Capitolo 2
Corey
Appena entro in soggiorno trovo Layka che scodinzola ed annusa il sedere di Sara che si è avvolta nel plaid del divano.
"Layka no! Lasciala stare!"
Sara accarezza e coccola il mio cane che, a quanto sembra, l'ha già accettata come parte del branco.
"Non fa niente, non ti preoccupare. E' un cane bellissimo!" mi dice sorridendo.
Le chiedo come si sente. "Credo di stare bene, mi fa solo male alla testa" si porta una mano tra i capelli.
"Volevo ringraziarti per avermi salvata...senza il tuo intervento non oso pensare che fine avrei fatto! Non so bene come, ma riuscirò a sdebitarmi! Mi rivesto e levo subito il disturbo!" e fissa i suoi occhi da cucciolo ferito nei miei ed io, senza pensare, mi ritrovo a rassicurarla.
"Non è affatto un disturbo" e noto che sta arrossendo lievemente. È un po' strano per me interagire con un'altra persona, sì, ok, circa una volta al mese vado al pub, ma è da due anni che vivo qui in isolamento, solo con Layka.
"Il tempo sta peggiorando, si prepara una tormenta di neve. Non si discute, non puoi muoverti da qui! Inoltre la tua auto è messa male." le dico mentre guardo fuori dalla vetrata del soggiorno. "In questa stagione è abbastanza frequente rimanere bloccati a causa della neve, ma puoi stare tranquilla, ho molte provviste, una bocca in più non è un problema."
Noto che non sembra tranquillizzarsi molto alla prospettiva di rimanere isolata a casa mia con me...inizio a realizzare che in effetti non ci conosciamo e, dopo quello che ha passato, forse rimanere bloccata a casa di uno sconosciuto non è così allettante, così cerco di sdrammatizzare presentandomi.
"Io comunque sono Corey e lei è Layka, non siamo pericolosi, puoi restare quanto vuoi, come avrai capito non abbiamo molti vicini di casa, il più vicino si trova a 10 km da qui. Ci fa piacere avere compagnia! Ti mostro la stanza degli ospiti così potrai metterti a tuo agio." Mi avvio verso la stanza che le voglio mostrare, ma lei mi tocca un braccio per richiamare la mia attenzione. "Io non ricordo come mi chiamo, anzi non ricordo niente di me fino a quando mi sono svegliata nella neve dopo l'incidente!"
La guardo un po' sorpreso, deve aver preso una bella botta in testa per perdere la memoria. "Credo sia per il trauma alla testa, vuoi parlare con il medico? Potresti chiamarlo." Le spiego che ho parlato con James, l'unico medico della zona, ieri sera, per sapere come fare con un principio di ipotermia. "Doveva passare a visitarti ma a causa della tormenta ha rimandato."
"Ti ringrazio, dopo una doccia magari. Forse è solo una cosa temporanea" Cerca di sdrammatizzare, così le propongo di guardare tra le cose che ho recuperato nella sua auto. "Forse possono farti ricordare qualcosa". Vado in veranda e recupero quello che ho trovato.
"Ecco, qui ci sono i tuoi documenti, una felpa, un cellulare, ed una piantina" prende tutto e guarda i suoi documenti. "Mi chiamo Sara." mi guarda con un leggero sorriso. "Sara Kain, ho 26 anni e sono nata a Charlotte, North Carolina, ma che ci faccio in Vermont?" Mi guarda allarmata con gli occhi sgranati.
"Ti prego non agitarti, vedrai che lo ricorderai. E se non ricorderai lo scopriremo, avevi in programma un viaggio." E le mostro la piantina con evidenziata una destinazione. "Forse se riuscissimo ad accendere il cellulare, potresti chiamare qualcuno o trovare dei messaggi." Sembra riflettere alle mie parole.
"Ok, credo di avere una leggera tendenza all'ansia." E mi sorride.
Mi sento strano a doverle sorridere in risposta...
"Senti, mettiti a tuo agio, rilassati, riposati e magari ti ritornerà la memoria. Rimani calma. Io sono disposto ad aiutarti!" Tanto in fondo non ho grandi impegni in programma, a parte fare l'eremita.
"Sei molto gentile, e sembri una brava persona, solo che non posso stare tranquilla. Se qualcuno mi stesse cercando? Potrei avere una famiglia che mi sta cercando, chissà cosa starà passando, non avendo mie notizie." Sembra disperata e mi accorgo che ha ragione, non avevo pensato a questa eventualità.
"Hai ragione, ma non possiamo fare molto, almeno fino a che non finirà la tormenta di neve. Poi potremmo andare in paese con la motoslitta, parleremo con lo sceriffo Johnson, vedremo se risulti tra le persone scomparse." Cerco di ragionare e così le propongo di provare a guardare su internet, per vedere se è presente su qualche social network.
"Va bene, possiamo farlo subito?" Mi chiede un po' meno agitata.
"Vieni, andiamo nello studio". Raggiungiamo il soppalco ed avvio il pc.
Sara
Corey mi accompagna sul soppalco sopra al soggiorno. Il mio cervello sta andando a tutta velocità, sto pensando all'assurdità della situazione, sono spaventata ma allo stesso tempo sono grata di aver incontrato una persona così disponibile ad aiutarmi.
"Grazie ancora Corey" mi trovo a ringraziarlo nuovamente, ma lui continua a rassicurarmi. Mentre aspetto che si avvii il pc, guardo Corey e lo guardo forse per la prima volta con gli occhi di una donna. È veramente bello, il viso risulta pulito nonostante la folta barba bionda, molto curata. Anche i capelli sono biondi, lisci e lunghi, ed insieme alla barba, sembrano fare da cornice ai suoi occhi azzurro-grigi, come un mare in tempesta. Ha un fisico muscoloso ma non troppo, spalle larghe e gambe lunghe. Indossa una felpa e dei jeans, ma una cosa che si nota subito sono le sue mani. I dorsi e le dita sono tatuati, l'insieme dei tatuaggi gli donano quell'aria da cattivo ragazzo, che attira tanto noi ragazze. Riesco a leggere la scritte Love e Live, mentre digita sulla tastiera il mio nome.
"Sara Kain, vediamo se google ti conosce." Esclama sorridendo. Mi siedo accanto a lui e scorriamo i risultati.
Una serie di visi, che non sono il mio, compaiono in vari social e siti ed uno in particolare attira la mia attenzione. "Seleziona questo." E gli indico un link che rimanda ad un sito di una pasticceria Sweet Mary's Bakery "Mi suona famigliare, non so dirti perché...".
Sul sito del negozio di Charlotte compaio come titolare e c'è anche una mia foto mentre sono all'opera. "Quindi sono una pasticcera!" e sorrido sentendo che un'altro pezzo di me sta tornando al suo posto. "Ora sai come ti chiami, da dove arrivi, e che lavoro fai. Proviamo a telefonare così puoi rassicurare che stai bene." Mi passa il telefono e compongo il numero del negozio.
"Squilla ma nessuno risponde, che giorno è?" chiedo a Corey che mi dice che è lunedì. "Forse è il giorno di chiusura, possiamo provare domani" mi propone tranquillamente.
"Ok, altri link con una mia foto?" cerchiamo per immagini, ma non sembro comparire in altri siti. "Direi che può bastare, più tardi e casomai domani provo di nuovo a telefonare. Ora se posso approfitterei della tua offerta per una doccia calda. Ma...dove sono i miei vestiti?" riesco a chiedere un po' in imbarazzo guardandolo negli occhi.
Si mette una mano tra i capelli, improvvisamente un po' a disagio. "Scusa se ti ho spogliato ieri notte, ma era l'unico modo per poterti riscaldare, eri congelata, avevo paura che fossi in ipotermia." Si giustifica e mi spiega che i miei vestiti sono in asciugatrice. Si alza e mi accompagna nella stanza degli ospiti. "Puoi usare questa stanza, hai un bagno personale, apri tutti i cassetti che vuoi e troverai tutto ciò che può servirti, gli asciugamani sono puliti. Fai pure la doccia mentre io prendo dei vestiti puliti. Te li lascio sul letto mentre sei in bagno, saranno un po' grandi addosso a te, ma vivo solo e non ho nulla di femminile da prestarti." Sembra più in imbarazzo di me, che tenero.
"Ok, grazie...di nuovo!" gli dico mentre esce dalla stanza, così io entro in bagno e mi guardo attorno, sembra nuovo, chissà se è mai stato usato. I rivestimenti sono grigio chiaro a mosaico, molto rilassante, c'è una doccia molto grande ed io allungo la mano per aprire l'acqua calda. " Mentre aspetto l'acqua calda, mi guardo allo specchio. Sono veramente un disastro! I capelli sono tutti aggrovigliati, e da una parte sono incrostati di sangue, sono anche un po' pallida, ho le occhiaie come se non dormissi da giorni. Mi sento stanchissima, l'incidente devi avermi spossato molto, nonostante la dormita di stanotte. La testa mi fa male ed ho già un super bernoccolo con tanto di livido che arriva in parte sulla fronte. Il vapore ha appannato il grande specchio del lavandino, così mi spoglio ed entro in doccia. Mi lavo delicatamente i capelli e poi passo al corpo, insapono una spugna e mentre me la passo sento che mi fa male ovunque. La schiena, le gambe ed anche le braccia mi fanno male se mi tocco, ed in alcuni punti sento bruciare. Non ricordo la dinamica dell'incidente, ma non dovrei avere delle ferite del genere, ero seduta in auto e sono andata a sbattere, dovrei avere il classico colpo di frusta.
Chiudo l'acqua ed esco dalla doccia, mi asciugo piano e vedo dei lividi sulle cosce, comincio a sentirmi strana, più che ansia sento che dentro di me si fa strada il terrore. Terrore puro.
Con la salvietta asciugo lo specchio e con mio grande orrore vedo che la mia schiena è piena di lividi ed escoriazioni, sulle braccia e sulle cosce ho lividi, che sembrano o meglio sono delle impronte di dita. Sembra che qualcuno mi abbia stretto forte le mani sulle cosce, sulle braccia e sul collo. Oddio!
"No! No! No!!" Esclamo a voce alta, mentre inizio a piangere. "Non è possibile!" E mi schiaccio sul pavimento in posizione fetale, mentre singhiozzo disperata. Ma perché proprio a me?! Qualcuno mi ha picchiato brutalmente, e probabilmente voleva anche uccidermi, visti i lividi che ho sul collo. Non posso fermare i singhiozzi, mi sento sprofondare.
Corey
Sono appena entrato nella stanza di Sara, per portarle i vestiti puliti, quando sento un tonfo e subito dopo la sento singhiozzare. "Sara, tutto bene?" le chiedo allarmato, ma è ovvio che non va tutto bene, altrimenti non piangerebbe!
Non risponde e continua a piangere. "Sara? Sara? Posso entrare? Stai male?" lei non risponde, decido di entrare e la scena che mi trovo davanti è surreale.
Sara è rannicchiata nuda sul pavimento, le spalle verso la porta. La sua schiena è letteralmente massacrata. Tagli, lividi, abrasioni, un disastro. Sembrano ferite recenti, ma non sono le ferite di un incidente automobilistico, qualcuno l'ha picchiata.
Dentro di me scatta qualcosa. Rabbia! Vedo letteralmente rosso! Come può qualcuno ferire così brutalmente una donna! Non riesco a ragionare. Mi precipito verso di lei che scossa da lacrime inarrestabili, non si accorge che la prendo tra le braccia e la porto a letto. Copro entrambi con una coperta e la stringo forte a me per cercare di confortarla e di calmare me stesso.
Le mormoro parole dolci tra i capelli. "Sh....Sara tranquilla, ci sono io qui con te. Non lascerò che ti accada nulla di brutto...Sh..." provo a calmarla ma non sembra sentirmi, è come sotto shock. La cullo stringendola delicatamente a me ed inizio a fare l'unica cosa che mi riesce, canto.
Canto per lei.
Canto per quello che le hanno fatto, canto per darle conforto, canto per darle speranza, canto perché nessuno merita di soffrire così a causa di altre persone, canto perché forse perdere la memoria non è così brutto se la vita ci ha riservato solo dolore.
Canto e la stringo a me.
Piano piano sento che il suo respiro si normalizza e non singhiozza più. Mi sento un po' meglio anch'io, come se io dipendessi da lei, ed in fondo capisco che qualcosa nel suo passato la lega a me ed al tipo di persona che sono stato. Mentre mi perdo in ricordi dolorosi mi addormento abbracciando Sara, come se lei fosse la fonte della mia forza.
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