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Capitolo ventinove

L'urlo acuto della protagonista del film mi fa sobbalzare.
Mi copro gli occhi con le mani, e provo in tutti i modi ad ignorare la risata di Nash, seduto al mio fianco.
Gli tiro un pugno leggero sul petto, che aumenta ancora di più il suo divertimento.
"Falla finita, Nash." Lo rimprovero, mentre una serie di lamentele si dissolvono nella sala del cinema, a causa della risata rumorosa -ma contagiosa e bellissima- di Nash.

"Scusa, tesoro, ma dovresti proprio vedere come saltelli in aria ogni volta che una scena ti spaventa. Una scena epica!" Sussurra nel mio orecchio, e il suo respiro mi scivola sulla pelle, senza però causarmi gli stessi brividi che provavo con Cameron.

Gli colpisco di nuovo il petto, attenta a non metterci troppa forza.
Vorrei, anche solo per stasera, essere una ragazza normale. Vorrei sentirmi libera di fare ciò che più mi va, lasciarmi andare con Nash. E invece mi sento legata indissolubilmente a Cameron. Il mio amore per lui non si è ancora consumato. La fiamma brucia ardente dentro di me, non si esaurisce. Non basta il gelo che sento dentro a spegnerla.

"Odio i film horror." Sbuffo, muovendomi sulla poltroncina di velluto rossa.
Nash accenna un sorriso. "Me ne sono accorto, sì."
Mi lascio sfuggire un sorriso. Nonostante questa situazione sia molto delicata e critica, Nash riesce comunque a farmi sorridere. Non so come faccia, so solo che con lui non mi sento mai del tutto triste. E, normalmente, la tristezza infinita che mi porto dentro da quel pomeriggio non mi abbandona mai.

Il film procede per circa una mezz'ora, disgustoso e terrorizzante, e proprio quando sono decisa ad alzarmi e uscire dalla sala -giusto per prendere un po' di aria-, sento un tocco leggero posarsi sul mio polso.
Abbasso lo sguardo verso sinistra, dove la sua mano percorre leggera e lenta la sua traiettoria.
La mano di Cameron scivola sulla mia pelle, come se fosse una poesia. Come se il solo pensiero di avermi così vicino e non potermi anche solo sfiorare per qualche secondo, lo distruggesse.

Stringo le labbra per soffocare un sorriso.
Gli manco? Perché lui a me manca talmente tanto che il solo pensiero di lui mi fa male al cuore.
Silenziosamente, e con una lentezza struggente, la mano di Cameron raggiunge la mia.

Fa scontrare i nostri palmi, teneramente.
La mia mano trema, e sento un leggero strato di sudore sulla mia pelle.
Tante emozioni si mescolano dentro di me, mozzandomi il respiro.
Confusione. Ansia. Spavento. Felicità. Insicurezza.
Le sento tutte, e tutte quante amplificate.
Il sangue mi rimbomba nelle orecchie, e quando le nostre mani finalmente si incontrano, sento una scarica elettrica attraversarmi le vene, fino a raggiungere il mio cuore.
Il battito aumenta.
Perché è questo l'effetto che mi fa: mi fa venire le palpitazioni.
Mi ha causato contrazioni ventricolari premature, e vorrei dire di essermene pentita, ma non ci riesco. Non posso, non potrei mai. Lui è la cosa più vera che mi sia mai capitata.
Lui, e solo lui.
È per lui che il mio cuore batte.

Le nostre dita si incrociano, dolcemente, e io inizio a tremare.
Mi tremano le gambe, le mani.
Mi trema ogni parte del corpo.
Mi trema persino il cuore.
Mi lascio sfuggire un sospiro, mentre tutto intorno a me sembra scomparire.
Mi volto con lentezza verso Cameron, nervosa all'idea di essermi immaginata tutto, e la prima cosa che incrocio di lui sono i suoi occhi.
Subito le lacrime mi pizzicano gli occhi, e devo deglutire un paio di volte per scacciare il nodo in gola.

Cameron stringe la mia mano, e sento anche lui fremere.
Forse ha paura tanto quanto me.
Forse anche lui è spaventato all'idea di farsi del male. E di farne a me.
Sto per aprire bocca, sto per lasciarmi sfuggire quelle due paroline che mi tengo dentro da più di tre mesi, quando qualcosa interrompe l'atmosfera intorno a noi.

La bolla nella quale mi ero racchiusa insieme a Cameron, improvvisamente scoppia.
"Ma che diamine...?" La voce di Nash è un sussurro, ma so che se solo potesse, urlerebbe.
Chiudo gli occhi, cercando in ogni modo di trovare qualcosa da dire.
Ma non riesco a parlare.
Non riesco a dire nulla di intelligente, o di sensato. L'unica cosa che riesco a fare è alzarmi dalla poltroncina e correre dietro a Nash, quando imperterrito esce dalla sala.

"Nash, aspettami!" La mia voce si alza improvvisamente quando entrambi siamo fuori dalla sala del cinema.
Lui non si volta, anzi, tutt'altro: continua a camminare lontano, velocemente. Fugge dal problema. Si allontana da me, che non faccio altro che fargli del male.
"Ti prego, lasciami spiegare." Lo supplico, correndogli dietro.

Quando raggiunge l'uscita, si volta di scatto verso di me. "Non c'è nulla da spiegare." Esordisce, freddo come un blocco di ghiaccio.
Ferita dalla sua indifferenza, faccio un passo indietro.
Nash si accorge di avermi fatta rimanere male, e i suoi occhi si colorano di una sfumatura di azzurro più forte, intensa: si sente in colpa.

"Mi dispiace." Mormora, avanzando verso di me.
Scuoto la testa, sopraffatta da mille emozioni. "Non è colpa tua, Nash."
Lui mi ignora. "Per me è difficile, Audrey. Cameron ti ha messo gli occhi addosso da una vita, io solo da qualche mese. Non so quali assurde pretese credevo di poter avere." Si stringe nelle spalle, con un sorriso triste disegnato sulle labbra.

La realtà mi investisce come un camion in piena corsa.
Vengo travolta letteralmente dalle emozioni.
Nash ha una cotta per me, forse anche qualcosa in più. E io vorrei con tutto il mio maledetto cuore ricambiare a pieno i suoi sentimenti.
Lui mi piace, è così ovvio. Però non riesco a capacitarmi che qualcuno prenda il posto di Cameron. E le emozioni che ho provato prima, quando le nostre dita si sono incrociate, lo dimostrano.

"Oh, Nash. Io...io non ne avevo la minima idea." Sospiro, incontrando i suoi occhi.
Quella che si sente in colpa ora sono io: gli ho fatto del male, ed era l'ultima cosa che volevo.
"Non devi preoccuparti, Audrey. Mi passerà."
Non gli credo neanche un po'.
"Vorrei essermi innamorata di te. Renderebbe le cose più semplici. Però sai meglio di me che il mio cuore appartiene già a qualcun altro."

Nash sembra deluso, ma so che una parte di lui si aspettava queste mie parole.
Eppure, nell'istante stesso in cui pronuncio queste parole, qualcosa scatta dentro di me.
Gli vado incontro, e lo stringo in un abbraccio.
Non volevo fargli del male.
Io volevo solo che le cose si sistemassero.
Volevo tornare ad essere felice.

Nash mi ha regalato più volte, negli ultimi tre mesi, la possibilità di essere felice, di mettere al sicuro il mio cuore.
E gliene sono grata.
Se le cose fossero diverse, se quest'estate mi fossi innamorata di lui e non di Cameron, ora non ci troveremmo in questa situazione. Ma non ho scelto io di chi innamorarmi.
L'amore non si sceglie. Lui stesso me l'aveva detto. Solo che ora si comporta come se dipendesse da me, quando invece non è affatto così.

Sciolgo l'abbraccio con Nash, decisa a tornare immediatamente nella sala.
Preferisco il film, a questa situazione imbarazzante, in cui da un momento all'altro tutto potrebbe precipitare.

Mi giro verso il piccolo corridoio, da dove si entra nelle varie stanze, ma faccio un passo indietro appena mi ritrovo Matt davanti.
Da dietro di lui, spunta Katleen, con un sorrisetto malvagio sul volto.
Mi giro verso Nash, cercando il suo sguardo rassicurante. Ma tutto ciò che incontro sono due occhi gelidi, che evitano il mio sguardo.
"Le cose non dovevano andare così." Mormora.

Mi allontano da lui, andando a sbattere però contro il petto di Matt.
Lui mi afferra per la vita, stringendomi saldamente i fianchi, per evitare di farmi cadere.
"Non te l'aspettavi, eh?" Dice Katleen, spezzando il silenzio intorno a noi. "Chissà perché le persone che ti tradiscono sono sempre quelle che credevi più leali." Sogghigna, e poi scoppia a ridere quando nota la mia espressione confusa.

E poi accade: la realtà mi schiaccia crudele, e in un attimo tutto mi è chiaro.
Inebetita, l'unica cosa a cui riesco a pensare è a quanto io sia stupida.
Non c'è nessuno stalker che mi manda quei messaggi. Nessuna persona che non conosco, o che semplicemente si voglia vendicare per qualcosa.
Non è Katleen che mi manda quei messaggi, nè Matt o Jenny.
È Nash.

Spazio Autrice

Tutto questo non era previsto. Inizialmente doveva essere Matt a mandare quei messaggi a Audrey, ma era fin troppo scontato. Così ho deciso di cambiare un po' le cose.
PASSATE A LEGGERE "SOTTO LE STELLE", THANKS.

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