Ginger Hair
Titolo: Ginger Hair
Autrice: enola_pfau_1991
Genere: romanzo rosa/drammatico
Benvenuti a questa seconda recensione taggata 2020! Iniziamo subito la recensione di questa storia d'amore un po'... ehm... ve lo dico dopo cos'è.
La copertina. Allora. A me, sinceramente, piace. È delicata e suggestiva, raffigura quella che presumibilmente è la protagonista femminile che ha i capelli color ginger, ovvero rosso accesso, che non ha niente a che vedere con lo zenzero in quanto è solo un aggettivo anglofono per indicare un colore particolare di capelli. Infatti, lo zenzero non è di questo colore.
Inoltre, la ragazza è in mezzo a un campo di lavanda, evidenziando così il colore dei capelli e donando più armonia all'insieme. La scritta si fa un po' fatica a leggere, sarebbe bene renderla in modo più chiara, ma una volta letta dà una buona impressione. Mentre la cosa che proprio non mi piace di questa copertina è il nome autrice. A parte che non è nemmeno il nick intero ma solo il nome di battesimo, ma poi il fatto che lo abbia scritto semplicemente così, senza nemmeno mettere l'iniziale maiuscola, dà l'idea che si voglia sminuire da sola.
Riguardo a quello che dovrebbe essere la trama, o forse in questo caso sarebbe meglio dire quarta di copertina, si può dire che non spiega assolutamente niente di quello di cui parla la storia. Ok, è una storia d'amore, e poi? Non dice di che storia tratta, chi sono i protagonisti. Niente. Viene riportata solo una battuta di dialogo che poi è la stessa frase scritta nella copertina. Che senso ha ripeterla?
Ci rallegriamo per le informazioni descritte sotto, anche se sembrano più un telegramma che altro.
Qualcosa in più sulla trama sarebbe gradito.
Passiamo alla recensione vera e propria...
Già dalle primissime parole del primo capitolo io ho storto la bocca. Esordisce con: "Il giorno della tragedia era un normale martedì di metà semestre".
Cioè, in pratica noi non sappiamo ancora niente, nemmeno chi sta parlando, eppure sappiamo già che la storia parte dal giorno in cui succederà una tragedia. Non è assolutamente il modo migliore per iniziare una storia. E per diversi motivi.
Il primo tra questi è che non è minimamente mostrato, ma solo raccontato, e anche male, mentre in ogni libro che si rispetti la storia deve essere mostrata, non raccontata. Secondo, perché il punto di vista non può iniziare a raccontare di sé parlando di qualcosa che deve ancora accadere, come se potesse prevedere il futuro. Per un lettore ciò che legge deve passare come qualcosa che sta accadendo mentre sta leggendo, solo così può immedesimarsi nella storia. È impensabile che possa immedesimarsi nel protagonista se sa già cosa gli succederà.
In questo primo capitolo vediamo come l'autrice abbia voluto evidenziare in che modo fosse vestita la professoressa del personaggio narrante (che ancora non sappiamo chi sia), senza capire veramente perché. Il fatto è che descrive minuziosamente la professoressa di matematica senza un motivo logico, esattamente come descrive il professore d'inglese che bussa alla porta dell'aula in cui si trova il protagonista. Perché mette così in evidenza questi due personaggi in un modo che sembra solo forzato? Sembra che l'autrice avesse voluto farci sapere come erano vestiti questi due perché sì.
Se avesse dato una motivazione emotiva sul perché il protagonista si sofferma a descrivere i due professori non sarebbe sembrato forzato. Ad esempio avrebbe potuto dire: "Miss Smith muoveva la sua testa canuta continuamente, spiegando la sua lezione di matematica a noi ragazzi della classe. Era una figura confortante (o noiosa) con i suoi impeccabili twin-set sempre abbinati alla borsetta." In questo modo avrebbe dato un motivo per cui l'attenzione del protagonista si sposta così morbosamente sulla professoressa e su nient'altro, ovvero perché il suo modo di vestire, sempre uguale, gli dava un senso di tranquillità o di noia. Stessa cosa vale per Mr. Matthews, invece che descriverlo così, di punto in bianco.
Il susseguirsi degli eventi è troppo veloce, Mr. Matthews lo ha appena chiamato e lui già si sta alzando. Nemmeno il tempo di realizzare che ha detto il suo nome, o a far dire alla povera Miss Smith qualcosa per dargli il permesso di uscire dall'aula, almeno per rendere la situazione il più verosimile possibile.
Inoltre, non rende nemmeno noto il tono con cui Mr. Matthews esprime quelle parole. C'è solo un punto esclamativo in fondo alla battuta di dialogo... Ma non ha senso se non viene specificato. Lo dice in modo atono, piatto? preoccupato? Autorevole?
C'è chi potrebbe obiettare, dicendo: "Dato che non viene specificato vuol dire che il tono è neutro". Non è questo il punto. A parte il fatto che in questo modo il personaggio non viene mostrato, se gli avesse donato un tono di voce, gli avrebbe donato anche un carattere, di conseguenza avrebbe acquistato un aspetto più concreto.
Di conseguenza, anzi no, nella stessa linea, il protagonista, chiamato dal professore Mr. Scott, esce e il professore lo porta in un'aula vuota – tutto raccontato e assolutamente non mostrato – e lui esordisce con: "Che cosa ho fatto di male?"
Questo sembrerebbe un tentativo di dare uno stato d'animo al protagonista, di dargli una caratteristica, ma è troppo tardi. Perché non esprime nessun pensiero coerente quando il professore lo chiama per farlo uscire dall'aula? Come se fosse una pratica normale che il professore di inglese raccolga alunni dalle aule solo per portarli da un'altra parte e parlare con loro.
È tutto troppo raccontato. Un lettore, nel giro di poche righe, ha già dimenticato sia di come erano vestiti questi due tizi sia di tutto quello che è successo.
Anche la frase: "Il mio professore mi guardava quasi incapace di pronunciare quelle parole" non rende assolutamente l'idea. Cosa vuol dire quel quasi? O ne era capace o non lo era, quel quasi non significa niente e non dà assolutamente nessuna figura per descrivere il personaggio.
La parola quasi, nella narrativa descrittiva, è il vuoto assoluto, il vuoto cosmico. Se descrivi, per esempio, una stanza colma di oggetti, vien da sé che non potrà mai essere completamente colma di oggetti da non poter camminare o muoversi al suo interno. Descriverla come "quasi colma di oggetti" per far capire che ha dello spazio in cui camminare è il vuoto assoluto. È colma o non lo è? Se un gatto è quasi rosso cosa significa? È un rosso slavato? Scolorito? O è rosso o non lo è, quasi rosso non significa niente.
Poi, finalmente, il professore se ne esce con: "C'è stato un incidente, l'aereo è precipitato..."
Quale incidente? Quale aereo?
Ci si aspetta che venga spiegato in tempi brevi perché sua madre si trovava in quell'aereo che è precipitato, invece...
Un'altra cosa che non mi torna in questa situazione è il fatto che il professore chiami per cognome un suo alunno, addirittura con l'appellativo di Mr. Da come sembra il racconto, questo è un ragazzo, dato che va ancora a scuola, è davvero inusuale che un professore entri durante la lezione e lo chiami con quell'appellativo. Ricordando le poche descrizioni della quarta di copertina il protagonista dovrebbe avere diciassette anni, troppo pochi per venire chiamato in quel modo.
Sarà il fatto che l'autrice ha voluto esplicitamente rendere la situazione più drammatica? Benissimo, ma allora rendiamolo noto, non lasciamo che passi per scontato.
La scena in cui il ragazzo viene a sapere dell'incidente non dà l'idea di essere del tutto credibile. Dapprima dice di avere le parole del professore che "echeggiavano nella sua testa", ma anche la composizione della frase ha un errore: "Nella mia testa echeggiavano le parole dell'incidente in testa." Che vede la ripetizione della parola testa in modo sgradevole e che non dà al lettore un minimo di possibilità di capire cosa succede in quella testa. Sembra che lui non abbia bisogno di realizzare quello che il professore gli ha appena detto, la sua reazione è istantanea: da che non sapeva niente a che le parole echeggiano nella sua testa e, in un lasso di tempo talmente esiguo da renderlo indefinito, passa a un pianto isterico.
Tutto molto realistico, come no!
La reazione del ragazzo è irreale, forzata, non prende coscienza della situazione lentamente, con il giusto tempo. Non tenta, per esempio come succede spesso, di capire se il professore lo sta prendendo in giro o no, o se ha capito male. No...
Ora, noi non sappiamo assolutamente niente di questo ragazzo, non sappiamo nemmeno quale sia il suo nome di battesimo (e no, il titolo del capitolo non me lo indica perché non è parte integrante del capitolo e poi perché potrebbe benissimo essere il nome di qualcun altro) eppure abbiamo appena assistito al momento in cui perde la madre. Non dico che una cosa simile debba lasciarci indifferenti, ma lo fa, perché per come è stato scritto il capitolo, non ci ha permesso di simpatizzare un minimo col personaggio.
L'unica cosa sensata in questo capitolo è quando il ragazzo, dopo l'insistente richiesta da parte del professore di dirgli se avesse dei parenti da cui stare, lui gli urla contro. Alleluia, qualcosa di credibile e sensato!
La preoccupazione del professore passa in secondo piano perché il ragazzo finisce per andare a casa da solo per prendere le sue cose... e poi finisce per addormentarsi nel letto della madre in lacrime. Dai, questa ultima scena almeno è credibile... un po'.
Ok, forse sono stata un po' troppo dura con questo primo capitolo, ne ho letti di peggio, ma è davvero partito col piede sbagliato. In fin dei conti parte parlando di qualcosa che deve ancora accadere, descrive personaggi secondari senza apparente motivo, le azioni e le reazioni dei personaggi sono forzati e poco credibili e il tutto viene scritto in maniera fortemente raccontata e minimamente mostrata. Senza contare gli errori verbali e di continum temporum, che alla fine sono il male minore.
Non è un bellissimo biglietto da visita dato che, per molti, il primo capitolo è sufficiente per capire se la lettura vale la pena o no (ed è per questo che lo prendo in esame scrupolosamente).
Il secondo capitolo inizia in media res con il punto di vista questa volta di una ragazza, che spiega un passato, guarda caso, molto simile a quello del protagonista precedente. Anche lei rammenta il momento in cui il preside della sua scuola, in un martedì che non si sa quanto tempo prima, l'aveva avvisata che l'aereo in cui si trovava suo padre era precipitato. Non so perché ma ho la netta sensazione che si sta parlando dello stesso aereo.
Lei sta viaggiando su un treno in direzione di Lancaster, per andare da una parente mai vista e conosciuta. Anche qui il continum temporum non è rispettato. "Mentre sono seduta in quel treno..."
All'improvviso l'altoparlante del treno avvisa che la prossima fermata si tratta di Lancaster, e: "tutti quelli che devono scendere sono pregati di affrettarsi".
Vorrei capire qual è quell'autoparlante che chiede a chi deve scendere di affrettarsi a farlo.
Comunque, il treno non si è ancora fermato alla stazione, lei non è ancora scesa che vede una donna che indossa un adorabile twin-set e un cappellino coordinato ferma alla stazione. Mi fa ricordare Miss Smith del capitolo precedente, vuoi vedere che è lei? La donna ha in mano un cartello con su scritto ANNA WHITE, e così sappiamo il nome della protagonista femminile. Stratagemma discutibile ma almeno lo sappiamo.
La cosa strana è che – facciamo finta che il treno si sia fermato e che Anna sia scesa – saluta la donna con: "Ciao, Mrs McDoogle?"
Non ho capito, le dà del tu ma la chiama per cognome? Ricordiamoci che non l'ha mai vista prima. Quel "ciao" stona un bel po'... ma vabbè, facciamo finta che si sia sbagliata perché si sente a disagio...
Per tutta risposta la donna si mette a gridare "Anna!!!" con ben tre punti esclamativi. Qual è il motivo di mettercene tre? I punti esclamativi non devono mai essere più di uno, così come quelli interrogativi. Ma, a parte questo, perché grida? Ha paura che non la senta?
Subito le prende i bagagli di mano, iniziando a discorrere del più e del meno. Anche qui ho trovato i dialoghi poco credibili e alquanto forzati. L'autrice fa un uso spropositato di punti esclamativi, dando l'impressione che la donna parli come una dodicenne sotto l'effetto di qualche droga.
Non trovo molto esatto neanche l'uso della punteggiatura, soprattutto nelle battute di dialogo. So che è una scelta stilistica se inserire la punteggiatura fuori o dentro le virgolette che delimitano la battuta di dialogo, ma, per una questione di eleganza, chi sceglie di inserirle fuori poi si ritrova ad avere doppia punteggiatura se nella battuta c'è anche un punto interrogativo o esclamativo. Sarebbe più elegante scegliere la punteggiatura solo interna, è davvero antiestetico vederne due.
Sono rimasta basita alla fine di questo capitolo quando introduce un ragazzo con gli occhi color muschio. Scusate, ma qual è il colore del muschio? Non sarebbe stato più elegante dire solo verdi? E lasciamo perdere i capelli color zenzero...
Ah, a proposito, ovviamente Mrs McDoogle non è Miss Smith del capitolo precedente. Sono solo due donne identiche... e quindi mi chiedo sempre di più perché voler descrivere il twin-set di miss Smith... boh!
Il capitolo 3 non migliora le cose. Innanzitutto ancora non sappiamo ci è che parla, e no, come ho già detto, il titolo del capitolo non indica il personaggio narrante, perché io il capitolo posso intitolarlo anche Einstein, ma non vuol dire che sia lui a parlare... Tornando a noi, il personaggio maschile per ora ancora anonimo si trova in camera sua, ma non è intuibilissimo.
"Sono al piano superiore della casa di zia Clara, lì c'è la mia camera con bagno annesso [...] Quando sento il rumore della macchina che entra nel garage so che la zia Clara è tornata, poggio il violoncello nella custodia prima di uscire dalla stanza."
Ma se già si trova nella sua stanza perché dice "lì c'è la mia stanza"? è un discorso che non ha senso. Avrebbe dovuto dire direttamente "sono in camera mia". Non mi sembra complicato.
Comunque lui si precipita ad aiutare la zia in caso avesse cose pesanti da portare ma quando apre "la porta del garage che da sulla minuscola cucina" (?) si ritrova davanti una ragazza. E fin qui niente di particolarmente sbagliato. Quello che non ho riportato è che prima di scendere ad aiutare la zia Clara dice:
"...la zia un paio di giorni fa mi ha confessato che verrà a vivere qui un'altra persona. Vivrà nella stanza accanto e ci divideremo il bagno."
Ancora devo capire com'è che la zia gli ha parlato di questa persona senza avergli detto che si tratta di una ragazza. Perché non dirglielo? Il capitolo si ricollega a quello precedente. Possibile che la zia Clara non lo abbia avvisato che stava andando a prendere questa persona quando è uscita di casa? Tanto che lui pensa sia andata solo a fare la spesa...
Finalmente veniamo a sapere il nome di battesimo di questo ragazzo: Theodore! Ringraziamo la zia Clara che lo ha chiamato per nome, altrimenti chissà quando l'avremo saputo!
Arrivata al quinto capitolo mi sono dovuta fermare. Questa storia è pazzesca! Ma non in senso buono, è una storia senza senso!
Ricapitoliamo (e mi scuso se farò un po' di spoiler ma è inevitabile): In due parti distinte dell'America, delle quali ci è stata data la grazia di conoscerne solo una, due ragazzi, un ragazzo e una ragazza, vengono avvisati che i rispettivi genitori sono morti in un incidente aereo. Che strana coincidenza che questi ragazzi avessero un solo genitore a testa! Lei il padre e lui la madre.
Poi vediamo questa Anna trasferirsi con i suoi pochi averi da una zia mai vista e conosciuta, quale parentela la leghi a lei non si sa, non lo sa nemmeno lei, e manco lo chiede. Non gliene frega niente.
A sua volta sappiamo che il ragazzo, Theodore (a volte con la e finale a volte no), detto Teddy, vive già da questa zia. Da quanto tempo sia lì non ci è dato saperlo, e la zia gli rivela che ben presto una persona andrà a vivere insieme a loro. Quindi lui lo sa, anche se non conosce l'identità di questa persona, e quando la zia va a prendere questa persona manco glielo dice. Simpatica la zia! Quando pensa che sia tornata dal fare la spesa scende per darle una mano e si ritrova faccia a faccia con una ragazza mai vista e conosciuta. La zia fa le presentazioni basilari e, come se fosse la cosa più normale del mondo, rivela ai due che sono fratelli gemelli. E come glielo dice! Di colpo, senza un motivo logico, fa:
"Ragazzi, mi dispiace così tanto per la morte dei vostri genitori..."
Teddy, che è la voce narrante del capitolo, si chiede: "Sono un po' sconcertato...nostri genitori? Cosa può significare?"
Oh my god, adesso ci sarà la rivelazione dell'anno!
"Elena e Sebastian erano due brave persona, non doveva finire così..." Continua la zia che, attimo dopo attimo, mi sembra sempre più fuori di testa. Teddy si chiede come sia possibile che i genitori di Anna abbiano gli stessi nomi dei suoi. E io mi chiedo come sia possibile che lui non sappia un fico secco della sua vita e non si sia mai chiesto che fine avesse fatto suo padre...
La zia psicopatica li guarda e di colpo si mette a ridere. (ca*** ti ridi?)
"Voi non vi conoscete, vero?"
C'è bisogno di chiederlo? Non hai nemmeno rivelato le generalità l'una dell'altro... Ma io mah! La zia psicopatica, divertita dalla situazione, mostra loro un album di foto.
"Le pagine ormai ingiallite mostrano foto dei miei genitori, anzi nostri, con dei bambini in braccio un maschio ed una femmina e li mi riconosco."
Mi sono messa le mani nei capelli. A parte gli errori grammaticali tipo "li" invece di "lì" e le virgole inesistenti, qui Teddy, senza sapere ancora niente, dice che quelli nella foto sono i loro genitori. Ciccio, guarda che ancora la zia non ti ha detto la rivelazione dell'anno, non metter il carro davanti ai buoi.
""Questo..." la zia Clara indica me, "sei tu Theodor e questa..." indica la ragazza di fronte a me, "...sei tu Anna, voi due siete gemelli...""
E ce lo dici così? Ma la zia cosa c'ha nel cervello, segatura? Alla faccia della coincidenza!
Ma vi immaginate ricevere una notizia del genere in questo modo? Come se foste due bambini piccoli a cui viene spiegata la favola di Hansel e Gretel. Come se fosse una cosa da niente, come se "...si, siete fratelli, per giunta gemelli, e allora?"
Questa storia ha dell'incredibile, sono senza parole. E qual è la reazione di Anna?
"Sono scioccata, ho un fratello per giunta gemello."
Questa è tutta la sua reazione alla notizia. Sì, è proprio evidente quanto sia scioccata, ne dimostra tutti i sintomi! La reazione di lui nell'immediato non ci è data saperla, ma sembra che non ne abbia... Ma in fondo è un capitolo dal punto di vista di Anna, chi se ne frega di ciò che pensa Teddy. E, no, far dire a lei "e penso che il sentimento sia reciproco" non spiega un bel niente.
La zia Clara, non contenta di aver sganciato la bomba di Hiroshima come se fosse un minicicciolo dell'ultimo dell'anno, rigira il coltello nella piaga:
"Sapete, i vostri genitori vi amavano entrambi tantissimo, (sì, si vede!) ma quando le cose andarono male decisero che secondo loro era meglio separarsi, (Davvero delle brave persone) entrambi non volevano rinunciare hai figli (hai hai ahi!) e non volevano neanche rivedersi, così decisero che la cosa migliore fosse separarvi, (certo, proprio la scelta migliore!) Elena prese Theodor e Sebastian prese Anna. Io non approvai e così i miei contatti con entrambi svanirono fino ad adesso..." (Non approvavi ma non hai fatto niente per impedirglielo)
E certo, ma vi pare che due cristiani che divorziano possano decidere di dividere due fratelli e per giunta obbligare entrambi a vivere senza un genitore? Ma un tribunale dei minori in questo luogo sperduto non esiste?
Ma non è finita qui. Esaurito il momento scoperta del secolo, il capitolo seguente vede i due neo fratelli diciassettenni a vivere fianco a fianco. Anna chiede a Teddy se deve servirsi del bagno perché deve usare la vasca e lui in modo scorbutico le risponde che può farlo e le chiude la porta in faccia. Simpatico, sì, ma solo perché, udite udite, prova attrazione verso quella che è a tutti gli effetti sua sorella. E immaginandola nuda nella vasca si masturba.
A sua volta, anche Anna ammette tra sé e sé di essere attratta da lui e nuda nella vasca si masturba pensando a lui.
Che popò di coincidenze! Arrivata a questo punto, senza sapere come continuerà, mi sono detta: Vuoi vedere che questi due alla fine trombano come ricci?
Scusate se sono volgare, ma quando ci vuole ci vuole! Non mi soffermo più di tanto su questa attrazione reciproca, nella vita vera succede anche di peggio, ma come storia la trovo alquanto sporca, volgare. Questo, ovviamente, è un opinione personale, ma la trovo così.
Ovviamente ho finito i capitoli esistenti, e ve li risparmio perché si vedono solo i due che si stuzzicano all'inverosimile, combattendo tra il dolore per la perdita dei genitori e questa attrazione che ha la meglio, mentre magicamente la zia Clara sembra sparire nel nulla.
La stile di questa autrice è infantile, oltre che ricca di refusi elementari come:
"Te lo detto" invece di "te l'ho detto".
"Difronte" invece che "di fronte".
Mancanza di spazio dopo i tre puntini di sospensione.
Frasi troppo lunghe.
Continum temporum errato...
La vedrei bene in uno dei video di Leonardo Decarli, ce lo vedo a fare la voce grossa per Teddy-smanettone e quella dolce per Anna-cascodallenuvole.
Avrebbe potuto salvarsi se avesse approfondito l'interiorità dei personaggi, studiando per donare a ognuno di loro un passato e un carattere credibile e sensato, ma così...
Au revoir les amis
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