Oh, scusa!
Titolo: "Oh, scusa!"
Genere: Fanfiction
Autrice: POSTSCRIPTUM7
Salve a tutti, eccoci arrivati a questa terza recensione per questa lista...
OH, SCUSA! È una storia o novella, se mi passate il termine, non ancora terminata, ma dopo averla letta non vorrei passare per arrogante ma sono contenta che non sia terminata, perché lo stile di questa autrice non mi è piaciuto, di conseguenza questa storia non mi ha coinvolto... mi dispiace! Ma andiamo con ordine e partiamo dall'inizio.
Innanzi tutto, il titolo. Ma che titolo è? Cosa dovrebbe comunicarmi? Io che non so assolutamente niente di questa storia e incappo in questo titolo, a tutto posso pensare tranne che si tratti di un racconto creativo, di un romanzo o una storia d'amore. Sembra più una qualche raccolta umoristica senza capo né coda, uno di quei vademecum su come fare delle figure di emme... No, mi dispiace, bocciato in pieno.
La copertina, poi, cos'altro dovrebbe trasmettermi? Ovviamente, essendo una fanfiction, il ragazzo nella copertina è il fandom di riferimento, ma per quel che mi riguarda è un perfetto estraneo. Forse attirerà l'attenzione di altre fan dello stesso, ma non la mia. Non tanto perché non lo conosco, ma perché... cosa dovrebbe trasmettermi? Al massimo un po' di inquietudine... eh, dai, non è che abbia proprio una faccia felice!
Passiamo ora alla sinossi, ovvero allo sguardo d'insieme che ne ha fatto l'autrice:
Si deve ammettere che un pochino incuriosisce. Il fatto che questa ragazza sia così curiosa circa una cultura straniera totalmente diversa dalla sua ci fa chiedere cosa l'abbia incuriosita così tanto, soprattutto perché decide di partire per andare addirittura in Corea e conoscere tale cultura personalmente. Vien da chiederci: Cosa mai avrà spinto una ragazza a intraprendere un viaggio così lungo? Perché è rimasta così affascinata da una cultura estremamente diversa dalla propria? Si spera che questi quesiti troveranno risposta nella lettura.
A livello grammaticale e sintattico, però, questa sinossi non è altrettanto coinvolgente. "La curiosità di una giovane attratta da una cultura esattamente opposta..." Dato che fa già il nome di Anastasia, ovvero della protagonista, ed elenca ciò che l'ha aiutata a partire, chi sarebbe questa giovane? È una sorta di ripetizione inutile e fastidiosa. È come se la curiosità non appartenesse ad Anastasia ma a un'altra giovane, che l'ha trasmessa alla protagonista. No...
Ma non è l'unico errore che si incontra nella sinossi. Intanto è sbagliata la coniugazione del verbo avere riflessivo al verbo celare. Dovrebbe essere "avrebbe celato", no "aveva celato", si sta parlando di qualcosa che deve ancora succedere, non che è successa. Ma poi "incontrare per sbaglio una celebrità che lei conosce appena" è un'informazione inutile. Intanto perché abbiamo già appurato che quella cultura non la conosce, è andata lì proprio per conoscerla, e poi, se l'avesse conosciuta avrebbe potuto fantasticare sul conoscere questo tizio per caso? Forse, ma questo allora avrebbe spinto il lettore a credere che fosse il motivo principale per cui sia andata fino in Corea. Mentre si evince che non sia così. Inoltre, spiega che il loro incontro non fu una semplice casualità... ma se poco prima aveva detto che si incontrano per caso?
Tralasciamo l'estratto della storia che ha inserito che non mi è mai piaciuto... come se il fulcro della storia fosse tutto in quelle poche righe.
Ok, analizziamo il primo capitolo.
Anastasia parte per andare in Corea, sostenuta dai genitori e dalla cugina, Chiara, la quale viene definita molto affezionata. La frase che inserisce questo personaggio recita: "Entrò in macchina, nel lato del passeggero, mentre dietro vi erano la madre e una cugina molto affezionata." Affezionata a chi? A lei? Alla madre? Alla macchina? Non si capisce. E poi perché non ne fa il nome?
Il tragitto fino all'aeroporto si svolge in un'atmosfera tesa, quindi Anastasia tenta di risollevare il morale dei suoi compagni di viaggio rassicurandoli che si sarebbe divertita e che sarebbe stata via solo un mese. "I presenti si sforzarono di sorridere, finché compresero che non c'era niente di così catastrofico." E poi cosa fecero, smisero di sorridere?
Sembrerebbe di sì...
"Anastasia aveva preferito partire da sola, perché ne aveva bisogno." Ok, e perché ne aveva bisogno? Se questo era un tentativo di far conoscere più intimamente la protagonista al lettore si può dire che ha toppato, perché un lettore, dopo questa frase, ne sa più di prima. Ovvero niente.
Ah, aspettate! Dopo dice: "Doveva riscoprire se stessa in un luogo che non aveva mai visitato prima." Accidenti! E doveva andare fino in Corea? Viene spontaneo pensare che in Italia esistono tanti posti bellissimi per poter pensare e ritrovare se stessi, che sicuramente una ragazza giovane non ha mai visitato... perché andare fin laggiù? Anche qui il lettore non ha ricevuto nessuna informazione utile per conoscere la protagonista. Sembra solo un tentativo di dare credibilità a questo viaggio. Anche perché... perché doveva ritrovare se stessa? È questa la domanda a cui avrebbe dovuto rispondere.
Essendo il primo capitolo si dovrebbe fare conoscenza con il personaggio principale, o i personaggi se sono più di uno, ma in questo caso del personaggio principale sappiamo assai poco. Sappiamo solo che si chiama Anastasia, e che è una ragazza giovane. Non intendo che si debba rivelare proprio tutto, ma almeno quello che è indispensabile per capire le azioni che svolge o almeno i suoi stati d'animo. Intanto lei è già partita e noi non abbiamo avuto ancora modo di conoscerla e affezionarci a lei.
Quando arriva all'aeroporto, alle 16:00 (piccola parentesi per l'orario che viene sempre scritto in numeri e mai in lettere quando sarebbe preferibile il contrario in un testo narrativo) dice che "La ragazza prese due valigie e una borsetta ed entrò nell'edificio..." Quindi lo fece da sola. Ma poi "Si voltò verso la sua famiglia..." Allora non era entrata da sola.
Questo, purtroppo, è un difetto dell'autrice che tende a descrivere minuziosamente cose poco necessarie mentre quelle più utili o che potrebbero aiutare il lettore a immaginarsi la scena le sbaglia... ma forse ci ritorneremo.
Qui, saluta i suoi e si prepara per partire, o meglio, a regola dovrebbe essere questo, solo che, dopo averli abbracciati, sua madre scoppia a piangere e l'attira a sé per un abbraccio, Anastasia annuisce, "poi si ricompose e si allontanò, voltandosi un paio di volte." Ecco, io questa scena me la sono immaginata mentre Anastasia abbraccia la madre poi si allontana fisicamente da lei e fa due giri su se stessa, ritrovandosi ad avere i genitori sempre di fronte. E voi come ve la siete immaginata?
Se avesse specificato che "si ricompose e si allontanò" camminando verso il check-in, quel "voltandosi un paio di volte" non mi avrebbe messo in crisi, sarebbe stato più facile attribuirlo al fatto che si fosse accertata che i suoi fossero ancora lì a vederla partire guardando un paio di volte alle sue spalle. Ma per come ha costruito la frase è solo confusa e poco descrittiva.
aridaje...
"Il suo volo sarebbe partito alle 17:00", ma alle 15:45 aveva già fatto il check-in e consegnato i bagagli... Ma prima non aveva detto di essere arrivata all'aeroporto alle 16:00?
"Prima che l'aereo decollasse" (e non "prima che l'aereo decollò" come ha scritto lei), le hostess fanno la loro classica presentazione sulle uscite di emergenza, su come indossare i giubbotti di salvataggio e bla bla bla, poi dice però che, alla fine del loro discorso, augurarono buon viaggio "dato che il mezzo era appena partito." Ma non aveva detto che il discorso lo avevano tenuto prima che l'aereo decollasse? Questa è un periodo totalmente confuso che invito l'autrice a revisionarlo perché sembra che l'aereo stesse attraversando la pista mentre le hostess parlavano... ma è poco probabile. Non si capisce se per il termine partire indica il decollo o solo il posizionamento del veicolo sulla pista.
Dopo 50 minuti, l'aereo arriva a Roma, e qui non si capisce molto bene che Anastasia scende dall'aereo. Viene specificato male perché in gergo si dice "fare scalo", ma per come ha formulato la frase potrebbe significare che stia sorvolando la capitale, cosa che rende poco credibile vederla poi aggirarsi per l'aeroporto di Roma.
E in questo frangente sarebbe stato opportuno specificare anche la città di partenza della protagonista. Dato che ci mette quasi un'ora ad arrivare a Roma si potrebbe presumere che partisse o dalla Sicilia o dal Piemonte... ma, ahimé, non viene specificato. Avrebbe potuto essere un'ennesima occasione per farci conoscere ulteriormente la protagonista. Ma niente...
Se dopo aver letto questo primo capitolo devo decidere se continuare la lettura o no, sinceramente ne avrei poca voglia. Lo stile di questa autrice è troppo sbrigativo e poco emozionale.
In questo capitolo avremmo dovuto conoscere la protagonista, sapere le sue passioni, cosa la spinge a partire per un luogo così lontano, perché ha scelto proprio la Corea, quali situazioni l'hanno portata a prendere questa scelta. Invece al massimo ci viene detta la sua età, che lavora in una cartoleria e che vorrebbe scrivere un libro... E questo cosa mi dovrebbe dire di lei? Per me rimane una perfetta sconosciuta.
Un'altra cosa che ho trovato in questo capitolo e che mi ha innervosita è l'uso spropositato dei due punti per annunciare un dialogo. In pratica, se c'è una didascalia che precede il dialogo, li inserisce sempre. E che barba!
In questo modo spezza la fluidità del testo, interrompendo la lettura. Non è un metodo sbagliato, ma lo puoi fare ogni tanto per vivacizzare il ritmo o evidenziare in modo diverso un particolare dialogo, ma se lo fai sempre ecco che diventa irritante.
Inoltre... come fanno le nuvole ad essere blu? Vabbè...
Attraverso il racconto del viaggio si capisce che l'autrice non ha mai preso un aereo in vita sua. Ci sono alcune situazioni abbastanza inverosimili.
Ribadisce diverse volte quanto Anastasia cerchi di preservare la carica del cellulare. Cosa inutile dato che, specie in un tratto così lungo, gli aerei sono dotati di una presa di corrente vicino ad ogni sedile.
Quando l'hostess passa con il carrellino per la colazione, lei si alza per esaminare il contenuto del carrellino. Ma vi immaginate se sopra un aereo tutti facessero così? Ci sarebbe un gran casino. È compito dell'hostess elencare i vari cibi e bevande che trasporta. Anche se non so se per un viaggio intercontinentale di 15 ore ci sia il carrellino...
Per passare il tempo, Anastasia scrive i suoi pensieri in un'agenda, e qui si nota che l'autrice stia preparando il terreno per la futura storia d'amore con la sopracitata celebrità in quanto, con la scusa di parafrasare il suo libro preferito che ha appena letto, inizia a parlare di romanticismo. Questo pezzo mi è piaciuto abbastanza, solo che rimane un pezzo scritto in maniera un po' confusa. Peccato.
I capitoli seguenti, più che un racconto lineare e armonico sul viaggio della protagonista e sul suo primo impatto in un paese straniero, sembrano più una lista della spesa di azioni che ella compie a ritmo serrato. Non accompagna il lettore alla scoperta di un posto nuovo assieme alla protagonista ma lo subissa di informazioni inutili circa quello che vede o che fa, ma che hanno poca importanza ai fini della trama. Soprattutto perché non rende queste nuove scoperte emozionanti, non trasmette le sensazioni della protagonista, si limita a descriverle per come le vede.
Da una parte si intuisce che l'autrice abbia fatto una discreta ricerca sui luoghi visitati da Anastasia, in quanto li descrive minuziosamente pur non essendoci mai stata. Eddai, qui le do una pacca sulla spalla.
Nel secondo capitolo, finalmente, conosciamo la città d'origine della protagonista. Evviva! Quando parla della sua vita sentimentale, spiega che con questo viaggio sicuramente le risulterà impossibile innamorarsi, quindi ci penserà quando tornerà nella sua amata Sicilia.
Solo che poi commette un piccolo errore di regionalismo nel dialogo con la madre della bambina. Quest'ultima, per chissà quale motivo, le si avvicina e inizia a parlarle, la mamma, ovviamente, la invita a non dare fastidio e Anastasia risponde: "Non mi potrà mai portare fastidio." In italiano corretto avrebbe dovuto essere: "Non potrebbe mai darmi fastidio."
Quando arriva in Cina succede la stessa cosa di quando fa scalo a Roma, non si capisce, non lo descrive, non dice che scende dall'aereo, finché poi non confonde il lettore descrivendola che gironzola tra i negozi e si mette ad osservare un video musicale da un televisore in una vetrina.
A proposito di questo fatto, quando vede questo video rimane affascinata dai cantanti che le risultano coreani, (anche se non so come abbia fatto a distinguerli dato che per me coreani, giapponesi e cinesi sono tutti uguali) e che le rimane impressa la musica anche se non capisce una parola del testo perché non conosce il coreano. Quando poi, nel capitolo 3, arriva nel suo hotel, cerca quella canzone su internet e la trova subito. Ma come ha fatto se non sapeva nemmeno il titolo?
Nel capitolo 4 fa finalmente l'incontro con la tanto attesa celebrità, che altri non è che uno dei cantanti della band del video che aveva visto in Cina, tra l'altro quello che aveva attirato maggiormente la sua attenzione nel video.
Non me lo sarei mai immaginato!
Il loro incontro, che poi è l'estratto riportato nella sinossi, è un po' ridicolo a dirla tutta, ma tutto sommato credibile... solo che viene descritto un po' male. Come il resto della narrazione, d'altronde.
Il suddetto ragazzo si chiama Jimin, e non rivela subito di essere un cantante... ok, è giusto, non è un tipo che se la tira, è un tipo timido, solo che quando poi scendono dall'autobus e la invita a bere qualcosa, lei accetta entusiasta e lui la prende per un polso invitandola ad andare. Se fossi Anastasia mi sembrerebbe un'invasione del mio spazio vitale: si sono appena conosciuti, sanno a malapena il nome dell'altro e questo si permette di prenderla per un polso? E menomale che i coreani non amano essere toccati! ma a quanto pare amano toccare...
Da qui in poi tutto sembra accadere troppo velocemente, a partire dalle considerazioni che a fine giornata lei fa di lui a quelle che lui fa di lei con sua madre. Si conoscono a malapena eppure entrambi si giudicano due belle persone sia dentro che fuori. È troppo prematuro da parte loro affermare una cosa del genere.
Inoltre, non mi è piaciuto il fatto che, dopo una semplice telefonata, a casa di Anastasia tutti sanno già che si è innamorata e che lui è addirittura pazzo di lei. È veramente troppo assurdo!
Per farvi capire, un gruppo di fan incontra Jimin e Anastasia da Starbucks e fanno loro una foto che finisce in rete, da quella semplice foto i genitori di Anastasia e sua cugina capiscono che lui è pazzo di lei. È semplicemente ridicolo!
Ci sono vari errori di ordine grammaticale o sintattico, come "è pazzo per te", invece che "pazzo di te", oppure "una distesa di prato", che ha poco senso, casomai potrebbe essere "una distesa d'erba", ma non ho intenzione di correggerglieli tutti in questa sede perché diverrebbe una recensione interminabile. Per questi errori consiglio un'accurata revisione aiutata da una sorta di correttore di bozze, qualcuno che possa vedere tutti questi errori e aiutarla a correggerli, perché non sono pochi, anche se ammetto di aver letto cose peggiori. Ad ogni modo un correttore è una cosa a cui tutti fanno ricorso quando scrivono un libro, anche i più grandi... quindi, non demoralizziamoci.
E siamo finalmente giunti alla fine.
Un bacio a tutti e vi do appuntamento alla prossima recensione! 💋
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