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Capitolo quattordici

Dondolo sul sellino nero dell'altalena cigolante.
Invece di irritarmi, questo rumore mi rilassa.

Il vento sta iniziando ad alzarsi, e io sento quasi freddo.

Non è esattamente la giornata ideale da passare fuori.

"È un'idea carina, ammettilo!" Esclama Cameron, facendo un bellissimo sorriso.

Gli sorrido anche io.
"Ho sentito di meglio." Faccio spallucce, fingendo che la sua idea non mi entusiasmi.

So quanto sia importante per Cameron la mia opinione, e so perfettamente che ci rimane male quando non condivido una sua idea, anche se non lo da a vedere.

"Oh, è l'idea migliore che tu abbia mai sentito, piccola." Si alza dal prato, e si avvicina a me.

Si appoggia sul palo di legno, e io gli faccio cenno di avvicinarsi.

Cameron mi ha appena chiesto de ho voglia di andare in vacanza con lui, durante le vacanze natalizie.

Giusto un paio di giorni, solo io e lui.

Non so dove voglia andare, però so che sono molto più che convinta di volere andare con lui. Ovunque. Va bene ovunque, basta che stiamo insieme.

"Cosa vuoi?" Domanda annoiato.

"Sei uno stronzo." Affermo incrociando le braccia al petto.

"Scusa" Mi viene incontro, dandomi un bacio fugace. "Ti amo."

Sorrido sulle sue labbra, e sento Cameron fare la stessa cosa.

"Devo riportarti a casa. " Mi porge una mano per farmi alzare dall'altalena, e io sbuffo.

"Non voglio tornare a casa, voglio stare con te." Ammetto mentre ci incamminiamo verso la via di casa mia.

Siamo usciti un paio d'ore fa, annoiandoci a morte sul divano di casa mia.

La mamma era leggermente contraria, inizialmente, ma Cameron è riuscito a convincerla con quel suo bel sorriso.

Stende sempre tutti.

Dio, è così bello. Da togliere il fiato.

Il mio telefono squilla, segno che è appena arrivato un messaggio, ma non ci do peso.
Voglio trascorrere ogni secondo insieme a Cameron, e godermelo a pieno.

In pochi minuti arriviamo davanti alla mia umile dimora.

"Quindi" Cameron affonda gli occhi scuri nei miei, provocando in me brividi. Amo i suoi occhi. "Verrai al ballo d'inverno con me?"

Questo fine settimana si terrà il ballo scolastico, e io sono molto più che emozionata.

Speravo tanto che Cameron me lo chiedesse.

Insomma, ogni ragazza desidera che il suo ragazzo la porti al ballo. Io e Cameron non stiamo esattamente insieme, però: è passata poco più di una settimana da quando ci siamo chiariti del tutto, ma comunque lui non mi ha chiesto di tornare a stare insieme o cose simili.

Usciamo, ci abbracciamo e ci teniamo per mano.

Non sono esattamente un'esperta in queste cose, ma non è come se stessimo insieme?

"Devo interpretare questo silenzio come una risposta negativa?" La preoccupazione nella sua voce mi fa sorridere, ma provo a trattenermi.

"No! Cioè, sì. Insomma, certo che voglio venire al ballo con te." Sorrido, e vedo gli occhi di Cameron illuminarsi.

"Perciò ti metterai un vestito e dei tacchi solo per me? Diamine, sono un ragazzo molto fortunato" Il suo sorriso si ingrandisce. "Te l'ho mai detto che hai degli occhi bellissimi?"

Scuoto la testa, sentendo le guance infiammarsi.

"Be' hai degli occhi stupendi. I più belli che abbia mai visto."
"Come sei poco origine." Alzo gli occhi al cielo, fingendo che quello che mi ha detto non mi abbia fatto venire il batticuore.

Mi tremano persino le ginocchia.

Su Audrey, di qualcosa di altrettanto carino.

"Tu..." Provo a parlare, ma vengo interrotta dalle sue labbra che si posano dolcemente sulle mie.

Le nostre labbra iniziano a muoversi in sincronia.
Cameron segue il contorno delle mie labbra, e lo sento sorridere.

"In caso non fosse chiaro" si allontana di poco dalla mia bocca, prima di sfiorarla di nuovo. "Ti amo. Lo sai, vero?"

Gli faccio un sorriso, poi avvolgo la sua vita con le mie braccia.

"Lo so" Gli do un piccolo bacio sulla guancia, prima di separarmi da lui. "Ora però devo andare. Mi aspetta un lungo e noiosissimo pomeriggio di studio."

Facendo una smorfia, apro il portone di casa.

"Ciao, Cam." Sorrido timidamente, prima di entrare in casa e chiudermi la porta alla spalle.

Non mentivo quando dicevo che ho una montagna di compiti da fare.

Povera me. Sparatemi ora.

*

Circa alle nove, dopo aver studiato storia, geografia, fatto i compiti scritti di biologia-in cui faccio schifo- e ripassato matematica per la verifica di domani, scendo di sotto per cenare.

"Ehilá!" Leslie mi fa un sorriso un po' forzato, e io, ricambiando, mi siedo accanto a lei.

So che non ha ancora chiarito le cose con Kate, e più tardi voglio parlarle.

Ci tengo che facciano pace.

"Audrey hai studiato?" La mamma si siede al solito posto, e mi fissa intensamente con i suoi luccicanti occhi blu.

Di certo non ho preso da lei i miei semplicissimi occhi marroni.

Annuisco, portandomi la forchetta con l'insalata alla bocca.

"I tuoi professori mi hanno detto che ti stai dando molto da fare, quest'anno" Fa un sorriso un po' meccanico. "Sono orgogliosa di te. Mi raccomando, non distrarti e continua così!"

Papà mi rivolge una piccola occhiata.
"Cara, sono certo che Audrey sappia cosa vuole e quali sono i suoi doveri. Non assillarla troppo."

Mimo un 'grazie' verso mio padre, e gli rivolgo un sorriso pieno di gratitudine.

"Cerco solo di farle capire quali sono le cose importanti della vita." Ribatte la mamma con tono acido.

"Mamma, non che non voglia sentire ciò che hai da dirmi, ma possiamo cambiare argomento?" Domando gentilmente, stringendo la forchetta nella mia mano.

Questo discorso mi da sui nervi, e non voglio rovinarmi la giornata così.

Oggi ho passato un bellissimo pomeriggio col ragazzo di cui sono innamorata, e non voglio che la mamma mi metta di cattivo umore.

"I tuoi amici non ci saranno sempre, Audrey. Cameron, per quanto caro possa essere quel ragazzo...non ti renderà mai felice quanto potrebbe farlo la tua carriera!" Ignora completamente la mia richiesta, e continua imperterrita a dirmi ciò che devo, e ciò che non devo fare.

La sua ultima frase mi fa scattare, e la mia gentilezza va a farsi benedire.

"Cameron mi rende felice, mamma." Digrigno i denti.

La mamma alza gli occhi al cielo. "Non sto dicendo questo, tesoro. Dico solo che..."

"Cameron mi rende felice" Ripeto. "In caso il concetto non fosse chiaro, te lo ridico. Non mi importa se la nostra storia, o qualunque cosa sia ciò che c'è fra noi, non durerà ancora per molto. Lui mi rende felice ora, mamma. E per quanto il mio futuro sia importante, non voglio preoccuparmene. È il presente che mi interessa."

"Scendi dalle nuvole, Audrey! Fra qualche mese andrai al college, e continuerai a studiare. Cameron vuole fare materie totalmente diverse dalle tue, e andrete in college diversi. E poi non si tratta solo di quello stupidotto! Devi pensare al tuo futuro. Al college, a continuare a studiare per altri cinque anni, a trovare un lavoro...non puoi mandare all'aria tutti i progetti che ho fatto per te!"

Sono giorni che discuto con mia madre.

Nonostante le abbia detto più di una volta nelle ultime settimane che non voglio continuare a studiare, lei non si da per vinto.

Insiste, continua a mettermi addosso pressioni e ciò che vuole che io faccia.

Ma sono scelte mie.

Lascio cadere il tovagliolo sul tavolo, insieme alla forchetta, e mi alzo dalla sedia.

Strusciando per terra produce un rumore fastidioso, ma sono troppo incazzata per farci caso.

"Sono stufa! Maledizione, mamma, ma tu la senti mai una voce che non è la tua?" Grido, totalmente fuori di me. Leslie e mio padre sgranano gli occhi, mentre vedo la mamma diventare paonazza per via della rabbia. "Questa è la mia vita, sono le mie scelte. Non me ne frega niente di quello che tu vuoi. Non andrò al college, e non resterò in questa città fino alla fine dei miei giorni. Non diventerò come te! Cameron mi rende felice, d'accordo? E non è uno stupidotto. Sono stufa di tutte le tue pretese. Adesso basta. Non resterò un solo minuto in più qui a lasciarti monopolizzare la mia vita."

Esco dalla cucina, lasciando tutti a bocca aperta, e mi precipito in camera mia.

"Audrey! Torna immediatamente giù!" Sento la mamma urlare lungo le scale.

"Vattene a 'fanculo." Esclamo sbattendo la porta.

Pronunciate quelle ultime parole, in parte me ne pento, perché lei è comunque mia madre e le devo portare rispetto, ma sono mesi che mi tenevo tutto dentro. E alla fine sono scoppiata.

Scoppio a piangere istericamente, mentre il mio telefono inizia a squillare.

Non voglio saperne niente di nessuno. Voglio solo andare via da questa casa.

Spazio Autrice

Scusate il ritardo. Sapete che ho tantissime cose a cui pensare.
Mi scuso per eventuali errori grammaticali e di battitura.
Spero di riuscire ad aggiornare presto.
Riuscite a far arrivare questo capitolo ad almeno 25 voti? Ci tengo.
Vi adoro tanto, lo sapete.
Baci❤❤

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