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Capitolo ventiquattro

Non sono morta.

Tornare a scuola dopo le vacanze natalizie è un vero trauma.
Passi dal svegliarti tardi a fare le corse all'ultimo minuto per non perdere il tram.
Prima mangi come se non ci fosse un domani, poi dieta ferrea, e ti auto rimproveri se pensi ad un semplice biscotto.
Durante le vacanze ozi tutto il giorno: guardi la televisione, leggi un libro, e non ti preoccupi del mondo che c'è fuori dalle quattro mura della tua stanza.
Poi torni a scuola e la tua serenità va' a farsi benedire, perché la tua simpaticissima, favolosa insegnante di matematica ti fa una verifica a sorpresa alla prima ora del primo giorno.

"Che tu sia maledetta." Bofonchio irritata contro la mia insegnante, senza farmi sentire, mentre esco velocemente dalla classe di matematica.
Odio la geometria.
Odio la mia professoressa.
Odio che ci abbia fatto una verifica il primo giorno.
Odio. Odio. Odio.

Valerie mi raggiunge in fretta, spostandosi su una spalla ossuta i capelli castani.
Le sono cresciuti molto durante le vacanze, e per quanto le stiano bene lei si ostina a ripetere di doverli tagliare.
Che non le piacciano i suoi capelli non è una novità, ma ho notato che quest'anno Valerie è molto più insicura del solito.

L'ultimo anno di superiori non è di certo una passeggiata, né il periodo più bello nella vita di un adolescente, ma per noi ragazze è ancora tutto più complicato.
Tralasciando il fatto che siamo insicure di natura, si aggiungono poi tutti i milioni di complessi mentali che ci facciamo su scuola, voti, cibo, ragazzi, amiche, vestiti, abitudini...non ci sentiamo mai all'altezza di niente, e che io sia maledetta se non è così.

Ma se io sono insicura, Valerie lo è il doppio di me.

"Audrey, aspettami dai!" Esclama affaticata, mentre io raggiungo il mio armadietto, sorpassando con qualche spallata gli studenti nel corridoio.
Sta per iniziare la seconda ora, e gli studenti si affrettano a recuperare i libri necessari per la lezione successiva, e soprattutto per scambiare due chiacchiere, in modo da distrarsi sulle lezioni almeno per cinque minuti.

"Mia madre mi soffoca." Esordisco, inserendo la combinazione per aprire il mio armadietto.
Mi ero ripromessa di cambiarla, soprattutto perché l'avevo rivelata a Katleen quando ancora eravamo amiche. Cioè prima che si comportasse da vera stronza traditrice.
Scuoto leggermente la testa, sia per non pensare ai risultati della verifica appena svolta -che saranno sicuramente pessimi- sia per smetterla di collegare tutto ciò che mi succede a Katleen, o a Matt.

Sono un po' in pensiero per l'improvvisa apparizione di Katleen fuori da casa mia, la sera di Natale.
La sua visita -per nulla gradita- mi ha lasciata senza parole, e per giorni mi sono tormentata chiedendomi per quale assurdo motivo si sia presentata da me.

Aveva veramente l'aria di dovermi dire qualcosa di veramente importante, ma c'è qualcosa che non mi convince.
Ammetto che tutta questa situazione mi spaventi, e non riesco a scrollarmi di dosso la sensazione che stia per accadere qualcosa di terribile.

Valerie mi sorride comprensiva, prima di mettermi un braccio sulle spalle e attirarmi verso di sé.
"Tesoro, non potrà mai essere andata così male!" Prova a rassicurarmi, ma senza riuscirci.
"Sono un disastro in matematica."
Valerie alza gli occhi al cielo. "Dici sempre così, e poi prendi dieci."
"Val, ti dico che è andata veramente di merda! E poi quale razza di professore sano di mente fa una maledetta verifica il primo giorno? E' da pazzi! Quella è pazza!" Esclamo, forse con un po' troppa enfasi, e gesticolando in modo teatrale.

Sono leggermente su di giri, lo ammetto. E la verifica di matematica non c'entra.
Sono in ansia per Cameron, perché è da un po' di giorni che non ci vediamo, e mi ha scritto questa mattina dicendo di dovermi parlare.
Dobbiamo parlare.
Il suo messaggio diceva solo questo.

Con le gambe che mi tremano al pensiero che sia successo qualcosa, o che Cameron ce l'abbia con me per qualche strana, assurda ragione, osservo attentamente la mia migliore amica, che cerca in tutti i modi di soffocare una risata, ma senza ottenere grandi risultati.
La vedo diventare leggermente rossa per lo sforzo, e alzo gli occhi.
" 'Fanculo, Val." Le do uno schiaffetto leggero sul braccio, e a quel punto lei scoppia a ridere fragorosamente.

Vorrei avercela con lei, ma la sua risata è così contagiosa che mi dimentico persino per quale motivo mi sia innervosita, e inizio a ridere con lei.
"Sei proprio una scema, lo sai?" Le dico, col sorriso sulle labbra. " Io stavo facendo un discorso serio."
Lei annuisce, con una lieve aria ironica. "Ma certo. Discorso serio."
Ricomincia a ridere, e io resto a bocca aperta.
"Valerie!" La rimprovero, chiudendo il mio armadietto.

Lei continua a sorridere divertita, mentre io scuoto la testa, cercando di reprimere il sorriso che a poco a poco mi si stampa sulla faccia.
"Scusa, ma è difficile rimanere seri quando parli in quel modo."
Scrollo le spalle. "Non so da chi ho preso. Dici che parlo troppo?" Le chiedo, con voce preoccupata.
Lei alza gli occhi al cielo, e mi tira uno schiaffetto sul braccio, proprio come avevo fatto io poco prima.
"Ma la smetti mai di preoccuparti di come appari agli occhi degli altri?"
Inarco un sopracciglio. "Proprio tu mi fai la predica, bambolina?"
Lei ridacchia. "Eddai, Audrey, sai che odio quando mi chiama così!"

Scuoto la testa, mentre ricominciamo a camminare nel corridoio, che adesso è meno trafficante di studenti agitati.
"Sai che amo fare o dire ciò che odi." Mi stringo nelle spalle.
Lei sbuffa. "Vaffanculo."
"Non puoi mandarmi affanculo solo perché non ti piace il tuo soprannome, tesoro."
Valerie mi punta addosso il suo sguardo peggiore. "Jack non capisce che non mi piace, perché è un ragazzo e non ci si può aspettare niente di più, ma tu sei la mia migliore amica. E adesso smettila di irritarmi e fila in classe."

Rido divertita, e lei mi spinge dentro l'aula di spagnolo.
Sorrido cordiale alla professoressa, che oggi -stranamente- indossa degli abiti quasi normali.
La Port ha dei gusti molto particolari: indossa sempre colori accesi, gonne lunghe, maglie con fantasie strane, e si raccoglie i capelli biondi in una crocchia alta e disordinata, che le da' un'aria più giovanile.

Mi siedo al primo banco libero che trovo, accanto ad un ragazzo con i capelli tinti di blu elettrico da una parte.
Leggermente scettica per la sua scelta, gli faccio un sorriso e inizio a prendere appunti.

Tre ore dopo sono seduta ad un tavolo in giardino, mentre mangio la mia insalata di pollo.
Bevo un sorso di acqua, mentre Nash e Carter continuano a discutere di quando sia stupido un loro compagno di squadra.
Giocano a calcio da quando eravamo in prima superiore, e sono bravissimi entrambi. A quanto pare però questo Jonathan non è molto sveglio.

Rimango assorta nei miei pensieri per dieci buoni minuti, finché una mano non mi tocca il braccio.
Mi volto a destra, e sprofondo nei brillanti occhi azzurri di Nash.
"Sei silenziosa." Continua a guardarmi negli occhi, mettendomi leggermente in soggezione.
"Non è niente." Mento, distogliendo lo sguardo.
Lui mi afferra il mento, e mi avvicina a sé.
Le chiacchiere intorno a noi cessano.

"Sicura? Sai che puoi dirmelo." Mi fissa intensamente con quei suoi occhi limpidi, e sento qualcosa di caldo invadermi il petto.
Nash è così dolce.
E' un ottimo amico, sempre presente e disponibile. Riesce ogni volta a farmi ridere, e non perde occasione per ricordarmi quanto sia importante per lui.

Vengo invasa dall'improvvisa voglia di stringerlo in un abbraccio.
Mi sporgo verso di lui allungando quel poco che riesco le braccia, quando un colpo di tosse mi riporta alla realtà.
Mi schiarisco la voce, e mi volto verso il ragazzo in piedi di fronte a noi.

"Ciao." Sorrido, leggermente imbarazzata.
Perchè mi sento così? Non stavo facendo niente di male, dopotutto.
Insomma, Nash è soltanto un amico. Si preoccupa per me, semplicemente.

Cameron fissa in cagnesco il ragazzo seduto accanto a me, poi la sua attenzione si sposta su di me, e i suoi lineamenti si addolciscono all'istante.
"Vieni, Audrey" Fa una cenno con la testa dietro di sé, indicando l'edificio della scuola. "Dobbiamo parlare."
La sua voce è fredda e distate, e rabbrividisco.

Saluto i miei amici con un sorriso, e do un pizzicotto a Nash quando mi da un buffetto sulla guancia mentre mi alzo.
"Ci vediamo dopo, tesoro." Cinguetta Valerie, ricambiando il mio sorriso.
"Ciao bambolina." Un angolo della mia bocca si alza quando lei mi guarda male, e io le faccio l'occhiolino.

Seguo Cameron, rimanendo dietro di lui.
Cammina velocemente, con passi lunghi e scocciati.
Ha le spalle innaturalmente dritte, e vedo i muscoli della sua schiena contrarsi sotto la maglietta grigia che indossa, ad ogni passo che fa.

Non riesco a togliermi di dosso la terribile sensazione che stia per succedere qualcosa. Qualcosa di brutto, che romperà l'equilibrio che mi sono creata intorno.
E di certo il silenzio di Cameron non mi aiuta.

"Cam puoi..." Provo a prendergli il braccio, ma lui si ritrae.
"Sta' zitta." Esclama arrabbiato.
Trasalisco, mentre lo guardo con occhi sgranati.
Quando non mi muovo, Cameron mi afferra il polso, e mi trascina nel retro della scuola.

Mi spinge contro il cemento dell'edificio scolastico, e mette le mani ai lati della mia testa.
Fa una profondo respiro, chiudendo gli occhi, poi quando li riapre vedo un lampo di preoccupazione attraversargli gli occhi.

Gli metto una mano sul petto, mentre sento le ginocchia cedermi.
Lui guarda la mia mano, poi torna a guardarmi negli occhi e contrae la mascella.
"Adesso tu mi dici chi cazzo ti manda quei messaggi. E perché non mi hai detto un cazzo."
Ha la voce tesa, e mi si avvicina il più possibile.
Sto ancora tremando.
Cameron sa dei messaggi, e non posso più negare o fare finta che non me li abbiano mai mandati.

Spazio Autrice

Ebbene sì, per vostra infinita fortuna sono ancora nel mondo dei vivi.
Non mi faccio sentire da un bel pezzo, ma dovevo ragionare su tantissime cose, soprattutto su che svolta dare a questa storia.
Ho avuto un blocco terribile, e quando oggi mi sono messa davanti al computer mi sono obbligata di finire il capitolo.
Spero vivamente che vi piaccia, e che continuerete a seguire la storia con lo stesso entusiasmo di prima.
Aggiornerò la prossima settimana, un bacio grande.

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