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L'ultima lezione

Titolo: "L'ultima lezione"

Autore: Johann_Unschuldigen

Genere: Storico

Salve a tutti, lettori coccolosi e paciocconi... ehm ehm..

Sono finalmente arrivata alla recensione dell'ultima storia di questa lista, e vorrei fare i miei complimenti a questo bravissimo autore.

L'ultima lezione è una One Shot che parla di un paragrafo della storia umana che tutti vorremmo dimenticare ma che nessuno dovrebbe farlo... sembra un controsenso, vero?

Non mi è ben chiaro se avrei potuto o meno giudicare la copertina... ma dato che alla fine si tratta solo di un'immagine storica del personaggio principale non ha poi molta importanza, se non che nella copertina non viene riportato il titolo... secondo me è sbagliato. Per quel che riguarda la sinossi riprende la parte iniziale della storia, che presenta in modo generico il personaggio principale della storia. Personalmente è una scelta che comprendo poco, quella di mettere solo un pezzo della storia. Può incuriosire oppure no, dipende dai gusti. Ma essendo una One Shot credo che sia una decisione sensata. 

Il personaggio principale di questo racconto è Felix Hausdorff, un matematico tedesco della prima metà del '900. Purtroppo, però, questo testo non è un encomio al suo lavoro come scrittore di testi di carattere filosofico, né del suo lavoro di professore universitario di matematica.

Viene riportato uno squarcio della sua vita in quanto ebreo.

Felix si sta recando a scuola per la sua consueta lezione universitaria, l'unica che gli è stata permessa, fremendo e rallegrandosi per questa possibilità concessagli; insegnare la propria materia a delle giovani menti all'inizio della propria carriera universitaria "lo aveva sempre rallegrato", citando il testo, ma "dati i tempi, il consiglio di dipartimento non aveva ritenuto opportuno affidargli più responsabilità del necessario."

Il professor Hausdorff entra nella propria aula e nota con tristezza il sempre più esiguo numero di partecipanti. Dopo la prima ora di lezione "Un rumore forte cominciò a farsi sentire fuori dalla finestra,"... una manifestazione nazista attira l'attenzione dei pochi studenti presenti, ma Hausdorff fa in modo di continuare la lezione.

Quello stesso pomeriggio, Hausdorff si reca in centro per delle commissioni e assiste ad uno spettacolo che per un matematico come lui, o per chiunque conosca l'importanza di una buona educazione, fa male al cuore: Una catasta di libri era stata posta al centro della piazza, un palco posto dietro di esso sorregge delle persone con uniforme nazista e dove, riconoscendolo come uno degli studenti della sua università, vede un ragazzo parlare in modo da farsi udire da più persone, citando in modo disonorevole una formula matematica presa dal libro che ha in mano, per poi sventolare lo stesso libro e gettarlo in mezzo alla catasta. Quello che ne segue l'autore lo lascia immaginare. 

E' quasi ironico vedere come la storia si ripete, dato che questa situazione si è ripetuta pochissimi giorni fa contro i libri fantasy... la storia si ripete ma l'uomo non impara dai suoi errori.

Alla fine del racconto si capisce il perché del titolo "L'ultima lezione", in quanto, in seguito alle pressioni subite per fargli abbandonare l'insegnamento, Hausdorff decide che terrà la sua ultima lezione.

Devo dire che come testo fa riflettere, anche se in pratica non svela niente di nuovo su un argomento che già tutti conoscono. Il motivo principale che spinge chi scrive della Shoah è per rinnovare nell'animo delle persone il desiderio che tale sterminio non si ripeti mai più e per accentuarne la mortificazione... Dovrebbe essere scontato che un genocidio del genere provochi vergogna e ribrezzo nelle persone ma, dopo circa settant'anni, pare non essere così per tutti... quindi ben vengano chi continua a parlarne e a far in modo che la vergogna di ciò che l'uomo può riuscire a fare contro se stesso raggiunga tutti.

Ci sono alcuni refusi, dovuti forse a disattenzione, come ad esempio la mancanza di alcune virgole all'interno dei dialoghi, ma è un testo scritto in modo egregio, sia a livello sintattico che grammaticale.

Ma...

A prescindere dal fatto che la parte di lezione riportata testualmente è pressoché incomprensibile da una persona pesantemente ignorante come me, (e tra l'altro porta ad allontanarsi dal testo stesso) al di là delle riflessioni di default questo testo non spinge a fare altro.

Intanto, il racconto inizia senza un minimo accenno al periodo storico in cui viene ambientato, né al luogo, quindi all'inizio il lettore ne rimane un attimo destabilizzato. Ok, lo si capisce senza alcuna difficoltà andando avanti con la lettura, ma credo che descriverlo all'inizio potrebbe aiutare il lettore a immedesimarsi un po' di più. In relazione a questo, come credo sia ovvio, non è molto chiara la descrizione che fa della svastica. Il professore vede le bandiere sventolare davanti a ogni edificio sia pubblico che privato, ma dopo due anni ancora non riesce a sopportarne la vista. Ma cos'è questo "nero simbolo medio orientale in un cerchio bianco."? Sarò ignorante ma non ricordo che sia mai stata definita così la svastica.

Forse, e dico forse, un lettore che non sa minimamente chi sia Hasdorff ma sa a quale periodo storico fa riferimento il testo, non avrebbe difficoltà a collegare questa descrizione alla svastica, pur non riconoscendola dalla descrizione in sé.

Quando è uscito in Italia il film Schindler's list, a parer mio uno dei più belli sulla Shoah, io avevo circa tredici anni. Ero poco più di una bambina ma mi innamorai enormemente di questo film e della sua storia. Appassionarmi alla vita di ogni ebreo raccontata era stata la cosa più naturale di questo mondo... perché il film era riuscito a toccarmi le emozioni, e voglio precisare che prima di vedere quel film io non conoscevo una cippa della Shoah...

Ora, non voglio dire che questo libro dovrebbe essere come quel film per essere apprezzato, anzi, l'argomento che tratta è da considerare prezioso, e lo fa con tatto e rispetto. Ma non coinvolge molto il lettore.

La storia superficiale di un professore che pochissimi di noi conoscono, se non chi ha veramente studiato, non coinvolge la sfera emotiva del lettore, di conseguenza non è un testo che rimane nel cuore di un lettore di passaggio. Forse, essendo una One Shot, non ha avuto la possibilità di inserire abbastanza elementi per poter coinvolgere il lettore nella vita di Felix Hausdorff, o forse perché ha preso in esame uno spaccato della sua vita apparentemente poco significativa. O forse non ha saputo renderla tale più di tanto.

Beh... sicuramente se avesse raccontato la fine vera e propria del povero professore, invece che limitarsi a descriverla alla fine con un breve periodo, avrebbe sicuramente attratto maggiormente l'attenzione... ma sarebbe stato troppo facile, no? Il fatto è che a parer mio non mostra quanto l'insegnamento e la sua carriera siano stati importanti per il professore, di conseguenza non mostra neanche quanto penoso possa essere stato per lui dover abbandonare la cattedra e tutto ciò che esso comportava.

Il resoconto che ne dà alla fine ci porta a comprendere il perché di questa scelta, del perché anche la vita di un piccolo professore ebreo era importante e che è stata schiacciata prepotentemente da un mostro disumano, ma non coinvolge, ahimè, la sfera emotiva.

L'esimio professore è stato spinto a lasciare la propria cattedra, dopo una vita di insegnamento, soltanto perché ebreo. Abominevole!

Resta comunque un testo molto bello a livello informativo, che va a sommarsi alle informazioni che tutti dovrebbero conoscere per far in modo che un tale genocidio non si ripeta... già solo per questo è una lettura che consiglio.

Ma solo per questo e poco altro.

(è il pappagallo che vi saluta, non il trespolo)

Bye bye

Laura. 💋

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