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Capitolo dodici

L'ennesimo squillo agita i battiti del mio cuore.
Sono lunghi minuti che provo a rintracciare Matt, ma senza ottenere buoni risultati.

L'ho chiamato circa venti volte, e ogni singola volta mi da la segreteria.

Sto anche iniziando ad innervosirmi, perché la mamma mi ha detto che Matt doveva assolutamente parlarmi. Eppure pare che non gliene importi più di tanto, soprattutto considerato che lo sto chiamando da ormai una buona mezz'ora.

Decido di lasciargli un messaggio in segreteria, sperando lo ascolti il prima possibile.

"Matt, sono Audrey! Mia mamma mi ha detto che avevi bisogno di parlarmi...quindi...be' ecco..." Prendo un respiro profondo, cercando di calmarmi. Non capisco nemmeno per quale assurdo motivo mi stia agitando così tanto. Insomma, stiamo parlando di Matt, l'adorabile ragazzino che si è soffiato il naso sulla mia gonna preferita in quarta elementare. "Richiamami appena hai un attimo, d'accordo?"

Sbuffo quando chiudo definitivamente, e mi butto sul letto a pancia in giù.

Devo studiare un sacco di materie per domani, ma non ho la forza psicologica, né quella morale, di mettermi concentrata sui libri.

Ho troppe cose per la testa.

Chiudo gli occhi provando a rilassarmi, ma sobbalzo all'istante sentendo il telefono squillare.
E' un messaggio. Da parte di Matt.

Vediamoci al parco alle cinque. Devo prima sistemare un paio di cose. Vieni da sola, okay?
Ti voglio bene -M

Sorrido involontariamente.
Quel ragazzo riesce sempre a mettermi di buon umore.

Una volta digitata la risposta, in cui confermo di andare al parco-da sola- all'orario stabilito, metto il telefono sotto carica e scendo in cucina per pranzare.

Ho ancora fame, e non vedo l'ora di farmi un bel piatto di pasta.

Dieci minuti dopo mi siedo a tavola, e sospiro di sollievo per essere sopravvissuta ad un'ennesima giornata scolastica.

Quest' anno è davvero un incubo, e non vedo l'ora che arrivino le vacanze di Natale.
Non manca molto, dato che fra meno di una settimana sarà dicembre, ma io ho bisogno di staccare la spina il prima possibile.

Quest'anno è veramente impegnativo, e spero di riuscire a diplomarmi con il massimo dei voti.
La mamma ci tiene tanto, e io non voglio deluderla.

Se fosse per me, mi accontenterei anche del minimo, ma non voglio sprecare l'ultimo anno della mia carriera scolastica.

Non sono molto sicura di voler andare al college, e casomai decidessi di andarci, sarà una questione che affronterò dopo essermi presa un anno di riposo.

Sono più che certa che mi farà bene.

Quando sto per addentare una forchettata di spaghetti al ragù, il campanello suona.

"Mi stai fottutamente prendendo in giro." Mormoro fra me e me, alzandomi per andare ad aprire.

Il mio stomaco brontola, e io maledico chiunque sia aldilà del portone.

Saranno già le tre passate, e almeno che non sia di vitale importanza, scaccerò chiunque stia suonando il campanello.

Mi do un'occhiata allo specchio attaccato al muro dell'ingresso, e quasi non prendo paura.

Ho il rimmel sotto agli occhi, e la mia felpa extralarge-unita agli occhiali neri sul naso- mi danno una vera e propria aria da secchiona.

Non do troppo peso alla cosa, e dopo essermi pulita di occhi apro la porta.

"Ehilà!" Esclama sorridente, facendomi uno dei suoi soliti sorrisi mozzafiato.

"Che ci fai qui?" Gli domando, rimanendo sorpresa di vederlo fuori dalla porta."

Cerco di nascondere un sorriso, anche se è abbastanza difficile.
Insomma, non capita tutti i giorni di trovarsi Cameron Dallas che suona al tuo campanello, in attesa che gli apri.

"Sono venuto per passare un po' di tempo insieme a te" Si stringe nelle spalle, come se fosse la cosa più naturale dell'universo. "Gli amici lo fanno, dico bene?"

Boccheggio in cerca di qualcosa da dire, mentre lui entra tranquillamente in casa mia e appoggia lo zaino blu sul mio divano di pelle.

"In realtà stavo per mangiare, quindi..." Provo a cacciarlo, sapendo perfettamente che averlo qui così vicino non porterà a nulla di nuovo.

"Posso aspettarti" Sorride raggiante, sedendosi sul divano. "Poi ci guardiamo un film."

"Accomodati pure." Dico ironica, e lui scoppia in una breve risata.

"Cosa mangi?" Mi domanda, seguendomi in cucina.
"Spaghetti al ragù." Rispondo freddamente, non volendo assolutamente fargli credere che sia del tutto normale presentarsi a casa mia senza un invito.Insomma, non che la sua compagnia non mi faccia piacere, anzi, ma solo perché l'ho perdonato non significa che possa comportarsi come se non fosse mai successo nulla.
Mi serve tempo.

"Cameron" Inizio a parlare, cercando di non fare la stronza. "Apprezzo molto che tu sia venuto qui, ma credo che dovresti andartene."
"Ho portato i biscotti al cioccolato, quelli con gli zuccherini sopra che ti piacciono tanto" Fa un sorriso tenerissimo, che mi scioglie il ghiaccio intorno al cuore. "Vuoi ancora che me ne vada?"

Lo guardo sbigottita, chiedendomi come faccia a sapere che quelli sono i miei biscotti preferiti.
Mi rilasso tutto in una volta.
Non c'è niente di male, in tutto questo.
Io e Cameron passeremo un paio d'ore insieme, come fanno gli amici.

"Potevi dirlo prima." Ammicco nella sua direzione, facendo un sorriso.

"Lo sapevo che ti avrei corrotta!" Esclama restituendomi il sorriso. "Forza, vieni sul divano."

Annuisco e mi alzo, prima di buttarmi-letteralmente- sul divano insieme a lui.

Mettiamo su il film, e iniziamo a mangiare patatine, biscotti e schifezze varie.
Cameron ha proprio centrato il punto: ho bisogno di una giornata così insieme a lui.
E forse, ho ancora più bisogno di lui di sapere che fra di noi va tutto bene.

A circa metà, quando il protagonista viene colpito da una pallottola, sussulto, e Cameron si mette a ridere.

"Stupido!" Gli do uno schiaffetto scherzoso sul bicipite, e lui ride ancora più forte. "Adesso muore, me lo sento." Commento, scuotendo la testa amareggiata.

Non ho la più pallida idea di quale sia il titolo di questo film, so solamente che Matt Damon è decisamente figo.

"E' il protagonista, Audrey, non può morire." Mi dice, mangiucchiando una patatina al formaggio.
Io arriccio il naso, non del tutto convinta della sua risposta.

"Dio quanto sei bella." Sussurra, guardandomi sofferente.

Arrossisco violentemente, e Cameron se ne accorge. Ma al posto di mettere su un sorriso spavaldo, mette un mano sulla mia guancia, e affonda gli occhi nocciola nei miei.

"Maledizione, Audrey." Impreca, ma non si stacca da me. Anzi, continua ad avvicinare il suo viso al mio, finché le nostre fronti non si toccano.

"Cameron, ti prego." Dico con voce strozzata, mentre lui avvicina la bocca alla mia, che non aspetta altro di essere baciata da lui.

"Non puoi baciarmi." Sussurro, sfiorando le sue labbra.
"Perché no?" Chiude gli occhi del tutto, e mi mette una mano sul fianco, avvicinandomi a lui.
In un attimo mi ritrovo a cavalcioni su di lui, mentre le nostre labbra continuano a sfiorarsi, ma senza mai toccarsi sul serio.

"Non è una cosa da amici." Cerco di convincerlo a lasciarmi andare, o perlomeno a tirarsi indietro, perché io non riesco proprio ad allontanarmi.

Dio solo sa quanta forza di volontà ci sto mettendo a non togliergli la maglietta e lasciare che faccia di me quel che vuole.

Sospiro, cercando di calmare i miei bollenti spiriti.
Non posso farci assolutamente niente, Cameron ha questo effetto su di me.

"Fanculo, non mi interessa. Io ti voglio" Fa sfiorare lentamente le nostre labbra, poi si allontana, facendo crescere in me la voglia di baciarlo. "Io ti voglio adesso, Audrey. Non tra dieci giorni, tre mesi o due anni. Io ti voglio ora."

Ridacchio leggermente.
"Non ci arrivi proprio, eh?"
"Arrivare a cosa?" Aggrotta le sopracciglia, ma senza allontanarsi mai dalla mia bocca.
"Che sono sempre stata tua."

Apre gli occhi, e mi fissa intensamente.
"Ora ti bacio."
E dopo averlo detto, fa scontrare finalmente le nostre labbra, regalandomi emozioni che mi mancavano da tempo.


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