LA VITA DI UNA SADICA
Salve a tutti. Questa recensione nasce da una precedente recensione fatta da un'altra utente che l'aveva inserita nella sua raccolta di recensioni per storie "bimbominkiose". Evidentemente accortasi di tale recensione, a inizio estate l'autrice della storia in soggetto ha commentato varie volte sotto quella recensione difendendo in tutto o in parte la sua storia, definendo la recensione ingiusta, in quanto era stata definitiva alla stregua di tutte le storielle appunto "bimbominkiose" che girano su wattpad, mentre il suo intento non era quello. A questo punto, andando a sbirciare un pochino la storia e la trama, mi è venuto il dubbio che potesse avere ragione. Mi sono chiesta: e se la storia fosse stata scritta con l'intenzione di ironizzare su un determinato personaggio come lei e le sue lettrici affermano? Perciò le ho proposto di fare una mia personale recensione, promettendole di leggere la storia per intero e di rendere giusta alla storia se la recensione iniziale fosse errata... oppure ribadire che in effetti è "bimbominkiosa" come giudicata all'inizio. Sarà anche un modo per dimostrare come intendo recensire tutte le storie che mi verranno proposte in questo servizio, ovvero in modo del tutto sincero ma comunque informale, esattamente come farebbe qualsiasi semplice lettore quando gli viene chiesto di descrivere il libro che ha letto e parlare di ciò che le è piaciuto di più e di ciò che le è piaciuto di meno... sarà canzonatorio, ma non offensivo.
scritto da: pizzallas
Partiamo innanzi tutto dalla copertina che... non mi dice proprio niente. Ma niente di niente. Ad un primo sguardo non si capisce nemmeno bene cosa raffiguri, poi la guardi meglio e capisci che è la boccetta di un bagno schiuma a forma di Minnie con la testa tolta dalla sua posizione, quelle che sicuramente vendono nei vari store Disney o, come potranno assicurare chi ci è stato, nel parco di Disneyland a Parigi. A me pare più una di quelle foto scattate per caso mentre si maneggia in modo goffo la macchina fotografica o il cellulare. Sapete quelle foto scattate per errore? Ecco, una di quelle. Se poi si aggiunge che non c'è riportato nemmeno il titolo della storia... eh vabbè, lasciamo perdere.
Dalla trama che si legge sotto la copertina si intuisce che la storia parla della vita di una troietta... così viene descritta; in pratica sarebbe l'antagonista delle classiche storie di maggiore successo su wattpad, tipo After, o My dilemma is you... ma in realtà il modo in cui questa storia dovrebbe venire raccontata non è molto chiaro. Sembrerebbe ironico, ma non convince più di tanto... o almeno, a me non ha convinto più di tanto. Sembra che l'autrice abbia cercato di fare dello spirito senza riuscirci molto.
Ma vabbè... cominciamo.
Appena ho iniziato a leggere questa storia c'è stata subito una cosa che mi è saltata agli occhi facendomeli roteare in modo poco benevolo: L'autrice ha la brutta abitudine (almeno in questa storia) ad andare a capo ad ogni punto.
Ma.
Perché.
Molte.
Fanno.
Così?
Non è la prima volta in cui lo vedo fare ed è una cosa che mi spara ca! Come si dice in sicilia, mimando una pistola con la mano e puntandosi l'indice al centro della fronte.
Ma perché? Se state trattando un unico argomento qual è il motivo per cui dovete andare a capo? Ve lo ha ordinato il dottore? Non lo capirò mai, so solo che rende la scrittura infantile e poco scorrevole. A parer mio, ovviamente.
Ma andiamo con ordine e parliamo di questa storia.
In poche parole, racconta le vicissitudini di una classica "reginetta sompiscatole", quella che nelle storielle che vanno per la maggiore viene definita l'antagonista, quella che mette sempre i bastoni tra le ruote alla protagonista e che vive una vita sregolata e senza moralità.
Ora, secondo i commenti che l'autrice ha lasciato sotto alla recensione iniziale, la sua storia dovrebbe essere ironica, cosa che si può vagamente intuire dalla sinossi, anche se ci si riesce solo con un po' di fantasia, per essere sinceri. Invece, avendola letta tutta, posso affermare, con cognizione di causa, che è tutto tranne che ironica. Credo che l'autrice ci abbia provato a renderla ironica ma secondo me non ci è riuscita, perché alla fine, dalla lettura, è venuto fuori che la protagonista di questa storia è una ragazzina vittima di abusi psicologici e sessuali che si ribella ma che alla fine dimostra di avere anche un cuore... insomma, tutto sommato è una persona normale, anche se è difficile definirla così. Forse proprio normale non è ma sicuramente non sembra la protagonista di una storia atta a denigrare un particolare personaggio.
Ma partiamo dall'inizio. Dico questo perché la protagonista, che si chiama Orchidea, viene tenuta segregata in casa dalla madre, la quale non la lascia uscire per nessuna ragione al mondo, nemmeno per andare a scuola, mettendola costantemente in guardia contro i ragazzi, ripetendole che non ne troverà mai uno che le vorrà bene veramente e che da lei vorranno solo una cosa. E lei, ovviamente, ci crede.
Già a questo punto della narrazione ci sono state molte cose che mi hanno fatto arricciare il naso alquanto schifata, e al contempo mi hanno fatto capire fin da subito che non era una storia ironica.
Sarebbe stata ironica se l'autrice avesse cercato di ridicolizzare all'estremo il comportamento e i pensieri della protagonista, rendendola stereotipata e priva di facoltà di decidere autonomamente, invece la ragazzina, nel suo piccolo, è abbastanza intelligente. Lo dimostra il fatto che, durante i suoi giorni di prigionia, tenta più volte di scappare... per poi farsi acciuffare dalla polizia che la riportano a casa perché minorenne. E da qui si evince che l'autrice ha cercato di renderla ironica, perché questo continuare a scappare per poi venire ritrascinata indietro appare come una beffa ai danni della ragazzina, di Orchidea, ma essendo che il racconto non viene esposto in maniera adeguata a questo proposito viene fuori solo una storia inverosimile... e alquanto stupida. Se fosse stato per me avrei abbandonato già la lettura. Passi una volta, passi pure due volte, ma quando una ragazzina scappa ripetutamente di casa e viene ripescata dalla polizia, ad un certo punto la cosa diventa sospetta e chiamano i servizi sociali. Di certo non riportano una minore in una casa dove è evidente che stia male. Come minimo qualcuno si fa delle domande... invece niente.
Boh!
Se fosse stata ironica avrebbe dovuto esserci un qualcosa di estremo per esempio nel comportamento della polizia, invece si limitano solo a riportarla a casa...
Tra l'altro c'è pure una zia che è a conoscenza di questa situazione e non fa niente per impedirla... Tentativo di far passare la madre e la zia per malate mentali? Sì... forse. Non lo so.
Certo, alla fine si scoprirà il motivo che spingeva la madre di Orchidea a tenerla segregata in casa... e non ve lo dico perché non sarebbe giusto, ma dato gli argomenti da me forniti appena sopra è una situazione che non sta né in cielo né in terra, ma non viene nemmeno ridicolizzato come cosa.
Comunque, in base a questo isolamento forzato, Orchidea non ha mai avuto contatti con il mondo esterno, soprattutto con i ragazzi del sesso opposto, tranne per il fatto che spesso spiava un ragazzo dalla finestra che stava sempre in un parco sotto casa sua senza capire cosa facesse. E qui non vi dico i film mentali che mi sono fatta sull'attività di questo ragazzo nel parco... Spacciava? Si drogava? Si prostituiva? Boh! Fatto sta che essendo l'unico essere vivente che Orchidea abbia mai visto all'infuori di sua madre e sua zia decide che appena farà diciotto anni e potrà andare via di casa perderà la verginità proprio con lui...
Eh?
Ora, forte del fatto che la narrazione non è stata fatta in modo da ridicolizzare al limite la protagonista, questo fatto non passa come ironico, passa solo come una storia alquanto trash e bimbominkiosa.
Non tiene minimamente conto del fatto che, essendo che Orchidea crede alle raccomandazioni della madre di tenersi lontana dal sesso opposto, dovrebbe, da che mondo è mondo, renderla paurosa circa un incontro in quel senso. Per contro, se dovesse essere messo al ridicolo, come minimo Orchidea non avrebbe mai dovuto credere alle raccomandazioni esauste della madre, in modo da rendere il suo personaggio il più ridicolo possibile. Inoltre, dopo diciotto anni di forzato isolamento, avrebbe dovuto approcciarsi alla società con la paura di ogni cosa, col timore di sbagliare o di essere presa per pazza, o di fare errori stupidi uno dopo l'altro. Perfino con la paura di socializzare anche con il suo stesso sesso...
Ebbene, niente di tutto questo.
Ad ogni modo la storia prosegue, e tra alti e bassi, la nostra Orchidea riesce a iscriversi all'Università, grazie ai soldi del padre defunto che va a prendere in comune... (stendiamo un velo pietoso), e in questo modo trova un posto dove dormire e cominciare finalmente la sua vita da troietta ossigenata.
Andando avanti con il racconto mi sono resa conto sempre più di quanto non sia affatto una storia ironica come l'autrice aveva detto, al contrario, andando avanti la narrazione acquista corpo e spessore. Certo, sempre entro un certo limite, ma, man a mano che la storia entra nel vivo, migliora e diventa tutto sommato piacevole e divertente da leggere. I protagonisti hanno un carattere definito, tutto sommato, dire che sono totalmente privi di spessore non sarebbe affatto vero. Certo... senza tenere conto che acquistano questo spessore solo in un secondo momento, all'inizio sembrano vere e proprie sagome. Si possono trovare tentativi (falliti) da parte dell'autrice di renderla ironica inserendo battutine stupide che strappano un sorriso al lettore, come ad esempio la descrizione di un paio di occhi verdi come dei broccoli, o addirittura descriverli "arcobaleno" quando la protagonista non si sa decidere di che colore siano. Ma più di un sorriso non fanno.
Vabbè... tentativo tutto sommato apprezzato.
Ci sono però molte altre cose che io ho trovato alquanto irritanti durante la lettura, una tra queste sono lo spazio autrice che lascia sotto ogni minimo capitolo. E non solo, ho trovato particolarmente irritante il fatto che non faccia niente per distinguerlo dal resto della narrazione, alle volte lascia un po' più di spazio ma non lo trovo sufficiente, e lo introduce semplicemente con la parola SPAZIO... davvero irritante! Senza contare che il più delle volte questo spazio autrice supera in lunghezza il capitolo stesso.
Ma io ma... ma io boh!
A livello grammaticale ho trovato svariati errori, molti sono di distrazione, ma molti altri sono evidentemente per ignoranza sull'argomento, lo dimostra il fatto che siano ripetuti più volte durante l'intero racconto.
Ad esempio?
Polizziotti... davvero? Con zio, zia e zii non ci va MAI la doppia. Lo so dalle elementari.
Non lo ho trovato... Non lo ho visto... non la ho chiamata... la abbraccio. Ma l'apostrofo dove è finito? Il modo corretto sarebbe Non l'ho trovato, non l'ho visto, non l'ho chiamata, l'abbraccio.
Un minuto di silenzio per tutti gli apostrofi dimenticati in questa storia...
Un altro errore che l'autrice ha fatto più di una volta, e che le era già stato fatto notare nell'altra recensione ma che non aveva afferrato, era "a modi"... Si dice "a mo di", indicando che quel gesto, ad esempio un movimento con la testa, viene fatto al posto di un saluto più convenzionale; viene fatto a mo di saluto. A modi non esiste, e non scomodiamo Modigliani che nemmeno io che sono livornese mi permetto.
Inoltre l'autrice si prende certe libertà linguistiche che lasciano basiti, neologismi campati in aria che lasciamo completamente disorientati. Lammenta invece di lamenta... Sadicità, neologismo campato in aria, al massimo puoi dire Con sadismo. Ommiodio invece di Oh mio dio (o al massimo Ommioddio, con due D) Calmamente, che non esiste proprio, non credo sia la figlia nascosta di Cetto Laqualunque,
...e anzì con l'accento. Perché l'accento? Dove lo avrà mai letto con l'accento? È solo anzi.
Il ne per indicare una negazione ha bisogno dell'accento grave. "né con né senza", altrimenti non avrebbe alcun significato. Non si dice ne l'uno ne l'altro.
Perché, volerlo saperlo? Non si usa nemmeno nel linguaggio parlato. Come sarà venuto fuori all'autrice?
Per non parlare delle virgole che sono alquanto latitanti. Quelle che ci sono, poche ma ci sono, sono inserite in modo giusto, ma il più delle volte mancano, specialmente quando si parla di un termine vocativo. Es: "Oddio Stefany sono tornata al college non andata all'inferno". La frase corretta avrebbe dovuto essere: "Oddio, Stefany, sono tornata al college, non (sono) andata all'inferno". (Senza contare che Stefany in inglese di scrive Stephany...)
Posso però dire che, tutto sommato, la storia sono riuscita ad apprezzarla. La fine mi è piaciuta abbastanza, tenendo conto della qualità della storia stessa e delle intenzioni iniziali dell'autrice. Ho apprezzato che abbia scritto correttamente tutti i congiuntivi, (o la maggior parte di essi, ho letto robe assai peggiori di questa) ed è la prima autrice della sua età che vedo scrivere sì di assenso con l'accento. Incredibile!!!
Resta comunque il fatto che non è una storia ironica, ma, se è per questo, non è nemmeno una storia seria. In definitiva non si capisce benissimo quale fosse stato l'intento dell'autrice, ma in entrambi i casi ha toppato di brutto.
Posso consigliare questa storia? La consiglio alle sue coetanee, che possono apprezzare il linguaggio infantile e la parte divertente della storia. Di certo alle lettrici della mia età non la consiglierei mai.
Speriamo solo che l'autrice impari dai suoi errori e migliori con la prossima storia, ma sono ottimista e credo che saprà far tesoro dei suoi errori.
Baci baci
Laura
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