulla testolina nera. "Fai la brava."
Lei annuisce sorridente, stringendosi al petto la bambola nuova.
Wendy è la mia cuginetta di sette anni, un vero tesoro. Quando però inizia ad urlare, mi viene voglia di sbatterle la testa contro il muro.
"Audrey fammi sapere, mi raccomando." La zia mi sorride calorosamente, e io annuisco ricambiando il sorriso.
"Sapere per cosa?" Chiede la mamma, ma non ottiene risposta.
Appena esco sul vialetto, mi congelo su due piedi.
"Ciao" cinguetta, arricciando il naso all'insù. "Hai due minuti?"
Ogni muscolo del mio corpo si irrigidisce, mentre gli zii e tutti gli altri rimangono fermi a fissare la scena.
"Non abbiamo niente da dirci, Katleen." Esordisco, sospirando l'attimo dopo.
Perché è qui?
"È importante."
Se non se ne va la picchio.
"Vai..."
"È importante." Ripete, con voce ferma.
Esito sul da farsi.
Perché non mi lascia semplicemente in pace? Insomma, è così difficile capire che non voglio avere niente a che fare con lei?
"Ti ripeto che non abbiamo niente da dirci" La supero, mentre Leslie mi segue. "E ora, se vuoi scusarmi." Le do una spallata.
"Audrey, sarebbe un errore non ascoltarmi." Lancia un'occhiata a mia madre, che subito diventa paonazza.
"L'unico errore sarebbe stare a sentire ciò che hai da dirmi. E adesso vattene." Le ordino con tono aggressivo.
Se questa smorfiosetta non se ne va via all'istante, inizio ad urlare.
"D'accordo" Scrolla le spalle, rivolgendomi un sorriso amaro. "Tanto alla fine verrai da me, quando la verità verrà a galla."
Il cuore si agita nel mio petto, mentre Katleen si allontana velocemente da casa mia.
Katleen's pov
Afferro il cellulare dala borsa di cuoio nera, e compongo velocemente il numero di Matt.
"Hai fatto?"
"La stupida non vuole ascoltarmi. Dovrà presto ricredersi."
Mi allontano velocemente da casa Benson, la casa dove ho trascorso gran parte della mia infanzia.
È incredibile come le cose cambino da un giorno all'altro.
Un momento siamo il punto fermo di qualcuno, e quello dopo diventiamo inutili, proprio come se non servissimo a niente.
Audrey crede che le sia tutto dovuto? Si sbaglia parecchio.
"Hai preso i documenti?" Chiedo, mentre attraverso la strada.
"Passo ora."
"Perfetto, ci vediamo domani mattina davanti al Roxy's. Ci resta poco tempo."
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