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Capitolo otto

Sospiro, prima di chiudermi la porta alle spalle.
Mi appoggio contro di essa, e cerco di regolarizzare il respiro.

Metto in ordine i pensieri.

La giornata si è svolta in modo a dir poco catastrofico.

Sono uscita con Jase, nel pomeriggio, e siamo andati a mangiare un gelato.

Nulla di stravagante.

Ho annullato i miei impegni con Sophie, promettendole che la prossima volta, in questo caso domani, sarei andata con lei al centro commerciale.

Le cose andavano perfettamente, eravamo in sintonia e non c'erano quei silenzi imbarazzanti che di solito non mancano mai quando esci con qulcuno. Amico o meno che sia.

Jase ha provato a baciarmi.

E io sono scappata via.

Non ce l'ho fatta, non avevo nemmeno la forza di immaginare che le mie labbra potessero scontrarsi con quelle di qualcuno che non fosse Cameron.

Jase ha provato a fermarmi, ma io sono corsa dritta a casa.

E ora sto cercando di capire cosa farne della mia situazione.

Di andare da lui, non se ne parla.
Di andare da Travor, nemmeno per idea.
Sophie è via con suo cugino, ma comunque non le chiederei un consiglio su una cosa simile. Sembrerei una stupida.
E anche se in effetti è proprio così, ciò non sta a significare che le debba necessariamente venirlo a sapere.

Scuoto la testa, cercando di liberarla il più possibile dai pensieri.

Corro in camera mia, e mi chiudo dentro a chiave, in modo da non essere disturbata.

In casi come questi, di solito parlerei con le ragazze, ma non è assolutamente il caso.

Il mio telefono squilla, e quando lo affero, il campanello suona facendomi sobbalzare.

Scendo velocemente di sotto.

Resto immobile, davanti alla porta, fingendo che non ci sia nessuno in casa.

Sarà sicuramente Jase.

"Audrey, apri questa fottuta porta."

La sua dannata voce.

Non è Jase, è Cameron.

"Vattene. Sei l'ultima persona che voglio vedere." Sputo velenosa, anche se in realtà la tentazione di aprirgli è tanta.

"Non essere immatura. Apri." Lo sento sbuffare, e poi farneticare con qualcosa di metallico.

"Che diamine fai? Sparisci, Cameron, dico sul serio." Lo avviso, e lui inizia a parlare di qualcosa che in questo momento non c'entra assolutamente niente.

"Passeggiavo nel parco, e pensavo ad una cosa: io sono uno stupido, e questo è chiaro ad entrambi, però" Non sento più la sua voce, e mi avvicino di più al portone di legno.

Ho voglia di sentirlo parlare.

Ho voglia di urlargli contro che lo odio, perché mi ha ridotto in questo modo.
Perché mi ha mentito, e perché continua a farmi del male.

La porta si apre di scatto, e Cameron appare davanti a me in tutta la sua bellezza.

Rimango stupita.
Ogni volta che lo vedo è come se fosse la prima volta.

Ha i capelli spettinati, e in piccolo sorriso appare sul suo volto.
Però torna serio praticamente subito.

"Però io ti amo, maledizione. Ti amo dannatamente tanto. E sai che c'è? C'è che tutta questa storia mi sta facendo diventare pazzo.
Io ti vedo sorridere, e mi fa un male porco perché non sono io a farti sorridere. È quel coglione di merda che venti minuti fa ha pure provato a baciarti."

Sussulto.

Cameron ci ha visti? È per questo che è qui? E per quale motivo non lo sto cacciando?

Vorrei prendere in mano la situazione, ma l'unica cosa su cui sono focalizzata ora, sono le sue parole.

Cameron mi ama.
O perlomeno, sostiene di amarmi.

"Audrey, non ti chiedo di perdonarmi, perché so che non lo farai. E ci sto male, veramente, ma non è questo il punto. Il punto è che io devo saperlo, perché sto letteralmente impazzendo" Prende un respiro, e chiude gli occhi, prima di aprirli e puntarli nei miei. "Sei innamorata di lui?"

Rimango perplessa.

Sono innamorata di Jase?

Probabilmente no. Ma perché, allora, penso sempre a lui? E perché me ne sono andata, poco fa?

Non capisco più niente. Ho troppi pensieri che mi assillano, e sistemarli tutti e analizzarli è impossibile. Soprattutto se lui mo fissa con quei suoi occho scuri, in cui vorrei tanto morire.

Sbatto le palpebre.

"N...non lo so." Mormoro.

Cameron mi guarda, in silenzio.

I suoi occhi diventano lucidi.

E poi fa qualcosa che non mi sarei mai aspettata.

Scoppia in lacrime.

"Maledizione!" Urla, completamente fuori di sé.

Entra del tutto in casa mia, e inizia ad urlare parole incomprensibili, mentre alcune lacrime scorrono sulle sue guance.

Rimango scioccata per qualche secondo, poi mi rendo conto della situazione.

Chiudo la porta, e prendo in mano la situazione.

"Cameron, siediti." Ordino, e lui stranamente mi ascolta, e fa ciò che gli dico.

Si siede sul divano, e si passa una mano fra i capelli nervosamente.

"Mi dispiace." Mormora.
"Non importa" scuoto la testa. "Ora però calmati."

Alza di scatto la testa, e punta i suoi occhi nei miei.

"Mi dispiace." Sussurra ancora.

Lo guardo, indecisa.
Poi gli prendo il viso fra le mani, e lo bacio.

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